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Autore: Vanderbilt    16/09/2012    10 recensioni
Pensa alla carriera e mai all'amore, lei è Isabella Swan, venticinquenne con una carriera promettente nel mondo di Hollywood. Il suo sogno è sempre stato quello di seguire le orme del padre, il suo mentore, e ora che ne ha la possibilità non vuole che nulla intralci il suo cammino.
Ma i progetti possono sempre cambiare o fallire, oppure offrire sorprese inaspettate. Quale tra queste opzioni sarà la strada di Bella? Tutte e tre? Forse...
Edward è un uomo dalle mille risorse, farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Lotterà per l'impossibile che si trasformerà in possibile.
Nella vita per cosa vale la pena vivere? Isabella scoprirà la risposta.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Provare a...

L'uccellino mattiniero acchiappa il verme, chi ha tempo non aspetti tempo. Colui che esita è perduto. Non possiamo far finta che non ci sia stato detto: abbiamo sentito i proverbi, abbiamo sentito i filosofi, abbiamo sentito i nostri nonni che ci ammonivano sullo spreco del tempo, abbiamo sentito i poeti maledetti che ci spingevano a prendere al volo il momento. Però qualche volta dobbiamo cavarcela da soli. Dobbiamo compiere i nostri errori. Dobbiamo imparare sulla nostra pelle. Dobbiamo spazzare le possibilità dell'oggi sotto il tappeto del domani, fino a che non potremo più farlo, fino a che non comprenderemo da soli quello che voleva dire Benjamin Franklin: che cercare risposte è meglio che farsi domande, che stare svegli è meglio che dormire. E anche il più terribile fallimento, anche il peggiore, il più irrimediabile degli errori, è di gran lunga preferibile al non averci provato.

Grey's Anatomy

Nel precedente capitolo:

«No, a dire la verità era più te che temevo».

«Me?», chiese incredula. Annuii sorridente e raccolsi una ciocca di capelli che le copriva il viso. Mi guardò con i suoi grandi occhi neri e colsi al volo l'opportunità di premere sull'argomento spinoso.

«Avevo il terrore di dire qualcosa che ti avrebbe infastidita. Conti così tanto per me, principessa, non ne hai neanche idea», le rivelai cogliendo nel suo sguardo un mix di emozioni: emozionata, indecisa...

«Lo so», disse convinta.

«Davvero?», chiesi sorpreso.

«Sì, per questo vorrei dirti qualcosa anch'io».
 

«Cosa?», dissi pendendo dalle sue labbra.

«Ecco... Vedi, ho pensato molto a noi e ho capito che...».

«Marie, Edward, avanti entrate! E' il momento del dolce!», ci interruppe nonna Marie. In quel momento odiai profondamente la signora Swan. Accidenti a lei!

«Sarà meglio entrare», disse Bella alzandosi con Muffin in braccio. Il cane abbaiò scontento e lei lo rimise a terra.

«No, aspetta, principessa, cosa volevi dirmi?», la implorai. Avvertivo che si trattava di qualcosa di importante, definitivo, e non riuscivo più a resistere.

«Ne parliamo dopo».

«E va bene», mi arresi affiancandola ed entrando nuovamente nella grande sala.

La serata stava giungendo al termine, quindi, al momento del dessert, Marie decise anche di fare un brindisi ed un ultimo discorso.

Restai al fianco di Bella, leggermente dietro a lei in una posizione di protezione e possessività. Con la coda dell'occhio la osservai, notai le sue espressioni che cambiavano ad ogni parola di sua nonna e potei notare con piacere che anche lei mi teneva d'occhio, lanciandomi qualche occhiata ogni tanto. Prestai attenzione anche alla signora Swan con il cui discorso commosse molte persone nella sala.

