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Autore: MyOwnSavior    15/09/2012    1 recensioni
Dal prologo: Quando aveva sette anni Allison Daves non sognava ciò che tutte le bambine della sua età sognano: la Barbie nuova, la giornata al lunapark, tanti giochi. Allison a sette anni sognava già l`amore, anzi, il matrimonio. Sua madre lo diceva sempre:Tuo marito dovrà avere molti soldi per renderti felice, perché con i soldi ti porterà dappertutto. Viaggi, gioielli, vestiti. I regali e le emozioni più belle’’
Con gli anni, Allison si convinse sempre più che sua madre avesse ragione. Arrivata a diciotto anni decise che era arrivata l'ora di trovare marito. Neanche tre anni dopo era ufficialmente fidanzata con Richard Morris, avvocato, con padre medico e madre insegnante di filosofia a Yale. Tutto ciò che lei e sua madre avevano sempre desiderato. Ma qualcosa stava per sconvolgere la vita di Allison, o meglio, qualcuno.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il sole non era ancora sorto, i lampioni della luce erano ancora accesi e sebbene fosse l'inizio d'agosto, la temperatura era molto bassa. La sera prima Allison e Amber avevano passato ore a trovare un volo per quell'assurdo paesino del cugino sbruffone di Amber. Alla fine si erano accontentate di un treno e di un pullman con diverse deviazioni, poi Allison avrebbe preso un taxi.
 
 
'Chi me l'ha fatto fare!'  pensò Allison. Erano le 5.15 ed il  treno era in ritardo. Se tutto fosse andato bene sarebbe arrivata da Tyler alle 12, avrebbe scelto quel stramaledettissimo tendone con lui e sarebbe tornata col suo furgone in serata.
 
 
Non era molto felice di passare del tempo con il cugino di Amber. L'ultima volta che lo aveva visto, lui finì col chiamarla  'stronza' per averlo fatto scoprire  mentre  si faceva uno spinello, ma se l'era cercata. Restò tutta la serata in veranda a rimorchiare ragazzine più giovani di lui e a criticare la serata ed Allison  non poteva sopportarlo, anche se a detta di Amber, l'unica cosa ad infastidirla era il fatto che Tyler non ci avesse provato anche con lei. Ma questa era un'idiozia. Ad Allison non interessava di certo quel cavernicolo.
 
 
 
Tyler;
 
 
Tyler non era abituato a svegliarsi prima delle dieci, ma quel mattino doveva andare contro se stesso.
Alle dodici sarebbe arrivata quella santarellina amica  di sua cugina Amber per scegliere il tendone da Peter e lui ricordava quanto potesse rompere, quindi era il caso di dare una ripulita al furgone, che avrebbero usato per ritornare in città, e di svegliare e far sparire la ragazza che dormiva nel suo letto. L'aveva conosciuta la sera prima in un pub e adesso si vergognava da matti perché non ricordava il suo nome.
Lui era sempre stato chiaro con le ragazze, non le aveva mai illuse, ingannate o maltrattate. Stava a loro accettare o rifiutare e se Tyler le vedeva insicure stroncava la cosa sul nascere, per non farle soffrire. Sebbene non tornava da nessuna di loro, il giorno dopo le richiamava sempre.
Le ringraziava per la splendida serata trascorsa e le salutava. Non gli era mai capitato di far restare una ragazza a casa sua, di solito trovava una scusa e le riaccompagnava, così come non gli era mai capitato di non ricordare un nome.
 
