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Autore: Emily Kingston    10/10/2012    3 recensioni
Mi chiamo Percy Jackson e sono un mezzosangue.
(...)
La sera del mio compleanno io e Annabeth ci siamo baciati, finalmente, e alla fine dell’estate sono tornato a New York da mia madre e Paul. E tutti vissero felici e contenti, insomma.
Invece no.
Credevo che le mie avventure da semidio fossero finite – o che comunque, mi stessero concedendo una pausa – e pensavo di essere solo un adolescente di Manhattan, figlio di un dio, con una ragazza semidivina, dislessico, con una sindrome di iperattività e disturbo dell’attenzione. Ma ho dimenticato di mettere in conto che sono un mago nell’attirare la sfortuna.

-
Sono passati alcuni mesi dalla sconfitta di Crono e, proprio quando tutti al campo pensavano di poter avere un po' di tregua, Grover si troverà in difficoltà ed un nuovo nemico inizierà a tramare nell'ombra, deciso a distruggere il Campo Mezzosangue. Tra imprese, nuove profezie, bizzarre divinità e strani sogni, riusciranno i nostri eroi a vincere la battaglia?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Grover Underwood, Percy Jackson, Quasi tutti, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#7. Mi vogliono uccidere

 
All’interno, il Bed&Breakfast di Dafne era molto più carino di quel che sembrava guardandolo da fuori.
Delle tendine gialle incorniciavano le finestre, mentre lo spazio era suddiviso in due parti. A destra c’era la reception e a sinistra il bar per fare colazione. Tra le due stanze c’erano le scale che conducevano al piano di sopra.
La ragazza ci accompagnò fino alla nostra stanza e ci disse che ci avrebbe chiamato lei per la cena.
Con un sospiro, mi buttai su uno dei letti.
“Credete davvero che possiamo fidarci?” domandò Nico, facendo cigolare un materasso sotto al suo peso.
“È Apollo che ci ha mandato qui,” ribatté Annabeth.
La vidi con la coda dell’occhio che guardava Rachel, come se si aspettasse che lei confermasse ciò che aveva appena detto.
“Non ci sono mostri, è tutto normale,” disse Rachel.
Era la prima volta che le vedevo davvero collaborare.
Mi passai una mano sul viso e sentii Annabeth che mi accarezzava i capelli. Di solito non era così…affettuosa. Quando la guardai, però, notai il suo sguardo preoccupato.
Qualche ora dopo Dafne venne a chiamarci per la cena.
Ci condusse in una piccola stanza occupata da tondeggianti tavolinetti di legno a tre gambe. Un paio di essi erano stati apparecchiati, mentre tutti gli altri erano ricoperti da un sottile strato di polvere.
“Tu sei quella del mito?” domandò a un certo punto Rachel, guardando Dafne.
Io, Nico e Annabeth ci voltammo verso la proprietaria che arrossì.
Ormai per me non era più una novità incontrare le persone di cui parlavano i miti, ci avevo fatto l’abitudine, però non riuscivo a ricordare la storia di Dafne.
Mi avvicinai ad Annabeth con aria interrogativa.
“Chi sarebbe lei di preciso?”
Sperai che non mi sentisse, ma Dafne spostò lo sguardo su di me.
“Il mito di Dafne e Apollo,” rispose Annabeth, senza neanche prendersi la briga di parlare piano. “Dei, Percy, davvero non lo conosci? C’è una bellissima statua del 1600 su di loro! È di marmo ed è alta duecento quarantatré centimetri e-”
“Ho capito,” la interruppi, prima che cominciasse a sparare dati come un computer. “E cosa dice il mito?”
Annabeth guardò brevemente Dafne che annuì con un sorriso.
“Be’, ci sono varie versioni della storia,” iniziò, rivolgendosi a noi. Rachel conosceva già il mito, a quanto sembrava, ma io e Nico guardavamo Annabeth con curiosità. “Alcuni miti dicono che Cupido, per vendetta, fece innamorare Apollo di Dafne senza essere ricambiato. Così, quando Apollo si dichiarò a lei, lei lo rifiutò. Apollo, però, le corse dietro e lei, invocando gli dei, si trasformò in un albero di alloro,” disse, guardando la ragazza. “Altre storie dicono che un giovane mortale si fosse travestito da donna per avvicinarsi a Dafne. Apollo lo smascherò e poi si dichiarò alla giovane che lo rifiutò. Allora il dio tentò di rapire Dafne, ma lei riuscì a fuggire e durante la fuga pregò Zeus affinché la trasformasse in un albero di alloro,” concluse.
