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Autore: Ari_92    14/10/2012    19 recensioni
Klaine = eternity.
Una settimana di one-shots per non dimenticarcelo :)
Day 1: Cooper + Klaine_"Misunderstand"
Day 2: Roomates Klaine_"What I did for love"
Day 3: Heroes!Klaine_"Let's be adventurous!"
Day 4: Skank/Nerd Klaine_"Put on your glasses"
Day 5: Photographer/Model_"Collecting you"
Day 6: Dalton Klaine_"The list"
Day 7: Winter in New York_"I do"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: I do
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, fluff (ma TANTO fluff, davvero. Attenti!)
Prompt: Day Seven, Winter in New York
Lunghezza: 3500 parole
Note: Questa Shot è dedicata a tutti coloro che hanno letto I’ll try to fix you e All the ways you saved me. Per gli altri, non preoccupatevi: prendetela come una normale AU in cui Kurt e Blaine vivono insieme a NY, hanno un gatto di nome Lily e si sono dati il primo bacio la Vigilia di Natale.
 
 

 
 




 
Klaine week; Day#7









Winter in New York Klaine__”I do”

 
 
Blaine si svegliò sputacchiando peli di gatto.
Da qualche settimana a quella parte Lily sembrava aver preso la discutibile abitudine di montargli sulla faccia al mattino presto, e nel corso degli anni era diventata abbastanza grassa da rischiare di soffocarlo sul serio.
Blaine si sarebbe volentieri lamentato di questo aspetto, se non fosse che tecnicamente era colpa sua se quel gatto era quadruplicato da quando Finn glielo aveva regalato, esattamente cinque anni prima: se da una parte Kurt faceva di tutto per rifilargli dell’equilibrato cibo per gatti, era lui quello che le allungava le peggiori schifezze più o meno di nascosto.
 
Quindi sì, stando zitto avrebbe fatto più bella figura.
Si portò le mani in corrispondenza del viso e afferrò la palla di pelo allegramente depositata su di esso, spostandola al suo fianco. Lily miagolò infastidita, acciambellandosi poi contro di lui; Blaine fulminò con lo sguardo quella grassa, approfittatrice gatta pelosa: quando Kurt era nei paraggi non lo considerava minimamente, e ora sembrava essere diventato improvvisamente il suo preferito.
 
Quel pensiero non poté che scatenare un moto di tristezza in Blaine: Kurt.
 
Per quanto lo ferisse ammetterlo, non poteva davvero negare il modo drastico in cui le cose erano cambiate tra di loro nel corso degli ultimi mesi.
Certo, il lavoro li teneva costantemente impegnati e naturalmente la vita si era fatta più frenetica di quanto non fosse quando erano solo due adolescenti pieni di sogni appena approdati a New York.
 
Era inevitabile, disincantarsi, insomma; solo che Blaine non credeva sarebbe successo così presto. Che poi cinque anni non era esattamente presto, ma gli mancava lo sguardo carico di aspettative e ammirazione che riempiva gli occhi del suo ragazzo quando camminavano insieme per le strade della città; gli mancava il modo rilassato e un po’ timido con cui lo teneva per mano, quando ancora entrambi cercavano di abituarsi al fatto che potevano farlo senza paura di essere presi di mira, o di essere fotografati.
Gli mancava svegliarsi con le sue braccia strette attorno alla vita, e ricordarsi poco alla volta – al ritmo del sonno che si allontanava – di aver fatto l’amore con lui.
 
C’erano tante piccole cose che mancavano a Blaine, tanti dettagli che avevano finito per sfumarsi nelle settimane, mentre loro due crescevano e le smancerie da adolescenti cadevano nel dimenticatoio.
Non poteva negare di sentirsi parecchio infantile a pensare quelle cose, ma era la verità: era più di un mese che le cose erano cambiate, e lui avrebbe solo voluto poter essere lo stesso idiota romantico di sempre.
 
