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Autore: Attide    21/11/2012    2 recensioni
-Granger...-
-Dimmi, Malfoy-
-Te ne intendi di musica babbana?- le chiese con tono affabile.
Lei lo guardò, vuota, immobile.
Le prese il volto tra le mani, senza biasimare il suo silenzio.
-Lascia che sia io a ricomporti-.
In un mondo in cui ognuno deve combattere la sua battaglia c'è sempre bisogno di una luce che ti riporti a casa.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Sorpresa | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Buonasera gente, come state? Eccomi con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia!
Grazie a tutti coloro che si stanno appassionando alla storia,vi adoro :D ma suvvia, lasciatemi un pensierino, giusto per farmi sentire importante. Alla prossima!







Cap. 3
 
 




Chiuse con uno scatto il giornale che stava leggendo, osservando le foto animate che svettavano in prima pagina.

 

Attacco nella notte! Squadra Auror decimata, Harry Potter e Ronald Weasley gravemente feriti.
È in agguato un ritorno dei seguaci di Voldemort?

 

Arricciò leggermente l'aristocratico naso, contrariata.

Sapeva, Narcissa Malfoy, cosa significasse essere al centro di uno scandalo nero, di morti incomprensibili, di dolore.

Erano passati diversi giorni dal funerale di stato, eppure le voci non si erano ancora placate.

Chi aveva osato toccare i salvatori della Guerra? Perchè l'aveva fatto?

Chi avrebbe potuto covare dentro di sé sufficiente rabbia o pazzia per compiere uno scempio come quello?

 

Sentì dei passi dal corridoio, poi deboli voci ormai inconfondibili: quella del marito Lucius, sovrastata da quella più profonda del ministro.

 

Sospirò frustrata.

Lucius non aveva voluto ancora spiegarle il motivo di quella improvvisa confidenza, non aveva ancora imparato dagli errori del passato.

 

Congiunse le mani sul grembo, aspettando e rimanendo in ascolto di quel brusio fino a che non scomparve.

 

Chiuse gli occhi, tremando al pensiero dell'enormità entro la quale la sua famiglia si doveva essere nuovamente cacciata, e pregò che, almeno per quella volta, ne fosse valsa realmente la pena.

 

 




§§§
 

 




 



Un urlo femminile squarciò l’aria degli affollati corridoi del ministero, facendo girare numerose teste in cerca del colpevole.

-Possibile che io debba avere a che fare solo ed unicamente con incapaci?- protestò quella stessa furia che con poco grazia aveva fatto volare in aria dalle mani di uno spaventato tirocinante un intero plico di scartoffie.

Hermione Granger decisamente non era di buon’umore quella mattina, ma a dire la verità non lo era da ormai quasi due mesi, da quando aveva voluto chiudere prepotentemente tutta la sua vita passata all’interno di un baule, nella speranza di dimenticare.

Era successo tutto molto in fretta, troppo, tanto che nemmeno lei era stata in grado di tenere testa alle emozioni che le si agitavano dentro.

Con passo spedito si avviò verso l’ufficio che ormai visitava ogni mattina, decisa ad ‘’eliminare’’ una volta per tutte quelle sanguisughe che, a suo dire, non facevano altro che intralciare e rallentare il suo lavoro.
Arrivata alla porta di legno scuro, bussò tre volte, fissando il suo riflesso storpiato nella targhetta dorata del capo del comando del 
Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche.

-Avanti- rispose pochi attimi dopo una voce strascicata ed affaticata.

Hermione non se lo fece ripetere due volte, abbassò la maniglia ed entrò nella stanza.
Venne immediatamente sommersa dalla confusione delle centinaia di cartelline gialle e sbiadite, accatastate precariamente sui pochi centimetri quadrati della scrivania: alle pareti erano appese immagini di creature fantastiche, e dietro la scrivania capeggiava un’enorme bacheca piena di articoli di giornale ritagliati.

Sbuffò sommessamente, tentando di contenere l’irritazione per quello scempio di carta e pergamene e, ricordandosi del motivo per cui era venuta, cercò lo sguardo del direttore.

-Signor Brick?-domandò allungando il collo, cercando di scorgerne il profilo.

Un mugugno soffocato preannunciò la comparsa dell’uomo, riemerso da sotto la scrivania con una decina di fogli in mano fittamente scritti.

-Mi dica, signorina Granger…quale incompetente bambino viziato dovrei prontamente licenziare oggi?- domandò con velato sarcasmo, sistemandosi sulla sedia di pelle e pigiandosi gli occhiali sul naso.

Pancras Brick era un uomo a modo, dedito al suo lavoro e terribilmente confusionario: stempiato e brizzolato, sul suo volto aleggiava sempre un’aria stanca e rassegnata, come di chi non ha più nulla da aspettarsi nella vita, ma non appena apriva bocca tutta la sua acuta ironia e il suo divertimento nei confronti del mondo denotavano un animo intelligente e ingegnoso.

-Lavanda Brown, signore- rispose Hermione senza alcuna remora.

-Oltre ad un atteggiamento infantile ed un approccio al lavoro assolutamente inaccettabile, oserei definire il suo livello di preparazione desolante.
Se poi a tutto ciò affianchiamo un vestiario fuori luogo ed un chiaro intento di intrattenersi con i colleghi di lavoro, si: ritengo che la signorina Brown sia inadatta a qualsivoglia mansione- concluse con un tono serio e professionale.


Pancras le lanciò un’occhiata divertita , congiungendo poi le mani e picchiettandosi il mento.

-E mi dica, Hermione…come intenderebbe risolvere il problema?- le domandò, guardandola dritta negli occhi come a volerle scrutare l’anima.

