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Autore: Emily Kingston    05/11/2012    6 recensioni
Mi chiamo Percy Jackson e sono un mezzosangue.
(...)
La sera del mio compleanno io e Annabeth ci siamo baciati, finalmente, e alla fine dell’estate sono tornato a New York da mia madre e Paul. E tutti vissero felici e contenti, insomma.
Invece no.
Credevo che le mie avventure da semidio fossero finite – o che comunque, mi stessero concedendo una pausa – e pensavo di essere solo un adolescente di Manhattan, figlio di un dio, con una ragazza semidivina, dislessico, con una sindrome di iperattività e disturbo dell’attenzione. Ma ho dimenticato di mettere in conto che sono un mago nell’attirare la sfortuna.

-
Sono passati alcuni mesi dalla sconfitta di Crono e, proprio quando tutti al campo pensavano di poter avere un po' di tregua, Grover si troverà in difficoltà ed un nuovo nemico inizierà a tramare nell'ombra, deciso a distruggere il Campo Mezzosangue. Tra imprese, nuove profezie, bizzarre divinità e strani sogni, riusciranno i nostri eroi a vincere la battaglia?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Grover Underwood, Percy Jackson, Quasi tutti, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#12. Stringo un patto pericoloso

 
Il figlio di Ade si gettò su Minosse, iniziando a colpirlo con la spada. Ma, ovviamente, la lama rimbalzava sul corpo del redivivo re di Micene, senza lasciargli neanche un graffio.
“Dovresti  ringraziare il vostro amico Nico se ho deciso di ottenere l’invulnerabilità,” ci disse, ridendo ad ogni colpo che Nico sferrava. “È stato lui a darmi l’idea.”
Nico ringhiò, colpendolo sempre più forte.
Io e gli altri eravamo impegnati a respingere gli attacchi degli zombie.
Avrei voluto andare in aiuto di Nico, ma una parte di me sapeva che non avrebbe voluto. Minosse l’aveva ingannato e aveva voluto servirsi di lui per ritornare in vita, diciamo che Nico non gli aveva propriamente perdonato la cosa.
Solo dopo parecchi colpi da parte del figlio di Ade, Minosse iniziò a rispondere, menando fendenti sempre più forti.
Quando Nico cadde a terra, con la spada di Minosse puntata contro il petto, trattenni il respiro.
Se il signore dei fantasmi un’anima si prenderà infine
Degli Ultimi Eroi essa decreterà la dolorosa fine
Deglutii, scambiando uno sguardo con Annabeth, Grover e Rachel. Stavano pensando anche loro la stessa cosa.
“Fermo!” Gridai, scansando alcuni zombie e raggiungendo Nico e Minosse.
Il Signore dei Fantasmi alzò lo sguardo su me.
“Ma guarda un po’ chi c’è,” cantilenò. “Il nostro piccolo eroe, Percy Jackson. Cosa c’è, sei in cerca di altra fama?”
Io strinsi i denti, aumentando la presa sull’elsa di Vortice.
Abbassai lo sguardo su Nico che mi fissava con gli occhi sgranati.
“Voglio farti una proposta,” dissi.
Minosse si fece interessato. “Sentiamo, eroe.”
Io deglutii, inspirando.
“Un combattimento tra me e te,” sentii i miei compagni trattenere il respiro e Nico scosse violentemente il capo. “Siamo entrambi invulnerabili, sarebbe uno scontro alla pari.”
Minosse rise, alzando il volto verso il cielo scuro.
“E perché mai dovrei accettare?”
“Perché se mi batti avrai vinto,” dissi. “Sono stato io a convincere Nico che lo stavi usando.”
“Non è vero!” Gridò il figlio di Ade. “Non è vero!”
Minosse lo zittì, affondando lievemente la punta della lama nel suo collo.
“È colpa mia se il tuo piano è andato in fumo. Se mi uccidi, avrai la tua vendetta.”
Minosse sembrò pensarci su e io intravidi Talia che teneva una mano sulla bocca di Annabeth, per impedirle di intervenire.
“Chi mi garantisce che uno dei tuoi amichetti non mi colpirà alle spalle?”
“Perché giureremo sullo Stige,” risposi, sicuro di aver fatto una buona mossa. Minosse, infatti, si fece più attento.