Dafne se ne stava con lo sguardo rivolto verso le ginocchia.
“Quindi,” dissi, voltandomi verso di lei, “tu adesso dovresti essere un albero.”
Lentamente, Dafne alzò il viso e mi puntò gli occhi addosso. Aveva dei profondi occhi blu che non avevo notato prima. Per certi versi avrei detto che mi ricordava qualcuno.
Quando mi guardò fu come infilare le dita nella presa della corrente – non che io avessi mai fatto una cosa così stupida, ma penso che sia un paragone azzeccato.
La ragazza mi sorrise e delle piccole fossette le scavarono le guance; un altro dettaglio a cui non avevo fatto caso.
Improvvisamente, mi resi conto che non riuscivo a smettere di guardarla.
“Vedi, Percy, non tutti i miti raccontano sempre la verità,” disse con tono dolce. “Nel mio caso, Zeus ha fatto in modo che le persone sapessero quello che voleva lui.”
Ero totalmente rapito. Accanto a me c’era Annabeth, la ragazza che avevo sudato sette camice per conquistare, e io pendevo dalle labbra di Dafne.
“E..e cosa è successo davvero?” domandai. Sentivo la gola secca e mi riusciva perfino difficile mettere insieme due parole.
Era una sensazione che avevo già provato, ma non riuscivo a ricordare quando.
Dafne mi sorrise.
“All’epoca io e Apollo eravamo molto innamorati,” iniziò a raccontare. “Ma Zeus non aveva mai visto di buon occhio la nostra relazione. All’inizio credo che abbia pensato che fosse una cosa passeggiera, perciò per un po’ ci lasciò fare, poi, quando Apollo gli disse che voleva rinunciare all’immortalità per sposarmi, si scatenò il putiferio.”
Immaginai il dio Apollo che comunicava a Zeus la sua decisione di rinunciare al suo ruolo divino per una mortale. Probabilmente le fulminate a cui aveva accennato in macchina si riferivano a quel momento.
“Litigarono furiosamente e non vi dico cosa successe sulla terra!” immaginai che la cosa fosse andata molto vicina a ciò che era successo cinque anni prima, quando Zeus e mio padre stavano per entrare in guerra. “Alla fine, Zeus minacciò di trasformarmi in un albero di alloro e Apollo cedette, promettendo che non mi avrebbe mai più rivisto. Ovviamente, il vecchio Zeus sa il fatto suo, perciò mi ha rinchiuso qui e ha fatto in modo che io non me ne possa mai andare.”
La storia di Dafne mi fece pensare a Calipso, anche lei obbligata a stare in un posto per volere di un dio.
“È una storia molto triste,” commentò Rachel, appoggiando le braccia sul tavolo e posandoci il volto.
“Be’, mi stupisce che Zeus si sia presto tanto disturbo,” intervenne Annabeth, pensosa. Come al solito il suo cervello stava macinando idee. “Voglio dire, mortali e dei... succede quasi tutti i giorni! E Apollo non è neanche il primo che ha chiesto di diventare mortale.”
La guardai, stupito. Non le chiesi come facesse a saperlo né chi fossero gli dei che avevano espresso il desiderio di rinunciare all’immortalità: lei era Annabeth, sapeva queste cose e basta.
Mi voltai di nuovo verso Dafne e lei mi guardò di nuovo negli occhi. E di nuovo non riuscii a staccare lo sguardo da lei.
“Annabeth ha ragione,” disse. “Ma il nostro amore era ben più proibito del matrimonio tra un dio e un mortale.”
“Cosa intendi?” intervenne Nico per la prima volta, con aria sospettosa.
Per un secondo mi chiesi se Dafne non facesse lo stesso effetto anche a lui, ma non mi sembrava intontito o cose del genere.
“Io sono una mezzosangue. Mia madre è la dea Afrodite.”
Sentii la mascella staccarsi e cadere da qualche parte sul pavimento.
“A-Afrodite?” balbettai.
Dafne annuì, sorridendo.
Mi ci volle qualche minuto per assimilare la notizia, ma almeno adesso le mie sensazioni avevano un senso.
Devo ammettere, però, che non mi era mai capitato di sentirmi così intontito di fronte a una figlia di Afrodite – e ne avevo conosciute tante.
