Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Zwart Bloed    06/11/2012    5 recensioni
Scegliere ciò che si vuole diventare è facile, ma accettare tutte le conseguenze che comporta la tua scelta, no. Se diventi una come me, e ti capita di bere quel sangue maledetto, hai due sole opzioni.
O diventi come lui.
O muori.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Prologo

 

 

 

Qui Demon Hunter. Missione compiuta, demone ucciso. Ripeto, missione compiuta. Passo.

Aspettai la risposta dall'altra parte dell'auricolare prima di chiudere la chiamata e passarmi una mano tra i capelli.

Abbassai lo sguardo e diedi ancora una volta un calcio al corpo ai miei piedi prima di sparargli per quella che doveva essere la quinta volta. Alla fine divenne polvere, come tutti quelli della sua specie.

Mi incamminai per la via buia da cui ero venuta e rimisi la pistola nella cintura, dalla parte opposta della seconda. Avevo appena ucciso il ventiseiesimo Demone della settimana, un record dalle mie parti, battendo il precedente sempre fatto dalla sottoscritta.

Voltai l'angolo e raggiunsi la mia moto, una Kawasaki nero lucido, la accesi con un rombo e indossai il casco.

Collegai l'auricolare al telefono sulla moto, mi sistemai meglio sulla sella e partii.

Sfrecciavo sulla strada ad alta velocità, con il vento che mi scuoteva i capelli rimasti fuori dal casco. Notai però che la benzina stava finendo, perciò mi fermai in un autogrill a fare il pieno. Mentre mi stavano riempendo il serbatoio entrai nel piccolo bar e mi comprai una bibita.

Sfortunatamente, quando uscii era incominciata la pioggia. Macché pioggia, era un vero e proprio nubifragio.

Sbuffando pagai il benzinaio e me ne andai di nuovo, ricominciando a correre sull'autostrada. Poco dopo mi squillò il telefono e, vedendo il mittente sul display, accettai la chiamata.

Ciao, papà.– dissi con un sorriso. Dall'auricolare mi giunse una profonda voce maschile che mi salutava calorosamente.

Carissima! Com'è andata a Ginevra?– domandò l'uomo.

Devo dire che è andata meglio delle altre volte– risposi io con un certo orgoglio. Poco prima che papà mi potesse rispondere, però, sentii che lo chiamavano.

Mi hai di nuovo telefonato da una riunione?– lo accusai esasperata di quel mio padre così affettuoso. Mi sembrò quasi che sorridesse colpevole, mi aveva di nuovo chiamato in orario di lavoro.

E' una riunione poco importante, ci torno dopo..– cercò di giustificarsi. Risi, ripensando alla sua irresponsabilità.

Cammina papà, torna a lavorare!– lo sgridai bonariamente, anche se con la voce un po' storpiata nell'atto di girare una curva. Lui acconsentì e chiuse la chiamata, facendomi sorridere. Poi però il sorriso si spense a causa di un violento brivido di freddo dovuto all'acqua che mi entrava fin nelle ossa. Ero zuppa.

Per mia sfortuna dovetti viaggiare per altre tre ore. Alla fine, Avvistai all'orizzonte la sagoma nera di una città stendersi contro l'oscuro cielo illuminato dalla luna.

Rallentai una volta entrata nella città, ma continuai ad avanzare verso il centro sempre in moto, per sbrigarmi. Raggiunsi una locanda che sembrava piuttosto spenta e sciupata alla luce del lampione sulla strada. Parcheggiai qualche metro più in là, mi tolsi il casco e raccolsi i capelli nel cappuccio del giubbotto, nonostante entrambi fossero zuppi d'acqua; dopodiché entrai. Abbassai il cappuccio della felpa e con il casco sottobraccio mi diressi al bancone.

Ciao Demon, com'è andata la tua ultima spedizione?– mi chiese l'uomo panciuto e con un occhio bendato dietro il bancone, intento a pulire un bicchiere di vetro. Era Carm, uno dei migliori cacciatori di Demoni di prim'ordine ormai pensionato e migliore amico di mio padre. Fu tra i primi ad entrare nell'Organizzazione per cui lavoro.

Una meraviglia– gli risposi sorridendo. –Con questo fanno ventisei della Quinta Cerchia!– esultai. Un altro ragazzo, poco più grande di me, si voltò nella mia direzione.

Quinta Cerchia? Un nobile?– esclamò sorpreso, come molti nella sala.

Già, Lord Ledsar.

Un mormorio si diffuse nella stanza, e capii che la notizia aveva suscitato non poco scalpore. Purtroppo, non era una cosa positiva: cominciò a levarsi un mormorio sempre più insistente, mentre uomini e donne nella locanda mi si avvicinavano ponendomi domande sul Demone e sulla missione, ammirati. Cominciai ad arretrare, fino ad andare spalle al muro.

Ehi, lasciatela in pace!– li richiamò il barista, salvandomi. Lo ringraziai con lo sguardo, presi una sedia e mi sedetti al bancone.