“Blaine? Sto uscendo.” 
Kurt fece capolino in camera da letto, togliendogli il respiro come la prima volta che l’aveva visto: diventava più bello ogni giorno che passava, per quanto fosse umanamente possibile. Ci era voluto del tempo, ma alla fine ogni singola traccia di paura era stata definitivamente spazzata via da quegli occhi che tanto avevano sconvolto il suo mondo, quando erano ancora soltanto due compagni di armadietto.
Blaine gli sorrise istintivamente, augurandosi che non cogliesse quella piccola punta di malinconia che nascondeva.
 
“Okay. Sei proprio sicuro che non vuoi che ti dia una mano? Lascia almeno che chiami i miei genitori- ”
“Blaine. Quante volte devo dirtelo? Tutto quello che devi fare è rilassarti e lasciare che ci pensi io. Vedrai, sarà la più bella festa della Vigilia di sempre.”
 
Ed erano settimane che Kurt andava avanti con quella storia: per la prima volta da quando si erano trasferiti a New York non sarebbero tornati a Lima per le vacanze di Natale, ma sarebbe venuta Lima da loro. Avevano invitato proprio tutti: gli ex Warblers, Burt e Carole, Richard, Meredith e le vecchie New Directions al completo. O almeno così gli aveva annunciato Kurt una mattina di qualche mese prima, entusiasta all’idea di organizzare quella grande rimpatriata a New York in occasione dall’affitto da parte loro di un appartamento singolo.
Avevano abitato con Finn e Rachel anche troppo a lungo durante gli anni trascorsi al college e quando quella primavera avevano trovato il modo di andare a vivere da soli non ci avevano pensato due volte.
Blaine annuì, vagamente infastidito di non poter dare il minimo contributo per l’allestimento della festa.
 
“...Va bene.” Kurt gli sorrise, piegandosi sul letto per lasciargli un delicato bacio sulle labbra.
“Bravo. Ci vediamo direttamente alla festa? Passano a prenderti Rachel e Finn.”
Blaine gli rivolse un nuovo cenno affermativo, poco importava se in realtà si sentiva vuoto come mai gli era capitato da quando era insieme a Kurt.
Forse era stato lui a fare qualcosa di sbagliato, forse c’erano dei segnali che non aveva colto.
 
O forse era semplicemente troppo infantile aver sperato che – dopo tutti quegli anni – Kurt volesse ancora festeggiare in modo speciale la vigilia del loro primo bacio.
 
 

***

 
 
“Pronto?”
“Rachel?”
Kurt! Oh mio Dio. Oh santissimo- ”
Non ricominciare, ti prego. Piuttosto, hai chiamato Mercedes e le altre?”
“Non preoccuparti: siamo organizzatissimi. Stasera spedisco Finn a prendere Blaine, gli farò dire che io non ci sono perché aspetto direttamente alla festa.”
“Okay, perfetto. Io vado allora.”
“Vai. Kurt?”
“È una follia?”
“È perfetto.”
 
 

***

 
 
Blaine si annodò il cravattino attorno al collo, con decisamente meno cura di quanto non ne impiegasse di solito: la verità era che avrebbe preferito passare la serata a preparare un programma dimagrante per Lily che andare a quella stupida festa.
E in realtà non la trovava nemmeno stupida – era stato il suo Kurt ad organizzarla dopotutto – ma il ricordo dello scorso Natale era troppo vivido nella sua memoria per pretendere di non pensarci.
 
Blaine aveva fatto prenotare il tavolo migliore del ristorante di Westerville dove avevano trascorso il loro primo appuntamento e Kurt si era presentato con una caterva di rose rosse. Il loro programma di prendersi tutto il tempo necessario per godersi la serata era allegramente saltato alla seconda portata, quando Kurt gli aveva più o meno esplicitamente fatto capire che sarebbe stato opportuno darsi una mossa se non era nei suoi piani essere denunciato per atti osceni in luogo pubblico.
Non guidarono nemmeno fino a casa, quella sera: parcheggiarono in una delle numerose distese d’erba incontaminata da qualche parte nei pressi di Westerville e fecero l’amore così, in quell’auto buia circondata di notte buia, che inghiottiva le loro voci e confondeva i loro sorrisi.
 
