Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: Chara    24/10/2012    8 recensioni
«Il pubblico di St. Louis non aveva accettato la nostra interruzione, la gente stava distruggendo l’edificio facendo cose che neanche noi credevamo possibili. Era davvero avvilente, e imparammo a non scherzare con la folla fino a quel punto. Axl, perlomeno, avrebbe dovuto esserne più cosciente. Mai portare il pubblico a un tale livello di tensione nervosa.
[…]
Ci fermammo a Chicago per un po’ a smaltire i fatti di St. Louis. Fu un disastro per la gente e per la città e, come conseguenza, i Guns N’ Roses furono banditi per sempre dai palchi di St. Louis.»

(dall'autobiografia di Slash)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

II

 

 

 

La voce di Doug, che annunciava l’arrivo a destinazione, sembrò quasi fendere il buio silenzioso che avvolgeva il gruppo, e strappò Joey ai suoi pensieri sconnessi su Slash e la sua futura moglie. Come diavolo le saltava in mente di pensare certe cose?

Così, per riprendersi, sbatté gli occhi e realizzò di essersi incantata sul ginocchio di Duff. Grazie a dio non era quello del chitarrista che sedeva al suo fianco, o chissà cosa si sarebbe inventato Matt per riscuoterla da quella fissa. Magari l’avevano scambiata per una psicopatica…

«Grazie per avermi portata via di là» si obbligò a dire, nonostante non fosse poi così entusiasta di trovarsi da sola tanto lontana da casa da essere addirittura al di là del confine del proprio stato.

«Figurati – sbuffò il manager, continuando a guardarla con quell’aria di superiorità molto simile a quella che aveva anche lo stesso Axl, soprattutto in quel momento mentre si allontanava verso la sua stanza senza minimamente degnare gli altri di uno sguardo o un saluto… o delle scuse, che sarebbero state molto più gradite, soprattutto a Joey che ancora credeva in quel gruppo – Dovere.»

Certo, se fosse stato per lui l’avrebbe lasciata in quel casino a farsi macellare da pistole e spranghe di una mandria di rockettari imbufaliti. Si appuntò per il futuro di specificare a chi fossero rivolti i ringraziamenti, e decisamente Doug non era compreso nel pacchetto di quelli che aveva appena espresso. A dirla tutta, gli avrebbe anche sputato in faccia se avesse potuto, lui e la sua puzza sotto il naso. Chissà, forse lo odiava solamente perché aveva soppiantato Alan Niven. Quel tizio le stava simpatico, ma poi l’avevano liquidato in favore di quella sottospecie di idiota che sembrava fin troppo l’ombra di Axl Rose, o il tappetino rosso su cui il cantante doveva camminare.

«Dove abiti, Joey?» domandò Izzy ad un certo punto, aggrottando le sopracciglia con fare pensieroso. Probabilmente aveva collegato solo in quel momento la possibilità tutt’altro che remota che la giovane fosse totalmente fuori dal suo ambiente e, magari, anche un bel pezzo distante da casa sua. Non a caso, infatti, era il più sobrio di tutti. Anzi, era sobrio e basta.

«Dall’altra parte del confine, alla periferia di St. Louis» sorrise lei con tranquillità. Era quasi divertita dalla situazione, perché prima l’avevano portata là e poi si domandavano se sarebbe riuscita ad arrivare a casa senza incappare in qualche altro casino.

«Cosa? – sbottò anche Slash, mettendosi le mani nei voluminosi capelli – Merda, sono un coglione. Chiamiamo la limo e ti facciamo riportare, vero Doug?»

«No, ehi, non farti saltare i bottoni… – Joey provò a fermare il flusso di parole del chitarrista, alzando una mano per farsi notare – Prenderò un taxi, lo pagherò una volta a casa.»

«Ma…» tentò di nuovo.

«Vai a dormire, Slash – gli disse con calma, arrivandogli davanti fino a posargli le mani sulle spalle – Non credo che al tuo manager farebbe piacere sputtanare una limousine per portare a casa una ragazzina con manie di grandezza.»

«Non sei tu quella che ha manie di grandezza, qui» si intromise di nuovo Izzy, beccandosi in risposta un sorriso appena accennato.

«Lo so, ma c’è gente che lo pensa.»

«Se ce l’hai con me, ragazzina – si intromise Doug, arrivandole vicino – Lascia che ti dica che potresti dimostrare un po’ più di gratitudine per chi ti ha portata via da St. Louis.»

«Forse dovresti mostrarla tu la gratitudine, ma tutto sommato va bene così – sbuffò Joey inviperita, guardandolo dal basso senza tuttavia risultare in inferiorità – Visto che, se ci fosse stato solamente il tuo spocchioso culo da salvare, me ne sarei rimasta a farmi i cazzi miei.»

Il manager arrossì lievemente, ma non replicò. Si limitò a stringere le labbra in una linea sottile e girare i tacchi. Si allontanò con la stessa baldanza che aveva avuto un attimo prima anche Axl, ma nessuno sembrò darci peso.

