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Autore: Selis    28/09/2012    6 recensioni
Aveva sentito tante dicerie sul suo conto, ma nessuna riguardante certe tendenze. Non che ci fosse nulla di strano sia chiaro, nel regno erano in molti a preferire i giovani ragazzi alle succubi, ma di certo non si era aspettato che il diavolo avesse alluso proprio a quello.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Kreuz apri gli occhi di scatto; si guardò attorno e vide Vyras aprire le pesanti tende poste davanti alla finestra.
« È l'ora di iniziare l'allenamento. Alzati. » disse Vyras senza voltarsi nella sua direzione.
Kreuz gli lanciò un'occhiataccia che venne però prontamente ignorata dall'altro.
« E' proprio necessario svegliarsi tanto presto? »
« Hai dormito a sufficienza. Molti dei demoni presenti nel castello sono svegli da ancor prima che sorgesse il sole. »
« Ecco perché sono tutti così scontrosi. Non dormono abbastanza. »
« Il “non dormire abbastanza”, non è il motivo del loro comportamento nei tuoi confronti. » rispose freddo il moro.
« Lo immaginavo, ma volevo averne una conferma. Posso sapere il motivo? Il diavolo vi ha forse ordinato di non rivolgermi la parola gentilmente?»
« Non ti dare troppa importanza demone. Qua sei nello scalino più basso della piramide gerarchica, il padrone non si scomoda per cose del genere. Non ne ha motivo. Se avesse detto una cosa simile, stai certo che nessuno ti avrebbe rivolto un solo sguardo. »
« Quindi quale sarebbe il motivo? Fate sempre cosi con i nuovi arrivati? »
« Di solito c'è sempre un periodo di prova: bisogna testare quelli nuovi. Potrebbero nascondersi delle spie. » iniziò il moro « Il tuo caso però è diverso. »
« In che senso diverso? Perché ho la coda? »
« In parte è per quello, in molti ti vedono come una minaccia. Ma la cosa che non sopportano è il modo in cui ti rivolgi al padrone, sopratutto dopo l'enorme privilegio che ti è stato concesso. »
« Intendi lo sfruttarmi come pagamento per il processo? » chiese il demone, pentendosene subito dopo aver visto gli occhi del moro allargarsi in modo quasi comico.
« Ovviamente no... » concluse mordendosi la lingua, e fissando il servitore che aveva preso a camminare avanti ed indietro per la stanza.

Vyras si girò di scatto nella sua direzione; dopo aver camminato per diversi minuti, fissò il demone dritto negli occhi, scrutandolo attentamente. Evidentemente il padrone aveva dei piani per il demone, e lui avrebbe fatto in modo che quei piani di cui non era a conoscenza venissero portati a compimento nel migliore dei modi.
« Questa cosa demone, non dovrai dirla ad anima viva. Nel castello sono in molti a volere la tua dipartita, ma non per i motivi che credi tu. Non mi pare il caso di alimentare il loro astio nei tuoi confronti, spargendo in giro notizie del genere. Oggi inizieremo l'allenamento con le armi, hai detto di saper utilizzare la doppia spada. Inizieremo da quello. » Concluse prima di dargli le spalle e andarsene.
Kreuz lo guardò andare via; non avrebbe mai capito gli abitanti di quel palazzo.
Si vestì con tutta calma davanti allo specchio, scegliendo degli abiti comodi e poco ingombranti; se davvero oggi avrebbero usato le armi, non voleva essere intralciato dai vestiti. Scelse una semplice maglia nera, senza maniche e leggermente aderente; e dei comodi pantaloni di un color grigio topo, che aderivano perfettamente alle sue cosce, e finivano poco prima dei polpacci. La coda si muoveva sinuosa dietro di lui; era ormai inutile nasconderla. Tutti nel palazzo sapevano della sua esistenza.
Uscì dalla sua stanza, chiedendo attentamente la porta; dirigendosi poi verso le cucine. Stava morendo di fame.
Non era molto tempo che percorreva quei corridoi, ma nonostante all'apparenza sembrassero tutti uguali, seppe comunque arrivare a destinazione senza perdersi o chiedere informazioni. Quando varcò la soglia delle cucine, molti dei servitori presenti si girarono nella sua direzione; per poi tornare ai propri compiti una volta constatato chi fosse l'intruso. Non ci badò più di tanto, da quello che aveva capito dalla sua conversazione con Vyras, doveva guardarsi le spalle da ognuno di loro. Prese un kardow da una cesta appena poco distante da lui, e fece dietro front, ignorando gli abitanti della cucina e dirigendosi poi verso l'esterno, iniziando a mangiare il succoso frutto. Aveva un gusto strano, un po' acidulo ma nel complesso gradevole; la membrana che ricopriva la polpa era spessa e vellutata, completamente differente da qualsiasi frutto avesse mai visto.