Cosa ordini? Stasera offre la casa– mi disse Carm facendomi l'occhiolino.

Il solito, una birra fredda. Devo correre da papà, vuole un rapporto dettagliato sulla missione.– risposi io poggiando le braccia, e sopra di esse il mento, sul bancone. L'uomo mi sorrise, preparò la birra e me la consegnò. Io bevvi un sorso, lo salutai e imboccai l'uscita.

Ah, Demon!– mi chiamò di nuovo Carm. Mi voltai.

Sì?

Sei proprio una degna figlia di tuo padre.

Mentre uscivo dalla locanda sentivo le guance farsi calde, segno che ero arrossita.

Mi incamminai verso il centro della città, fino a raggiungere la base della Hunter Organizzation.

Davanti a me si ergeva un enorme edificio a sette piani, completamente nero come quasi tutte le altre costruzioni della città. Entrai nell'edificio e la cosa che notai subito fu l'agitazione tra il personale. Non che fossero nervosi o altro, solo non stavano cinque minuti fermi come al solito. Pensavo che dovevo essermi abituata a tutto quel trambusto, ma ogni volta mi faceva venire un'emicrania.

Che succede qui?– domandai alla receptionist. La donna mi squadrò a lungo prima di riconoscermi.

Oh, signorina Richards, ben tornata.– mi salutò cordiale. Si alzò dalla sedia dietro alla Reception e senza dire altro mi portò dritta all'ufficio di mio padre. Con un inchino se ne andò non appena raggiungemmo la porta.

Bussai tre volte, poi attesi. Dall'altra parte delle voci che parlavano animatamente si interruppero. Qualcuno mi aprì la porta e notai essere mio padre.

Figlia cara!– esclamò non appena mi vide. –Ben tornata!

Io risi.

Papà, non è passato nemmeno un giorno da quando ci siamo sentiti al cellulare!– replicai con un sorriso abbracciandolo. Notai poi un ragazzo dietro di lui, seduto davanti alla sua scrivania. –Stai lavorando?

Lui si separò da me e guardò il ragazzo, il quale si alzò. Aveva i capelli castano chiaro e gli occhi verdi. Mi porse la mano.

Piacere, mi chiamo Axel– disse lui. Io la strinsi e sorrisi.

Io sono..

So già chi sei, tuo padre mi ha parlato molto di te– mi interruppe lui ricambiando il sorriso. Papà arrossì.

Beh, accomodiamoci, ora. E adesso, mio tesoro, raccontami per filo e per segno cosa è successo a Ginevra– disse lui per cambiare discorso. Ci sedemmo tutti e io cominciai a esporre la mia missione in tutti i suoi dettagli.

Mio padre mi guardava concentrato, mentre Axel sembrava ammirato. Quando finii avevo la gola secca per il troppo parlare, ma sorridevo accarezzando distrattamente le mie due pistole.

Suppongo che tu ti voglia riposare, ora, vero angelo mio?– mormorò dolcemente mio padre. Fu il mio turno di arrossire, mentre il moro di fianco a me sorrideva abbassando lo sguardo, probabilmente per trattenere una risatina. Annuii distrattamente, salutai entrambi e me ne andai.

In effetti ero molto stanca, perciò mi diressi a casa mia. Abitavo dentro il grande edificio, ed avevo il penultimo piano più alto tutto per me, come appartamento.

Entrata, buttai il borsone accanto alla porta e mi diressi verso la mia stanza, poi mi buttai direttamente sul letto a braccia aperte. Nel comodino accanto vi era una piccola foto che come sempre ottenne la mia attenzione. Raffigurava tre persone: una donna adulta e due piccole bambine, perfettamente identiche tranne che per il colore dei capelli. Sorrisi malinconica.

La donna era mia madre, bionda e dagli occhi castani, di nome Samantha. Le due bambine eravamo io e mia sorella gemella. Io, con i capelli corvini al vento, sorridevo all'obiettivo, mentre mia sorella Callisto aveva un'espressione timida e chinava lo sguardo permettendo ai suoi capelli biondi di coprirle gli occhi color azzurri come i miei. Eravamo tutti molto uniti, proprio una famiglia bellissima. Penso al passato perché la mamma e Callisto sono morte.

Mi si strinse il cuore a quel ricordo. Le aveva uccise un Demone.

Io e mio padre ne soffrimmo molto, finchè lui non decise di dare una svolta alla nostra vita. Da allora io vivo solo con lui, Michael Richards, presidente e fondatore della Hunters Organizzation, l'Organizzazione segreta che combatteva contro le creature infernali. L'Organizzazione per cui lavoro. Io sono la Presidente del reparto contro i Demoni. Ogni volta che ne uccido uno è pura soddisfazione, perchè mi avvicino sempre più al giorno in cui ucciderò Lucifero in persona, l'assassino della mamma e di Callisto.
Io mi chiamo Calipso Richards. E sono la Demon Hunter.

 

   
 
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