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Autore: Finnick_    28/09/2012    3 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rimango impassibile. Sento la faccia che brucia sul lato sinistro, devo esserci caduta sopra e il petto mi fa male. Ma non mi stupisco nel vedere la Coin davanti a me.
-dove sono Finnick e Chays?- chiedo, iniziando uno scontro verbale che finirà indubbiamente con la morte di una delle due contendenti.
-sono morti- dice, poi alza lo sguardo verso di me. Continua a passeggiare su e giù. Sta bleffando.
Ride stridulamente: -sarebbe stato troppo facile ucciderli. D’altra parte la sfida è tra di noi, non è vero?-
-che gli è successo?- abbaio improvvisamente. La Coin si ferma e mi guarda:
-niente. Sono solo stati allontanati da qui. E’ con te, figlia di Katniss Everdeen, che ho un conto in sospeso-
Dice senza sorridere più.
Rifletto velocemente e poi dico: -quali sono le condizioni?-
Devono esserci. Non ha fatto allontanare Chays e Finnick solo per la loro sicurezza, ma li tiene come ostaggi. Esattamente come faceva all’inizio con Chays. Secondo ciò che ha in mente potrebbe andare a finire male per tutti. Non accetta certo il fatto che siamo riusciti a scappare dall’arena.
-semplici. Io e te adesso ce la vediamo a quattr’occhi. Se vinco io mi prendo la tua vita e quella di tutte quelle persone a cui dici di voler bene. Sai.. tua madre, tuo padre, tuo fratello e il tuo grande amore- dice soppesando le parole.
Rimango immobile.
-se vinco io?-
-ti prenderai la mia vita e .. Panem. E avrai salva la tua e quella dei tuoi amici- risponde lei.
Cede così? Con una mia vittoria potrebbe lasciar andare tutto quello per cui ha sconvolto di nuovo questo mondo?
Poi sorride.
-non sarei voluta giungere ad un compromesso del genere, se non fosse stato per la vostra reazione nell’arena. Credimi, se ti dico che metà di Capitol 13 ha abbandonato il progetto iniziale per tifare per voi tre. Ho dovuto stringere quest’accordo, altrimenti..-
-l’avrebbero uccisa subito- concludo.
Lei annuisce: -e metà di Capitol 13 non basta a contrastare tutto il paese. Ma se vinco, addio la vostra amata ribellione-
Respiro a fondo.
Non voglio più indugiare:
-cosa devo fare per riavere la mia vita?- chiedo innervosita.
La Coin mi indica un angolo della stanza. Solo adesso mi accorgo che è tutta bianca e vuota. C’è solo una porta di ferro alla mia destra. In quell’angolo ci sono le mie frecce e il mio arco dell’arena.
L’ex presidente tira fuori dalla cintura una pistola. La guardo sospettosa.
-tranquilla Mellark, qui dentro ci sono tanti proiettili quante frecce contiene la tua faretra. Cinque-
Mi fa segno di prendere la mia arma.
Mi avvicino all’arco, lo prendo e lo stringo nella mano destra, poi mi carico la faretra in spalla. Solo cinque frecce. Contro cinque proiettili che mi potrebbero uccidere ancor prima di incoccare una freccia.
Quando mi volto la Coin è girata verso il muro e mi da le spalle.
-girati anche tu verso il muro- mi dice.
-per farmi uccidere meglio?- ringhio sarcastica.
-se avessi voluto ucciderti vigliaccamente l’avrei fatto un secondo fa, mentre raccoglievi l’arco-
La osservo ancora un secondo. Con la faccia contro il muro e la mano che regge la pistola lungo il fianco.
Respiro piano. Devo controllarmi.
Non ho il tempo di pensare a come stiano succedendo in fretta tutte queste cose. Gli ultimi minuti nell’arena sono ancora troppo vividi nella mia testa. Gli strateghi hanno fallito e non hanno ucciso nessuno di noi tre, con quel terremoto. Quindi la Coin è me che vuole.. ma non dovrebbe essere mia madre?
Non posso più riflettere, solo fare il gioco della donna dai capelli bianchi che mi sta di fronte.
Mentre mi volto verso il muro estraggo lentamente una freccia dalla faretra.
-cinque- dice la Coin e non capisco cosa vuol dire, finchè un secondo dopo continua:
-quattro-
Stringo forte l’arco.
-tre-
Incocco la freccia. Tre secondi e il mondo finirà. Non posso competere contro dei proiettili, è assurdo. Eppure qualcosa mi dice di combattere.
-due- sento lo scatto della pistola caricata dalla Coin. Per la mia famiglia, per Finnick ed Annie.
-uno- per Panem.
 
Ci giriamo entrambe in questo preciso momento. E io scaglio la prima freccia, gettandomi immediatamente di lato. Evito il proiettile diretto alla mia testa e la Coin evita la freccia che si scaglia contro il muro, perde pezzi e finisce a terra. Rotolo su una spalla, faccio una specie di capriola, gesto che mi permettere di scansare un altro colpo e incoccare un’altra freccia.
Mi volto anche adesso di scatto e lancio.
Prendo la Coin di striscio, in fronte. La vedo mentre la testa le piomba indietro e fa fatica a tenersi in piedi. Ho il tempo di incoccare un’altra freccia.
-bella mira- dice sarcastica e spara un colpo che mi colpisce in pieno la gamba già ferita nell’ultimo combattimento al castello.