«È una brava persona, sai…» Duff provò a mediare, spostando il peso da una gamba all’altra mentre incespicava con le parole a causa di tutto quello che probabilmente aveva bevuto quella sera. Era un lampione imbarazzato, e la giovane non riuscì ad evitare di sorridere a quel pensiero.

«Ma ogni tanto ha bisogno di qualcuno che lo rimetta al suo posto. E Joey ha fatto benissimo, bisognerebbe che prendeste spunto da lei qualche volta.»

Ah, Izzy. La voce della verità. I Guns non sarebbero mai stati gli stessi se lui se ne fosse andato. Ma quei pensieri erano ancora senza fondamento anche se con una certa dose di preveggenza, e Joey avrebbe passato svariati giorni con il senso di colpa mesi dopo, leggendo del suo abbandono. Ma, alla fine, era stato lui a metterle quella pulce nell’orecchio, dicendo che gli altri avrebbero dovuto prendere esempio da lei. Se n’era tirato fuori, ma forse erano tutti troppo fatti per rendersene conto.

«Me ne vado» sbuffò infine Slash, passandosi una mano sul viso. Forse mantenere i nervi saldi per tutto quel tempo non era facile, forse aveva solamente bisogno di ritirarsi in camera sua e sfogarsi come meglio credeva, nascosto agli occhi della gente.

«Non sfogare la tua rabbia di stasera contro un muro – mormorò la giovane senza nemmeno rendersene conto – Troppa gente conta sulle tue mani per provare dei brividi e sentirsi viva.»

Il chitarrista strabuzzò gli occhi, colpito da quelle parole molto più a fondo di quanto si aspettasse, e, con un cenno del capo, si defilò. Matt andò con lui, salutando tutti con la mano e un cenno del capo. Forse temeva che Slash si infilasse nella camera di Axl per tendergli un agguato, o forse doveva semplicemente pisciare e farsi una doccia.

Joey si voltò verso i due rimasti, dopo aver osservato un po’ troppo a lungo tutti quei ricci andare via. Inutile dire che Izzy e Duff se ne accorsero e, dalle loro facce, non sarebbe dispiaciuto loro prenderla un po’ in giro. Il biondo, poi, moriva dalla voglia di passare del tempo con il suo chitarrista, dato che ultimamente sembrava un latitante e non aveva più l’occasione di scambiare con lui quattro chiacchiere. Se, quella sera, le chiacchiere fossero state prendere un po’ per il culo una ragazzina tanto simpatica, lo avrebbe accettato.

«I due gentiluomini sono rimasti a farmi compagnia fino all’arrivo del taxi, immagino» li frenò con un sogghigno, avviandosi alla panchina del bus più vicina dopo aver rapidamente chiamato un taxi.

«Hai sentito, Izzy? – sbuffò il biondo con fare disgustato, come se li avesse appena paragonati ad una coppia di scimmie dal culo pelato – Ci ha dato dei gentiluomini.»

«Sì, cazzo – sbuffò anche l’altro, accendendosi una sigaretta – Ora ci tocca esserlo davvero per non deludere le sue aspettative. Le abbiamo già deluse a migliaia di persone, stasera.»

«Non possiamo deludere anche la piccola Joey» concluse Duff, posandole una mano enorme sul capo.

«La smettete di farmi sentire una mocciosa? – sbuffò lei in risposta – Anche se apprezzo, non avete idea di quanto, la vostra decisione di non sfottermi solo perché mi sono imbambolata un attimo sul culo di Slash.»

«E non solo sul culo… e non solo un attimo» mugugnò piano Izzy, nascondendo le labbra dietro il bavero della giacca.

«Ehi – sbottò Joey – Avevate detto che vi sareste comportati da gentiluomini.»

«Hai cominciato tu» si difese il chitarrista. Ma la ragazza per tutta risposta gli rubò la sigaretta, e non gliela ridiede più indietro, lasciando la rockstar a guardarla con stupore sempre crescente.

«La vostra vita per della nicotina» si giustificò, facendo spallucce all’occhiataccia che ricevette.

I due Guns ridacchiarono, scuotendo il capo, e con un gesto della mano Duff le indicò di sedersi sulla panchina di fianco a loro.

«Come diavolo fai a non essere sconvolta? – le chiese poi – Hai ventidue anni e ti sei trovata praticamente nel bel mezzo dell’apocalisse. Hai un labbro spaccato, uno squarcio nei pantaloni di pelle e tuo fratello ha rubato pistole e spranghe ai poliziotti per ammazzare sei ubriaconi pieni di soldi che suonavano per più di trenta dollari a persona.»

«Io non sono più un ubriacone» puntualizzò Izzy serafico, facendo sorridere Joey.

«Forse il fatto di aver passato del tempo con voi mi farà ritardare lo shock di questo casino; forse fino a quando non mi troverò davanti mio fratello in manette non capirò fino a che punto è arrivata la rabbia della gente… e comunque credo non sia giusto distruggere una cazzo di arena solo perché il concerto è stato interrotto mezz’ora prima, dio!»

«Facciamo anche tre quarti d’ora – disse Duff – E comunque Axl è un prepotente, non è stato giusto il comportamento che ha tenuto nei vostri confronti.»

