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Autore: redspecial    09/09/2012    2 recensioni
Severus l’aveva pensato più di una volta: che cavolo gli era saltato in mente quel giorno piovoso d’autunno? Eh si, perché quel giorno piovoso d’autunno, lui se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona a leggere un tomo intriso di magia nella sua casa babbana di Spinner’s End, e pensava che nulla al mondo potesse disturbarlo dopo la fine della guerra magica. A parte gli assalti dei soliti giornalisti a caccia di scoop, lui non aveva ricevuto nessuna visita. Il campanello babbano posto fuori dalla porta d’ingresso, che emetteva un rumore sinistro piuttosto che un trillo nitido, era rimasto in quelle condizioni da quando suo padre, inavvertitamente, lo aveva rotto sbattendoci contro il muso da ubriaco. Fu proprio quel giorno piovoso che, con sua immensa sorpresa, quel campanello riacquistò vita.
Severus è alle prese con uno scocciatore che disturba la sua quiete pomeridiana. Che cosa farà il nostro professore? Chi sarà mai questo individuo? Una storia su qualcosa che non può essere controllato che porterà Severus a fare un viaggio all'interno di sè stesso e di un passato vicno che ancora lo tormenta, oltre a dare una mano a due innamorati pasticcioni...
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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CAPITOLO 3


Harry dormì come un sasso quella notte, mentre Severus, nell’altra stanza, non si sentiva per nulla tranquillo. Aveva accolto Potter in casa sua, gli aveva dato quella che era stata la sua camera di bambino, lo stava aiutando. Ancora. Quando sarebbe finita quella storia? E poi, che ci faceva lì?
Da quanto ne sapeva la Weasley aveva intrecciato con lui una relazione stabile già dal giorno successivo alla battaglia. Qualcosa non gli tornava, rammentando anche il momento in cui gli aveva domandato che fine avessero fatto le “sue “ case, ma il ragazzo aveva saggiamente glissato, mettendolo al corrente soltanto della riacquisizione di Grimmaud Place da parte della Black rimasta. Qualcosa proprio non tornava. Severus, così, se ne stette tutta la notte in dormiveglia, incapace di lasciarsi andare ad un sonno ristoratore. Di tanto in tanto prendeva uno dei suoi amati libri e lo sfogliava, rileggendo qualche capitolo qua e là, ma poi si ricomponeva e tornava sotto le coperte spegnendo la luce. Il problema era che, ogni qualvolta lui metteva in pratica quel gesto, il pensiero di avere Potter che dormiva nella camera accanto alla sua lo faceva scattare come una molla. Vi erano almeno sei anni di esperienza a remare contro i suoi buoni propositi – se mai ne avesse avuti – per cui era in un perenne stato di vigilanza, ben sapendo che il ragazzo era innocuo.
Le prime luci dell’alba entrarono nella stanza di Harry e lui cambiò posizione, girandosi dall’altro lato, quello in cui vi era ancora un po’ di buio per poter continuare a riposare indisturbato. Era andato a letto presto la sera prima, congedandosi abbastanza in fretta dal suo ex professore di pozioni; in realtà era stato lo stesso Piton a fuggire sopra alle scale un minuto dopo avergli indicato la strada che portava alla sua temporanea sistemazione. Il concetto era stato ribadito più volte da quest’ultimo, facendogli capire di non essere per nulla il benvenuto, ma Harry si era abituato alle sue battutine sarcastiche e ai suoi modi tutt’altro che affabili. Quindi, anche se si era ritirato presto in camera sua, continuava a sonnecchiare gustandosi ogni minuto in più tra il tepore delle coperte. Era andato a letto presto, ma ciò non significava che fosse immediatamente crollato, anzi. Era rimasto per un tempo indefinito a scrutare il soffitto scrostato sopra la sua testa, riflettendo sulla vita e anche sulla morte. Lui l’aveva toccata da vicino innumerevoli volte, e quasi non gli pareva vero poter finalmente vivere la propria vita come una persona normale e senza avere alle calcagna uno psicopatico pronto a farlo fuori. Durante quel tempo trascorso a pensare, inoltre, si era guardato bene attorno, riflettendo ulteriormente sulla vita del suo ex professore. Ne aveva passate veramente mille, ed era ancora lì, per cui null’altro avrebbe potuto portarlo alla tomba prima del tempo. Sorrise poi lievemente a ragionare sul fatto che, in effetti, l’erba cattiva non muore mai. Si era addormentato così, con quel sorriso sulle labbra di ragazzo cresciuto in fretta, per certi versi così simile all’uomo che occupava il letto dell’altra stanza. Anche Piton non aveva avuto un’infanzia per nulla facile, proprio come la sua, fatta di disprezzo da parte di chi avrebbe dovuto amarti anche per il solo fatto di avere una goccia di sangue in comune. E non era l’unica similitudine tra loro, difatti entrambi avevano fatto sacrifici in nome del bene supremo ed erano stati tartassati perché ritenuti colpevoli di qualcosa che in realtà non sarebbe mai stato nelle loro intenzioni; e poi, come scordarsi che tutti e due avevano trovato una casa ad Hogwarts, una casa ben più bella e accogliente di quanto non fosse quella da cui provenivano. Insomma, più andava avanti più scovava particolari che lo accomunavano a quello strano individuo perennemente vestito di nero.