Lancio un urlo smorzato e cado sulle ginocchia. Scorgo l’ombra della Coin che mi si avvicina correndo e ricordo di avere ancora la freccia incoccata. Impugno l’arco e trattenendo un’imprecazione di dolore tiro e colpisco il fianco dell’ex presidente. La freccia le rimane conficcata tra le membra e io intanto mi trascino via di lì con la gamba funzionante.
Non riesco ad alzarmi.
Aggiro la Coin che si sta estraendo la freccia dal corpo e mi posiziono alle sue spalle. Sporco di sangue tutto l’immacolato pavimento bianco, lasciando una scia che prelude la mia morte imminente. Sto perdendo troppo sangue.
Faccio fatica a respirare e ciò dev’essere causato anche alla caduta dalla botola.
E se.. tutto questo fosse solo un bluff? Se Finnick e Chays fossero davvero già morti? Se la mia famiglia fosse già stata sterminata e se del Distretto 12 ormai non fosse rimasto più niente? Non sono certa di niente adesso.
Tanto meno della mia sopravvivenza. Potrei morire proprio adesso, qui, per quanto ne so, con un buco nella gamba e senza forze per lottare ancora.
Vedo la Coin che si volta lentamente verso di me, con la pistola interamente macchiata di sangue in pugno.
Il suo viso è rosso del suo stesso sangue che scende dalla ferita alla fronte provocata dalla mia freccia.
Il suo sguardo è truce.
Forse anche lei sai di non avere più molto tempo da vivere. Cerca di fare un passo, ma barcolla e si appoggia al muro.
-non vi lascerò vincere di nuovo- sibila sputando sangue.
Respiro affannosamente e intanto incocco la mia penultima freccia. Anche alla Coin sono rimasti solo due proiettili.
Alziamo l’arma contemporaneamente e tiriamo nello stesso momento.
Non ci crederà nessuno, probabilmente. Se riuscirò ad uscire viva di qui, questa sarà proprio una cosa che tutti ignoreranno, credendo che l’arena mi abbia resa pazza.
Ma è successo così: la freccia e il proiettile si incontrano in aria. Il proiettile manda la mia freccia in pezzi, che però devia il colpo e mi salva la vita. Io abbasso la testa, giusto in tempo per sentire il proiettile che si conficca nel muro proprio sopra di me.
Appoggio allora la testa al muro, sfinita, chiudendo gli occhi per un secondo. Mi mordo le labbra e lascio andare un altro suono stridulo di dolore. Poi sento che la Coin ride.
-ciao, Ragazza in Fiamme- apro gli occhi e la vedo che mi punta la pistola contro.
Penso che spari adesso. Mi ucciderebbe sicuramente, ma non lo fa. Forse non ci riesce, tant’è che cade anche lei sulle ginocchia.
-ciao, Ghiandaia Imitatrice- continuo a fissare la canna della pistola puntata dritta verso il mio petto. Intanto la faretra mi crolla dalla spalla e io ne approfitto per afferrare lentamente l’ultima freccia.
Non farò mai in tempo ad incoccarla.
-va all’Inferno con tua madre, Stella Verde!- grida poi e spara.
Tutto quello che riesco a sentire è … niente.
Nemmeno il dolore.
Il proiettile mi ha colpita alla spalla. La mira della Coin non doveva più essere quella dell’inizio del combattimento. Il suo ultimo proiettile.
Vengo schiacciata contro il muro per il violento impatto. Rimango con gli occhi spalancati.
All’Inferno.. con mia madre.
Mia madre è morta. Ecco perché adesso rimaniamo solo io, mio fratello e mio padre da uccidere. Ma mio padre senza Katniss non ha la forza di andare avanti e non è più una minaccia. Mio fratello è piccolo, non rappresenta un grosso pericolo.
Io ho la stessa età che aveva mia madre quando ha dato vita alla ribellione. Io sono pericolosa.
-No, io vado in paradiso con Finnick, Alma Coin- sussurro. Non so come, con quale forza. Ma lo faccio.
Stringo forte la freccia che ho in mano, la incocco e miro al cuore della donna che mi sta di fronte.
Solo che il braccio colpito dal proiettile mi ricade inerme sulle gambe.
Allora tengo solo la freccia.
Chiudo gli occhi, li stringo.
I giorni d’allenamento. Le spade, i tridenti, i nodi.. i coltelli.
I coltelli.
Impugno ad occhi chiusi la freccia come fosse un coltello. Merope mi aveva insegnato ad usarli.
Apro gli occhi, vedo la Coin che apre le braccia senza il suo solito sorriso e vedo la mia mano che lancia la freccia con estrema precisione. Si conficca proprio nel cuore della donna.
-vacci tu, all’inferno. Ma questa volta per sempre- dico, poi cado sul braccio che ha appena lanciato la freccia.
La vista si offusca e il cadavere insanguinato della Coin diventa ovattato dalla patina dei sensi che se ne stanno andando. I nomi della mia vita mi si ripresentano  in punto di morte. I nomi dei caduti.
Chays.
Finnick.
Katniss.
Peeta.
Jymith.
Merope.
Haymitch.
Aldous.
Quanti di loro sono morti? Quanti di loro sto per raggiungere? Forse finalmente vedrò mia zia Primrose Everdeen. Forse potrò incontrare mia madre e dirle che mi dispiace. Forse.. muoio e basta.
 
  
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