Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 2/? (ne ho 11 finiti per
ora)
Rating: R (ma conta di arrivare a
NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri Personaggi: Hermione Granger,
Minerva McGranitt, Luna LoveGood, Draco Malfoy, altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e ancora
Slash
A.N.: ringrazio di cuore Zafirya,
MORFEa e RowanMayFlower per aver lasciato il proprio commento (e
avermi dato tanto appoggio, grazie davvero!). Questo è il secondo capitolo e
spero vivamente che sia all’altezza (anche se purtroppo per Tom in persona
bisognerà aspettare ancora un po’), in ogni caso ho aspettato di aver scritto
una decina di capitoli prima di pubblicarla, così da evitare che gli
aggiornamenti (che sto tentando di fare ogni settimana) non debbano ritardare
troppo.
Beh,
ancora: Buona lettura! ^^
Capitolo 2. Memorie Ritrovate
“Mmh…
Molly, stasera hai davvero superato te stessa, queste sono le migliori polpette
che abbia mai mangiato. E detto da chi gusta la tua cucina da così tanti anni è
qualcosa!” esclamò il Sig. Weasley tra un boccone e l’altro.
La
tavola nella cucina di Grimmaul Place fu percorsa da mugugni di assenso mentre
tutti assaporavano i deliziosi piatti della matrona di casa Weasley, che per
l’Ordine era diventata come una mamma comune.
La
donna in questione si limitò a liquidare il complimento con un modesto ‘il
piacere è mio’ prima di rivolgersi al suo primogenito: “Charlie, mi fai il
favore di prendere altro succo di zucca? Credo ne sia rimasta ancora qualche
bottiglia in dispensa.”
Harry
si spostò leggermente per fare spazio a Charlie, masticando anche lui con
gusto. “Ron farà un salto dopo cena o Shackbolt ha intenzione di fargli finire
di nuovo tutta la burocrazia arretrata?” chiese poi con un ghigno divertito.
Tonks
ridacchiò piano, mentre Moody rispose con un grugnito “Quella volta se l’era
meritato, l’incosciente. Sparare schiantesimi alla cieca in quel modo… Auror
migliori hanno perso un pezzo di naso per cose del genere!”
“Oh,
suvvia Moody, ha solo diciassette anni. Sei mesi di addestramento difficilmente
trasformano un ragazzo in un veterano,” replicò Lupin pacato, “ma sono tempi
duri questi, ogni aiuto si dimostra indispensabile.”
Altri
versi d’assenso vennero seguiti da un lungo silenzio, finché il Sig. Weasley,
dopo aver inghiottito un altro boccone di polpette, si rivolse ad Harry: “In
ogni caso non credo che Ron ce la farà ad arrivare, da quello che mi ha detto
non avevano ancora finito il sopralluogo dell’ultimo attacco a Delvery.”
“Quel
ragazzo lavora troppo, ecco cos’è” disse la Sig. Weasley mentre serviva
l’insalata, “oh, ma quando arriva mi sente, il signorino. Fare così tardi a
diciassette anni, roba da matti!”
Qualcuno
al tavolo rabbrividì ringraziando il cielo di non essere nei panni di Ron in
quel momento.
“Harry, dov’è
Hermione? È tutto il giorno che
non la vedo. Si è di nuovo chiusa in biblioteca?” chiese Remus.
“No,
no, sono andato a chiamarla prima per la cena ed era nella sua stanza. Ha detto
di aver già mangiato, ma era ancora china sui libri, si.”
Molly
corrugò la fronte, “non può certo farle bene tutto ciò” borbottò.
“Molly,
cara, tu ti preoccupi troppo. Sono abbastanza grandi per poter pensare a loro
stessi.” rispose il Sig. Weasley.
La
cena continuò intervallata da chiacchiere varie e silenzi per godersi il cibo
squisito fino a che, quando ormai si era arrivati al caffè, una trafelata
Hermione fece il suo ingresso sulla porta chiamando a gran voce: “Harry!”