“Un giuramento sullo Stige è un giuramento potente, Percy Jackson.”
Annuii.
“Lo so. Per questo io giuro sullo Stige che nessuno dei miei amici ti attaccherà alle spalle.”
Lo guardai, in attesa di una risposta.
Il vecchio re lanciò uno sguardo al suo esercito di morti viventi, poi riportò l’attenzione su di me. Io e il Signore dei Fantasmi ci guardammo negli occhi, poi lui sorrise.
“E sia, eroe,” acconsentì. “Giuro sullo Stige che nessuno dei miei attaccherà te alle spalle. Ci ritroveremo qui tra due ore e vedi di essere solo.”
Annuii e gli zombie si ritirarono, seguiti dal loro padrone. Quando l’oscurità li inghiottì, sentii Talia imprecare e una mano mi afferrò il polso, voltandomi.
Annabeth mi schiaffeggiò con tutta la forza che aveva, facendomi frizzare la guancia. Mi coprii la parte colpita con la mano, guardandola con incredulità.
“Sei un imbecille!” Gridò, gli occhi pieni di lacrime. “Il più imbecille che io abbia mai conosciuto!”
“Perché gli hai detto che mi hai convinto tu?” Intervenne Nico, furibondo.
“I-io… Era la cosa giusta da fare,” mi giustificai, evitando di guardare gli occhi di Annabeth. “Ci avrebbe uccisi tutti. In questo modo-”
“Ucciderà solo te!” Gridò Annabeth. “Ma che problemi hai, si può sapere?!”
Mi lanciò un’ultima occhiata infuriata e poi se ne andò, dirigendosi a passo di carica verso il margine della foresta.
Io sospirai e Talia mi guardò con comprensione.
“Le passerà,” disse, abbozzando un sorriso. Poi, inseguì la figlia di Atena.
“Sei proprio matto, amico,” commentò Grover, belando.
L’unica che non aveva detto ancora niente era Rachel. Se ne stava con lo sguardo basso e le mani strette sull’impugnatura della spada.
Gli altri ragazzi si erano già allontanati dal campo di battaglia, trascinandosi dietro morti e feriti. Avrei voluto raggiungerli per sapere come stavano, ma le gambe sembravano ancorate al terreno.
“Grover,” il mio migliore amico mi guardò. “Credo che tu debba, sai, spezzare il legame.”
I suoi occhi si fecero cupi, ma annuì.
Afferrò il flauto e, chiudendo gli occhi, iniziò ad intonare una strana
melodia – decisamente migliore delle sue versioni delle canzoni di Michael Jackson e Hilary Duff. Lentamente, un sottile filo dorato si formò nello spazio che ci divideva; sembrava partire direttamente dall’interno del corpo di Grover per finire dentro al mio.
Quando la canzone finì, Grover ripose il flauto e sussurrò qualche strana parola, tenendo con tutte e due le mani la parte di filo che usciva dal suo addome.
“Fai quello che faccio io,” sussurrò e io obbedii.
Afferrai la mia estremità di filo con entrambe le mani e, lentamente, iniziai a farlo vibrare, come faceva Grover.
Senza rendermene conto, mi ritrovai a borbottare qualcosa in greco antico e, pochi minuti dopo, il filo dorato si era spezzato, e ricadeva inerme sul terreno scuro.
Con la stessa lentezza con cui era apparso, il filo sparì.
“È finito?” Domandai, tastandomi il punto dell’addome dal quale era uscito il filo.
Grover annuì, sistemandosi meglio l’armatura sul petto.
Il satiro si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio. Sentii Nico borbottare qualcosa  a proposito della mia stupidità, prima di raggiungere gli altri fuori dal bosco.
“Sei ancora il mio migliore amico,” mi sussurrò Grover.
Io annuii, battendogli delle leggere pacche sulle spalle.
“Anche se sei davvero un idiota,” aggiunse e io risi.
Grover si allontanò da me e disse che doveva andare ad assicurarsi che Juniper stesse bene. Dopo avermi rivolto un ultimo sorriso, sparì tra gli alberi.
Mi ricordai che Rachel era rimasta con me solo quando la sentii tirare su col naso.
Mi guardò nello stesso modo in cui mi aveva guardato Annabeth, poi si avvicinò e mi passò le braccia attorno al busto, appoggiando il viso sul mio petto.