«Vorrei ringraziarvi ancora per essere presenti alla serata mia e del mio defunto marito. Non voglio perdermi in chiacchere sul nostro bellissimo matrimonio, ma vorrei spendere due parole sull'amore. Ne parlano spesso: in televisione, alla radio, nei libri, nelle canzoni, ma pochi sanno davvero cos'è. Sentirlo raccontare, leggerlo, non è la stessa cosa nel sentirlo crescere dentro di sé verso qualcuno. Non si può spiegare cosa si prova, per ognuno è diverso. Se chiedessi ora ad ognuno di voi come definireste l'amore, avremo trenta definizioni diverse, segno che non si può limitare un sentimento così grande. Impedirsi di amare è come essere ciechi, diventiamo limitati. So che a volte fa paura, ci terrorizza la consapevolezza che qualcuno abbia così tanto potere su di noi da ferirci, ma se non ci lasciassimo andare, alla fine del nostro viaggio non avremo nulla. Quindi non focalizzatevi su un'utopia, amate e solo così vivrete davvero. Al diavolo i pregiudizi, i pettegolezzi, innamoratevi di chi volete e costruite il vostro futuro». Marie concluse il suo discorso focalizzando la sua attenzione su me e Isabella. Il suo sguardo parlava da sé. Le parole che aveva speso era un incoraggiamento per sua nipote, segno che la cara nonna conosceva molto bene Bella.

Le sorrisi riconoscente per la spinta che stava cercando di dare alla mia principessa, poi mi concentrai proprio su quest'ultima, aspettando una sua reazione.

Mentre partiva un applauso per Marie, Bella si scambiò un'occhiata indecifrabile con sua nonna, per poi voltarsi verso di me. Incontrai il suo sguardo nero come il carbone e rimasi incantato come sempre da quelle pupille che ricordavano gli occhi del diavolo.

Alzò in contemporanea un angolo della bocca e un sopracciglio. Era palese che avesse capito cosa volesse intendere sua nonna. Io ricambiai sorridendo apertamente in segno d'apprezzamento e lei sbuffo spensierata. Le posai una mano sul fianco, attirandola ancora di più verso il mio corpo e lei si appoggiò senza remore.

«Ultimo brindisi della serata», iniziò Marie. «Questo è tutto per la mia cara nipote Isabella e il suo fidanzato Edward. Pregherò in tutti i santi che conosco affinché vi sposiate in fretta, siete così perfetti insieme che sprizzate amore da tutti i pori. Ah, ovviamente i nipotini sono d'obbligo, voglio diventare una bisnonna giovane». Nella sala si diffuse una risata generale, mentre Charlie fulminava la madre e Isabella cercava di sprofondare al mio fianco e scomparire. Non riuscii a trattenermi e risi a non finire, beccandomi le unghie di Bella infilzate nel mio fianco. Per lei i soliti pizzicotti e gomitate erano sopravvalutate.

Il tentativo della padrona di casa era palese sia a me che alla donna al mio fianco, forse anche per Charlie; voleva a tutti i costi vedere sua nipote felice e a quanto sembrava io ero il suo candidato ideale, l'avevo proprio conquistata. Probabilmente l'aver iniziato la serata da gentlemen, aprendo la portiera a sua nipote, mi aveva fatto acquistare molti punti.

I presenti si dispersero nella sala, chi mangiando il dolce, chi conversando amabilmente con dei conoscenti. La signora Swan si avvicinò a noi sorridendo angelicamente con Charlie al seguito.

«Nonna, il tuo discorso è stato...».

«Eccezionale, lo so mia cara, grazie. L'amore ormai ti ha colpita con la sua freccia», la interruppe stringendo una mano a Bella.

«Mamma, penso che Isabella intendesse dire ben altro», intervenne Charlie.

«Oh, Charlie, taci, non ti impicciare negli affari di cuore di tua figlia».

«Non ho parole, mamma! Non l'ho mai fatto, semai quello è il tuo ruolo da sempre!», ribattè scocciato. Madre e figlio erano esilaranti, la signora Swan non si perdeva un colpo e sapeva come avere sempre ragione anche in momenti assurdi.

«Charlie, per favore, stavo iniziando un discorso serio con questi due giovani».

«Mamma, stai cercando di far sposare la mia bambina!».

«Non è più la tua bambina da un po', ormai. Farai bene ad accettarlo e lasciarla nelle braccia di Edward. Lui è parso un ragazzo in grado di farcela con una Swan».

«Okay, time out!», quasi urlò Isabella con le guance color porpora. Le allusione al nostro matrimonio e specialmente alla mai persone dovevano averla imbarazzata con me presente.

«Nonna, ti prego, contieniti. Non mi sto per sposare, per questo ci vorranno anni», continuò muovendo freneticamente le mani. Alle parole della figlia Charlie si aprì in un sorriso perfido diretto a sua madre, che lo notò e socchiuse gli occhi in due fessure. «E tu, papà, non aprirti in sorrisetti vendicativi», lo rimproverò.

