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Autore: JulesBerry    11/09/2012    5 recensioni
[Seconda revisione ultimata]
Margaret Stevens è una strega diciassettenne che, nell'agosto del 1995, ritorna in Inghilterra, suo Paese natale, dopo nove lunghi anni.
Qui potrà rincontrare le persone a lei sempre state care: quelle persone che non ha mai dimenticato, che hanno sempre avuto un posto nel suo cuore, e che, nonostante tutto, hanno fatto sentire la loro presenza anche negli anni della lontananza.
Perché, questo lei lo sapeva, i Weasley sono sempre stati la sua seconda famiglia. E dalla famiglia, prima o poi, si ritorna.
-Dall'undicesimo capitolo-
«Fred, cosa dovrei fare? Fa’ sparire ogni pensiero strano, quel sorriso malizioso lo conosco fin troppo bene. E poi, per le mutande di Merlino, hai solo un asciugamano addosso: per me non è facile concentrarmi, il tuo corpo mi distrae!» esclamò Meg che, senza volerlo, si lasciò scappare quell’ultima frase. Si morse il labbro, maledicendosi mentalmente e pensando che buttarsi dalla finestra non doveva essere poi un’idea tanto cattiva.
«Ti distraggo? Be’, in effetti, sono stupendo, magnifico, incantevole! Come biasimarti? Sono la quintessenza della bellezza!» commentò Fred, vanesio, mentre il suo ego gonfiava a dismisura.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Che l'amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore'
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Capitolo 8
 


 
Quel piacere dello spostamento che, in definitiva,
consiste solo nel ricordo e mai nel presente
 


You can be anything you want to be 
Just turn yourself into anything you think that you could ever be 
Be free with your tempo, be free, be free 
Surrender your ego, be free, be free to yourself 


Il giorno della partenza per Hogwarts era arrivato. Come sempre, avevano dovuto fare tutto di fretta e furia, rischiando anche questa volta di ritardare. Molly Weasley si chiese, esasperata, se almeno in un’unica occasione sarebbero riusciti a fare le cose con calma e a essere puntuali.
«Su, avanti! Veloci con quei bagagli! Meg, tesoro caro, sei sicura di star bene?» disse, rivolgendosi alla figlioccia, mentre i ragazzi si affrettavano a sistemare le loro valigie sul primo carrello in cui si erano imbattuti appena arrivati alla stazione di King’s Cross.
«Eh? Ah, be’, sì. Tutto bene. Sta’ tranquilla, Molly! Sonno, solo sonno. Sì, solo questo, già» rispose la ragazza, sbadigliando, prima di inciampare e di essere sul punto di cadere addosso a una famiglia Babbana. Per sua fortuna, però, uno sghignazzante George riuscì a tirarla appena in tempo per un braccio, risparmiandole una figuraccia colossale.
«Non sei mai stata così imbranata, Zuccherino. Che ti succede? Hai un’aria orribile» le sussurrò lui a un palmo dal viso. Lamentandosi, Meg si fiondò tra le braccia dell’amico, scuotendo la testa senza una ragione precisa. Quella nottata quasi insonne era stata deleteria, per lei, che probabilmente non si era mai sentita così fiacca e rintontita, per non dire mentalmente assente.
Il gruppo di ragazzi si avviò, quasi correndo, verso il binario 9 e ¾ e, dopo aver salutato velocemente i presenti, salì sull’Espresso che avrebbe portato tutti loro a Hogwarts, iniziando a cercare uno scompartimento libero.
«Mi fai venire l’ansia» disse Ginny rivolta a Meg, che si reggeva a malapena in piedi, mentre trascinava il suo bagaglio.
«Gente, ne ho trovato uno libero, muovetevi!» gridò George dal fondo del binario. Nemmeno cinque secondi dopo, tutti si erano catapultati nello scompartimento; tutti, eccezion fatta per Margaret, che si era rannicchiata contro la parete in segno di resa, mentre gli studenti che passavano di lì la guardavano incuriositi. Fred, posata la sua valigia, corse ridendo verso la ragazza e, ignorando i mormorii di dissenso di quest’ultima, la prese in braccio alla stregua di un sacco di patate. Tornato indietro, la fece sedere su quel comodo sedile che sembrava attenderla con apprensione.
«Fratellino, pensaci tu al bagaglio!» disse, poi, facendo poggiare la testa della ragazza sulle sue gambe e cominciando ad accarezzarle le ciocche di capelli. George, quindi, appellò il baule dell’amica, che si presentò fluttuando a mezz’aria, non prima di aver rischiato di colpire e uccidere un gruppetto di ragazzini del primo anno.
«Sembra poter scoppiare da un momento all’altro! Ma cosa ci hai messo dentro, mattoni?»
«Mpf, ho messo solo le cose essenziali» commentò lei, noncurante, e cinque minuti dopo il sonno la travolse.

