Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ino chan    16/11/2012    5 recensioni
-Ricordati… Nessuno oltre Silente deve sapere chi sei.-
- Nemmeno Harry?- chiese Lorien ancora una volta.
-No, nemmeno tuo fratello.-
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

CAPITOLO VENTIDUE.

 

Remus sapeva di stare per svenire, ma non aveva idea di quanto tempo ancora avrebbe retto il suo cervello prima del blackout che sentiva arrivare. Sentiva la testa leggera,  il mondo farsi sempre più lontano, ovattato da una nebbiolina ai margini del suo campo visivo, e sapeva bene che quel ronzio che sentiva  allargarsi nelle orecchie non aveva nulla a che fare con il cielo carico di nubi sopra la sua testa.
Non era un tuono, anche se un lampo illuminò per un momento la figura del Pitone di una luce fredda prima di farlo ripiombare nella penombra del temporale. -Maledizione.- scattò.
Si alzò, facendo forza sui calcagni per tirare le ginocchia al petto, recuperò la posizione di guardia e arretrò di due passi - Maledizione.- ripeté tra i denti.
La pioggia aveva preso a battere insistente, il licantropo  strizzò un  occhio per cercare di vedere fra l’acqua che gli scorreva a rivoli lungo il viso scendendo a gocce lungo il mento. Arretrò ancora di un passo  e il Pitone fendette l’aria con la lingua biforcuta avvicinandosi ancora. Visti da fuori sembravano impegnati in uno strambo balletto -…Cosa posso dire perché tu mi creda Remus ?-
Remus credeva, credeva eccome.
Credeva di essere diventato pazzo. Ecco cosa credeva.
Perché ricordava bene quella voce. La ricordava benissimo e non poteva essere vero.
Frank Paciock giaceva in coma irreversibile al St. Mungo.
Cercò di mettere ancora spazio fra sé e il serpente,scivolando a causa della fanghiglia che si stava creando  alzò la bacchetta puntando contro il muso del pitone che sibilò come spazientito.  Evocò nella testa una Stupeficium, ma fu troppo lento.
Il licantropo vide tutto come in un lampo confuso.
Nagini  che scattava verso di lui, allungandosi di colpo come una  frusta,  la casa che ondeggiava davanti a lui, il cielo che prendeva tutto il suo campo visivo.  Portò entrambe le mani al collo per cercare di allentare la presa del serpente, che strinse facendogli  strofinare la scheda contro il prato .
-MALEDIZIONE.-  sputò sbracciando per cercare di arrivare alla bacchetta che gli era volata di mano durante la caduta -ACCIO BACCHETTA.- urlò  tendendo le dita della mano destra. L’arma volò verso di lui, roteando,  Remus la strinse, ma l’incantesimo gli morì in gola per via di una stretta furiosa del pitone attorno al suo collo.
Un pensiero incoerente si fece strada verso di lui, una richiesta di aiuto che riuscì a mandare con le ultime forze sotto forma di patronus che scattò nella pioggia e si mise  in ricerca tenendo il muso e la coda bassa.
Il pitone lo trascinò verso la casa, sotto lo sguardo di Bellatrix che aveva assistito allo scontro da dentro un auto incantata, probabilmente l’avrebbe divorato con calma, penso la  Mangiamorte mettendo in moto.

Il momento di ragione, stavolta, non era durato a lungo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Il Patronus di Remus Lupin era un lupo di piccole dimensioni, simile a Moony.
Sirius socchiude gli occhi, per un momento abbagliato dalla luce che esso portava prima di alzare la testa dal guanciale, sfilando il braccio da sotto il capo di Andrea che gli dormiva addosso.  
Era riuscito a convincerla a mangiare  dopo essersi beccato una decina di calci sotto al letto e quando finalmente si era appisolata, a pancia piena, non aveva avuto il coraggio di lasciarla sola, e si era steso di nuovo vicino a lei. Deliziandosi quando, dopo una ventina di minuti, fra il dormiveglia, l’aveva sentita voltarsi verso di lui, per accoccolarsi contro il suo fianco.
Afferrò un lembo della coperta che copriva il Cacciatore fino  al seno  e la tirò , su rimboccandogliela fino al collo . La osservò per un momento, prima di fare il giro del letto, e dedicarsi al lupetto  di fumo argento che sembrava abbaiare nella sua direzione.
Si accucciò di fronte a lui, sedendosi sui calcagni e il Patronus si gettò in lui, nel suo petto, lasciandogli sulla punte delle labbra le coordinate dove trovare Remus. Si alzò , poggiando le mani sulle ginocchia e si volse per lanciare un ultima occhiata ad Andrea che dormiva.
Sorrise fra sé e sé prima di sparire in un turbine di fumo azzurro.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

 