«E anche nei nostri» aggiunse Jeff, scuotendo il capo con amarezza. La prepotenza era proprio la cosa che meno sopportava; anche lui aveva compiuto i suoi sbagli, ma non si sarebbe mai permesso di fare come Bill. Il tizio che l’aveva infastidito non era l’unico in quel cazzo di posto che aveva attraversato una cazzo di contea per andare a sentire sei stronzi del cazzo. Quella sera il suo vaso era pericolosamente vicino a traboccare, sarebbe bastata una goccia. Un’infima, piccola ed insignificante goccia e sarebbe scoppiato il finimondo. Sapeva che avrebbe dovuto calmarsi, ma anche l’idea che in quel momento Slash fosse di sopra a bere come una spugna perché era l’unico modo che conosceva per sfogarsi lo infastidiva, gli faceva male. Non capiva per quale motivo lui fosse riuscito a crescere e soprattutto a capire la differenza tra giusto e sbagliato e gli altri no. Continuava a ripetersi che avrebbe dovuto avere pazienza, che prima o poi tutti ci sarebbero arrivati, eppure c’erano momenti in cui proprio non riusciva a vederla in quel modo. C’erano momenti in cui anche lui era più debole.

«Ad ogni modo non sarò più qui con voi quando avrò questo famigerato crollo nervoso – li tranquillizzò paciosa – Quindi non preoccupatevi, sarete di pessimo umore anche senza il mio contributo.»

La sua calma li contagiava, sembravano più rilassati vedendo il suo sorriso spensierato. Lei non ce l’aveva con Axl per quel casino.

«Perché non ce l’hai con Axl? – le chiese Izzy, passandosi una mano sul viso con aria stanca – Ha anche rischiato di strozzarti, quasi, eppure continui a sorridere. Non ti ho nemmeno vista versare una lacrima e chiunque l’avrebbe fatto.»

«Io non sono chiunque» ammiccò divertita, mordendosi il labbro per non scoppiare a ridere. Ma subito dopo sobbalzò, ricordandosi della ferita solo grazie al dolore che si era inferta con i denti. Era anche una smemorata, forse per quello era così tranquilla: aveva già dimenticato tutti gli avvenimenti di quella serata. Beh, se non altro avevano la certezza che non portasse rancore, nemmeno a chi lo meritava sul serio.

«E poi – continuò incerta, alzando ed abbassando lo sguardo come se non sapesse bene quali parole usare – Anche Axl è un essere umano. Ok, è stronzo, ma non si comporta così solo per il gusto perverso di picchiare un fan e interrompere il concerto. Probabilmente era già turbato, chissà…»

«Non tentare di capirlo – le consigliò il biondo – Solo Izzy ci riesce, ma perché Izzy di fondo è un pazzo squilibrato esattamente come il suo amico.»

«Ti rispedisco a Seattle a calci in culo, hai capito caro il mio lampione?»

Joey rise di cuore, passando le braccia attorno alle spalle di entrambi per attirarli a sé in un abbraccio.

«Vi adoro – sospirò – Siete delle persone normali, siete dei fottuti ragazzi come tutti gli altri e non sapete quanto mi faccia piacere vedere che la fama non vi ha resi diversi degli schifosi snob da quattro soldi.»

«Valiamo un po’ più di quattro soldi, ragazzina.»

«Jeff, stai attento. Lo sai che questa morde.»

Il loro momento scherzoso venne però interrotto da una bottiglia scagliata con violenza contro le sbarre di un balconcino, proprio dall’altra parte della strada. Proprio nel loro albergo.

«Questo è Slash – sospirò Izzy con impotenza – Se non altro l’ha lanciata piena quella bottiglia, non ha pensato di vuotarla prima di scagliarla contro il balcone.»

«Vai da lui» s’intromise Duff, indicando Joey con un eloquente gesto del capo, che fece ondeggiare i suoi capelli biondi.

«Andiamo, ragazzi, si deve sposare – la giovane tentò di opporsi, mentre anche il moro la spintonava leggermente per farla alzare in piedi - Può prendere la sua ragazza come valvola di sfogo.»

«Muoviti, si vive una volta sola» la incoraggiò poi, lanciandosi uno sguardo d’intesa con il bassista.

«E poi Renee non è qui.»

«Stanza 161, una vita per un’occasione» il chitarrista replicò con il numero della camera e riprese anche quella frase che la stessa Joey gli aveva rivolto poco prima, quando gli aveva sfilato la sigaretta dalle labbra.

Li guardò per un lungo momento, senza nemmeno rendersi conto che era già in piedi. Sorrise per ringraziarli, sembrò dire loro che avrebbe voluto abbracciarli e lasciare che si sfogassero, perché ne avevano bisogno e lo si vedeva dagli occhi. Non disse nulla, però, e si lanciò letteralmente di corsa alla volta della camera 161. Il cuore le rimbombava nelle orecchie, ma, quando Slash venne ad aprirle, confuso e arrabbiato, nulla di tutto ciò ebbe più importanza.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: Chara