«Io? Ma tesoro, quando mai!», disse suo padre parendo quasi sincero.

«Quando ti si formano quelle fossette sulle guance capisco tutto».

«Mi hai sempre detto che sono muscoli deformati, mica lo faccio apposta», borbottò Charlie.

Bella sorrise a suo padre: «Non l'ho mica scoperto io, questa è medicina».

Notai che sua nonna stava per ripartire all'attacco, quindi subentrai io per salvare la situazione. Avevo come l'impressione che lasciandoli fare sarebbero andati avanti per ore. «Marie, questa serata è stata fantastica. E' una maga nell'organizzazione».

«Oh, grazie Edward, sei molto gentile. Ci tengo particolarmente agli eventi che scelgo di fare io stessa».

«Purtroppo domani dobbiamo alzarci molto presto, mi dispiace nonna, ma sarebbe meglio per noi andare». La guardai stranito, ma con le unghie mi infilzò nuovamente il fianco per farmi tacere.

«Sì, giusto, dobbiamo fare quella cosa...», le diedi man forte.

«Mmh, quella cosa.... Non può aspettare domani, quindi...».

«Quale cosa?», chiese Marie guardandoci sospettosa e con le mani sui fianchi.

«Eh, mmh... Bella, spiegalo a tua nonna». Mi dispiaceva scaricare il peso sulle sue spalle, ma di fronte a quella donna proprio non riuscivo a mentire. Avevo la sensazione che ogni bugia uscita dalla mai bocca potesse scovarla immediatamente.

«Domano dobbiamo... radunare le cose sul set, partiamo per Seattle». In parte era vero, la partenza per le riprese era imminente, solo che non c'era questo gran da fare come sosteneva Bella. Tutto era organizzato dagli assistenti di produzione.

«Già, ci aspetta una settimana intensa», ribadii.

La signora Swan non se la bevve: «Che strano, solitamente non è la produzione ad occuparsi di tutto?».

«Per Isabella è il primo film, deve tenere tutto sotto controllo», intervenne Charlie in nostro aiuto facendoci l'occhiolino da dietro le spalle della madre.

«E va bene, vi lascerò andare. Buonanotte cara, e grazie anche a te Edward per essere venuto, spero di rivederti presto».

«Grazie a voi per l'invito, buon proseguimento di serata, Marie».

Ci abbracciò brevemente e dopo altri saluti dei presenti e da Charlie, riuscimmo ad uscire da quella casa ed arrivare all'auto.

 

«Allora, principessa, cosa vogliamo fare?», chiesi curioso. Dovevamo finire il nostro discorso interrotto a metà e di certo non l'avrei lasciata senza prima mettere un punto alla questione.

«Non lo so, Muffin inizia ad essere stanco, è solo un cucciolo, e non mi va di andare in qualche locale e tramortirlo con il chiasso».

«Se vuoi possiamo andare a casa mia, vivo da solo, quindi lì nessuno ci disturberà», gli proposi.

Si morse ferocemente il labbro inferiore prima di rispondermi in un sussurro a malapena udibile: «Non penso sia una buona idea».

«Principessa, non ho detto che voglio portarti in camera mia. Sarò un gentiluomo; prometto solennemente che non ti toccherò neanche con un dito, se non vorrai».

Ci pensò un attimo di troppo e poi annuì.

Accesi la macchina e abbassai il freno a meno per poi partire.

«Sei stanca?», chiesi quando sentii Bella sbadigliare e la vidi appoggiare la testa al finestrino.

«Un po', oggi è stata una giornata... intensa».

«Domani potrai riposarti».

«Devo ancora fare le valigie per Seattle», disse sospirando.

«Posso sempre venire ad aiutarti», gli risposi.

«Pervertito», mi apostrofò.

«Preferirei definirmi sincero».

«Presuntuoso», rispose.

«Affascinante».

«Mmh», disse nascondendo un sorriso.

«Mmh?».

«Già: mmh».

«Prenderò il tuo verso come: sì, sei dannatamente affascinante, Edward».

Scoppiò a ridere e mi persi nel sentirla così spensierata e allegra, per una volta.