Un rumore sordo misto ad un allarmante cigolio lo buttarono giù dal letto di malavoglia, scoprendo che l’artefice di entrambi non era nient’altro che Severus Piton, nel suo impeccabile completo scuro e con la bacchetta tra le mani. Harry incautamente osò sbadigliargli in faccia, cosa che l’altro non gradì.
“Potter, sei ancora qui?” domandò senza un filo di tatto, non vedendo l’ora di sbarazzarsi dell’inatteso e sgradito ospite.
“Professore, buongiorno anche a lei. Può darmi dieci minuti per scendere in cucina?”
“E sia” rispose duro il pozionista, squadrando ogni centimetro del viso di Harry, tranne gli occhi. Ogni volta che nei precedenti sei anni li aveva incrociati era rimasto senza fiato, mascherando il tutto con il suo cinismo ma, ora, gli risultava ben più difficile cercare di rimanere così distaccato. Potter sapeva tutto, sapeva il perché delle sue azioni, e sapeva che lo aveva sempre protetto per l’amore che lo legava a Lily, anche se gli aveva sempre fatto intendere il contrario. Lui sapeva, era questa la sua dannazione.
Harry a quell’affermazione non potè fare a meno di sorridere, Piton non sarebbe cambiato proprio mai. O forse si?
Si riscosse allora dal suo momentaneo dormiveglia e si infilò in bagno, portando con sé tutto il necessario per darsi una ripulita. Il giorno prima aveva lasciato il luogo in cui viveva in fretta e furia, per cui una bella doccia per calmare i nervi sarebbe stata ottimale.
Nel frattempo, un piano sotto, Severus osservava con fare stanco il suo orologio a pendola. Quella notte non aveva chiuso occhio con la scusa che aveva un ospite in quella che un tempo era stata la sua stanza di bambino prodigio. Il giovane mago vi si era rintanato e non aveva fatto molto per indispettirlo, giacchè non aveva sentito una mosca volare da quando la porta si era richiusa; conoscendolo doveva aver dormito della grossa fregandosene di ogni cosa. In quel momento gli venne in mente quel vecchio pazzo di Silente, poiché più di una volta gli aveva detto che Harry era molto simile a suo padre si, ma esteriormente; intimamente invece aveva preso molto da sua madre. Lui non aveva mai creduto a quelle parole, vedendo – o credendo di vedere – ciò che a lui faceva più comodo. Doveva rendergli il merito di aver sconfitto il mago oscuro più potente mai esistito, ricordandosi poi che gran parte del lavoro era stato svolto dietro alle quinte da altri, e alcuni dei quali vi avevano anche rimesso le penne. Lui stesso, proprio come loro, stava per fare quella fine. Da un certo punto di vista lo sperava; che vita avrebbe mai potuto vivere con quel peso sulla coscienza? Bè, a quell’interrogativo stava ancora cercando una valida risposta.
Era seduto sulla sua solita poltrona in salotto e non vedeva l’ora di poter sbattere fuori Potter da casa sua. Pregustava già il momento in cui il ragazzo avrebbe preso il suo baule e avrebbe chiuso la porta dietro di sé, pronto per non rivederlo mai più. Era addirittura in ansia per quel fatidico istante. Una domanda gli venne del tutto naturale: perché mai aveva acconsentito ad ospitarlo? In realtà gli frullava per la mente da quando gli aveva comunicato che poteva restare, specificando bene che la loro convivenza sarebbe durata solo per l’arco di quella notte. Tuttavia, non riusciva ancora a spiegarsi per quale strano motivo lo aveva fatto.
Al diavolo lui e i suoi dieci minuti! Ma che starà combinando in quella benedetta camera? Disse tra sé e sé il pozionista esasperato per quella circostanza più unica che rara. Aveva infatti continuato a tenere d’occhio la pendola, ed era passata già una mezz’ora abbondante dal loro scambio di battute. Inutile dire che era ancora più irritato per il comportamento del suo ex allievo, oltre al fatto che stesse utilizzando casa sua come un albergo.
“Alla buon’ora, Potter” commentò sarcastico il pozionista non appena vide Harry scendere le scale e dirigersi verso di lui.
