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Autore: Evaney Alelyade Eve    17/09/2012    5 recensioni
Essere soli, ma esserlo insieme.
Essere diversi, ma parallelamente identici. Stiles e Derek, devo dire di più?
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Part II
 

Drag my teeth across your chest to taste your beating heart; my fingers claw your skin, try to tempt my way in.
 

You are the moon that breaks the night for which I have to howl, howl, howl...
 





Derek frullò le ciglia un paio di volte, prima di capire di cosa diavolo stesse parlando Stiles.
- Perchè mi stai dicendo questo? - la voce gli uscì piatta, vuota, e rabbiosa. Perchè gli stava raccontando quelle cose? Perchè aveva deciso di parlarne proprio con lui? Non voleva ascoltare cosa Stiles avesse da dire perchè riportava a galla troppi pensieri, inoltre, poco ma sicuro, sarebbero finiti in quel tipo di momenti melensi, che lui detestava, in cui aprivano l'uno il cuore all'altro. Non ne avrebbe mai parlato con Stiles,  voleva che tutto quello che provava, quello che sentiva, tutta la merda, il fumo e la cenere che aveva dentro di sè rimanessero lì, e basta. Non aveva intenzione di allievare i sentimenti che lo opprimevano, quello era il suo modo di espiare e Stiles non poteva pretendere....non poteva davvero voler parlare di quello con lui. Assolutamente.
- Non lo so. - ammise, il tono cauto, gli occhi da Bambi velati di tristezza. Derek sentì, distintamente, il lupo dentro di sè ringhiare.
- Beh - disse, alzandosi -  Non voglio parlare delle nostre esperienze, Stiles. Nessuno, e dico nessuno, può capire. Non c'è nessuno a cui io scaricherò le mie colpe. Non ho intenzione di piagnucolare! Cosa credi? Che ti aprirò il mio cuore, come farebbe qualsiasi altro idiota? Se hai tanto bisogno di sfogarti va da uno psicanalista! - sbraitò, cercando di tenere la rabbia, troppa, a freno, cercando di non lasciare al suo lato animale di prendere il sopravvento. Mise distanza fra sè e l'espressione ferita che oscurò il viso del ragazzo. Sapeva di essere stato cattivo, sapeva di aver esagerato e di averlo ferito. Sapeva che Stiles non voleva costringerlo a parlare di niente, ma la rabbia era scoppiata in automatico. Sapeva che il lupo stava ringhiando contro di lui, per come si stava comportando.
La verità era che Derek non voleva che nessuno capisse, voleva essere lasciato da solo in balia del suo senso di colpa. Doveva pagare per ogni singolo errore che aveva commesso ed aveva portato alla distruzione della sua famiglia. Temeva il momento in cui, se avesse parlato con quel ragazzo, si sarebbe reso conto che in fondo non erano così diversi. Temeva che condividere quello che sentiva con qualcuno che lo capisse, avrebbe alleggerito il peso che portava sulle spalle.
- M-mi dispiace. - balbettò il castano, alzandosi a sua volta. Derek lo fissò con la coda dell'occhio e, grazie ai suoi sensi sviluppati, non gli sfuggì il tremore delle sue mani, nè il battito cardiaco accellerato. Nè l'odore di lacrime che non volevano uscire, anche se quello era un odore perpetuo su quel viso.
- Credo che dovrei andare. - aggiunse Stiles, facendo alcuni passi tremanti verso il bosco. Era buio e con molta probabilità si sarebbe perso, e magari, fortunato com'era, sarebbe caduto giù da una rupe, e sarebbe stata tutta colpa sua. Fu per questo, e non per il senso di colpa, che lo raggiunse in pochi passi, afferrandogli un braccio. Trasse un profondo respiro, cercando di calmarsi.
- Mi dispiace, okay? Ho esagerato. - sussurrò, cercando di sembrare pentito - Resta. - e fu quasi una supplica.
Stiles si lasciò semplicemente trascinare sul portico, pallido come un fantasma.