Blaine avrebbe saputo ancora tracciare con precisione millimetrica i contorni delle sue labbra piegate verso l’alto, il modo in cui lo teneva tra le sue braccia come se non avesse altro a cui aggrapparsi in tutto il mondo.
Ed era esattamente così che Blaine si sentiva, come la Vigilia di Natale dell’anno scorso. Con la differenza che Kurt non sembrava pensarla allo stesso modo.
 
Il campanello di casa trillò nell’esatto momento in cui Blaine stava appoggiando a terra la ciotola di Lily, la quale stava già gongolando nell’attesa. Il ragazzo alzò un sopracciglio, stranito: di certo non si aspettava che Finn e Rachel sarebbero stati così puntuali nel venirlo a prendere; probabilmente Kurt aveva dato loro direttive ben precise. Era piuttosto perfezionista quando si trattava di organizzare un evento: Blaine sperò che una volta trascorsa quella serata che predisponeva da così tanto tempo sarebbe tornato ad essere il Kurt di sempre perché era chiaro, evidente che ci fosse qualcosa che non andava. Per quanto si sforzasse, non riusciva ad inquadrare il problema.
Blaine raggiunse velocemente la porta, lanciandosi un’ultima occhiata nello specchio accanto all’ingresso.
 
“Blaine! Ciao, amico.”
“Ciao, Finn. Rachel è in macchina?” Chiese subito, piuttosto stupito di non aver ancora nessuna ragazza urlante tra le braccia. Lui sembrò quasi preoccupato.
“Cosa? Uhm... No, no. Ci aspetta direttamente alla festa.” Borbottò, evitando il suo sguardo in favore di Lily, che si stava abbuffando qualche metro più in là.
“Lily! Adorabile gattina- ”
Gattina di mezzo quintale, Finn.” Precisò Blaine, adocchiando con aria critica il trasporto con cui si era avventata sui suoi croccantini. Blaine afferrò portafoglio e cellulare e li infilò nella tasca dei jeans, per poi spegnere la televisione e curarsi di lasciare una luce accesa per Lily.
 
“Okay, ci sono. Possiamo anda- ...Finn?!”
Finn stava piangendo. Non in chissà che accezione metaforica: Finn stava piangendo sul serio, con tanto di lacrimoni e naso che gocciola. E poi si lamentava degli sbalzi emotivi di Rachel.
“Finn! Stai bene?” Lui lo liquidò con gesto della mano, facendosi aria.
“Sì, sì... È solo che sembra ieri che vi ho regalato Lily. Che eravamo ancora al liceo, e...” Giù altra serie di lacrime. Cosa c’era che non andava in quel ragazzo?
 
“Finn...”
“Andiamo, o faremo tardi.”
Blaine annuì confusamente, deciso a non indagare oltre sulle cause di tutta quell’improvvisa commozione e malinconia dei bei tempi andati: chissà, magari anche tra lui e Rachel ultimamente le cose stavano prendendo una piega diversa.
Lo seguì fino al piano terra, salendo poi sull’utilitaria che in qualche modo erano riusciti a permettersi. La festa si sarebbe tenuta in un locale tranquillo poco distante da dove abitavano, abbastanza grande per accogliere i pochi che avrebbero trascorso la Vigilia di Natale lontani dalla serenità di una cena in famiglia.
 
Peccato che appena uscito dal parcheggio, anziché svoltare a sinistra in direzione del posto incriminato, Finn imboccò allegramente la prima a destra.
Prima di prendere conclusioni affrettate Blaine premette il naso contro il finestrino, nella speranza di riconoscere una via alternativa per raggiungere lo stesso posto; purtroppo per lui la bufera di neve circostante non era particolarmente utile nell’impresa.
 