Il
moretto in questione si voltò con sguardo interrogativo.
“Vieni,
presto!” lo incitò ancora lei.
“Hermione
cara, sicura di non avere fame? Puoi mangiare qualcosa nel frattempo che Harry
finisce il suo caffè” le disse Molly con un sorriso bonario.
“No,
ma grazie Signora Weasley” rispose lei prima di tornare a guardare Harry con
un’aria impaziente, “Harry, ricordi quello di cui abbiamo parlato in
biblioteca? Ti dovrei mostrare una cosa al riguardo…”
Il
ragazzo sospirò e abbandonò il suo caffè su un tavolino per stare dietro alla
riccia e, dopo aver salutato tutti, la seguì su per le scale, fino alla sua
camera.
Entrando
si sedette sul letto, mentre l’amica si diresse verso la scrivania,
raccogliendo alcune carte e spostando grossi volumi, lasciando scoperto un
piccolo libricino che sembrava quasi insulso visto di fianco ai grandi tomi
rilegati in pelle che facevano bella mostra di se sulla scrivania. Malgrado
tutto ciò Harry si avvicinò sospettoso senza staccare gli occhi dall’oggetto e,
prendendolo cautamente in mano, lo studiò per qualche secondo, vedendo i suoi
peggiori timori avverarsi.
“Dio
mio Herm, ma questo… perché diavolo è ancora intatto? Pensavo di averlo
distrutto!” domandò con una nota rabbiosa nella voce, lasciando cadere il
diario sulla scrivania come se ne fosse stato scottato.
Hermione
si voltò ma non rispose subito, anzi, guardava Harry mordendosi leggermente il
labbro, come se avesse paura della reazione che avrebbero potuto causare le sue
prossime parole.
“Lo
hai distrutto, si, o almeno, hai distrutto l’Horcrux che conteneva. Ricordi
vero che cosa ne fu del diario?”
Harry
si sforzò un attimo di ricordare quello che era successo solo qualche anno
prima, ma che sembrava appartenere ad una vita precedente.
“L’ho
lanciato a Malfoy con il mio calzino in mano, perché liberasse Dobby. Ma
centra, come fai ad averlo tu ora? E perché non mi hai detto niente?”
La
ragazza sospirò. “Non è in mio possesso da molto, solo qualche mese… vedi,
quando Ron decise di rimanere tra gli Auror, beh, non avevo tante occasioni per
vederlo, quindi andavo a trovarlo ogni tanto. Un giorno siamo scesi nel
magazzino degli oggetti confiscati per…ehm, chiacchierare.” per qualche motivo
era diventata completamente rossa a queste parole. “Comunque, c’era un intero
reparto dedicato a ciò che fu rinvenuto nel Maniero dei Malfoy quando Lucius fu
sbattuto ad Azkaban. Immagina la mia sorpresa quando riconobbi tra il mucchio
il vecchio diario di Voldemort integro, senza una singola traccia del buco
causato dalla zanna del basilisco… beh, non potevo proprio lasciarlo lì.”
Harry
era rimasto ad ascoltare continuando a guardare il libricino in cagnesco.
“Herm, ma ti rendi conto, potrebbe avere chissà quali maledizioni! E tu lo hai
tenuto tutto questo tempo senza dirmi nulla!”
“L’ho
controllato, naturalmente! Non ho nessuna intenzione di correre rischi inutili,
non in tempi come questi. Credimi Harry, ora non è altro che un semplice
diario, nessuna traccia di magia è contenuta tra le sue pagine. Sembra che
Malfoy abbia tentato di restaurarlo e ci sia riuscito in gran parte anche se ci
sono ancora delle parti mancanti o completamente illeggibili. Comprensibile,
avendo avuto una zanna conficcata nel mezzo.”
Il
diario fu ripreso dalle mani del moro, che ne aprì la copertina trovandovi la
stessa semplice scritta di tanti anni prima: T. M. Riddle
“Non
mi piace, ma se ti è servito a scoprire qualcosa, tanto meglio. A cosa
servivano tutte quelle domande in biblioteca?”