“Una mezzosangue e un dio?” esclamò Annabeth. “È…è….”
“Impossibile,” concluse per lei Dafne. “Già…”
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, ognuno a pensare ai fatti suoi.
Poi Dafne si alzò e ci rivolse un sorriso luminoso. Penso che se fossi stato in piedi le mie gambe sarebbero state di gelatina.
“Vi porto della cioccolata calda, vi va?” Annuimmo e Dafne sparì in cucina.
Rimasi a fissare il punto in cui era sparita per qualche secondo, finché qualcuno non mi strattonò il braccio.
“Togliti quell’espressione da pesce lesso dalla faccia, Testa d’Alghe,” era la voce di Annabeth. La voce altamente irritata di Annabeth, per essere precisi.
Io scossi il capo, come se quel semplice gesto potesse bastare per scacciare via lo stordimento, e mi girai verso i miei amici.
“E pulisciti la bava dalla bocca,” aggiunse Rachel con acidità.
Guardai Nico in cerca di sostegno – non so esattamente cosa mi aspettassi da lui, magari che mi difendesse dicendo che anche a lui Dafne aveva fatto lo stesso effetto -ma il figlio di Ade si stava tranquillamente facendo i cavoli suoi.
“Tu non…?” chiesi, guardandolo.
Nico alzò lo sguardo su di me.
“Io non cosa?”
Deglutii, se mi avesse contraddetto avrei potuto dire addio alla mia testa semidivina.
“Lui non cosa, Percy?” gli fece eco Annabeth, sfidandomi con lo sguardo a dire quello che sapeva avrei detto.
Era imbarazzante, un po’ perché lei mi fissava come se volesse sbranarmi e Rachel sembrava pronta a prendermi a mazzate in testa, un po’ perché Nico sembrava davvero non avere idea di cosa io volessi chiedergli.
“Ecco qua!” esclamò Dafne, salvandomi per un pelo.
Appena entrò, Annabeth mi afferrò la mano e Rachel si affrettò a spostarsi dal suo posto per venire a sedersi accanto a me e potermi prendere sottobraccio.
Vidi le due ragazze lanciarsi uno sguardo fulminante e mi voltai a guardare Dafne, abbozzando un sorriso imbarazzato.
“Ehm,” esordii dopo qualche minuto, quando tutti stavano bevendo la loro cioccolata tranne me. “Non posso prendere la tazza,” dissi, facendo cenno ad Annabeth che mi stringeva una mano e a Rachel che, essendo attaccata al mio braccio, mi impediva di usare anche l’altra.
Annabeth e Rachel si guardarono, invitandosi con gli occhi a lasciarmi andare.
Alla fine, tolsi delicatamente il braccio dalle mani di Rachel e la mano dalle dita di Annabeth, afferrando la tazza con entrambe le mani.
Se gli sguardi avessero avuto un qualunque potere omicida, a quest’ora io non starei raccontando questa storia, perché sarei già diventato cenere per mostri da un pezzo.
“Come mai vi ha portato qui?” chiese Dafne, evitando accuratamente di dire il nome di Apollo. Dovevano essere ancora molto innamorati, era evidente.
Feci per parlare, ma Annabeth mi tolse le parole di bocca.
“Siamo in missione,” disse. “Dobbiamo cercare un amico scomparso.”
“Oh, siete tutti dei semidei?”
Aprii bocca, ma Rachel mi precedette.
“No, io sono una mortale,” rispose. “Be’, più o meno…”
“In che senso?”
“È la predestinata a ospitare l’Oracolo di Delfi,” disse Annabeth prima che io potessi anche solo avere l’intenzione di rispondere. “Però non ha accettato.”
“Già, preferivo essere una normale,” aggiunse Rachel.
Annabeth la guardò male, ma non riuscii a capire il perché del suo sguardo. Anche se, devo dire che non ho mai capito niente sul perché dei comportamenti di quelle due.
“È una cosa seria? Quella che riguarda il vostro amico, intendo?” domandò Dafne.
“Non seria come Crono,” riuscii finalmente a dire. “Diciamo che è più…un brutto presentimento,” mi voltai verso Nico.
Il ragazzino ricambiò il mio sguardo, ma non disse niente.
“Capisco,” commentò Dafne. Io abbozzai un sorriso gentile.