“Mi sono fatto una doccia signore” replicò tranquillo Harry, per nulla intimorito dallo sguardo duro dell’uomo dinnanzi a lui. Quando aveva visto i ricordi di Piton era come sicuro di aver visto una parte del suo cuore; con tutto ciò che di buono aveva fatto, non poteva esserci così tanto male in lui. Almeno questo era ciò che pensava dopo la fine delle guerra. Prima era sempre pronto a dirne peste e corna, ma quella era un’altra vita.
“Credo che sia arrivato il momento. Addio Potter” se ne uscì Severus compiaciuto per ciò che stava per accadere. Il ragazzo sarebbe uscito una volta per tutte dalla sua vita, quella circostanza meritava uno speciale encomio. Già pensava a quando lui avrebbe richiuso la porta alle sue spalle, sebbene lo avesse ancora davanti agli occhi.
“D’accordo professore, mi dia il tempo di mettere a posto il mio baule. Grazie per questa notte e, in generale, per tutto. Lei è un uomo migliore rispetto a come si presenta, spero che lo sappia”
“Non ho bisogno di sentirmi dire certe cose da te, e ora sparisci” asserì senza nessun ripensamento. Che Potter fosse un gran ficcanaso come suo padre era ben risaputo, quindi non si era sentito minimamente in colpa a trattarlo in quel modo.
“Grazie professore, anche se vorrei che lei rispondesse alla professoressa McGranitt e anche a tutte le persone che le hanno inviato quelle lettere”
Severus lo squadrò e arricciò le labbra in una smorfia cinica come tante volte aveva fatto nel suo passato di docente. Perché quell’impiastro era ancora davanti ai suoi occhi?
Harry recepì il messaggio e andò in camera a prendere il baule, facendo ben attenzione a non dimenticare nulla; aveva come l’impressione che il suo insegnante non avrebbe gradito una nuova intrusione nella sua dimora. Una volta che ebbe terminato l’operazione, ripose la bacchetta nella tasca interna della giacca e trascinò il baule giù per la stretta scalinata che portava al piccolo salotto, trovandosi così ancora ad essere scrutato dall’uomo in nero.
“La saluto signore e spero che stia bene. Ho capito che il tempo aggiusta un po’ le cose, arrivederci professore”
“A te Potter, e se vuoi un consiglio, tieni le tue perle di saggezza per qualcuno che potrà realmente averne bisogno”
“Credo che lei ne abbia bisogno in questo momento. Arrivederci” sentenziò Harry niente affatto pentito per aver esternato ciò che pensava al suo ex professore.
Severus si ritrovò ad essere furioso con quel ragazzo magro e occhialuto che gli aveva procurato infiniti grattacapi, domandandosi ancora il motivo per cui lo avesse ospitato. Era masochista, ecco qual’era il motivo.
Harry gli fece un cenno con il capo e si avviò verso la porta, la aprì e si congedò definitivamente lasciando il pozionista solo. Non appena il giovane richiuse la porta alle sue spalle Severus si mise in poltrona, con la bacchetta accese il fuoco nel camino e riprese a leggere il suo libro; la stessa scena che si era presentata il pomeriggio precedente prima che arrivasse lui a disturbare la sua quiete. Lesse un paio di capitoli velocemente per poi richiudere il tomo e fissare il fuoco scoppiettante. Perché mai Potter aveva scelto proprio lui come suo ennesimo salvatore? Se non sapeva dove andare, il Paiolo Magico poteva essere un buon inizio.
Sempre più scocciato e desideroso di lasciarsi tutto alle spalle riprese la sua lettura, passando buona parte del pomeriggio in quel modo. Verso le cinque si preparò il suo consueto tè caldo e girovagò un po’ avanti e indietro per la grande libreria che praticamente tappezzava tutto il salotto. Nell’indecisione scelse un tomo piuttosto consunto, uno di quei testi che non si trovavano più così facilmente in circolazione e che un vero estimatore come lui non poteva non avere nella sua biblioteca personale. Si accomodò nuovamente in poltrona ed iniziò a sfogliare le pagine ingiallite. Erano parecchi anni che non lo apriva, e ora si era anche rammentato la ragione: una foto magica spuntò fuori all’improvviso, cadendo sul pavimento. Severus la raccolse e trasalì non appena inquadrò il soggetto: Lily. Quella foto rappresentava Lily mentre sorrideva all’obbiettivo, felice per la sua fresca vita matrimoniale che era stata allietata dall’arrivo di un bambino. L’uomo accarezzò la chioma di quella che un tempo era stata la sua migliore amica, e anche i bordi di quella vecchia fotografia che erano irregolari e tagliuzzati; era difatti stata strappata da lui anni addietro, lasciando l’altra metà raffigurante il piccolo Harry in braccio a James. Istintivamente trattenne le lacrime nascenti che sarebbero state destinate a rigare il suo volto spigoloso, premendo quel pezzo di carta al petto e celandolo con una mano. Le era mancata quando era viva e ancora di più dopo quella maledetta notte in cui aveva perso la vita. Se solo non fosse stato così incosciente, forse sarebbe ancora in vita, avrebbe visto crescere suo figlio e forse avrebbe potuto perdonarlo a distanza di così tanti anni. Distrutto nell’anima lasciò perdere il suo tè caldo e andò alla teca contenente i liquori e si versò un bicchiere colmo di Whisky Incendiario. Lo bevve tutto d’un fiato e si accasciò in poltrona sfinito. Se non fosse stato uno sciocco ragazzino desideroso di potere, la donna che aveva amato e che amava sopra ogni cosa sarebbe ancora viva.