Quando si svegliò, era già trascorsa almeno un’ora e la signora col carrello stava passando proprio in quel momento.
«Dormigliona, finalmente sveglia! Vuoi qualcosa di dolce? O ti basta la mia invidiabile presenza?» fece Fred, ammiccando in direzione dell’amica, intenta a strofinarsi gli occhi. Quando questa si ricordò di avere addosso almeno due chili di mascara, per poco non si maledisse.
«Porca vacca, sembro un panda!» si lamentò Meg, osservando il suo riflesso al finestrino e sbattendosi una mano sulla fronte. Non appena si accorse che il ragazzo la stava fissando con fare divertito, attendendo una sua risposta, s’impose di far finta di nulla e riprese. «Tu non sei male, in effetti, ma ho fame. Facciamo due Zuccotti di zucca e una Cioccorana, io intanto vedo di trovare un rimedio a questo disastro. Quant’è?»
«Non fare la stupida, pensi che ti lascerei pagare?» esclamò lui, quasi scandalizzato, al che lei sollevò entrambe le sopracciglia.
«Lo so che non mi faresti pagare, ma io ho un’insana voglia di spendere i miei galeoni e nessuno potrà impedirmelo. Qualche problema a riguardo? Anzi, usa quei soldi per comprare qualcosa anche per te e per il tuo gemello zuccone. Fa’ come ti dico e non rompere le palle.»
«Uh, ma che carattere delizioso! Da vera nobildonna! Appena sveglia sei adorabile, te l’ha mai detto nessuno?» fece lui, ironico, prendendo poi le monete e avvicinandosi al suo orecchio per sussurrarle qualcosa. «Inizia a pensare a come dovrò sanare questo debito, Pasticcino» aggiunse, facendole l’occhiolino, al che la ragazza s’impostò addosso uno sguardo che era un incrocio tra il divertito e il sorpreso.