Scese le scalinate che lo avrebbero condotto all'esterno, guardandosi attentamente attorno; in quei giorni non aveva avuto la possibilità di osservare per bene il luogo in cui era finito, avrebbe dovuto chiedere a Vyras di mostrargli per intero il posto. Se davvero doveva passare tanto tempo li, voleva almeno evitare di perdersi.
Il cielo quella mattina era ricoperto da pesanti nubi cariche di pioggia, era un miracolo che non avesse già iniziato a piovere a dirotto; l'aria frustava gli alberi, facendo volare ovunque un'innumerevole quantità di foglie di tutti i colori.
Stava per aggirare il palazzo, quando la voce del moro lo richiamò all'interno.
« L'armeria è da questa parte. »
******

Erano ormai passati due giorni da quando aveva fatto visita all'armeria: ed era da quasi dieci lune che si trovava rinchiuso tra quelle mura, impossibilitato ad andarsene. La stanza esagonale dove erano contenute le armi, era la più grande che aveva visto fino a quel momento; se possibile era anche più grande della sala da pranzo dove aveva cenato la prima volta con il diavolo, e già quella era immensa. A ridosso della prima parete, erano stipate decine di rastrelliere contenenti un'infinità di armi lunghe; dalle più comuni alle più improbabili. Si era guardato attorno meravigliato; attaccati alle pareti stavano diversi supporti su cui erano appoggiati con cura armi corte di tutti i tipi: pugnali da lancio, asce, doppie asce bipenni, guanti chiodati, fruste e spade di tutte le grandezze e dimensioni. Addirittura, appesa con un enorme gancio, vi era una catena chiodata. Non aveva mai visto tante armi tutte nello stesso posto; ma la sorpresa passò subito in secondo piano, non appena posò gli occhi su una doppia spada appoggiata singolarmente su un supporto di krom, sorretto a sua volta da un piedistallo in cristallo.
Si avvicinò piano, ipnotizzato dalla lucentezza delle lame; stava per allungare la mano per sfiorarne l'elsa, quando la voce di Vyras lo fermò.
« Io non lo farei se fossi in te. A meno che tu non voglia morire. » Kreuz girò la testa nella sua direzione, trovando a pochi passi da lui. La mano ancora tesa verso quell'arma meravigliosa.
« Per quale motivo? È maledetta? » Chiese curioso; vedendo il moro scuotere appena la testa in segno di diniego.
« Non è maledetta, ma chiunque abbia provato ad impugnarla non ne è uscito bene. I demoni più potenti se la sono cavata con delle ustioni serie; alcuni hanno rischiato di perdere l'arto. Mentre molti sono morti. »
« E' davvero magnifica, ma è diversa dalle doppie spade che ho visto nei miei viaggi. » La lama è piatta, ed è più larga e ricurva verso la fine, pensò.
« Infatti non è una doppia spada; è una doppia alabarda Perw; non se ne trovano molte in giro, sono originarie di Vèt'horr la terra dei diavoli, e questa è una delle più rare e pericolose. Il suo nome è Ver'kur'dan . Le doppie alabarde sono più difficili da maneggiare, in quanto le lame sono più lunghe e larghe rispetto alle doppie spade; per non parlare poi del fatto che sono ricurve verso l'estremità. »
« L'elsa è più corta rispetto alle doppie spade, questa non raggiunge la lunghezza di un braccio. » Affermò il demone, continuando a guardare l'arma.
« Penso sia fatto apposta per essere maneggiata con maggior facilità; se avesse un'impugnatura più lunga le due lame farebbero fatica a ruotare. » Spiegò il servitore; dando poi le spalle sia all'arma che al demone per avvicinarsi ad una delle rastrelliere, prendendo una doppia spada e lanciandola al demone che la afferrò al volo senza alcuna difficoltà.
« Hai affermato di saper usare la doppia spada, no? Fammi vedere cosa sai fare. » Disse il moro prima di mettersi in posizione.
« Qui? » Chiese stupito il demone.
« Fuori piove, e qua c'è abbastanza spazio per un piccolo scontro. Quel tanto per testare le tue capacità con quell'arma. » Rispose senza alcun tono particolare.
« Come preferisci, sei pronto? »
« Quando lo sei tu. »
Quel giorno il sole splendeva nel cielo, e lui era sveglio già da parecchie ore.
