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Autore: AxXx    11/11/2012    1 recensioni
I personaggi di KH sono in realtà degli studenti, ma questo non ne cambia il carattere.
Invece di affrontare heartless, Sora ed i suoi amici dovranno vedersela con i compiti in classe, con le loro storie di amore (Etero e non), con alcuni professori un po' troppo severi ed una banda di bulli.
Ci saranno tutti, ma proprio tutti.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kairi, Organizzazione XIII, Sora, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
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                    Inizio degli studi e... di qualcos'altro
 
 
 
Sora e Kairi si risvegliarono alle sette del mattino.
Lei aveva portato tutto lo zaino a casa del fidanzato, in modo da non dover tornare a casa sua.
Si rivestirono ed iniziarono a prepararsi.
“Vedo che non sei arrugginito.” Disse Kairi mentre aveva a dosso solo l’intimo avvinghiandosi a Sora.
“Avrei anche potuto fare di meglio.” Sussurrò lui passandole delicatamente le labbra sul collo.
“Mmmmmmh, mi dovrai stupire, ma questa sera non posso stare, mi dispiace.” Disse sorridendo maliziosamente staccandosi lentamente dando al ragazzo un leggero bacio sulla guancia.
Si rivestirono e fecero colazione insieme a base di latte e cerali.
Sora si divertì ad imboccare la sua ragazza con il cucchiaio, facendola sorridere.
‘Ma perché mi sembra sempre di avere un sorriso stupido, quando sorrido a lei?’ Si chiese mentre arrossiva.
Dopo colazione si misero gli zaini in spalla ed andarono a scuola a piedi.
“Allora, come stanno i tuoi?” Chiese Sora mentre camminavano.
“Stanno bene, sono tipi a posto, anche se, come tutti, devono andare lontano per lavoro.” Disse lei stringendosi le spalle.
Era il problema delle piccole isole: i genitori di tutti erano costretti a stare via per lavoro anche per lunghi periodi, dato che la stagione più importante dell’isola era l’estate, non era sufficienti a dare lavoro a tutti.
Così la maggior parte dei loro genitori faceva dei lavori su altre isole.
Certo, erano stati approntati dei confort alle altre isole per poter rendere migliore le comunicazioni con i loro familiari: una sorta di collegamento Internet costante e gratuito con i loro figli, ma nulla attenuava la lontananza effettiva tra le famiglie.
Sora e Kairi continuarono a camminare senza ostacoli lungo la strada che portava alla loro scuola.
 
 
 
 
Dalla casa del ragazzo ci volevano appena dieci minuti a piedi e quindi non avrebbero dovuto trovare problemi, se non fosse stato per Xaldin che gli intercettò con la sua moto.
“Ehi, pivelli! Siamo mattinieri?” Chiese con un sorriso di scherno stampato in faccia.
“Cosa vuoi?” Chiese Sora in tono di sfida.
“Dire che siete dei pivelli e di non romperci le scatole, dato che quest’anno abbiamo da fare, capito stronzetto?” Chiese spavaldo l’altro gesticolando, facendo delle smorfie che rendevano ancora più orribile la sua faccia sfregiata.
“Non c’è da preoccuparsi, non ci mescoliamo a quelli come te.” Rispose Kairi mettendo le mani sui fianchi.
“Fate come vi pare, sfigati.” Disse Xigbar dando gas alla sua moto facendo inalare ai due una grande quantità di gas di scarico del veicolo.
“Che stronzo.” Disse Sora mentre tossiva cercando di far uscire l’odore forte che gli penetrava le narici.
“Chissà cosa intendeva?” Chiese Kairi più a se stessa che al ragazzo.
“Ba’, probabilmente le solite cavolate: furto dei computer scolastici, salto della scuola a ripetizione, molestie sui primini: tutte le cose che fanno, lui e quel cretino di Vanitas.” Rispose lui con una alzata di spalle.
Il cortile era affollato come al solito, ma non riuscirono a raggiungere Riku, dato che furono intercettati da una ragazza dai capelli biondi che li fermò appena messo piede in cortile.
“Ciao, Kairi. Ciao Sora!” Disse Naminé allegra mentre stringeva a se un blocco di disegno.
 