Era così bello sentire il suono della sua risata, sapere per un attimo che aveva abbassato a guardia e si era concessa di essere se stessa, per un fottuto singolo minuto. Avrei voluto saperla sempre così in mia compagnia, non agitata, nervosa che qualcuno ci scopra come se fossimo due amanti con tanto di famiglie a casa che aspettavano il nostro rientro dopo la scappatella. Era squallido che nella sua mente associasse il nostro rapporto a simili situazioni che disprezzavo con tutto me stesso.

Non concepivo il tradimento, non accettavo la distruzione di famiglie intere per la brama dei coniugi di provare quel brivido diverso e dimenticato dopo anni di matrimonio. Se si ama una persona, se la si ama davvero, l'adulterio non ti sfiora la mente neanche per un secondo. Le tentazioni c'erano, sempre, ma questo non significava cedere a esse per semplici capricci o perché si considerava la routine quotidiana una noia. Se ti sentivi soffocato, estraniato da ciò che era diventato il matrimonio, bisognava avere le palle e mettere fine a tutto. Come sempre, quando discutevo con amici e parenti di tradimenti e divorzi, la solita frase che veniva fuori era: "Certo, per te è facile parlare così, non sei sposato, non sai quanto sia difficile mettere la parola fine ad un matrimonio o relazione di anni e anni". A quel punto il mio carattere battagliero e convinto dei miei principi morale veniva fuori e la risposta era sempre la stessa: "Come hai le palle per tradire e raccontare cazzate alla tua compagna, sii in grado anche di avere le palle per assumerti le tue responsabilità". Ma con alcuni era come parlare ad un muro di cemento.

Irritato con me stesso per aver ripensato al comportamento di Bella nella mattinata, quando Alice e Jasper ci avevano visto nel parcheggio, e aver notato a cosa venivamo paragonati, mi concentrai esclusivamente sulla guida. Svoltai verso Beverly Hills, meno di cinque minuti e saremmo arrivati nella mia abitazione.

«Edward, questa è la via per andare a casa mia», mi ricordò Bella, come se potessi dimenticarmene.

«E' anche la strada per casa mia».

«Tu... vivi vicino a me?», mi domandò stranita.

«Non proprio, non siamo vicini», iniziai. «Anche perché credo, anzi ne sono certo, che se fossi stato il tuo vicino di casa mi sarei procurato i migliori binocoli in circolazione», terminai strizzandole l'occhio.

«In tal caso mi sarei premurata di circondare la villa di alberi e procurarmi vetri oscurati alle finestre».

«Tzé, non sei per nulla generosa. Io non ti avrei mai fatto una cosa simile, anzi ti avrei regalato un paio di binocoli identici ai miei».

«Non li avrei usati di certo».

«Ne sei certa?», la stuzzicai.

«Ma certo, non sono pervertita come te».

«Non si direbbe, sai?». Svoltai a destra ed entrai nel mio vialetto privato. La mia abitazione era molto ridotta confronto alla casa di Isabella, ma la trovato perfetta per me vivendo da solo.

Fermai l'auto e Bella scese subito con Muffin stretto al petto. Ero geloso di quel cane, sempre abbarricato sul suo petto mentre io dovevo accontentarmi di due sfioramenti, se mi andava bene.

«Sai, Edward», mi chiamò appoggiandosi al tetto della macchina e guardandomi dall'altro lato dell'abitacolo. «Una donna ha più classe. Mi sarei semplicemente presentata a casa tua mentre ero sicura che stessi facendo la doccia». Si voltò lasciandomi guardare esterrefatto la sua figura che saliva i due gradini di casa. Ero letteralmente a bocca aperta; mai mi sarei aspettato che Bella rispondesse alla mia provocazione.

Fu questione di attimi, mi ripresi subito e la seguii. Non potevo lasciarle l'ultima parola, così tentai un'ulteriore mossa.

«Sotto la doccia non ti avrei sentito, principessa», dissi da dietro di lei.

«E perdermi lo spettacolo di te, mezzo nudo e bagnato? Mi sarei semplicemente attaccata al campanello. Sono certa che mi avresti sentita prima o poi». Mi rivolse uno sguardo e un sorrisetto sadico, sapendo bene di avermi lasciato definitivamente senza parole. Eppure qualche carta da giocare l'avevo sempre.