Le due lame brillavano sotto la luce del sole, mandando bagliori accecanti in ogni direzione ogni volta che le faceva roteare sopra la testa. Cambiava mano ad ogni affondo, giocando tra attacchi e parate immaginarie; compiendo movimenti complicati anche per un esperto con estrema facilità. Il moro lo osservava poco lontano quasi ammirato, era la prima volta che vedeva certe mosse che il demone compiva senza alcuno sforzo; non era però l'unico ad osservare quella scena. Da dietro una tenda delle vetrate superiori un altro demone assisteva a quella dimostrazione, e non pareva per niente contento.
Durante lo scontro che si era tenuto nell'armeria, Vyras aveva potuto constatare con i suoi occhi le capacità del demone con quell'arma; e doveva ammettere che se la cavava bene per essere ancora un cucciolo. Aveva avuto un po' di difficoltà, ma gli sporadici scontri del demone non potevano competere con gli anni di esperienza del moro.
« Chi ti ha insegnato ad usare la doppia spada? » Domandò Vyras sinceramente incuriosito. « Non si impara da soli ad usare un'arma del genere. »
« Cos'è, un terzo grado? » Rispose piccato Kreuz; quel discorso non gli piaceva.
« Niente del genere, è solo curiosità. Non sei obbligato a rispondere. » Si difese il moro.
« Preferirei non parlarne. »
« Come preferisci, la mia era semplice curiosità. Per essere ancora un cucciolo sei bravo a maneggiarla. » Concluse appoggiando le mani sulla terra umida e tirando indietro la testa, lasciando così scoperta la gola.
Il demone sbuffò contrariato, e smise di combattere contro il nemico immaginario, andandosi poi a sedere affianco al moro.
« Il suo nome è Zhetr; non so che grado di parentela abbia con me, probabilmente nessuno. Ma da quanto mi ricordi, è sempre stato al mio fianco. Mi ha insegnato a difendermi usando le armi, cosi che non dovessi fare completo affidamento dei miei poteri; mi ha nutrito quando non ero in grado di provvedere da solo, mi picchiava quando combinavo qualche cazzata. Non posso considerarlo come un genitore, ma sicuramente è la cosa più vicina ad un fratello che avessi mai avuto. »
« E lui è come te? Ha la coda? » Chiese curioso.
« E' un demone molto potente, ma non ha la coda. O per lo meno, io non l'ho mai vista in tutti gli anni in cui eravamo insieme. È stato lui il primo ed ultimo a dirmi di nasconderla sotto i vestiti, anche se non ne so tutt'ora il motivo. »
« Come non ne sai il motivo? Non sai a quale razza appartieni? Seriamente? »
« Non mi è mai servito saperlo; ma da quando sono qua sembra che la cosa turbi un po' tutti. Tu sai a quale razza appartengo? »
« Certo che lo so, solo pochi stolti non riconoscerebbero le origini di quella coda. Chi altri ti ha fatto questa domanda? »
« Il tuo padrone; ma non ha risposto quando gli ho chiesto spiegazioni. Suppongo che nemmeno tu lo farai, sarebbe come tradirlo. »
« Precisamente. Però posso dirti che il padrone è rimasto impressionato da te; prima d'ora non aveva mai fatto quello che ha fatto, per nessun altro. »
« Cosa intendi? Anche l'altro giorno nella stanza non hai risposto. » Vyras sospirò, ma rispose comunque alla domanda.
« Ricordi quando mi hai chiesto se fossi innamorato del padrone? » Iniziò il moro; ricevendo l'assenso del demone. « Bene, devi sapere che non tutti la pensano come me; in molti ti vedono come una minaccia, a causa della considerazione che il padrone ha di te. Non che molti di loro siano proprio innamorati della sua persona; ovviamente il padrone è uno degli esseri più belli che ci sono in giro, ma il loro “amore”, risiede nel potere che egli possiede. Sanno che una sua minima parola potrebbe salvarli da morte certa o ucciderli, nutrono un profondo rispetto in lui, e allo stesso tempo lo temono. Tra queste mura il rispetto e l'ubbidienza verso il padrone è tutto; quindi non tollerano il tuo comportamento irrispettoso nei suoi confronti. »
« Cercherò di essere più “ rispettoso ”, infondo la mia permanenza qui penso durerà ancora per molto; ma non assicuro nulla. Non posso garantire lo stesso per il rosso; pare che mi abbia preso in antipatia già dal primo momento, e la cosa è assolutamente reciproca. »
« Intendi Erelày? O Antharèss? » Chiese Vyras.