“Ti prego, dimmi che Kurt ti ha spiegato bene dov’è il posto...”
“Me l’ha spiegato benissimo, non preoccuparti.” Asserì lui, continuando a guidare con le lacrime agli occhi, affatto turbato dai fiocchi di neve che vorticavano tutt’intorno. Blaine fu colpito da un’improvvisa illuminazione.
“Finn, no. Qualunque cosa ci sia di così terribile non è niente di irrisolvibile- ” Incominciò, guardandolo con apprensione.
“Il suicidio non è mai l’alternativa migliore.” Finn scoppiò a piangere più forte.
“Ma quale suicidio, Blaine Anderson?! Sta’ zitto e fammi guidare.”
“No! Non posso lasciar guidare un pazzo in lacrime in mezzo a una bufera! Ci ammazzeremo Finn, e io non ci tengo a- ”
“Siamo arrivati.”
“-a morire proprio adesso che... Cosa?”
“Ho detto che siamo arrivati, Blaine. E ora esci da questa macchina.” Farfugliò, soffiandosi rumorosamente il naso in un fazzoletto di carta.
 
Di nuovo, Blaine provò a sbirciare fuori dal finestrino; di nuovo, non vide altro che una fitta pioggia di piccoli puntini bianchi, che imbiancavano l’asfalto sporco di New York come un’infinità di aghi sottili.
Il ragazzo aprì cautamente lo sportello dell’auto e scese, richiudendoselo alle spalle in modo da non far entrare una valanga nella macchina di Finn.
Gli bastò ripulirsi le ciglia dai piccoli fiocchi che vi si erano intrappolati per sapere con certezza che quello non era affatto il locale descritto da Kurt, anzi, Blaine sapeva benissimo dove si trovavano.
 
“Finn? Non era qui che Kurt ha det- Finn!!”
Con una sgommata piuttosto preoccupante Finn era ripartito, lasciandolo solo in una tempesta di neve, sul bordo della strada.
 
Quantomeno – nella sua sconclusionata follia – l’aveva piantato esattamente davanti a dove abitava con Rachel e, fino a poco tempo fa, anche con lui e Kurt.
 
Non appena vide la luce della finestra accesa tirò un sospiro di sollievo: se Rachel era ancora lì, forse Kurt non l’avrebbe ucciso per il suo ritardo alla rimpatriata.
 
 

***

 
 
Rachel aprì la porta al terzo squillo di citofono. Se non fosse stato per il fatto che quella non era Rachel.
 
“Kurt...?”
Lui gli rivolse un sorriso nervoso eppure – per qualche ragione – il più bello che Blaine ricordava gli avesse mai regalato. Mentre mille dubbi si insinuavano nella sua testa, tutto ciò che era in grado di fare era ingoiare a vuoto, nel tentativo di impedire al suo cuore di rotolare all’indietro fino allo stomaco.
 
“Blaine. Finn è riuscito a non fare troppi danni, allora.”
Blaine socchiuse le labbra, di secondo in secondo più confuso – ed ora anche intenerito, nel vedere il foulard blu cobalto che accarezzava il collo di Kurt; il suo primo regalo di San Valentino.
“...Non capisco. Sei stato tu a dire a Finn di portarmi qui? E dov’è Rachel? E la festa? Arriveremo tardi alla festa- ”
“Ehi, ehi. Giuro che c’è una spiegazione a tutto. Vieni?”
 
Gli tese una mano oltre la porta ancora socchiusa, e per Blaine afferrarla fu automatico.
Era sempre stato così, tra di loro. Quando uno dei due non sapeva che direzione prendere, c’era sempre una stretta rassicurante pronta a fargli imboccare quella giusta.
Kurt strinse le labbra e sbatté più volte le palpebre, quasi stesse cercando di ricacciare indietro delle lacrime: sperò solo che questo non c’entrasse con il comportamento di Finn di poco prima, perché a quel punto avrebbe potuto davvero iniziare a credere che fosse morto qualcuno. Ma no; gli occhi di Kurt erano troppo vivi e brillanti per questo.
 