Ad interrompere la sua auto commiserazione vi pensò il suono tetro del campanello fuori dalla porta. In un paio di giorni lo aveva sentito suonare più che in una vita intera. Severus lo ignorò totalmente, sopraffatto dal dolore e dal desiderio di restarsene solo. Quello invece continuò a trillare e trillare, innervosendolo ancora di più; fu allora che con un colpo di bacchetta spalancò la porta e vide qualcosa che non seppe come identificare: Potter. Che diamine ci faceva ancora lì?
“Professore!” gridò Harry notando lo stato delle cose e facendo assumere ai suoi occhi un'aria triste.
Severus lo squadrò con aria truce e lo mandò molto poco velatamente al diavolo, incenerendolo con lo sguardo; lui era l’ultima delle persone che avrebbe voluto vedere in quel preciso momento.
“Professore, ho visto tutto e non c’è bisogno che mi spieghi alcunché. So il motivo per cui è ridotto così e credo che quella ne sia responsabile” disse il ragazzo notando la foto magica sul pavimento. La raccolse e la osservò con attenzione; sua madre era davvero bella, non stupendosi affatto che avesse degli ammiratori. Ciò che tuttavia continuava a stupirlo era l’amicizia pregressa con Piton, non aveva mai pensato che potessero conoscersi, soprattutto così bene.
“Che vuoi ancora?” domandò il pozionista riprendendo parola.
“Nulla, avevo la sensazione di dover tornare qui” si giustificò il giovane, squadrando l'ambiente circostante. Anche lui aveva avuto una piccola fitta al cuore nel vedere l'immagine di sua madre, poteva solo immaginare cosa potesse essere per l'uomo che gli stava davanti che, da tutta una vita, l'amava immensamente. Doveva per forza essere così, altrimenti non avrebbe mai accettato di    mettere in pericolo la propria vita.
“Fattela passare e sparisci” asserì con tono duro l’uomo in nero. Ci mancava solo Potter.
“Professore, non credo che lei stia bene” rispose Harry, avvicinandosi nel frattempo alla teca dei liquori con ancora un’anta aperta. Prese un bicchiere e si versò del vino elfico, sedendosi sul pavimento, ora intento a squadrare l’altro.
“Sparisci ho detto” ripetè il mago più grande esasperato dalla presenza.
Harry fece del tutto finta di non aver sentito e continuò a degustare la sua bevanda, noncurante dell’atteggiamento del professore. Gli aveva mostrato i suoi ricordi, gli aveva dato gli ultimi preziosi elementi per sconfiggere Voldemort, in qualche modo gli era debitore. Sentiva di non doverlo lasciare solo, non voleva lasciarlo solo.








Angolo autore:

Buonasera mie care lettrici appassionate! Questa sera, anche se è un pochino tardi, vi posto il capitolo numero 3! :-) Spero sia di vostro gradimento! :-)
Harry e Severus hanno avuto i loro vari alterchi ed è evidente quanto il ragazzo abbia mutato il suo atteggiamento nei confronti del professore che ha odiato per 7 anni della sua vita. Sente una specie di connessione con lui, trovando anche diversi punti in comune. Se ne è andato e poi è ritornato a Spinner's End in preda ad una sensazione, avrà fatto bene?
Ringrazio moltissimo chi legge la storia e chi l'ha inserita nelle preferite/seguite/ricordate! Grazie mille! Un grazie speciale va anche alle mie fedelissime di sempre che leggono e commentano la fiction, ovvero: AMAZINGFREEDOM, CHIARA53, THESTRALDAWN! Felicissima di ritrovarvi ragazze mie! <3
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che leggono e forse si stanno appassionando a questa storia! Grazie a tutti, alla prossima! Un bacio

Redspecial

  
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