« Il rosso dai capelli corti, Erelày se non sbaglio. Con l'altro ho avuto poco a che fare, ma non mi sembra come il fratello. »
« Infatti. Anche se sono gemelli, sono si assomigliano per niente di carattere. Hanno uno strano rapporto, non si odiano; ma sicuramente non si amano alla follia. Comunque non dar troppo peso a quello che dice Erelày, si diverte a provocare chiunque solo per testarne le reazioni. »
« A quale razza appartengono? Quei capelli erano pericolosi, incredibilmente taglienti e candi. »
« Non posso svelare i segreti altrui, dovresti chiederlo ad Antharèss. Non credo abbia problemi a rispondere. » Rispose Vyras, girandosi poi a guardare attentamente il demone. Sapeva dove voleva andare a finire con quelle domande, e non aveva alcun problema a rispondere; ma non per questo glie l'avrebbe resa facile, era divertente vederlo in difficoltà.
« Mi sembra giusto... Tu... Tu di che razza appartieni? Orecchie di quel tipo non le avevo mai viste. Quanti anni hai? » Domandò con esitazione Kreuz; non voleva offenderlo, ma non aveva mai visto nulla del genere prima d'ora.
« Ho visto cinquecento sessanta tre inverni, per la mia razza gli anni si contano così. Sono per metà spettro e per metà Krolar. »
« Sei uno spettro? Non ne avevo mai incontrato uno. »
« Metà spettro; mia madre fu stuprata da mio padre, e subito dopo la mia nascita lei cercò di liberarsi di me. Si dice che gli spettri portino sfortuna e disgrazia a chiunque, per questo motivo cercò in tutti i modi di sopprimermi. Ma ero troppo forte per lei, nonostante fossi nato solo da poche ore. Sono un ibrido, quindi il mio sangue doveva essere come quello di tutti gli altri; mi morse per strapparmi un braccio, ma morì a causa del veleno che mi scorre nelle vene. Ho passato diversi anni a nascondermi nei boschi per sopravvivere, finché il padrone non mi ha trovato. »
« Oh... Mi dispiace. Ora capisco il motivo della tua dedizione verso il diavolo, ma non credo che lo abbia fatto solo per carità; sicuramente aveva un tornaconto personale. »
« Non dispiacerti. Era una creatura debole, e si meritava quello che a subito. Per quanto riguarda il padrone, sono consapevole del fatto che non mi abbia “raccolto” solo per il mio bel faccino; ma non è un problema per me. Mi ha salvato e dato uno scopo per vivere; e questo è molto di più di quello che avrei mai potuto sperare. »
« Ad ogni modo non dimostri l'età che dici di avere, sembri molto più giovane. » Affermò il demone con sicurezza.
« Gli spettri invecchiano più lentamente rispetto ai demoni comuni. Io, essendolo solo per metà, ne dimostro fin troppi. »
« E per quale motivo dicono che portate sfortuna? »
« Ma te non sai proprio niente? » Chiese fintamente esasperato il moro, girandosi per l'ennesima volta a guardarlo.
Kreuz arrossì sotto quello sguardo, e abbassò gli occhi colpevole. Non era mica colpa sua, se fino ad ora il suo problema principale era stato il “ mettersi qualcosa nello stomaco”. Dove viveva lui, certe cose non era necessario saperle; non riempivano lo stomaco.
« Non sei obbligato a rispondere se non vuoi. » Rispose imbronciato.
« Non è un problema rispondere, tutti sanno il motivo di queste dicerie, e penso che venga narrato anche su molti libri; mi stupisco solo del fatto che ci sia ancora qualcuno che non ne è a conoscenza. » Continuò divertito Vyras.
« Da dove vengo io sapere certe cose non serve a niente. Li l'importante è svolgere bene il proprio lavoro per essere pagato, nessuno fa caso alle dicerie; ma tengono tutti le orecchie molto aperte. Il traffico di informazioni è una pratica diffusa, ma comporta anche il non parlare con nessuno di determinati argomenti. »
« E tu trafficavi informazioni? » Kreuz lo guardò per alcuni secondi in silenzio, prima di rispondere.
« No. Io prima dell'arresto ero un mercenario, trasportavo solo oggetti vari da un posto all'altro. Sono a conoscenza di molte storie, e ho ascoltato diverse conversazioni sugli argomenti più disparati. Ma non ho mai pensato di ricavarne denaro vendendole. Le informazioni sono pericolose, molti demoni che conoscevo sono morti raccontando alla persona sbagliata certe cose. »
« Sarei interessato ad ascoltarne qualcuna, sempre se ne hai voglia. Prometto di non ucciderti. » Disse ghignando in direzione del demone, che gli rispose allo stesso modo.