«Potrei prendere in considerazione di trasferirmi nella villa che i tuoi vicini hanno messo in vendita», dissi serio.

«Stai scherzando, vero?».

«No. Stavo già prendendo in considerazione l'ipotesi di trasferirmi. Mi servirà più spazio un domani, quindi perché non approfittarne ora? Con l'anticipo che mi hai dato per il film me la posso permettere eccome».

«Per cosa ti servirà più spazio?», mi chiese sospettosa tralasciando le altre informazioni.

Aprii la porta di casa prima di risponderle: «Accomodati. Be', come vedi questa casa è stupenda, ma piccola. E' decisamente l'abitazione di un single: una camera con un armadio ristretto, un bagno e un soggiorno che comunica con la cucina». Le illustrai ogni stanza e dal suo sguardo mi pareva apprezzasse il monolocale.

«Perché non dovrebbe andare bene?». Non mollava l'osso, voleva arrivassi al punto. Cercai di restare serio, cercando di cammuffare le risate rivolgendo il mio sguardo su Muffin, sempre in braccio a lei.

«Voglio una famiglia, Bella. Voglio vivere sotto lo stesso tetto della persona che amo; condividere con lei ogni singolo attimo della giornata». E questo era anche vero. Da uno scherzo che volevo farle eravamo passati alla verità. Desideravo costruire qualcosa di solido con una donna. In quel momento ovviamente l'unica che avevo in mente era di fronte a me, anche se spingere su argomenti così delicati in sua presenza era ancora un po' presto vista la nostra situazione attuale di stallo.

«Penso... penso sia una bella cosa, Edward», disse abbassando lo sguardo.

«Ehi, no, no, principessa. Scusa, stavo scherzando». Le tirai su il mento e la guardai in quei magnifici occhi scuri.

«Quindi non vuoi una famiglia?».

Sospirai: «Quella parte è vera, ma non dovevo parlarne ora, con te. Scusami». Mi sentivo un verme per averla fatta intristire e aver premuto su un tasto delicato. Eravamo sul filo del rasoio senza che io cercassi di metterle fretta e spaventarla sul futuro che volevo al più presto.

«Va bene così. E' giusto che tu mi dica ciò che vorresti». Il suo discorso non faceva una piega, ma lo trovavo comunque sbagliato in quel momento.

«Forse, benché non sia il momento adatto».

«Dobbiamo parlare, seriamente».

«Vieni, sediamoci», dissi trascinandola con me sul divano. Muffin scese dalle sue braccia e lei fu libera di liberarsi della giacchetta e della borsa.

Bella prese un grosso respiro prima di iniziare a parlare. Rivolse il suo sguardo di fronte a sé, poi si fece coraggio e incrociò il mio per incantarlo.

«So di essere una persona difficile, complicata e mi rendo conto di quanto sia snervante per me stare dietro ai miei continui sbalzi d'umore. Non so come comportarmi e ormai te ne sarai accorto anche tu». Annuii per farle capire che la stavo seguendo e che non ero incantato da lei. Non solo, perlomeno. «Ho dei problemi a fidarmi delle persone. Questo è un mondo così duro e a Hollywood non si fanno sconti. Ho sempre saputo che per svolgere la mia passione dovevo avere dei principi morali così forti che batterli sarebbe stato impossibile. In questo modo nessuno mi avrebbe ferita od ostacolata. Poi sei arrivato tu e hai cercato fin da subito di buttare giù uno ad uno i paletti che avevo posto tra noi». Si prese qualche minuto per riflettere e in quel preciso istante capii che non mi avrebbe detto tutto, ma che aveva preso una decisione importante per entrambi.

«Per una volta voglio provare ad abbattere io per prima gli ultimi paletti, buttare giù il muro che sta dietro e prendere le cose come vengono. Non voglio fare progetti, voglio solo vivere questa cosa con te e vedere dove ci porterà». Non si era sbilanciata ed era chiaro che non sarebbe andata avanti. Stava comunque preservando qualcosa di se stessa. Non si sarebbe mostrata subito, aveva troppa paura e non capivo ancora se della sua carriera o di rimanere ferita.

«Okay», affermai semplicemente.