Remus si volse sul  pavimento,  la mano destra premuta alla gola e la sinistra contro il torace.
Il dolore che sentiva alla gola era tutt’uno a quello che sentiva alla nuca, gemette fra la saliva che gli colava dalle labbra socchiuse e sollevò gli occhi verso la sagoma scura del pitone che lo osservava con quegli innaturali occhi azzurri.
-Vuoi uccidermi?- gorgogliò - Sono infetto.-
Il pitone  si avvicinò, strisciando il ventre sul pavimento di legno,  per strofinare la testa rettangolare contro la fronte del licantropo. Una mossa strana da parte di un rettile , simile alla coccola di un gatto al suo padrone - Mi dispiace Remie, ma  dovevo farle credere di averti ucciso.-
Remie. Erano passati anni da quando qualcuno, che non era Sirius o James, l’aveva chiamato a quel modo. Sgranò gli occhi color miele arrossati e iniettati di sangue, annaspando con la mano verso la testa di Nagini che non si sottrasse al tocco.
-Frank
?- chiese,  con un filo di convinzione  nella voce rauca.
-Non volevo stringere tanto forte.-
Voleva solo stordirlo, ridurlo all’impotenza fisica per evitare di volare via per qualche stupecium. Si acciambellò  accanto al corpo del mago, che cerca di riprendere a respirare,  poggiandogli la testolina su una spalla.
Remus si guardò attorno, erano dietro casa, nella capanna degli attrezzi.  Remus vide  baluginare nella penombra le lame di cesoie arrugginite e di forbici da potatura.
-Com’è possibile?-
-Ti spiegherò, adesso cerca di respirare.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Tenendo le mani in tasca, Sirius fece il giro del palazzo, osservando il buco della finestra sfondata dalla caduta di Remus  in giardino e  le tracce del trascinamento a sedere del licantropo alla vista dell’enorme pitone nero.
Arricciò il naso, pensoso,  avvicinandosi al capanno degli attrezzi.
A causa della pioggia battente il suo olfatto, potenziato grazie alla sua capacità di mutare in cane, era pressoché inutile. Se in condizioni normali, sarebbe stato capace di trovare la scia di Remus  fra mille,  con tutta quell’acqua era un altro paio di maniche.
Si avvicinò al capanno,  studiandolo con la fronte aggrottata,  dal tetto fino alla porta, fermandosi a quella scarpa da passeggio di cuoio marrone che spuntava oltre il vano.
Portò mano alla bacchetta e si mosse per poter guardare e essere visto da chi era all’interno.
-Cazzo!-
Remus sdraiato  impegnato a tossire e a sbavare come un vecchio era già un colpo per lui.
Figuriamoci la vista di Nagini che lo vegliava quasi amorevole.
Ci mancò poco che mollasse la presa alla bacchetta per tirarsi indietro terrorizzato.
ODIAVA I SERPENTI. LI ODIAVA.
Remus si tirò a sedere mantenendo la mano al collo - Sirius.-  mormorò a bassa voce.
-Re…Re…Re…-
Remus aggrottò la fronte, prima di ricordare - Soffre di ofidiofobia.- disse al Pitone che si fermò dall’avanzare.
Sirius si  addossò al muro dietro di lui, comico come poche volte lo era stato nella sua vita, gli occhi blu sgranati e le labbra tremanti. Remus tossì, stavolta per mascherare la risata.
-REMUS JOHN LUPIN, SE STAI  RIDENDO E’ LA VOLTA BUONA CHE TI SPACCO LA FACCIA.-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

-Sei sicuro di stare bene?-
Per la quinta volta nel giro di dieci minuti, Lorien Potter annuì rigido, il collo bloccato da una strana morsa dalla nuca sembrava prendergli la gola impedendogli di parlare.
All’improvviso, senza ragione apparente, la testa aveva preso a dolergli da matti e il collo gli era diventato rigido come quello di una bambola.
Era dovuto uscire dall’Infermeria, per evitare di cadere a terra come una pera cotta  accanto al letto di Neville, e ora non sapeva come fare per tornare dentro e dire alla  Chips che era tutto machismo alla Potter, che non stava bene per nulla.
Osservò il primino che l’aveva avvicinato allontanarsi sentendo uno strano calore avvampargli nel petto.
Si portò la mano destra al torace,  e subito si rese conto che era la pietra che gli aveva donato Piton a  bruciare a quel modo. La sentiva sotto la stoffa della camicia e del maglione.
Afferrò il cordino tirandolo da dietro il collo e si appoggiò la pietra nel palmo della mano.
Qualcosa sembrava gocciolare a suo interno.
Sangue.
-Maledizione.- mormorò.
Si mise in piedi, o almeno tentò di farlo.
Le mani poggiate all’indietro contro il muro contro la quale era addossata la panca su cui era andato a sedersi,
-Madama Chips.- mormorò con una voce spaventosamente impastata -MADAMA CHIPS.-
Al secondo urlò senti come se qualcuno gli avesse afferrato la gola. Come se una mano lo stesse stritolando dall’interno. Si piegò in avanti e senza un gridò cadde sul pavimento.

 

FINE CAPITOLO.

Nella speranza che vi ricordiate ancora di questa storia, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ino chan