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Autore: __Sayuri__    10/09/2012    11 recensioni
[post-Thor] [pre-The Avengers]
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I film della Marvel ci hanno mostrato i due volti diversi di Loki e la sua 'metamorfosi' senza rivelarci cosa è accaduto nel mezzo, quando si è lasciato cadere nel vuoto. Con questa storia proverò a riempire questo buco narrativo utilizzando tanta fantasia e vari riferimenti ai film stessi, ai fumetti e alla mitologia nordica.
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[COMPLETA]
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[Questa fanfiction ha partecipato al contest "La notte degli Oscar" indetto su Writers Arena Rewind, vincendo il premio speciale 'Momenti di Gloria']
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - La caduta di un dio

Rinascita
Capitolo 1 - La caduta di un dio




Loki si sente perduto.

Anche se la sua mente è accecata dal dolore, rapita dalla rabbia e, forse, anche intorpidita dalla follia, non è di certo la morte che brama.


Non era così che doveva andare.


Il Bifröst, ormai distrutto, è crollato sotto i suoi piedi, frantumandosi in migliaia di piccoli frammenti iridescenti, e il boato stridulo dell'esplosione continua a rimbombargli nelle orecchie, assordandolo, mentre l'onda d'urto lo spinge prepotentemente nel vuoto insieme a Thor.

Ma non appena quell'intensa vibrazione smette di rimbalzargli tra le tempie, capisce che è appena accaduto qualcosa di totalmente inaspettato.


Si guarda intorno, girando nervosamente la testa, smarrito, realizzando improvvisamente di essere ancora sospeso a mezz'aria, aggrappato alla lancia del Padre degli dei. L'altra estremità dell'arma è saldamente stretta nella mano del Thor, il quale è a sua volta sorretto per una gamba da Odino stesso.

Loki sgrana gli occhi, sconvolto dalla sorpresa.

Il Padre degli dei si è risvegliato ed è accorso in loro aiuto, appena in tempo.

Per un istante si sente invadere da una speranza genuina, quasi gioiosa, e fissa il Padre con gli occhi spalancati, intensamente.


"Ci sarei riuscito, Padre!"


Stenta quasi a riconoscere la sua stessa voce, che gli sfugge dalle labbra con un tono inaspettatamente acuto, quasi infantile. Odino lo guarda, immobile, senza replicare, ma il suo viso è segnato da un'espressione sofferente, che Loki non riesce a comprendere.


"Ci sarei riuscito!" ripete il dio, più forte, mentre una strana disperazione gli incrina la voce. "Per te!"


Vorrebbe urlare a pieni polmoni, liberarsi del peso che porta dentro al cuore e svelare le sue intenzioni, spiegare perché. Perché ha agito in quel modo, perché è arrivato a tanto. In fondo l'ha fatto per dimostrarsi degno di essere chiamato figlio di Odino, l'ha fatto per il bene di Asgard, l'ha fatto per...


"Per tutti noi..."


Vorrebbe davvero gridare ancora, ma non ci riesce. Quelle poche parole, le ultime che riesce a pronunciare, hanno la consistenza di un sussurro e si smorzano nel silenzio, sovrastate dal rumore forte del vento.


Ormai ha capito cosa c'è che non va nello sguardo di Odino. Non è orgoglioso di lui, non è soddisfatto delle sue azioni.

Non lo perdonerà.

Forse vorrebbe farlo, ma nel suo occhio, sbarrato e lucido, legge la dolorosa delusione di un padre che, seppur a malincuore, non può esimersi dal disciplinare chi ha commesso un enorme sbaglio. Anche se si tratta di colui che continua a chiamare 'figlio'. Lo vede esitare solo un momento, cercare le parole più giuste per non ferirlo, forse, ma entrambi sanno che quelle parole non esistono. Il giudizio del Padre degli dei non può essere annacquato da sentimentalismi, né indebolito dall'affetto.


Socchiude gli occhi e, anche se ormai si aspetta quel colpo, quando arriva gli fa molto più male del previsto. Penetrano in profondità, le uniche due parole pronunciate da Odino, e riducono in brandelli ogni sua difesa.


"No, Loki."


Il dio dell'Inganno ha l'impressione di essere tornato il bambino spaurito e ingenuo che ha tentato in tutti modi di nascondere sotto inganni e sotterfugi, ma è solo l'illusione di un momento.

La sua identità è ormai persa, sepolta da una verità troppo dura da accettare, e le sue certezze crollano sotto le spoglie vellutate di bugie meschine, ormai svelate.

Per tutta la vita è stato inseguito da un senso di smarrimento, di vuoto, e l'ha sperimentato in così tante forme da pensare di esserne ormai immune. Si era convinto di essere più forte, di averlo sconfitto.


Ma ora si rende dolorosamente conto di essere in errore.

La trama della sua vita è intessuta a doppio filo intorno al nulla; il fondamento stesso del suo essere, del suo passato, è instabile ed effimero.