Lo condusse nell’ingresso lentamente e, quando lo raggiunsero, Blaine non riusciva a credere ai suoi occhi.
 
La loro vecchia casa, quella in cui tutt’ora abitavano Finn e Rachel... era vuota.
Completamente vuota, come se si fosse aperto un buco nero in mezzo al pavimento e avesse inghiottito tutto quanto. Tutto ciò che rimaneva era uno spesso tappeto rosso steso ai piedi del caminetto acceso, e una piccola montagnola al suo fianco, il cui contenuto era nascosto da un drappo di stoffa dello stesso colore.
Tutto il resto era un finto parquet, le pareti spoglie e il lampadario spento. Sul vetro della finestra chiusa continuavano a sbattere i fiocchi bianchi della neve, resi rossastri dal riflesso del fuoco che picchiettava pochi metri più in là.
 
“K-Kurt? Cosa è successo qui dentro...?”
Mormorò lentamente Blaine, cercando di ignorare la miriade di possibili scenari che inevitabilmente prendevano a farsi strada nella sua immaginazione. Il suo ragazzo gli strinse più forte la mano, accarezzandogli la guancia con quella libera.
Blaine si perse nel contatto delicato di quelle dita affusolate sulla sua pelle, e bastò che lo sfiorasse per farlo girare verso di lui.
 
Un attimo dopo Kurt aveva appoggiato le labbra sulle sue, con un’attenzione e una dolcezza tali che – di punto in bianco – Blaine non sentiva più nessuna necessità di appurare cosa stava succedendo.
In quel bacio leggero, svolazzante come i fiocchi di neve, Blaine ritrovò lo stesso identico Kurt di tanti anni prima, quello ancora un po’ ferito, ma con una forza, una bellezza tale da rendere tutto il resto un confuso ammasso sbiadito.
 
Blaine si disse che sì, in fin dei conti quei mesi un po’ strani da parte del suo ragazzo dovevano essere dovuti solo ai preparativi della festa. La stessa festa a cui ora non stavano andando, ma di nuovo, a Blaine non importava sapere perché.
 Tentò di allungare una mano verso la sua guancia, solo per tenerlo lì, solo per imprigionare un po’ più a lungo quel piccolo momento perfetto. Ma Kurt si fece indietro, guardandolo dritto negli occhi nella penombra della stanza. Brillavano con una tale intensità che Blaine non riusciva nemmeno a persuadersi che fossero reali, dopotutto.
 
Sono innamorato di te.”
 
Blaine sentì le ginocchia cedergli, solo un po’.
 
“Kurt- ”
“È stata questa la prima cosa che ho pensato quando ti ho baciato per la prima volta. Avrei dovuto sentirmi in colpa, odiarmi per quello che avevo fatto e lo sai quanto mi sono colpevolizzato, dopo.”
 
Kurt gli accarezzò uno zigomo con il pollice, tracciando delicatamente i contorni del suo viso.
“...Però, sì. Prima ancora di riuscire a pensare nel vero senso della parola, sentivo di amarti. E sapevo che non sarei riuscito ad amare in quel modo nessun altro, mai.”
 
Blaine aveva gli occhi aperti, pieni di lacrime che non sapeva quando e come esattamente avessero avuto modo di formarsi.
Kurt... Kurt non era mai stato così schietto, così sincero sui suoi sentimenti. Aveva sempre cercato un modo di proteggerli, senza mai esternarli come stava facendo in quel momento, regalandoglieli con gli occhi, la bocca e il contatto della loro pelle.
Glielo stava dicendo lentamente, guardandolo con quelle iridi chiare che tremavano appena nei contorni rossi delle fiamme del fuoco in fondo alla stanza.
Kurt si mosse appena e Blaine lo seguì, in silenzio, andandosi a sedere affianco a lui sul tappeto vicino al caminetto.
 
