ASGARD.
Le urla erano sempre più
alte e Thor sentiva che sarebbe impazzito se non avesse trovato un modo per
farle smettere di assordirlo. Strizzò gli occhi, serrò l’interno delle guancie fra i denti, ma
niente, quelle urla di dolore riuscivano a rintronarlo anche se faceva di tutto
per non pensarci. Per ricordarsi che tutto quello che Loki
stava passando se l’era più che voluto, se l’era cercato. Sollevò gli occhi
verso la porta che si aprì cigolando, e
scambiò uno sguardo con il carceriere che uscì pulendosi le mani lorde di
sangue sul davanti della giubba e sputò a terra con un imprecazione: -Sarà anche quattro ossa, ma è duro a
crollare.-
Thor lo seguì con gli occhi fino a che
sparì dalla sua vista, oltre le scale
che portavano al piano superiore della prigione e dopo un sospiro si avvicinò
alla porta.
Appoggiò la mano per spingere quel tanto che bastava per aprirla , le chiavi
della cella appesa alla sua cintura tintinnarono nella penombra e ad occhi
socchiusi cercò il prigioniero.
Era steso sul pavimento, bocconi, con la
testa appoggiata su un braccio e l’altro allungato nel tentativo di arrivare a
l’acqua. Thor sentì una fitta alla bocca dello stomaco quando Loki sollevò debolmente il capo e cercò di strisciarsi
ancora, spingendo con le punte dei piedi
sul pavimento in pietra nera, lasciando sotto di sé una striscia di sangue come
la bava di una lumaca.
-Loki...- mormorò avvicinandosi.
Si accucciò accanto al secchio dell’acqua, immerse il mestolo al suo interno e la allungò al fratello.
Sentì la mano fredda di Loki sfiorargli le dita, tremare
leggermente e lo guardò bere ad ampie sorsate - Chiedi perdono...-
-No.- la voce di Loki
era ridotta ad un rauco gorgoglio. Nella penombra Thor vide che perdeva sangue
dal naso e che aveva un profondo taglio in corrispondenza del sopracciglio
destro. Doveva essere stato preso a calci in faccia.
Quello era un modo contorto doveva
ammetterlo, da parte del loro padre, di aggirare la decisione del tribunale, e
cercare di salvarlo. Se avesse chiesto scusa, se avesse fatto pubblica
ammenda, Loki
avrebbe evitato la pena di morte.
-Preferisci morire?-
-Che ad una vita in carcere? Direi di sì.-
-Fratello.- Thor allungò una mano, tanto da
riuscire a sfiorare il capo del fratello. Fu solo un secondo, la carezza di un
attimo, prima che Loki si tirasse indietro
appoggiando le mani sul pavimento e facendo forza.
Indossava una casacca nera, larga, pantaloni dello stesso colore.
Sembrava anche più magro del solito, e quei capelli scarmigliati?
Quand’era stata l’ultima volta che l’aveva visto spettinato?
Thor provò una fitta di nostalgia a quei tempi - Voglio salvarti.-
-Per mondarti la coscienza?-
-Perché sei mio fratello, e io ti voglio
bene.-
Nella penombra Thor vide un guizzo color cielo, gli occhi blu del fratello
s’erano fermati per un momento su di lui, prima di tornare a fissare con insana
passione il pavimento macchiato . Fece slittare i palmi delle mani fra la
lordura del sangue e della sporcizia -
Inizi ad essere ridicolo.-
Si alzò, con un gemito mal trattenuto,
mosse un passo e crollò sulle ginocchia
sfinito. Thor cercò di tirarlo in piedi afferrandolo da sotto le
braccia, ma si sentì respingere a gomitate.
Il dio del Tuono sentì l’ira avvampare nelle vene, e senza rendersi conto
afferrò il fratellastro alla nuca e lo sbattè con
forza contro la seduta in legno della panchetta che gli fungeva da letto. Sentì
Loki sputare sangue e annaspare per la sorpresa,
intanto che Thor combatteva per tenerlo giù. Per quanto fosse debilitato dalla
prigionia, ferito, era pur sempre un dio suo pari.
-CHE STAI FACENDO?-
Thor infilò una mano nella giacca,
fra una bottone e l’altro e tirò fuori una siringa. Strappò il cappuccio con i
denti e piantò l’ago nel fianco di Loki che mandò un gemito soffocato. Lottò contro l’effetto
del narcotico , ma alla fine chiuse gli occhi, tramortito.
Thor si rialzò dal corpo del fratello e prese fiato. Si guardò attorno e si
passò una mano alla fronte -E adesso?-
Fine
Capitolo uno.
Se vi va fatemi sapere che ne pensate di questo inizio di storia!