Per la prima volta capisce con spietata chiarezza che non potrà mai sfuggire alla solitudine; se vuole sopravvivere dovrà imparare ad accettarla, a ricercarla, perfino ad amarla.


Adesso il vuoto che si estende sotto di lui diventa invitante, e lo chiama con insistenza, promettendo di accoglierlo nel suo finto torpore.

Perché mai dovrebbe indugiare, e restare aggrappato a quel mondo che continua a rigettarlo, a ferirlo?


Il rifiuto di Odino gli è rimasto attaccato da qualche parte in fondo al petto, e lo sta trascinando giù, senza pietà.


Deglutisce e rivolge un ultimo sguardo a Thor, che lo fissa senza capire, come sempre, e lascia che il rimpianto gli dipinga sul volto un sorriso colmo d'amarezza.


Ha fatto tutto per niente. I suoi progetti, le sue idee, le sue azioni...tutto inutile.


Inutile.


Tutti i suoi pensieri si condensano in un'unica domanda:


'Sono io ad essere inutile?'


Avverte chiaramente il rumore di qualcosa che si incrina e che si rompe, non sa bene se intorno a lui o dentro di lui. E mentre la sua vista si appanna per le lacrime odiose che non riesce a scacciare, lentamente, allenta la presa sulla lancia di Odino.


"Loki, no..." mormora il fratello, attonito, ma la sua voce gli giunge ovattata, lontana e irreale, come un brusio irritante.


La sua vista è sempre più sfocata, la gola secca, e il ritmo del suo cuore si inceppa, accavallando battiti e pause senza più alcuna armonia.

Ormai riesce a sentire solo due cose: un ronzio nelle orecchie, incessante e impietoso, che sovrasta ogni altro rumore, e il calore fastidioso che emana il metallo della lancia dorata che stringe tra le dita, sempre meno strettamente.


E non sopporta più nessuna delle due cose.


Apre la mano di scatto, continuando a rivolgere il viso verso Odino e Thor, senza però riuscire a vederli veramente.


E scivola.

Precipita.

Cade.


Inesorabilmente.



Quando si rende conto di cosa ha appena fatto è troppo tardi.


Continua a cadere sempre più giù, e quel vuoto, che dapprima gli appariva accogliente come un rifugio e desiderabile come una salvifica via di fuga, ora è dannatamente freddo, e gli penetra nelle ossa, inghiottendolo.


L'urlo di Thor scuote un'ultima volta i suoi sensi, inducendolo a spalancare di nuovo gli occhi, prima di venire avvolto dalle tenebre più fitte e dal silenzio.


Non vede più niente.


Non c'è luce, in quella porzione vuota di universo.

Asgard è sparita, la sua immagine ha lasciato il posto ad un cielo nero come la pece, infinito, immerso nell'assordante silenzio dell'oblio.


Per un attimo spera di morire, con tutto se stesso, ma poi si rende conto con orrore che non succederà.


Non morirà, non così presto, non così facilmente.


Vorrebbe gridare, ma non riesce nemmeno a muoversi. Non può neanche chiudere gli occhi, e annega in quel mare freddo di oscurità perenne, trascinato da forze immutabili e inarrestabili, contro le quali non ha alcuna difesa.



L'unica parte di lui che resta attiva e vigile, sfortunatamente, è la sua mente; e lo tortura ulteriormente, ricordandogli l'ironia della sua sorte.


Rigettato prima da Jotunheim, poi da Asgard, e ora dalla vita stessa, condannato ad un'esistenza a metà. È come un fantasma che vaga per il nulla, senza tempo, senza speranza.


Se potesse, si lascerebbe andare ad una risata isterica.


Ecco la degna fine di un dramma insensato, marcio, malato, nel quale si è trovato invischiato, suo malgrado. Come ha potuto anche solo pensare di poter mutare il suo destino?


Peccato che a godere di quel quel gran finale ci sia soltanto lui.


Solo.


Per sempre.






***





Angolo autrice

Spero che qualcuno sia sopravvissuto alla lettura di questo capitolo, e che e non vi siate tutti buttati giù dalla finestra per l'eccessiva tristezza ^_^ Credo che questa sia la cosa più deprimente che io abbia mai scritto, e ogni volta che la rileggo, sto male. Ma è proprio questo l'effetto che volevo creare, in fondo, dato che ho provato a descrivere il terribile dolore che deve avere turbato l'animo di Loki quando ha deciso di lasciarsi cadere nel vuoto. Spero di esserci riuscita, almeno un pochino. :3

Un mega ringraziamento a Blue_moon, che, ha creato i bellissimi banner di questa storia! *__* Grazie! <3 <3

PS: questa fanfiction ha partecipato al contest La notte degli Oscar indetto su Writers Arena Rewind, bando sul Forum di EFP.

Alla prossima!

Sayuri




   
 
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