Mentre i gemelli si avvicinavano al carrello, una voce familiare attirò l’attenzione di Fred che, quando ebbe capito di chi si trattava, fu assalito dalla tentazione di buttarsi giù dal finestrino o di scappare a gambe levate verso un luogo ignoto. Sapeva che non l’avrebbe passata liscia, ma non era sicuro di essere pronto ad affrontarla.
«Morgana maledetta. George, girati lentamente con fare disinvolto alla tua sinistra e guarda un po’ chi c’è» sussurrò al fratello, che non tardò a lanciargli un’occhiata incuriosita.
«Fratello, sembra che tu abbia appena visto Tu-Sai-Chi in persona» commentò, non capendo cosa potesse preoccuparlo così tanto da fargli assumere quell’espressione tipica di chi si sente minacciato da un pericolo mortale.
«Peggio, George.»
«Dai, cosa sarà mai di così gra-... Merda. Copia imperfetta, ascoltami: se ci tieni a vedere gironzolare per la tua futura casa dei piccoli Weasley, ti conviene tornare indietro, perché, se ti vede, saremo costretti a chiamarti Frederica. E tu non vuoi questo, no? Dimmi di no» bisbigliò George, concitato, mentre il suo viso diventava progressivamente di un colore simile al viola. Sembrava fosse in apnea da due ore.
«Prima cosa, respira e rilassati: tu non hai proprio nulla da temere. Seconda cosa, non posso evitarla per sempre, no? Devo affrontarla, è giunta l’ora. Che Merlino mi aiuti» fece l’altro, che si passò una mano tra i capelli e riprese a guardarsi attorno, teso.
«Be’, diciamo che se muori in battaglia... divento automaticamente autorizzato a provarci con Margaret, no? Okay, sto scherzando! Buona fortuna, grande eroe. Ricordati che sei sempre in tempo» commentò il fratello, pronto a godersi la scena. Incurante del “pericolo”, Fred continuò a camminare verso il carrello, deciso a prendersi la responsabilità delle sue azioni. Dopo che l’aveva scaricata pochi giorni dopo averla portata a letto, un calcio nei gioielli di famiglia sarebbe stato più che meritato, e ne era perfettamente consapevole. Sperava solo che lei fosse un po’ più buona e caritatevole di quello che sembrava.
«Qualcosa di dolce per te, caro?»
«Tre Zuccotti di zucca, due Cioccorane, delle Api Frizzole e una liquirizia, per favore» disse, quindi, nel modo più tranquillo possibile. All’udire la sua voce, la ragazza tanto temuta si girò nella sua direzione con un’espressione a dir poco disgustata. Come sospettava.
«Fred
«Ciao Angelina! Come va la vita?» fece lui, con il solito sorrisino da faccia tosta quale era.
«Come va la vita?! Ti presenti con quella faccia da ebete e mi chiedi... come va la vita?!» sbottò lei, furiosa, prima di tirargli un pugno dritto sul naso. Un pugno che faceva parecchio male, a pensarci bene. La ragazza fu quasi subito portata via con la forza dalle sue amiche, cosa che non fu affatto semplice, mentre lui continuava a toccarsi la faccia, allarmato, assicurandosi che non stesse perdendo sangue. Poi, dopo aver pagato i dolciumi appena acquistati, si girò e raggiunse il fratello, che lo aspettava con un sorriso compiaciuto in fondo al binario, vicino al loro scompartimento.
«Ti è andata alla grande, non lamentarti. Io non me la sarei cavata così facilmente» disse George, tutto gongolante, battendo il cinque al gemello.

«Ce ne avete messo di tempo! Sto morendo dalla fame» commentò Meg, stranita da quel ritardo, non appena li vide arrivare.
«Sempre la solita!» le disse Fred mentre le porgeva le sue cose e si accoccolava a lei, lasciandosi massaggiare la testa e mostrandole approvazione facendo dei versi simili alle fusa di un gatto.
«Ragazzi, Fred ha incontrato Angelina» annunciò George, che scoppiò immediatamente a ridere a causa della scena che gli si presentò di fronte: Ron divenne viola poiché si strozzò con la liquirizia, il pesante libro che Hermione stava leggendo cadde con un rumoroso tonfo sul piede di Ginny, che iniziò a urlare, dopo un iniziale shock dovuto alla notizia, mentre Harry sembrava il più sconvolto, dal momento che fissava tutti con la bocca spalancata e uno sguardo pietrificato. Dopo un minuto buono, fu proprio quest’ultimo a ritrovare la parola.
«Non ci credo, non puoi essere ancora vivo!» disse, portandosi le mani ai capelli e guardando con preoccupazione Fred.
«Miseriaccia!» gli fece eco Ron, sgranando gli occhi.
«Spero ti abbia riempito di mazzate, dato quello che hai fatto!» continuò con disinvoltura Hermione, trovando il consenso di Ginny.
«E chi diamine sarebbe questa?» s’intromise Meg, sfoggiando un tono di voce un po’ più acuto del normale e assumendo uno sguardo notevolmente contrariato, segnale di un evidentissimo attacco di gelosia.
«Una cara amica che il tuo adorato Freddie si è portato a letto alla fine dell’anno scorso e che poi ha scaricato. Di cos’è che stavi morendo? Ah, sì! “Complicazioni di un’infezione provocata dal morso di un nano da giardino”. Peccato che lei non se la sia bevuta. Ah, guarda, è quella dolce donzella nel compartimento di fronte!» spiegò George, sghignazzando. Meg volse lo sguardo nella direzione indicatale dal gemello, e subito dopo cominciò a fare numerose smorfie di dissenso, disapprovazione e roba simile, suscitando l’ilarità dei suoi compagni di viaggio.
«Ed io che mi ero decisa a non odiare nessuno, quest’anno» disse Margaret in quello che doveva essere un sussurro, ma che in realtà fu un’esclamazione ben compresa da tutti quanti.
«Prego? E perché dovresti odiarla? Non sarai mica gelosa, Pasticcino?» le fece il verso Fred, mentre gli altri continuavano a ridere di gusto, al che il volto della giovane strega diventò di un colore anche fin troppo simile a quello di un peperone. Odiava essere messa in imbarazzo, era una cosa che non riusciva proprio a sopportare. Ogni dannatissima volta le sue orecchie, naso e guance sfioravano ogni singola gradazione cromatica del rosso, e sul petto le comparivano delle davvero poco eleganti chiazze viola. E poi, perché doveva essere gelosa? In fondo, non stavano nemmeno insieme, non c’era motivo di avere una reazione di questo tipo. Inoltre, si disse, era più che naturale che lui avesse avuto delle storie in passato. Insomma, non era di certo un ragazzo che passava inosservato. Ma, proprio in quel momento, quella fastidiosissima vocina che risiedeva nella sua testa prese a sussurrarle insistentemente tutte le valide ragioni per le quali anche solo il pensiero che Fred, il suo Fred, avesse avuto delle relazioni di un certo tipo le provocava un netto fastidio.
“Lalala, lo ami, lalala!”
“Oh, dannazione, vuoi piantarla?”
“Margaret Stevens in Weasley, suona bene! Non trovi?”
“Be’, in effetti, suona proprio be-... ma cosa diavolo sto dicendo?”
“Immagina, avrai dei figli con dei visini cosparsi da adorabili lentiggini!”
“Saranno meraviglio-... Morgana mi aiuti, ma cosa mi prende?”