“Non ti ho mai ringraziato abbastanza, Blaine. Non ho mai trovato le parole giuste per spiegarti che quando dico che tu significhi tutto per me, lo intendo davvero.”
Un sospiro tremolante lasciò le sue labbra, nello stesso istante in cui il profilo di una lacrima gli si aggrappava alle ciglia.
 
“Quando ci siamo visti per la prima volta... io non ero niente. Non sentivo niente.
È stato solo grazie a te, al tuo modo di amarmi, di essermi amico se sono la persona di oggi. Io non... io non so se sarò mai capace di farti capire che mi hai salvato la vita, Blaine. L’hai fatto e continui a farlo ogni giorno, semplicemente stando al mio fianco.” Kurt rise, asciugandosi con una mano tremante la guancia.
 
Blaine era sopraffatto da tutto quello, era quasi troppo da gestire.
 
“Kurt, amore...”
“Avevamo detto che New York sarebbe stato un nuovo inizio per noi. Te lo ricordi?”
“Certo.”
“E ti ricordi come è stata la nostra prima notte qui?” Blaine sorrise, mentre le immagini gli accarezzavano la mente.
 
“È stato proprio qui. Finn e Rachel ci avrebbero raggiunti il giorno dopo e... Noi siamo rimasti in questa stanza, senza nemmeno un mobile né la corrente elettrica.” Rievocò con un sorriso, mentre uno alla volta gli tornavano in mente i commenti stizziti che aveva fatto il suo ragazzo su quest’ultimo aspetto. Kurt continuava ad accarezzargli un lato del viso, con gli occhi umidi e i lineamenti rilassati di chi è perfettamente in pace con il mondo.
 
“Ho voluto che stasera fosse proprio come cinque anni fa. E mi dispiace di essere stato un po’ distante in queste settimane, è solo... Ho mobilitato un po’ tutti perché fosse perfetto.”
Blaine lo fissò, di nuovo con la stessa confusione sepoltasi poco prima dietro quell’infinito universo di sensazioni che Kurt era in grado di fargli provare.
 
“In questi giorni dopo il lavoro ho dato una mano a Finn a sgomberare tutto, e l’ho convinto a portarti qui stasera.”
Rimosse la mano dalla sua guancia, muovendola a tentoni verso il piccolo fazzoletto rosso che nascondeva qualcosa di non meglio identificato.
Blaine stava per distrarsi e guardare, ma la presa ferrea dell’altra mano di Kurt sulla sua glielo impedì: i suoi occhi, questo era tutto quello che riusciva a vedere.
 
“Blaine... Sono passati sei anni da quando ci siamo baciati per la prima volta. E te lo giuro, da allora non c’è stato un singolo momento in cui ho dubitato che tu sei, sei sempre stato e sarai sempre l’amore della mia vita.”
 
Kurt frappose tra di loro una scatolina di velluto scura, e il cuore di Blaine perse un battito.
 
“Io... io vorrei davvero sapere qual è la frase perfetta da dire in un momento come questo. Ma non la so. Non so questo e non so un mare di altre cose, ma so che ti amo. Ti amo con tutto me stesso e sarei onorato e se mi concedessi di continuare a farlo per tutto il resto della mia vita.”
 
Poi Kurt aprì la scatolina nera, e Blaine vide le sagome di due sottili cerchi bianchi sprizzati del rosso delle fiamme affianco a loro, indefiniti per colpa dei suoi occhi pieni di lacrime.
Il profilo degli anelli si confuse con il sorriso aperto e pieno di speranza di Kurt, che lo guardava nello stesso modo in cui Blaine guardava lui, come se qualcuno avesse deciso di incarnare la perfezione in un semplice essere umano.
 