 
 
 
Lei era l’allieve preferita di Ansem.
Il Professore dai capelli biondi era solito lodare il suo impegno nell’arte, anche in quella pratica.
Le piaceva un sacco fare le caricature dei suoi compagni di classe e di solito faceva solo degli scarabocchi indefiniti che potevano essere paragonati ad un ammasso di colori senza senso, ma dandogli abbastanza tempo, poteva fare delle vere opere d’arte.
Una volta, per celebrare il loro anniversario, Kairi aveva chiesto a Naminé di dipingere lei e Sora che si baciavano al tramonto.
La bionda aveva chiesto loro di mettersi in posa.
In dieci minuti aveva messo su un abbozzo un po’ strano ed indefinito e la rossa era rimasta un po’ delusa, ma l’amica le aveva chiesto di aspettare fino al mattino del giorno dopo ed avrebbe avuto una bella sorpresa.
Infatti appena si fu alzata Kairi era andata da Naminé.
La ragazza bionda aveva lavorato tutta la notte e, da quello scarabocchio, era riuscita a creare un opera d’arte.
Sembrava una foto del momento in cui Kairi e Sora si erano baciati: il ritratto era perfetto, il gioco di luci ed ombre era bellissimo e il punto di fuga che dava l’idea di profondità era proprio il punto in cui le bocche dei due amanti si incontravano, come se tutta la scena fosse concentrata un quel singolo gesto.
La rossa pensò che quel ritratto fosse migliore di qualsiasi altra foto da quanto era bello.
“Grazie, Nam, sei una vera amica!” Aveva urlato Kairi saltando al collo dell’amica.
Quando fu il momento di decidere a chi dare il ritratto, Sora accettò di cederlo alla sua ragazza.
 
 
 
 
“Come va!?” Chiese allegra la bionda mentre andava incontro a Ventus e Roxas.
“Tutto a posto, dove sei stata quest’estate?” Chiese Sora mentre si sedeva su una panchina, accanto a Kairi.
“Sono stata a Parigi, subito dopo la fine della scuola. Sai ho visto la Gioconda, e devo ammetterlo è proprio bella!” Disse la bionda entusiasta.
“Io sinceramente, l’ho sempre vista come un normalissimo ritratto.” Disse Ventus mettendo le mani dietro la testa.
“ma che ne vuoi sapere!?”
Tutti si stupirono.
Quelle erano parole che sarebbero dovute essere di Naminé e che sicuramente avrebbe detto se non fosse stata anticipata da Roxas.
“ma tu l’hai mai vista dal vivo? È un opera perfetto: il punto di fuga è esattamente al centro, i colori sono perfetti, ne troppo opachi, né troppo luminosi,  insomma è una vera foto.” Disse il gemello più timido abbassando il capo, come se si fosse vergognato di quell’improvviso attimo do coraggio.
Ventus prese la testa del fratello e gliela massaggiò scherzosamente con il pugno.
“E va bene, fratellino, scusa, se ti ho insultato!” Disse ironico, proprio nell’istante in cui suonava la campanella.
 
 
 