 Si ritrovò così, in mutande  e confuso davanti il letto, dubbioso sul da farsi. Tutta colpa di sua cugina. Tyler non sapeva dire di no ad Amber. Era come una sorellina per lui  e,  quindi, quando gli aveva chiesto di fare un favore alla sua amica si era trovato ad accettare pur sapendo che si trattava della più grande rompicoglioni del pianeta. Ricordava ancora quando fece la bastardata di farlo scoprire con quello spinello. Era molto giovane ed adesso non ne fumava più, ma un po' di solidarietà adolescenziale cazzo! Gli costò tantissimo quell'episodio e non seppe neanche perché quella tipa lo fece.
Si era ritrovato quindi a ripensare a tutto ciò in un pub del quale non era a conoscenza nemmeno dell'esistenza, a bere birra doppio  malto scadente,  con la speranza di riuscire a gestire la stronza.
 
 
'come faccio a svegliarla se non so nemmeno il suo nome?' pensò.
 
 
Optò quindi per un:
 
 
- Tesoro...sei sveglia?- falso quanto la banconota da sei euro, ma non voleva farle capire che non sapeva neanche chi fosse.
 
 
Per risposta ottenne solo dei grugniti così provò a strattonarla un po'.
 
-Eeeeh calmino…sono sveglia.-
 
Tyler si complimentò mentalmente con se stesso. Era una bellissima ragazza. Bionda, molte curve, alta.
 
- Si può sapere che diavolo ci fai a casa mia?- ma a quanto pare non era altrettanto sveglia.
 
- Casa tua dici? Questa è casa mia bella.-
 
 
- Oddio,ma ho bevuto parecchio?-
 
 
- Sinceramente? Non ricordo … ho  bevuto parecchio anche io. -
 
 
-Mmh… senti mi sento un po’ zoccola a dirtelo … ma io non ricordo neanche di averti incontrato e non credo che tu mi abbia portato  qui di forza, quindi ho fatto una cazzata ed è meglio che vada via.- disse con notevole imbarazzo in volto. Strano, visto che quella notte era stata tutt’altro che imbarazzata, da quel che ricordava.
 
 
-  Senti, non è colpa di nessuno. Io ero un po’ scazzato e tu… beh non so, ma avrai avuto sicuramente i tuoi motivi-
 
Lei non era tanto convinta allora lui continuò – Senti … se vuoi ti accompagno a casa … -
 
-  Mi faresti un enorme favore, davvero- sorrise e aggiunse – Io sono Rachel,non so se mi sono già presentata.-
 
Almeno non aveva fatto la figuraccia di non ricordare il suo nome,considerando che lei era confusa di lui su quella nottata.
 
-  Tyler - le porse la mano –piacere di conoscerti.- suonava stranissimo dirlo. Fino a poche ore fa sembravano molto intimi ed adesso si stavano presentando.
 
-  Tyler, potresti lasciarmi sola per rivestirmi?-
 
 
Due ore dopo Tyler tornò al suo mini appartamento. Un monolocale che consisteva in una camera da letto che fungeva anche da cucina ed ingresso. Non c’era spazio per cianfrusaglie, ne tantomeno per un divano.
Non aveva immaginato che Rachel potesse abitare così lontano e aveva perso la mattinata. Tra poco sarebbe arrivata quella rompicoglioni e la casa era sottosopra,per non parlare del suo furgone. Meglio mettersi al lavoro.
 
 
Allison;
 
Il treno arrivò in enorme ritardo. Erano le 11.45 e sarebbe dovuta già essere arrivata, invece la strada era ancora lunga. Sicuramente quel casanova dei poveri avrebbe avuto da ridire. Se lo immaginava già: faccia da strafottente, ghigno, sopracciglio alzato alla’’sono bello e me ne vanto ’’.
Meglio non pensarci, aveva già mal di testa per colpa di quel moccioso che non aveva smesso di piangere neanche per un minuto in treno.
 
Avrebbe dovuto avvertirlo del suo ritardo?
Infondo Amber le aveva dato il suo numero in caso di emergenza.
Scrisse e cancellò un sms un interminabile numero di volte fino ad arrivare ad un semplicissimo:
 
Scusa, arriverò in ritardo. Allison.
 
‘Sarà una lunga giornata’ pensò Allison,ma non immaginava neanche quanto.
  
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