- Resta. - e poi gli aveva chiesto di restare con quel tono supplice, e lui era semplicemente tornato indietro, su quel dannato portico, accanto a quel lupo bisbetico, e non avevano più parlato.
Forse avrebbe dovuto aspettarsi una reazione del genere da parte di Derek; che diavolo gli era passato per la testa? Perchè la sua boccaccia  si apriva sempre a sproposito? Perchè, Dio, perchè si era illuso che Derek potesse capire? Aveva ragione, davvero, portavano pesi e ricordi e dolori che nessuno avrebbe potuto capire. Chi avrebbe potuto capire come si sentisse male, al ritorno da scuola, nel vedere quella casa desolatamente vuota e silenziosa? Chi avrebbe potuto mai capire quanto gli mancasse il suono della voce di sua madre? Specchiarsi nei suoi occhi castano chiaro identici ai suoi? Sentire la sua mano tra i capelli, in leggere carezze? Chi avrebbe potuto mai capire cosa avesse provato nel vederla fredda e pallida in una stramaledettissima bara? Sapeva che la risposta era sempre la stessa: Derek.
Il moro aveva visto la casa bruciare a causa sua. Aveva udito le urla, i pianti e non aveva potuto fare niente. Viveva in quella casa desolata, magari aspettandosi di trovare qualcuno all'interno, in una delle stanze. Magari non sopportava il silenzio di quelle stanze fredde, vuote, morte.
Non  voleva stargli ancor accanto perchè si sentiva maledettamente stupido. Non voleva la sua comprensione, gli sarebbe bastato un cenno d'assenso, solo il suo calore. Era meglio di qualsiasi parola inutile, e di certo non l'avrebbe costretto a parlare di come si sentiva, perchè lui conosceva Derek. Lo conosceva a fondo, perchè conosceva se stesso. Lui si nascondeva dietro il sarcasmo, Derek dietro rabbia e silenzio. Erano tragicamente simili e parallelamente differenti.
- Non ti avrei chiesto di..di raccontarmi come ti senti. Mi dispiace, non...non so che mi è preso. Non dovevo parlare. - e scusarsi gli sembrava la cosa più logica da fare; rompere quel silenzio assordante e carico di tensione era necessario perchè lo stava facendo impazzire.
- Lo so. - ribattè Derek, sottovoce.
- Perchè ti sei arrabbiato? So che odi parlare dei tuoi sentimenti, Derek, e non ti costringerò! Però, ecco - e si leccò le labbra, nervoso - ..ecco, se mai tu avessi bisogno di farlo, se mai tu volessi ricordati com'è essere umani, allora ci sono. Insomma, chi meglio di me potrebbe capirti? Non hai bisogno di nasconderti sempre dietro quella faccia da Alpha in menopausa, amico. Non con me. -
- Lo so. - ripetè il lupo, guardando verso gli alberi. Aveva un tono di voce strano; un tono che Stiles non riusciva a decifrare. Non sapeva se era arrabbiato, triste, stanco, esasperato. Si sentiva in colpa, giusto un po, per aver creato quel casino; si chiese se quel secondo "Lo so" non volesse significare che forse, in fondo, si fidava di lui.