 
Tutti entrarono in classe rapidamente disponendosi ai loro posti.
“Ben tornati, ragazzi, come sapete io sono il professore di Filosofia, Storia e Letteratura.” Iniziò il professor Xehanort.
“Buongiorno, professore!” Dissero tutti insieme tutti gli studenti.
“Bene, oggi non faremo niente, ma ci concentreremo sul programma da seguire durante l’anno e chiederò ad alcuni di voi di farmi un... riassunto di quanto abbiamo fatto l’anno scorso.” Disse con un sorriso sornione, mentre alcuni iniziavano ad imprecare sottovoce.
“Allora, qualcuno mi fa un ragguaglio sulla teoria dell’Iperuranio di Platone?” Iniziò il professore.
Mentre Olette, iniziava a parlare (Come al solito, era l’unica ad aver ripassato qualcosa.) Sora si sporse verso Kairi.
“Ehi, qual è la teoria di Platone sull’Iperuranio?”  Chiese disperato.
“Lo sta chiedendo a lei, e comunque non dirmi che ieri non hai fatto niente, io prima di venire da te ho ripassato un po’.” Lo rimproverò lei mentre cercava di stare attenta.
‘Ma perché le ragazze studiano sempre, cos’hanno che non va!?’ Si chiese il ragazzo mentre cercava di riportare alla memoria qualche nozione che lo potesse aiutare.
“Sora, sembri ansioso di dire la tua, dimmi: qual’era secondo Eraclito.” Chiese improvvisamente il professor Xehanort.
“Ehmmm… ecco… Eraclito… be’.” Era evidente che il ragazzo fosse confuso, ma Xehanort non sembrò intenzionato a dare un indizio.
“Bene, vuoi provarci te Lexeaus?” Chiese il professore lasciando Sora ad arrossire al suo posto.
“Fuoco: Panta Rei. Tutto scorre, come il fuoco, diceva lui.” Disse laconico il ragazzo per poi tornare a sedersi.
“Ehmmmm… Sì. Va bene, in effetti il succo è questo, ora passiamo ad altro.” Continuò l’interrogazione generale e parlò con altri.
Dopo quasi un ora di domande che avevano lasciato sbigottita metà della classe, si decise a smettere.
“Bene, da domani, inizierà il vero programma, segnate sui vostri diari di ripassare le materie di cui oggi abbiamo discusso.” Ordinò il professore mentre annotava qualcosa sul registro.
 
 
 
 
La campanella suonò e tutti andarono in palestra cambiandosi negli spogliatoi.
Il Professor Xemnas era il più giovane del corpo insegnanti ed era il nipote di Xehanort.
Era abile nel Judo, era molto muscoloso, ma non troppo.
Era alto e slanciato ed i suoi capelli bianche stonavano molto con il colorito scuro della sua pelle.
Quel giorno indossava dei pantaloni a ginocchio sportivi ed una maglietta aderente che metteva in risalto il suo fisico.
“Buongiorno, ragazzi.”  Disse l’insegnante.
“Buongiorno, professore.” Risposero in coro loro.
“oggi, daremo il via al nostro programma di educazione fisica pratica ed intendo vedervi brillare alle prove finali! Quest’anno avremmo molto da fare ed io sono qui per migliorare la vostra prestazione fisica.” Disse lui orgogliosamente.

“ora iniziamo, voglio che facciate due giri della palestra e poi farete dieci flessioni e dieci addominali per tre volte, forza!” Ordinò agitandosi.
Subito tutti ubbidirono iniziando a fare come diceva.
 
 
 
 
Per il resto la scuola passò senza troppe novità.
Ovviamente all’ultima ora, quella del professor Ansem, Naminé fu molto lodata.
Avevano come compito quello di disegnare parte del viso di un loro compagno, ma solo la bionda era riuscita a fare un lavoro accettabile.
Aveva infatti dipinto così bene gli occhi di Roxas che sembrava che il suo dipinto potesse guardarti.
“Molto brava come al solito.” L’aveva lodata il professore con orgoglio mentre osservava il bel disegno.
“Tu cos’hai fatto, Roxas?” Chiese Ansem in tono bonario mentre osservava il biondo cercare di nascondere il suo blocco.
“N-niente, io…” Sembrava imbarazzato.
“Avanti, non ti giudico mica, volevo solo vedere cos’avevi fatto.” Spiegò il professore prendendo il blocco da disegno del ragazzo.
“Però, bello, ma non capisco perché…” Prima ancora che Ansem avesse finito di parlare che Roxas riprese violentemente il foglio nascondendolo proprio quando Naminé si era allungata per vedere il disegno.
Sora non capì, perché, ma aveva l’impressione che il biondo gemello di Ventus fosse arrossito.
 