«Io mi sono aperta con te e tu sai solo dirmi okay?», mi ringhiò contro con lo sguardo acceso. Mi pareva quasi di scorgere delle fiamme rosse in tutto quel nero.

«Accetto che una parte di te si metta in gioco, ma non credere di fregarmi: so che comunque una parte di te resta ferma nella sua posizione. Hai paura, lo capisco, davvero. Non credere neanche per un attimo che io non ne abbia».

«Anche tu hai paura?», sussurrò quasi non volesse ammettere quel sentimento tanto comune.

«Ma certo, Bella, anche se per questioni diverse dalle tue». Avvicinai la mia mano al suo viso e accarezzai la sua guancia liscia e morbida come seta. Lei appoggiò il suo dolce viso e compresi quanto avesse bisogno di essere rassicurata.

La attirai a me, avvicinai il suo corpo al mio e allungai il collo per posare le mie labbra sulle sue. Finalmente, per la prima volta, il bacio era voluto da entrambi e simboleggiava un nuovo inizio.

La baciai dolcemente e lei non si tirò indietro. Posò una mano tra i miei capelli, attorcigliò alle sue piccole dita delle corte ciocche e le tirò piano. Gemetti e una mia mano prese una sua via, scendendo lungo la schiena fino alla sua gamba scoperta. Sentire la nostra pelle entrare in un contatto sempre più intimo mi diede la chiara consapevolezza di quanta attrazione repressa ci fosse tra noi.

Bella tentò di avvicinarsi ancora di più a me, per quanto fosse possibile, e una sua gamba si posò sulla mia. Le sue labbra si mosserò più velocemente e ben presto il bacio si fece più sfrenato. Restai al passo, lei dettò il ritmo e io le andai dietro come un fedele con la sua dea.

Ad un certo punto mettemmo fine al bacio, non volendo accellerare i tempi. Il divano era fin troppo comodo, la passione troppo accesa e io ero pur sempre un uomo pazzo della donna tra le sue braccia.

La abbracciai e le feci posare il volto sulla mia spalla. Immersi il naso nei suoi capelli e aspirai l'odore del suo shampoo.

«Stai tranquilla, principessa, ci sono io, andrà tutto bene», bisbigliai dolcemente al suo orecchio.

«Ti sto dando il mio cuore», confessò timorosa. La strinsi ancora di più, avvicinandola al mio corpo fin dove era possibile.

«Sarò in grado di custodirlo». Per sempre, spero, aggiunsi nella mia mente.


 

Buonasera, ragazze! Come state? La routine è iniziata, purtroppo. Quanti di voi hanno iniziato la scuola o l'università? Non chiedo del lavoro perché so che le ferie non sono così prolungate e sarete di certo rientrate tutte.

Avevo detto che sarei tornata a settembre e infatti eccomi qui. Questo capitolo è il continuo dell'altro e segna un punto di svolta fondamentale nella storia. Chi mi segue sa che sono abbastanza frettolosa nel far iniziare un rapporto, non so resistere, ma di certo per questa storia questo è solo l'inizio. Ci sarà molto altro da vedere ;)

Bella ha preso una decisione, finalmente aggiungerei io; che ne pensate? E nonna Marie? Il suo personaggio l'ho buttato più sul comico mantenendo gli aspetti saggi di tutte le nonne.

Nel prossimo capitolo vedremo la mattinata dopo questa serata. Non so con precisione quando pubblicherò, ho l'altra storia da aggiornare e mi sono buttata a capofitto su altri progetti, della serie: non hai già altre due storie da concludere? -.-' Sono arrabbiata con me stessa, ma quando l'ispirazione chiama... Comunque, tornando al punto, prometto di pubblicare massimo a fine mese.
Grazie mille a tutte le persone che continuano a seguirmi, grazie, grazie, grazie *-* Mi dispiace un po' per coloro che ho perso strada facendo, ma capisco da lettrice che gli aggiornamenti non sono frequentissimi e forse anche la storia ha stancato xD Però grazie a coloro che recensiscono, che mettono la storia nelle liste e chi mi mette negli autori preferiti *-*

Contatto Fb: Jess Vanderbilt.
E novità! Ho aperto un gruppo con una mia amica, Adele qui su efp, dove parleremo di libri, musica e delle nostre storie.

A presto :***

Jess

Ps risponderò ora alle recensioni ;) 

   
 
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