Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Love_in_idleness    07/05/2007    0 recensioni
C'è una sola cosa che accomuna tutti gli uomini in tutto il mondo - il Tempo. Probabilmente, in un angolo del pianeta, nello stesso istante, un’amicizia nasce ed un’altra si spezza; qualcuno porta il lutto, qualcuno ricomincia a vivere; qualcuno muore, qualcuno nasce; qualcuno si innamora, qualcuno si dimentica la passione; qualcuno vive incubi abissali, qualcuno contempla un paesaggio nell’assoluta solitudine. *AVVERTENZA* - la storia è formata da one-shot slegate tra loro. Solo il capitolo II è drammatico e il capitolo X shonen-ai.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Penultimo capitolo

Penultimo capitolo. La mia testa sta per esplodere sapete...

 

XI.

[Copenaghen; Ventuno Novembre 2006, 17.58]

 

Il tempo è sempre lo stesso in ogni luogo. A volte cambia l’ora, a volte il giorno, a volte la luce. In ognuna di queste sue trasmigrazioni permane la stessa essenza, lo stesso movimento proteso in avanti. È fondamentalmente un attimo cristallizzato nell’infinito, un unico istante vissuto da milioni di anime – quel tempo era un pomeriggio di fine Novembre che l’autunno dipingeva di un’oscurità prematura, avvolgendolo del rosso, del rosa, del giallo e dell’ocra di una tramonto infuocato sul Mare del Nord.

Sedendosi sulla panchina e lasciandosi andare alla vista aperta sul canale di Nyhavn, Eike guardò distrattamente l’orologio. Erano le cinque e cinquantotto minuti appena, e quelli erano gli ultimi secondi di luce di una giornata come tante altre.

Decise di rimanere su quella panchina, davanti a quel panorama, anche se non si sentiva più stanca, e di attendere nel suo posto ventoso e freddo un crepuscolo che sarebbe presto arrivato. Non lo voleva davvero. Desiderava il giorno perpetuo. Per quanto si sentisse romantica e per quanto, in certi versi, amasse il tramonto e la notte più di altri momenti della giornata, non poteva non constatare che Nyhavn raggiungesse la sua bellezza più grande nello splendore fulgido del sole, specialmente durante quei giorni rannuvolati, quando la luce filtrava lievemente scurita da una patina di grigiore evanescente – non del blu straordinario che si può ammirare nei cieli del sud, sopra i mari caldi, ma del blu cangiante, sfumato di malinconia che dipingeva i cieli sopra gli Oceani. - Questo colore mesto, opaco, - Pensava lei. – E’ più vivo sulla mia terra che un cielo turchino sul Mediterraneo. È come se lì fosse tutto secco, tutto prosciugato da un nitore abbacinante, mentre il nostro cielo Scandinavo, sfumato dalla pioggia, pulisce ogni cosa che tocca e regala al suo mondo uno splendore ed una riverberanza sconosciuti alle coste calde. –

In un certo senso era vero. Della sua Copenaghen, Friederike amava soprattutto i colori vivissimi. Era come se il cielo coperto e burrascoso e le piogge frequenti spazzassero via la polvere e la patina di offuscamento che a volte si depositava sulle cose. Non solo il cielo era più vivido. Le case erano più vivide, i parchi erano più vividi, le persone erano più vivide con quei capelli biondi e quegli occhi azzurrissimi, e una pelle tanto rosea e fresca.  

Tutto ciò impressionava molto la sua fantasia sfrenata. Quelle stesse tinte penetravano nella sua mente e vi rimanevano, diventando ricettacolo dei momenti della memoria. Eike collegava molte sensazioni e molti ricordi alle percezioni esterne, specialmente i colori così forti e luminosi della sua Danimarca. Non poteva non pensare all’azzurro sfocato senza essere colta da brividi di freddo, o al bianco totale senza sentire dentro di sé una sorta di perdita ed una vacuità misteriosa.

Per questo Nyhavn era così bella, splendida, scintillante nella sua testa – perché era magnificamente colorata. Ognuna delle facciate di quelle case di legno particolari e storiche, coi loro gialli, coi loro rossi, coi loro blu, coi loro verdi, le risvegliava una sensazione speciale, un senso caratteristico dentro il quale lei poteva perdersi con una facilità estrema.

Certe volte si fermava sola per quella strada affollata. Mille persone le scivolavano accanto senza curarsi della sua figura fragile immersa in contemplazioni profondissime. Le transitavano vicino e se ne andavano via senza disturbarla. Li amava per questo. Per la loro discrezione. Per la loro svogliatezza. Per il modo indifferente in cui si allontanavano e la lasciavano sola coi colori del mondo. Perché nonostante tutto Eike pensava fosse indispensabile, almeno una volta al giorno, ritagliarsi un momento di assoluta solitudine, di inesprimibile autarchia, e con questo vago distacco osservare al di fuori per riscoprirsi un po’ dentro.

Allora poteva fermarsi lì, su quella panchina, su quella strada, e credere di essere sola in un universo alternativo dominato da giochi di luce. Poteva guardarsi intorno e ricordarsi di quando era bambina, o immaginare del suo futuro, o semplicemente riflettere sul presente, nell’astrazione dolcissima dei sogni e delle aspettative ancora piene di fiducia.

Tutto questo, effettivamente, andava compiuto alla luce del sole. Nyhavn di notte era molto bella, era splendida, ma perdeva la veemenza magica insita nella sua luce fantasmagorica. Quando i lampioni si accendevano, si spegneva l’immaginazione di Eike. Allora lei prendeva le sue cose e si alzava distrattamente per tornare nella sua casetta tutta variopinta.

Per il momento rimaneva lì, sul limitare del giorno, intenta a godersi ogni attimo di quel fulgore in declino. Lasciava correre i suoi pensieri senza nessun freno e senza nessuna imposizione. Voleva solo respirare l’aria fredda.

Eike si sentiva decisamente bene. Quel minuto che si concedeva di tanto in tanto era come una zona immacolata della sua vita che, nonostante tutti i dolori, tutte le frustrazioni, tutta la felicità, preservava intatta la sua straordinaria, quieta serenità. Ed era così anche quella volta, in quell’ora qualsiasi di un qualsiasi giorno di Novembre, che con la sua solitaria luminosità rischiarava, ancora per poco, il canale macchiato di mille colori indelebili.

 

[Contemplazione]

 

___

Non so se avete presente Nyhaven. E' la via centrale di Copenhagen attraversata da un canale, e tutta colorata. Mi ha sempre affascinata...  

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Love_in_idleness