"Lo so" era l'unica cosa che gli veniva in mente da dire. Il lupo si era acquietato, e stava accoccolato su se stesso, abbattuto. Si sentiva...no, non lo sapeva nemmeno lui.
"..se mai tu volessi ricordati com'è essere umani, allora ci sono" una frase del genere poteva farlo capitolare. Sentiva che poteva fidarsi perchè Stiles non avrebbe mai rivelato qualsiasi cosa lui decidesse di dirgli. Sapeva che NON doveva fidarsi, perchè l'ultima volta che l'aveva fatto era andato tutto a puttane. La sua vita, la sua famiglia. Tutto, e quella casa diroccata era tutto ciò che rimaneva. Non voleva ricordare cosa volesse dire "essere umano" perchè il suo lato umano aveva causato il disastro. Era stato stupido, e cieco e non si era fidato del suo istinto che non faceva altro che urlargli "DONNA PERICOLOSA."
- C'ero. - sussurrò, ricordando all'improvviso.
- Dove? - chiese ingenuamente Stiles, frullando le ciglia confuso.
- Quel giorno, quando sei rimasto fuori scuola. C'ero anche io. - era un ricordo sommerso tra la cenere, ma aveva sempre avuto la sensazione di aver già visto Stiles, in precedenza.
- COSA!? - esclamò sorpreso il ragazzo seduto accanto a lui, spalancando la bocca e gli occhi che, in un momento un po' delicato come quello, Derek non potè evitare di trovare divertente.
- Ero uscito tardi; il professore di Chimica - non era Harris, Stiles - mi aveva messo in punizione. Quando sono uscito, ti ho visto. Te ne stavi seduto sul ciglio della strada come un cucciolo abbandonato. Stavi piangendo. Sono rimasto tutto il tempo nascosto tra gli alberi, a..potremmo dire, sorvegliarti. -
- Non..non..- woah, era riuscito nell'intento di togliere le parole di bocca a Stiles. Non aveva appena guadagnato cento punti?
Da quando l'aveva conosciuto, Derek aveva sempre avuto l'irritante sensazione di conoscerlo. Con il tempo passato insieme aveva avuto modo di accrescere quella sensazione, soprattutto nei momenti logorroici di Stiles, ed adesso aveva capito il perchè.
Quando Stiles andava alle elementari lui era già al liceo; tecnicamente non avrebbe dovuto conoscerlo, eppure, grazie ai suoi sensi sviluppati, tra le mille voci che lambivano il suo udito, ce n'era sempre stata una, acuta, che lo aveva tormentato ogni giorno. A lungo andare era riuscito, senza poter evitare appostamenti imbarazzanti e da maniaco, ad associare un volto a quella voce.
Il giorno che Stiles era rimasto ad aspettare sua madre, Derek aveva notato l'assenza di quella sua vocetta stridula e si era preoccupato.
Quando l'aveva trovato su di lui c'era solo un odore, forte ed indelebile, di lacrime.


Scoprire che lui e Derek si conoscevano...anzi no, che Derek lo conosceva già all'epoca delle elementari era abbastanza sconvolgente. Sapere che non era la prima volta che si preoccupava per lui era a dir poco strano.
- Credevi che mi sarei buttato sotto un'auto? - tentò di scherzare - O che un cane mi azzannasse? -
- Non sarebbe stato strano, Stiles. Tu puzzavi di guai da cento miglia di distanza. - sbuffò il moro, passandosi una mano tra i capelli. Stiles cercò di remprimere l'impulso di farlo anche lui, e sentire che consistenza avessero sotto le dita quei capelli scuri.
- Puzzavo...- una cosa che si era sempre chiesto, da quando i lupi e i loro sensi sviluppati avevano fatto capolinea nella sua vita, era che tipo di odore si portasse addosso
- Che odore ho, adesso? - chiese. Derek lo squadrò per una manciata di secondi, forse cercando qualcosa da dire. Forse inventando qualcosa da dire.
- Puzzi ancora di guai...- tentò, lanciandogli un'occhiata cauta.
- Derek, ho affrontato di peggio, non mi traumatizzerò se mi dirai che puzzo di altro o qualcosa del genere!- lo incoraggiò, cercando di farlo parlare. Aveva davvero un'odore così brutto?
- E' lo stesso di allora, Stiles.- rispose, sospirando - Hai l'odore di lacrime versate, di morte, di sofferenza, solitudine. Nostalgia. Sono odori forti, odori che rimangono sulla pelle, odori che entrano nelle narici e vi si intaccano, e non li sopporto. Hai lo stesso odore di ingenutià che aveva la mia cuginetta, Brittany. Puzzi di fumetto, come l'altro mio cugino, Alex. Sai di cibi naturali, salutari come mia sorella Laura. Sei caldo, vivo, pieno di speranze come lo erano loro. Tu, ogni tuo odore, mi ricorda un pezzo di loro, mi ricorda che cosa ho fatto. E nello stesso tempo hai un odore nuovo, accattivante, qualcosa che fa innervosire il lupo dentro di me. Qualcosa che lo attira, lo addomestica. Qualcosa che lo rende famelico e mi fa venire voglia di assaggiarti, cercare di definire con il tatto l'odore che ti porti addosso. E' un odore prettamente Stiles Stilinski, e mi fa impazzire perchè non riesco a catalogarlo! - e l'ultima frase l'aveva ringhiata, come se solo pensarci lo frustrasse al limite della sopportazione. Stiles deglutì forte un paio di volte, cercando di assimilare quello che Derek gli stava dicendo; cercando di capire che cosa, in fondo, volesse dirgli.
- Derek...- piano posò una mano sulla spalla del moro, in un gesto di conforto, di scuse, anche se quella faccenda degli odori non era proprio colpa sua. Il moro, che si era perso di nuovo a guardare gli alberi, portò lo sguardo verso di lui, e Stiles trattenne il fiato nel vedere che l'iride aveva il bagliore rosso tipico della trasformazione in Alpha.