E Blaine ne era certo: in quell’esatto momento, in quel piccolo, intimo silenzio che aveva seguito le parole di Kurt c’era solo questo tra di loro, perfezione. Perfezione di sentimenti, perfezione di immagini e perfezione di perfezione.
 
“Mi vuoi sposare, amore mio?”
“Sì.”
 
E c’erano tante cose che avrebbe voluto aggiungere.
Sì, perché gli era bastato vederlo la prima volta per capire che il suo stesso cuore aveva già smesso di appartenergli. Sì, perché aveva sempre pensato di volersi addormentare ogni sera tra le sue braccia e svegliarsi dicendogli che no, non aveva bisogno di tutte quelle sue creme: era bellissimo così com’era. Sì, perché la prospettiva di passare la vita ad amarlo era qualcosa che gli faceva battere il cuore più forte, esattamente come quando erano ancora dei ragazzini alle prime armi.
 
Il sorriso di Kurt – il meraviglioso sorriso di Kurt, che avrebbe davvero potuto vedere ogni giorno, per sempre – si ampliò, mentre un nuovo paio di lacrime tornavano a scorrere sul solco delle precedenti.
 
“Sì?”
“Sì. Ti amo così tanto, Kurt...”
 
Prendere quegli anelli così sottili con mani che tremavano così tanto e occhi completamente offuscati dalle lacrime non fu esattamente semplice. Quando ci riuscirono, Blaine afferrò delicatamente il polso di Kurt e baciò esattamente dove l’anello e la pelle si congiungevano, sentendolo rabbrividire sotto le sue labbra.
 
Non passò molto tempo prima che entrambi si fossero distesi sul tappeto affianco al caminetto, con Kurt sopra di lui che gli sbottonava lentamente la camicia, senza smettere di ridere e piangere in quel modo che lo faceva sembrare ancora più splendido del solito.
 
Era perfetto, ed era suo. Per sempre.
 
“...E la festa della Vigilia?” Kurt sogghignò, continuando a sganciare i bottoni dalle asole.
“Non c’è nessuna festa della Vigilia, Blaine. C’è una festa di Natale, domani a casa nostra.” Blaine sorrise più apertamente, dopo avergli dato l’ennesimo bacio della serata.
 
“Quindi questa serata è tutta per noi?”
“Questa, e tutte quelle che verranno.”
 
 

***

 
 

 
 
 
 











Eccoci qua :’) *a tutti cadono definitivamente i denti cariati* ... *Finn commosso all the ways*
Cosa dire? Con questa ultima Shot siamo ufficialmente arrivati al capolinea della breve ma intensa settimana dedicata alla Klaine.
Ci tengo a ringraziare con tutto il cuore tutti coloro che hanno seguito questa raccolta, da chi si è commosso a chi si è fatto quattro risate, chi l’ha addirittura aggiunta ai preferiti (siete adorabili) e le meravigliose persone che l’hanno recensita (ora che ho finito, avrò finalmente tempo per rispondere a tutti i commenti arretrati)!
Già che ci sono, ne approfitto per ricordare che durante la prossima settimana pubblicherò il primo capitolo della mia nuova long, “Never look back”: una Klaine con anche un pizzico di Faberry.
 
Per spoiler, notizie, curiosità e scleri vari potete trovarmi sempre qui, nella mia pagina facebook: http://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
O in alternativa se vi annoiate vi va di farmi qualche domanda, anche su ask: http://ask.fm/Nonzy9
 
A presto! E ricordate che non importa cosa quel troll di Ryan e la sua schiera di RIB assassini combineranno alla nostra Klaine: non dobbiamo farci abbattere perché tutto quello che sono stati in grado di trasmetterci, tutte le persone che hanno ispirato non sono minimamente comparabili a uno script insensato come quello della 4x04.
 
Perciò Klainers, non abbattetevi :)! E, soprattutto, courage <3
  
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