Annabeth mi piantò una gomitata nello stomaco che mi soffocò per qualche secondo, ma cercai di non darlo a vedere.
“Viene molta gente qui?” domandai.
Dafne si strinse nelle spalle. “Molti autisti che si fermano per una sosta, ma nessuno rimane mai per la notte.”
La guardai in viso, mi sentivo un verme totale, ma in quel momento mi sembrò che gli altri non ci fossero più. Eravamo solo io e lei.
“Non ti senti mai sola?”
Dafne sorrise, alzandosi e prendendo le nostre tazze vuote.
“Oh, sì. È triste essere bloccati in un posto per migliaia di anni.”
Il mio sguardo e quello di Dafne s’incontrarono.
Annabeth e Rachel scattarono in piedi.
“È meglio se andiamo a letto adesso,” disse Rachel, guardandomi.
“Dobbiamo pensare a cosa fare quando arriveremo nella foresta domani,” aggiunse Annabeth, afferrandomi un braccio e tirando in piedi anche me.
Entrambe le ragazze sorrisero a Dafne che, dopo averci dato la buonanotte, sparì in cucina.
Con un diavolo per capello, Annabeth e Rachel mi trascinarono fino in camera, seguite da un silenzioso Nico. Almeno lui si comportava come al solito.
“Annabeth, cosa c’è?” le chiesi, quando si chiuse la porta alle spalle con così tanta forza da farci quasi crollare l’edificio addosso. Va bene, dite pure che sono un ritardato, ma io non avevo idea del perché fosse così arrabbiata.
Ovviamente, Annabeth non prese molto bene la mia domanda, perché si voltò verso di me con la stessa faccia di un Minotauro arrabbiato. E ve lo dico per esperienza, i Minotauri arrabbiati dovete proprio evitarli.
“Ma ti sei visto?” esclamò, puntandomi l’indice contro il petto. “Dei, la seguivi come un cagnolino!”
Arrossii.
“Io…non è vero!” protestai.
Annabeth si appoggiò le mani sui fianchi e mi guardò inarcando un sopracciglio.
“Sono solo stato cortese,” continuai, ben deciso a difendermi. “Lei è stata gentile a ospitarci e poi è così sola, poverina…”
Il sopracciglio di Annabeth si alzò come preda di un tic nervoso.
“Io ti ammazzo,” mormorò, stringendo i pugni. “Percy Jackson, io ti ammazzo!”
Un attimo dopo mi stava picchiando. Intendo proprio picchiando, picchiando.
Cercai di afferrarle le mani, ma mi tirava così tanti pugni che era impossibile afferrarle, allora provai almeno a proteggermi la testa con le braccia.
Per Nico e Rachel che ci guardavano, sarà stata una scena comica immagino, ma fidatevi, non c’era niente di divertente.
Quando, finalmente, riuscii ad afferrarle i polsi e a fermarla, arretrai di un paio di passi, tanto per essere sicuro.
“Io non capisco qual è il tuo problema,” le dissi, più dolcemente possibile.
Annabeth fissò i suoi occhi nei miei e mi accorsi che aveva paura. Glielo lessi chiaro e tondo nello sguardo.
“Che guardavi Dafne come se volessi mangiartela,” rispose Rachel, guardandomi male.
Annabeth si voltò verso di lei con un ringhio.
“Tu stanne fuori!”
In altre circostanze si sarebbero messe a battibeccare, ma Rachel dovette capire che non era aria, perciò afferrò Nico per il braccio e lo trascinò verso i due letti in fondo alla stanza, dileguandosi sotto alle coperte.
Annabeth si divincolò dalla presa delle mie mani.
Non disse altro e andò a nascondersi tra le coperte di uno dei due letti rimasti.
Dopo pochi secondi la raggiunsi, sistemandomi nel letto accanto al suo.
“Vuoi spiegarmi che è successo?” le chiesi dopo diversi minuti, quando fui sicuro che Rachel e Nico stessero dormendo.
Lì per lì, Annabeth non rispose, poi vidi il suo viso fare capolino dalle lenzuola.
“Sei un cretino, Testa d’Alghe.”
“Per Ade, cosa ho fatto, si può sapere?”
Annabeth mi fulminò con lo sguardo.
“Davvero non ci arrivi da solo?!”
Ci riflettei. Il fatto era che sapevo di aver esagerato con Dafne; non avevo rivolto la parola ad Annabeth per quasi tutta la cena. Era solo che mi faceva sentire così male essermi comportato così che preferivo fare finta che non fosse successo e basta.