Quello che odiava di Stiles era ritrovare in lui la sua famiglia. Brittany, Alex, Laura, sua madre, suo padre...erano tutti lì, nelle particolari sfumature degli odori di Stiles, nelle strane sfaccettature dei suoi occhi chiari, nelle sue manie, nelle sue passioni, nel suo sarcasmo tagliente. Derek odiava Stiles perchè non lo faceva sentire più solo; era attratto da Stiles perchè quel corpo, quell'ingenuità promettevano calore e riparo. Aveva paura di Stiles, di fidarsi di lui, di quella sua comprensione così invitante. Amava il modo in cui Stiles non aveva paura di lui, o almeno, il modo in cui aveva imparato a non averne. Persino in quel momento, con i suoi occhi che minacciavano di diventare rossi, Stiles lo fissava, senza fiato, stregato, come se quel rosso animale fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Forse, dopotutto, uscire fuori casa e stargli così vicino non era stata affatto una buona idea: quella mano calda sulla sua spalla, il suo profumo intossicante, quel viso invitante, così come le sue labbra...cercava di lottare contro se stesso, la sua voglia di rubare l'aria dai polmoni umani di quel ragazzino; stava lottando contro il lupo dentro di sè che reclamava e pretendeva e voleva in modo smanioso quell'irritante umano tra le sue fauci.
- Stiles...- voleva essere un avviso, un invito a scappare lontano da lui, e invece la sua voce era uscita in un tono inequivocabilmente supplice, come se gli stesse chiedendo il permesso - Stiles...- riprovò, la voce sempre più simile ad un ringhio.
"No,no,no,no,no..." pensava disperato, cercando di aggrapparsi alla sua rabbia, cercando di ricordarne il sapore pungente, l'odore forte di legna bruciata e sangue, ma era tutto lontano un eco debole, che raggiungeva a stento il suo udito e il suo olfatto.
Esistevano solo quelle labbra di cui si era appropriato, rassegnato, mentre il lupo ululava, con prepotenza. Esisteva solo la facilità con cui Stiles aveva accolto la sua lingua, come se anche lui non avesse fatto altro che desiderare quel momento. Esistevano solo quelle mani lunghe e pallide tra i suoi capelli, quei gemiti, e i mugolii e i morsi, i baci, il sapore, Dio, il sapore di frutta matura che gli aveva invaso prepotentemente la bocca. Era tutto confuso, Derek stava soltanto assecondando l'istinto, prendendo tutto quello che poteva, tutto quello che Stiles gli stava offrendo senza remore. Sentiva i battiti del cuore del ragazzo tra le sue mani accellerare come se volesse esplodere, a pari ritmo col suo. Sentiva l'affluire del sangue che scorreva veloce, il respiro affannato che gli invadeva la bocca, l'odore di eccitazione e passione; il desiderio e la voglia di avere sempre di più, sempre di più.
Un potente ringhio nacque nel suo petto e si riverberò per la sua cassa toracica, incastrandosi in gola, risuonando fievole nell'orecchio di Stiles, che era intanto a stuzzicare; lo sentì  trattenere quel poco di fiato che gli rimaneva, mentre quel suono gutturale gli risuonava nel petto, e il lupo ululò con ferocia, come se avesse appena conquistato un territorio, come se avesse appena affermato la reciproca appartenenza tra quel ragazzino e lui.