« Solo se tu sei disposto a rispondere ad alcune delle mie domande. Le dicerie sulla tua razza, ad esempio. »
« Affare fatto. » Rispose il moro; allungando la mano verso il demone, che la strinse senza esitazione.
« Vyras potresti venire un momento. » Disse una voce gelida, che li fece girare entrambi; poco distante da loro c'era il piccolo servitore che di solito si aggirava sempre nei pressi del cancello principale, Mahan se non sbagliava. Li guardava entrambi con sguardo gelido, aspettando che il moro si avvicinasse.
Kreuz la scrutò attentamente per la prima volta; non ci aveva badato troppo in quei giorni, forse anche per il fatto che per la maggior parte del tempo in cui aveva soggiornato a palazzo, lui si ritrovava a letto. E in quei due giorni in cui si era allenato con Vyras, non aveva fatto molto caso agli altri servitori che scorgeva da lontano. Ora invece, che la vedeva da vicino - e sotto la luce del sole -, poteva affermare con sicurezza che era una ragazza. I capelli erano corti e neri, come quelli di Vyras, ma non aveva le stesse orecchie pelose ai lati della testa; erano appuntite e quasi totalmente ricoperte di strani anellini di metallo, spuntavano dai capelli scuri. Gli occhi erano di un azzurro spaventoso; ricordavano i laghi ghiacciati che si trovavano sulle montagne di Az'derv, e lo guardavano con odio. Era vestita con una semplice tenuta da servitore, molto simile a quella di Vyras e degli altri; ma al posto dei corti pantaloncini che indossavano tutti, lei ne portava un paio lunghi.
Il moro sospirò, ma fece quello che gli era stato detto. Quando Mahan aveva quello sguardo, non poteva aspettarsi nulla di buono; immaginava pure il motivo del suo nervosismo, e non lo condivideva per niente.
« Penso che andrò ad esplorare un po' i dintorni.. Ci vediamo dopo per continuare l'allenamento Vyras. » Disse il demone alzandosi.
« Vedi di non perderti, e non cadere nel precipizio. Non ho intenzione di venire ne a cercarti ne a recuperare il tuo cadavere. » Rispose solo il moro.
« Non ti preoccupare, so badare a me stesso. Ed è impossibile non vedere il castello. » Finì prima di svoltare l'angolo, lasciando così da soli i due servitori.

Gironzolò per un po' nei pressi delle mura, il bosco non era niente di particolare; un'accozzaglia di alberi e cespugli. Percepiva alcuni esseri nascosti tra le chiome degli imponenti alberi, ma non se ne preoccupava; aveva portato con sé la doppia spada, quindi non avrebbe avuto alcun problema a difendersi.
La sua attenzione fu poi attirata verso uno strano bagliore poco distante da lui, che scomparve non appena spostò la mano dal tronco al quale si era appoggiato; si avvicinò di nuovo all'albero, e il bagliore si ripeté, mostrando qualcosa che all'apparenza non c'era. Kreuz spalancò di scatto gli occhi, non appena mise a fuoco quello a cui stava assistendo.


« No! »


L'angolo di Sèlìs:
Salve a tutte. Lo so che volete linciarmi per lo scabroso ritardo, ed in effetti ne avete tutto il diritto; ma mi giustifico con il fatto che ultimamente non è stato per nulla un bel periodo per me. Ho avuto diversi problemi personali che mi hanno demoralizzata, e non me la sono sentita di scrivere. Non ero proprio ispirata! E avevo paura di combinare un casino.
Mi sono però tirata fuori dal tunnel della depressione nel quale ero caduta, mi sono rialzata e, dopo essermi tirata 2 schiaffi di incoraggiamento, ho continuato a scrivere.
Ho scritto talmente tanto che questo capitolo non finiva più! XD
Sette pagine di word... il record per questa Fiction. Quei due parlano davvero troppo per me.
Voglio ringraziare la Nelith, che mi ha ascoltata delirare per tutta la durata di questo periodo di depressione. Povera, ti avrò stressato a non finire con tutti i miei problemi relazionali! ( Mai più baciare qualcuno con leggerezza. Troppi casini. )
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e finisco con il dire che ringrazio davvero tutti quelli che leggono e commentano questa FF!
State aumentando! ç___ç Ma come fate a leggere questa roba?? Lo sapete solo voi...
Byeee <3
   
 
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