“Non morire, okay?”
Sorrisi, accarezzandole i capelli.
“Ci proverò.”
Rachel si staccò e, dopo avermi afferrato la mano, mi trascinò con sé fuori dal bosco.
 
Dopo essere usciti dalla foresta, Rachel si era allontanata per andare in infermeria e io avevo ripercorso la strada che avevo fatto quella mattina per andare alla tomba di Luke.
Non so perché, ma avevo la sensazione di dover andare lassù.
Come immaginavo, non c’era nessuno e la lapide bianca si stagliava sul terriccio scuro solitaria. Mi avvicinai con pochi passi e poi m’inginocchiai.
“Fa male?” domandai, all’improvviso. “Morire, intendo.”
Non mi aspettavo una risposta, ma il fantasma di Luke mi si parò davanti, proprio come quella mattina. Il corpo evanescente e il viso solcato da un sorriso beffardo.
“Nah,” rispose. “Ma non è ancora il tuo momento.”
“Probabilmente non sai l’ultima novità.”
Luke ridacchiò, fluttuando verso di me.
“Be’, a riguardo posso dire che non cambi mai,” disse. “Devi sempre fare l’eroe. Ma te lo ripeto, non sarai tu a morire, stanotte.”
Mi si gelò il sangue nelle vene. Pensai a tutte le persone a cui volevo bene e la paura mi si propagò nel petto, immobilizzandomi.
“Chi morirà?” domandai, sentivo la gola secca.
Luke non rispose.
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi io mi alzai.
“Per quello che vale,” aggiunse Luke, mentre me ne andavo. Mi girai a guardarlo. “Mi dispiace, Percy.”
Lo guardai negli occhi; quegli occhi ora trasparenti che un tempo erano stati azzurri. Era stato mio amico. Nonostante tutto, Luke era stato mio amico.
Gli sorrisi.
“Anche a me.”
Luke ricambiò il mio sorriso e poi svanì nell’aria, e io detti le spalle alla sua tomba.
 
Quando andai in infermeria, trovai decine di figli di Apollo occupati nel curare i feriti. Erano particolarmente nervosi e quando chiesi a uno di loro se aveva visto Annabeth, per poco non mi prese a pugni.
“Solo Zeus sa che confusione c’è qua dentro,” disse, irritato. “Non so dov’è la tua ragazza. Cercatela.” E detto questo afferrò una ciotola piena di ambrosia e mi piantò in asso, dileguandosi.
Sbuffai, guardandomi intorno.
Intravidi Rachel che fasciava una gamba a una delle figlie di Afrodite e Grover che faceva avanti e indietro, passando da un letto all’altro.
Di Annabeth, però, non c’era traccia.
Sconsolato uscii dall’infermeria. Mancava ancora un’ora all’incontro con Minosse, così decisi di andare a fare una passeggiata in riva al lago, come quella mattina.
Il lago delle canoe e la spiaggia erano gli unici due posti in cui riuscivo a pensare. Forse era merito dell’acqua, fatto sta che quando volevo stare solo era lì che trovavo la pace che mi serviva.
Quando arrivai al lago delle canoe, però, mi resi conto che non ero stato l’unico ad avere avuto l’idea di rifugiarmi lì.
Annabeth e Talia erano sedute sul molo, con i piedi a mollo nell’acqua.
Per un primo momento pensai di defilarmi silenziosamente, facendo finta di non averle viste, ma Talia si voltò e mi vide. Mi guardò per qualche secondo, poi appoggiò una mano sulla spalla di Annabeth e le sussurrò qualcosa all’orecchio prima di alzarsi.
Quando mi passò accanto mi guardò con aria severa.
Aspettai che Talia se ne fosse andata prima di raggiungere Annabeth.
“Ehi,” le sussurrai, sedendomi accanto a lei.
Lei non si voltò neanche a guardarmi, continuando a muovere i piedi nell’acqua fresca del lago.
“Ciao,” rispose.
“Sei ancora arrabbiata?” Domandai, sperando che la risposta non fosse un pugno in faccia.
Annabeth, invece, alzò lo sguardo e mi guardò. Non l’avevo mai vista così ferita.