A
Hermione si illuminarono gli occhi mentre si avvicinava e gli prendeva il
libricino dalle mani, aprendolo e sfogliandone le pagine che, Harry notò
sorpreso, non erano vuote ma riempite di fitte scritte in un’elegante
calligrafia.
“Quando
lo portai qui mi accorsi che tutte le scritte che la magia aveva tenute
nascoste erano apparse e non riuscii a trattenermi dal leggerlo. Ammetto che fa
uno strano effetto leggere i pensieri di Voldemort a sedici anni… comunque,
quello che volevo farti vedere è che verso la fine ci sono alcune pagine che
parlano degli Horcrux! Cioè, non li chiama per nome, penso per paura che
qualcuno lo potesse leggere, ma sono sicura che si riferisca a loro.”
Mentre
la riccia sfogliava febbrilmente le pagine alla ricerca di quella giusta, Harry
stava combattendo un’agguerrita battaglia interiore: una parte di lui voleva
solo bruciare quel diario e sotterrarne le ceneri il più profondamente
possibile, ma un’altra parte fremeva all’idea che ci potessero essere
informazioni utili alla scoperta dell’ultimo Horcrux. Una terza parte
stranamente, si sentiva leggermente a disagio nell’invadere in quel modo la
privacy di un’altra persona, anche se si trattava di Voldemort.
“Ti
ho chiesto se il ricordo di Riddle aveva sedici anni per essere sicura: come ho
detto non parla esplicitamente di Horcrux, li chiama solo “Frammenti”, ma se
questo diario è davvero quello del suo sesto anno è altamente probabile che
stesse solo usando un codice per evitare che occhi indiscreti potessero leggere
i suoi piani. In ogni caso, guarda, guarda qua! C’è un incantesimo per
localizzare gli Horcrux!” disse Hermione eccitata indicando una delle ultime
pagine.
Harry
fu subito al suo fianco osservando i fogli ingialliti del diario, dove si
leggeva in cima alla pagina Rintracciare Frammenti smarriti.
“Si,
so che metà della pagina è illeggibile, ma con un po’ di lavoro penso che io e
la McGranitt riusciremo a cavarne fuori qualcosa…” aggiunse in fretta la
riccia.
Il
moretto però stava leggendo esitante la procedura dell’incantesimo che sembrava
includere anche una pozione nel suo processo ed era già arrivato alla fine
quando si accorse di quello che aveva detto l’amica.
“Cosa
scusa? Cosa c’è di illeggibile?” chiese perplesso.
“Come
cosa c’è di illeggibile, metà della pagina è completamente rovinata, è solo un
susseguirsi di strane linee e onde, probabilmente a causa del veleno del
basilisco.”
Harry
tornò ad osservare la pagina senza vedere altro che la calligrafia nitida ed
elegante di prima. “Herm, ti sbagli, sotto c’è una semplice lista di
ingredienti e la procedura per preparare una pozione, che se posso dire sembra
anche dannatamente complicata.”
La
ragazza corrugò le sopraciglia. “Ma come...? Oh! Ma certo! Che stupida,
naturalmente! Non sono onde casuali, è Serpentese!” esclamò meravigliata.
Harry
sgranò gli occhi e passò due dita delicatamente sulla superficie ruvida della
pergamena, quasi come se quel gesto potesse rivelare i segni di cui l’amica
parlava, ma per quanto si sforzasse non riusciva a vedere nient’altro che
semplice parole. Eppure era lì, proprio davanti ai suoi occhi, quello che
poteva essere il miracolo che aveva rinunciato a sperare che arrivasse, la
soluzione al loro problema più grande. A stento riusciva a crederci.
“Devi
assolutamente trascrivere in inglese la procedura, così possiamo subito
portarlo domani alla McGranitt.” E con questo si misero al lavoro.