 
 
 
Dopo la lezione si riunirono tutti in cortile per decidere cosa fare.
“Io andrei in centro a comprare qualcosa.” Propose Naminé allegra.
“No, grazie, mi sono annoiato abbastanza, oggi.” Le rispose Riku senza preamboli.
Il cortile era attraversato da una fiumana di gente, ma da quel gruppo uscì una nota testa corvina che correva trafelata.
“Ehi, ragazzi, sono felice di avervi trovato.” Disse Xion con il fiatone.
“Che c’è Xion, sembri preoccupata.” Disse Ventus avvicinandola.
“Lo so, vi sto disturbando, ma ho bisogno di aiuto. Quel ragazzo, Vanitas, non la smette di darmi fastidio, oggi ha tentato di nuovo di avvicinarmi, ma per fortuna l’ho visto e me ne sono andata in tempo.” Disse guardandosi intorno come se temesse di vederlo arrivare.
“Vuoi che ti accompagni a casa?” Chiese Riku alzando gli occhi.
“Oh, grazie, oggi quando sono arrivata sono anche quasi stata investita, dalla sua moto, odio ammetterlo, ma mi fa paura.” Ammise lei imbarazzata.
“Va bene, ciao ragazzi.” Disse l’argenteo raccogliendo il suo zaino.
Mentre lo salutava Ventus notò qualcosa: Xigbar stava sgattaiolando lungo il muro dell’ala destra della scuola.
‘Strano, che rimanga qui, di solito lo fanno solo per combinare guai.
 
 
 
 
Il gruppo si separò poco dopo ed i due gemelli rimasero da soli lungo la strada.
“Senti, Roxas, posso chiederti un favore?” Chiese il ragazzo.
“Certo, cosa vuoi?” Chiese cordialmente il gemello.
“Ascolta coprimi, io devo tornare a scuola, inventati qualcosa per il mio ritardo, tornerò presto.” Disse mettendosi a correre.
“va bene, ma…” Iniziò Roxas, ma Ventus era già partito.
 
 
 
Riku arrivò a casa di Xion.
“Bene, siamo arrivati e non dovremmo avere problemi, non verranno a darti fastidio in casa.” Disse il ragazzo con un sorriso.
“Bene… Ehm… grazie, non mi piace, ma quel ragazzo mi spaventa.” Rispose nervosa lei.
“Fa quest’effetto a tutti, ma io so tenergli testa, se hai bisogno ti posso dare una mano.” Disse Riku, sicuro di se.
“Be’ grazie ancora.” Lui stava per andarsene quando Xion lo richiamò.
“Senti… vorresti… ripassare con me oggi, sai sono nuova ed alcuni argomenti non li ho fatti.” Disse la ragazza nervosa abbassando la testa.
“va bene, con piacere.” Rispose lui mentre lei lo faceva entrare con un timido sorriso.
 
 
 
Ventus aveva girato tutto intorno alla scuola per tre volte, ma non aveva trovato traccia di Xigbar.
‘Eppure la sua moto è ancora qui.’ Pensò ricordando di averla chiaramente vista nel parcheggio.
Erano quasi le 13.00.
Tra un po’ suo fratello sarebbe crollato ed avrebbe passato un guaio con suo padre, quindi avrebbe dovuto essere veloce a ricontrollare tutto.
Le provò tutte, ma non trovò nulla di nulla, sembrava proprio sparito nel nulla.
Stava per andarsene, ma qualcosa attirò la sua attenzione nei pressi della rimessa degli attrezzi del giardiniere.
‘Ma che sta succedendo?’ Si chiese avvicinandosi cautamente.
All’interno era buio e non si vedeva niente, ma si potevano distinguere due figure che parlavano tra loro.
Ventus cercò di sporgersi un po’ di più, quando qualcosa lo colpì alle spalle.
“Non è carino origliare.” Gli sussurrò una voce stranamente familiare, all’orecchio prima di svenire.
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente.
Scusate, ma il capitolo è venuto una schifezza, ed avrei preferito fare di meglio, ma volevo dare anche qualche informazione sulle lezioni.
Soprattutto quelle di Xehanort e Xemnas.
Già da qui si possono intuire le ‘coppiette’ che si formeranno col tempo.
Infine la parte finale è la ‘trama principale’ della storia.
Non vi preoccupate, Ventus non sta così male come sembra. Per ora.
AxXx

  
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