Derek sapeva, oh se lo sapeva, che avrebbe dovuto allontare quel moccioso, dirgli di andare via prima che fosse troppo tardi, prima che se lo caricasse in spalla solo per sbatterlo sul proprio letto e farne quello che voleva. Era quasi doloroso il desiderio di toccare quella pelle, sentirla sfilare sotto le proprie dita. Pallida, morbida, profumata e perfetta per essere segnata, marchiata dalle proprie unghia umane . Doveva portare il segno di quell'incontro perchè chiunque avesse mai posato su di lui lo sguardo, avrebbe dovuto dire "Appartiene a Derek Hale" e lui avrebbe ringhiato la sua approvazione. Voleva assaggiare con la propria lingua quel corpo, sentirne il sapore; voleva godere della sua eccitazione e sì, assaggiare anche quella, prendere ogni goccia che poteva offrirgli e poi, per ultimo, prendere il suo calore, la sua parte più intima e renderlo totalmente suo, perdersi dentro di lui e non uscirne mai più. Voleva sentire quanto fosse stretto e caldo, voleva sentirlo urlare e gemere il suo nome in un modo così doloroso che lo fece gemere di disperazione. Stiles glielo doveva perchè l'aveva incastrato, l'aveva addomesticato. L'aveva reso suo senza nemmeno saperlo e Derek voleva solo ricambiare il favore.
- Chiama tuo padre. - ordinò con voce roca - Digli che stanotte starai da Scott; poi avvisa Scott che non ti venga a prendere, Stiles.- ringhiò, mordendogli il collo - Digli che non disturbi, perchè non potrei rispondere delle mie azioni. Non risponderò delle mie azioni, Stilinski. - e questa era una minaccia, una promessa, un avviso. Qualcosa, qualsiasi cosa. Derek si prese il tempo per osservare gli occhi castani di Stiles, lucidi per il piacere, cercando di scorgere la minima traccia di paura o esitazione; l'avrebbe resa la sua ancora per fermarsi e lasciarlo andare, se era quello che voleva.
- D'accordo - ansimò Stiles, separandosi quel tanto che bastava per recuperare il cellulare, le mani tremanti. Derek ghignò, null'affatto sorpreso.
Quando Stiles finì la conversazione, se lo caricò di peso sulle spalle, ignorando le sue proteste.
- Sei pronto ad entrare nella tana del lupo, Cappuccetto? - gli chiese, serio. Stiles sospirò.
- Non ho paura di te, sourwolf.* - ribattè, altrettanto serio. Derek ghignò ancora, prima di chiudersi la porta di casa Hale alle spalle.





 

The End.


FInT 

Note Autrice:
Grazie a chi ha recensito, letto ecc..!
Questa piccoletta si è conclusa, e so, credetemi che lo so, che avreste voluto leggere se Derek riusciva a realizzare quello che voleva ma...ehi, spazio alla privacy dei due piccionncini! U_U
*Vi manderò le foto dell'evento..muahahhaahahahahaha u.u*
*Sourwolf: suonava meglio che in italiano. ( "Suonava meglio in enochiano" [cit.] *battete un ding se sapete di chi è e vincerete una set fotografico dell'evento!* )

Alla prossima.
Ev


 

   
 
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