«Maggie? Il tuo cervellino ci ha abbandonati per sempre?» le domandò Fred, scrutandola con espressione incuriosita, e da ciò Margaret capì di aver messo su per cinque minuti buoni il classico sguardo smarrito che assumeva tutte le volte che si perdeva nei suoi pensieri. Scosse velocemente il capo, per poi rivolgere al ragazzo uno splendido sorriso. Sarebbe stato sicuramente meglio fare finta di niente.
Improvvisamente, però, la porta dello scompartimento si aprì, ed entrò proprio una persona che nessuno si sarebbe aspettato di vedere.
«Weasley, Mezzosangue, con mio grande dispiacere mi è stato imposto di dirvi che dovete tornare nello scompartimento dei Prefetti. Mi chiedo come farò a…» Draco Malfoy, era proprio lui, s’interruppe non appena vide Margaret, che d’altra parte non aveva esitato a fulminarlo con lo sguardo. Lui le si avvicinò, mostrando un ghigno sarcastico. «Oh, guarda un po’ chi c’è: Margaret Stevens. Non ci vediamo da un sacco di tempo, non è così? Precisamente, da quando la tua importantissima famiglia si è rivelata in tutto e per tutto uguale ai Weasley. Nient’altro che sudici traditori. A proposito, come stanno mamma e papà?» riprese, e nella sua voce si poteva cogliere un pizzico di cattiveria e soddisfazione. Meg, allora, saltò in piedi, sfoderando la bacchetta e avvicinandosi minacciosamente al Serpeverde. Non era disposta ad ascoltarlo blaterare e sputare veleno senza far niente, senza muovere un muscolo, e vani furono i tentativi degli altri di bloccarla.
«Maggie, non ne vale la pena, è solo un viscido verme!» ci provò George, tirandola per un braccio, ma Fred gli fece subito cenno di lasciarla fare. Non aveva idea di cosa fosse successo tra la famiglia della ragazza e i Malfoy, e naturalmente non avrebbe perso l’occasione per vederci un po’ più chiaro.
«Ascoltami bene, smorfiosetto e viziato che non sei altro: nomina o parla ancora in quel modo dei Weasley o dei miei genitori, e giuro che te la faccio pagare cara, fosse l’ultima cosa che faccio. Magari così riuscirai ad acquisire un po’ di educazione, visto che, a quanto pare, non ti è mai stata impartita. Adesso sei vivamente pregato di sparire, dato che non sei persona gradita in questo luogo» sibilò minacciosamente la giovane, buttando fuori tutta la rabbia e una parte delle parole che teneva represse da mesi.
Sotto gli sguardi increduli dei presenti, Malfoy scomparve con una faccia a metà tra lo sconvolto e l’indignato, sbattendosi la porta alle spalle. Meg posò la bacchetta, amareggiata, e si scompigliò i capelli, sospirando.
«Accipicchia! Cioè, wow! Sei una potenza, Zuccherino!» le disse subito George, sorridendole con ammirazione, mentre Fred la guardava con orgoglio e la invitava a riprendere posto accanto a lui.
«Com’è che conosci quel viscidume?» le chiese quest’ultimo, curioso. Meg scosse la testa, affatto intenzionata a prendere l’argomento.
«Storia lunga, adesso non ho voglia di parlarne. Magari un’altra volta, eh?» disse, un po’ sconfortata, ma il ragazzo le diede un bacio sulla guancia e le sorrise, comprensivo. Qualsiasi cosa fosse successa, era certo che, prima o poi, lei gli avrebbe raccontato tutto.