“Non riesci proprio a capirlo, eh?” Disse, sembrava esausta.
Io scossi il capo, rammaricato.
“Perché devi fare sempre l’eroe?” Gemette. “Ti farai ammazzare!”
“Sai anche tu che era la cosa giusta da fare. Dovevo farlo,” ribattei.
“Già e io?”
La guardai sbattendo le palpebre, confuso.
“Tu combatti contro Minosse, ci salvi tutti, diventi un eroe e io? Se tu muori, cosa faccio io?”
Le presi il volto tra le mani, asciugandole con i pollici le poche lacrime che le erano cadute negli ultimi minuti.
“Tu sopravvivi.”
Annabeth scosse il capo, chiudendo gli occhi.
“No!” Esclamò. “Mi lascerai qui con una vecchia foto e qualche ricordo, e io non voglio! Non ti permetterò ti lasciarmi, Testa d’Alghe!”
Avvicinai il suo viso al mio e la baciai, stringendole forte le guance e sentendo le sue lacrime bagnarmi le mani.
“Non me ne frega niente della profezia,” continuò, quando mi staccai. “Questa non è solo la tua battaglia, Rachel ha ragione.”
La baciai di nuovo, premendo la bocca sulla sua per imprimermi il ricordo dei suoi baci nella mente.
“Sei un idiota,” sussurrò infine, appoggiando la fronte sulla mia.
Io annuii. Annabeth appoggiò le mani sui miei polsi e iniziò ad accarezzarmi con i pollici, guardandomi dritto negli occhi.
Rimanemmo sul molo a parlare finché Chirone non venne a chiamarci.
“È ora,” disse solo, guardandoci con rammarico.
Io annuii e, afferrando la mano di Annabeth, mi alzai.
Camminammo mano nella mano fino all’entrata del bosco, dove tutti gli altri ragazzi del campo ci stavano aspettando.
Ricevetti qualche abbraccio e un sacco di pacche sulle spalle. Alcuni ragazzi mi augurarono buona fortuna da parte di quelli che erano rimasti bloccati in infermeria.
Poi Grover si avvicinò a me e, piangendo e belando, mi strinse in un abbraccio, bagnandomi tutta la maglietta.
Anche Talia mi abbracciò, nonostante fosse contro le regole delle Cacciatrici, e, stando ben attento che nessuno ci sentisse, le suggerii di andare a trovare Luke più spesso.
Nico mi strinse la spalla con la mano, incoraggiandomi con lo sguardo, e Rachel si lasciò andare ad un abbraccio, anche se Annabeth le rivolse un’occhiataccia.
Annabeth si avvicinò per ultima e, prima che Chirone o chiunque altro potesse dirmi che era arrivato il momento della mia morte, la strinsi tra le braccia, ignorando gli sguardi dei nostri compagni.
Lei mi appoggiò la testa sul petto, ricambiando la mia stretta.
Dopo qualche minuto, mi allontanai leggermente, mantenendo però le braccia avvolte attorno alla sua vita.
“Se provi a morire giuro che ti ammazzo,” mi sussurrò, appoggiando la fronte contro la mia.
Io sorrisi, avvicinandomi di qualche centimetro.
Presi fiato e sentii le guance andarmi a fuoco. Ero consapevole che l’intero Campo Mezzosangue, Chirone compreso, stava guardando noi, ma dovevo dirglielo. Dovevo dirglielo adesso, altrimenti non avrei potuto farlo più.
“Annabeth?”
Lei mi guardò negli occhi. Abbozzò un sorriso, ma riuscivo a leggere nel suo sguardo la paura.
“Sì?”
Deglutii, sentendo il cuore che aumentava i battiti e le farfalle che avevano fatto il nido nel mio stomaco svolazzare da una parte all’altra.
“Ti amo.”
La vidi spalancare gli occhi e tra la folla qualcuno lanciò dei fischi. Ma non m’importava, era la cosa giusta da dire.
Le detti un bacio veloce e poi mi allontanai, afferrando Vortice e avventurandomi nell’oscurità della foresta. 





Be', ormai siamo quasi alla fine. Come al solito, volevo ringraziare tutti per il supporto che mi date, davvero, siete meravigliosi :) Spero che questo capitolo non vi deluda.
A prestissimo, 
Emily. 
   
 
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