Poi mi venne in mente cosa avevo provato quando Annabeth aveva invitato David a pranzare con noi, il modo in cui la guardava e come lei sembrava avere occhi solo per lui e tutte le cose che diceva sull’architettura.
Mi ero sentito messo da parte e avevo dubitato dei sentimenti di Annabeth, ecco come.
“Mi dispiace,” sussurrai, allungando una mano verso il letto di Annabeth per cercare la sua. “Sono un idiota, davvero, scusami.”
“Non te ne sei davvero reso conto?” domandò lei, raggiungendo la mia mano.
Sorrisi mentre la stringevo.
“Un po’ sì, ma era come se non riuscissi a fare a meno di comportarmi in quel modo,” le spiegai. “Quando mi guardava negli occhi, era come se….”
“Come se tu non fossi più padrone di quel che dicevi o facevi,” completò Annabeth, scuotendo il capo e sorridendo tra sé. “Afrodite e i suoi regalini.”
Io la guardai con aria interrogativa.
“Con le figlie di Afrodite del campo non mi è mai successo.”
“Dafne è nata migliaia di anni fa, all’epoca gli dei facevano un sacco di regali ai loro figli mortali. E Afrodite regalava alle sue figlie la capacità di ammaliare tutti gli uomini.”
“Oh,” sospirai. “Ma allora perché Nico si è comportato come al solito?”
Annabeth alzò le spalle.
“Forse perché non l’ha guardata negli occhi,” rispose.
“Aspetta, non lo sai,” dissi, guardandola con un mezzo sorriso sulle labbra. Annabeth arrossì. “Non lo sai!” esclamai, puntandole un dito contro. “Tu non sai qualcosa!”
Annabeth sbuffò, lasciando la mia mano e rintanandosi di nuovo tra le coperte.
“Guarda che sono ancora in tempo per ammazzarti,” mi minacciò.
Io sorrisi e, dopo averle lasciato una carezza tra i capelli, mi addormentai. 




-
Allors, buonasera a tutti! :)
Ho solo un paio di precisazioni da fare e poi passiamo ai ringraziamenti! Le due 'versioni' del mito di Dafne le ho prese da wikipedia, quindi, per coloro che non conoscono la storia possono andare a leggersele là (anche se per il web il mito di Dafne e Apollo lo trovate un po' da per tutto :D). Se ci siano dei che hanno pensato di diventare mortali per amore non lo so, quindi potrei averlo inventato di sana pianta, ma era utile ai fini della storia. Anche le questione 'gli dei facevano tanti regali ai loro figli mortali all'epoca degli antichi greci' non so se sia vera o meno, alcune reminescenze di ciò che ho studiato a scuola e dei cartoni animati che guardavo da piccola (Pollon & Co.) mi hanno fatto pensare di sì, ma la mia memoria potrebbe benissimo avermi mentito spudoratamente. Perciò non fate troppo affidamento su queste due informazioni, mi erano semplicemnete utili ai fini della storia, è per questo che le ho inserite.
Benebenebene, thanking corner!
Come sempre, un grazie granderrimo a chi ha recensito il capitolo precedente: Nocciolina puff, gademo e Dandelion to dream
Un altro grazie enorme va a chi ha messo la storia tra le seguite: Alyssia98, Ashleyily95, beautifulday, darksky98, Daughter of Poseidon, Fred_Deeks_Ben, gademo, GretaJackson16, lettoreaccanito e Nanetta4ever
E infine le sette anime che l'hanno messa tra i preferiti: BiBi96, bulmettina, cosmopolitan, gademo, Ginevra Gwen White, Nocciolina puff e Stella_Skys
Davvero mille, mille grazie, non potete neanche immaginare quanto il vostro supporto sia importante per me :3
Mi farebbe piacere che anche gli altri lettori facessero sentire un po' di più la loro voce. Non sono espertissima in questo fandom e vorrei davvero che chi è più esperto di me si sentisse libero di correggermi, darmi consigli. 'Questo personaggio deve essere più così, meno cosà', 'questa cosa deve essere perfezionata'... tutto quello che volete, siate spietati! Sul serio, sono qui per imparare e migliorarmi :)
Di nuovo grazie a tutti ragazzi, spero che questo capitolo non vi deluda. 
A prestissimo (spero), 
Emily. 
   
 
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