Hermione e Ron si diressero nuovamente verso la carrozza dei Prefetti, e all’interno dello scompartimento, dopo cinque minuti, scese il silenzio. Ginny coccolava Grattastinchi, Harry contemplava con interesse il vuoto, George si era ormai addormentato e Fred poggiava la testa sulle gambe della sua migliore amica, che continuava ad accarezzargli i capelli con infinita dolcezza. Noncurante del fatto che George stesse dormendo, egli iniziò a cantare delle frasi sconnesse e senza senso, alimentando le risate di Margaret.
«Basta, sono offeso: non apprezzi la mia eccelsa performance!» sbottò lui, fintamente scandalizzato, e ciò fece ridere ancor di più la ragazza. Ovviamente, il rumore aveva svegliato George, che non aveva tardato a lamentarsi.
«Merlino, fratello, sei una schifosissima cornacchia! Non provare mai più a cantare mentre dormo! Ginny, fa’ la brava, fammi distendere» disse lui, che scansò senza tante cerimonie Grattastinchi e si appoggiò sulle gambe della sorella, indignata. «Ora va molto meglio» continuò, senza badare alle linguacce e alle smorfie che la più piccola di casa Weasley gli stava riservando. Tutti scoppiarono in delle fragorose risate; Fred, addirittura, stava quasi per ribaltarsi dal sedile, cosa che non avvenne grazie al rapido salvataggio di Margaret, che si pentì immediatamente di questo gesto cortese quando il ragazzo iniziò a farle il solletico, che soffriva a morte. Passarono le restanti ore a chiacchierare e a scherzare, fino a quando in lontananza, dal finestrino, non s’intravide il castello di Hogwarts, e i ragazzi compresero che era giunto il momento di indossare le proprie divise.


Angolo dell’autrice
-E tu oseresti definirti “autrice”? Questo capitolo fa più schifo delle mutande di Merlino!
Grazie mille, George... delicato come una rosa!
-Pff, figurati! Per qualsiasi cosa, sempre a disposizione!
...Oh, really? :3333


Come il caro George ha specificato, questo capitolo è osceno.
Sì, davvero, più lo rileggo più vorrei sbattermi la testa al muro per un tale scempio. Probabilmente è il peggiore che abbia scritto, ma una illusa piccola parte di me continua a sperare che vi piaccia almeno un pochino. :3
I nostri cari ragazzi, come abbiamo visto, stanno per arrivare a Hogwarts, e chissà dove verrà smistata l’innocua e indifesa (??? AHAHAH) Margaret! Sono aperte le scommesse! :D
Il titolo (ho sudato sette camicie per trovarlo, e ancora nemmeno mi convince tanto! Sì, sono pignola da fare schifo), stavolta, è di Joris Karl Huysmans, scrittore francese; la canzone del giorno è, invece, un capolavoro dei Queen, Innuendo.
Che altro dire? Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, altrimenti siete liberissimi di insultarmi, vi capirei.
-Oooh, quindi posso farlo anche io? *-*
Meg, ingrata, provaci e ti faccio finire con Percy. u.u
-Oh, no! Non puoi farmi questo!
Be’, in realtà... posso. :33 Quindi, sta’ zitta, fallo per il tuo bene!
Okay, ormai mi sento noiosa, ma ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente e chiunque segua la storia! :) Un bacione, a prestissimo!
Jules

Ultima revisione: 25.01.2015

 
 
 
   
 
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