Dopo
poco meno di un’ora e qualche problema da parte Harry che ogni tanto nel
trascrivere passava al serpentese senza accorgersene, le istruzioni per il rito
erano state messe nero su bianco in un linguaggio noto anche al resto del
mondo. Hermione si era subito dedicata allo studio del complicato rituale,
mentre Harry si era sdraiato sul letto, sfogliando casualmente le pagine del
diario, sempre più curioso. Ogni tanto si fermava addirittura a leggere alcuni
brani.
17 Settembre 1947
Avery si è fatta mettere di nuovo in punizione per aver
attaccato due Tassorosso che tornavano dalla lezione di Divinazione. Deve
davvero smetterla di agire così d’impulso, nemmeno fosse una sbandata
Grifondoro. Non è così che si comporta un Serpeverde, non si abbasserebbe mai
ad attaccare due insulsi Tassorosso, o almeno se lo facesse, troverebbe anche
il modo di non farsi beccare. Appena torna ne sentirà quattro dal sottoscritto,
parola mia.
Nel
leggere questo Harry quasi scoppiò a ridere, pensando a cosa direbbe adesso Tom
Riddle vedendo persone come Malfoy che hanno passato la loro vita a Hogwarts
bullando chi gli pareva senza preoccuparsi certo dell’etichetta Serpeverde.
Decise di saltare un po’ di pagine e andare un po’ più avanti.
3 Gennaio 1948
Non lo sopporto più Silente! Non lo sopporto! Sempre convinto
di sapere tutto su tutti, sempre convinto di essere nel giusto, con quel suo
atteggiamento da buon samaritano. Da bravo, aiuta i tuoi cari Grifondoro: gli
unici per cui ne vale la pena, giusto? Gli altri non sono niente. “Silente è un
grande mago”, certo, come no! Beh ditemi, dov’è Silente quando ogni anno vengo
spedito in quell’inferno di orfanotrofio dove ho dovuto passare i primi undici
anni di vita? No, Silente sa solo guardarmi con diffidenza e compassione e io
non lascio che nessuno mi compatisca, non me, l’erede di Salazar Serpeverde!
Quegli occhi, in cui leggo le stesse emozioni che leggevo in quelli di mio
padre: anche lui è convinto che io sia un mostro ingrato che non vale niente,
un’anomalia del genere umano. Beh, gliela farò vedere, come l’ho fatta vedere a
mio padre: non aveva più nulla di tutto ciò nello sguardo quando era ad un
passo dalla mor-
Harry
chiuse il diario di scatto, scosso da ciò che aveva letto e combattuto tra la
rabbia di sentir parlare male di Silente e un’altra emozione che non riusciva
bene ad identificare. Voldemort a sedici anni parlava dell’omicidio di suo
padre quasi con soddisfazione ed era qualcosa che lo faceva letteralmente
rabbrividire. Lasciò il libricino sul letto e si stiracchiò: per quella sera di
emozioni ne aveva avute abbastanza.
“Penso
che andrò a letto Herm, domani andiamo dalla McGranitt subito dopo pranzo,
d’accordo?”
“Si,
si, d’accordo” fu la risposta sbrigativa che ricevette da un’Hermione ancora
intenta a studiare. Era già sulla porta quando la voce dell’amica lo fermò “Ah,
prendilo il diario, quello che potevo leggere, io l’ho già letto.”
Harry
rimase un attimo fermo incerto sul da farsi, ma alla fine si chinò e raccolse
l’oggetto in questione per poi dare la buona notte.
Mentre
camminava verso la sua stanza non riusciva a togliersi dalla mente le parole
lette nel diario.
dov’è Silente quando ogni anno vengo spedito in quell’inferno
di orfanotrofio dove ho dovuto passare i primi undici anni di vita?… anche lui
è convinto che io sia un mostro ingrato che non vale niente, un’anomalia del
genere umano…
Cosa poteva aver generato
un simile odio nei confronti del suo professore? Ma soprattutto… come mai
quelle parole sembravano raccontare una storia così simile alla sua stessa
vita?