Come a volerle scrutare l’anima, sapendo già con esattezza che cosa vi avrebbe trovato.

-Annullando il mese di prova e lasciando il posto a ragazzi più meritevoli di lei. Là fuori esistono centinaia di ragazzi che darebbero un braccio pur di avere un lavoro ed essere al suo posto- sentenziò lei accaldandosi, incrociando le braccia al petto.

-Mmm, suppongo quindi che anche gli ultimi quattro tirocinanti non rientrassero nella categoria dei ‘cento ragazzi disposti a dare un braccio’, dico bene?- rispose lui, senza nemmeno tentare di nascondere il sorriso che ormai gli curvava verso l’alto le labbra sottili.

 

-Nelle ultime due settimane mi ha descritto la situazione dei nuovi candidati come...disastrosa- continuò.

-Dice bene, signore. E nemmeno con questi tentativi di mettermi a disagio riuscirà a farmi cambiare idea- concluse Hermione alzando il mento, sfrontata.

Sospirò, togliendosi gli occhiali ed appoggiandosi con i gomiti sulla scrivania.

Come avrebbe potuto fare quello che gli avevano imposto di fare se lei continuava a guardarlo in quel modo?

-Siediti, Hermione- le disse improvvisamente serio.

Hermione seppur con qualche dubbio fece quello che le era stato detto, prendendo posto sulle sedia più vicina e si concesse di osservare l’uomo: improvvisamente le sembrava più vecchio, e quel brusco cambiamento le fece pensare di essersi spinta oltre.

-Mi scusi signor Brick, non avrei dovuto…-

-Non scusarti Hermione, non ce n’è motivo. Voglio solo parlarti da uomo più vecchio e più malandato di te, quale sono- le disse sorridendo appena, mettendola a tacere.

-Vedi, tre anni fa quando ti sei presentata alla mia porta sono rimasto molto sorpreso, non avrei mai immaginato che una mente brillante come la tua si sarebbe scelta una carriera così inconsistente e monotona come questa. Fin dal primo momento in cui ti ho assunta ho avuto modo di osservarti, di testare con mano le tue innegabili capacità, ma non mi vergogno nel dirti che all’inizio ero scettico, molto scettico. Eri pur sempre una delle sopravvissute alla guerra contro Colui che non deve essere nominato- la guardò da sotto gli occhiali, attento.

 

Stava camminando su un campo minato, e lo sapeva.


-Una delle eroine, certo, ma pur sempre una reduce di guerra.
Avevi visto troppi orrori e non potevo permettermi che delle crisi esistenziali di una ragazzina potessero intralciare il mio lavoro, soprattutto in un momento delicato come quello- disse senza mai abbassare lo sguardo, pronto a cogliere ogni piccola espressione sul volto della ragazza.


Hermione dal canto suo era sconvolta: perché le stava raccontando quelle cose? Dove voleva arrivare?

Ma soprattutto: come poteva aver osato dubitare della sua stabilità mentale e della sua efficienza?

Strinse la mano, schiacciandosi le nocche.

La sentiva, ormai.

La riconosceva, quella vampata di caldo che preannunciava una rabbia ceca, furiosa.

-Tuttavia ho avuto modo di ricredermi: giorno dopo giorno mi hai dimostrato di avere competenza e passione per quello che fai, e di questo te ne rendo onore e merito.
Però non posso nasconderti che all’inizio è stato molto difficile comprenderti, è stato molto…faticoso…riuscire a darti fiducia e vedere oltre il tuo atteggiamento aggressivo- continuò Pancras, accompagnando le parole con veloci gesti delle mani.

-Tutti abbiamo bisogno di aiuto Hermione, e rendersene conto non è altro che una dimostrazione di coraggio.
Allora sei riuscita a riprenderti da sola, ma…non so se ora…dopo quello che è successo…tu possa avere la forza di farcela di nuovo- concluse l’uomo.

All’improvviso tra i due calò il silenzio più totale, un silenzio talmente carico di tensione che sembrava schiacciarli sotto il suo peso.

 

-Non fraintendermi, non sto nemmeno lontanamente paragonando l'esperienza della guerra con la morte di Ronald, ma non ho potuto fare a meno di notare come tu sia ricaduta nello stesso stato di qualche anno fa- riprese.

-Non capisco cosa intende, signor Brick- rispose Hermione dopo una lunga pausa, raddrizzando la schiena e irrigidendosi sulla sedia.

Pancras inspirò aria tra i denti, tentando di trovare il modo migliore per esporle la situazione.

-Vedi Hermione, due mesi fa hai subito una perdita molto grande, e sarebbe sciocco pensare che dopo quello che hai già passato tu non possa avere delle ricadute…-     

-Mi sta forse dicendo che sono pazza e che ho bisogno di uno psicologo?- lo interruppe Hermione, sputando le parole con cattiveria.

-Non ho mai avuto intenzione di dire questo- rispose Pancras con severità, per nulla intimorito dal repentino cambiamento d’umore della ragazza.

-Ah no? E allora cosa intendevi Pancras? Spiegamelo, perché allora temo di non aver capito- continuò Hermione, sempre più rossa in viso e cominciando a torturarsi le dita per l’irritazione.


Gli occhi dell’uomo saettarono verso un promemoria adagiato sulla scrivania, come a cercare conferma prima di raggruppare le parole più adatte.

Avevano affidato a lui quell'incarico gravoso, proprio lui che con le parole non era mai stato bravo.

Come si può dire ad una persona di doversi allontanare dal lavoro, senza farla sentire umiliata, senza poterle dare nemmeno una spiegazione?

Hermione si alzò di scatto, talmente velocemente da far cadere la sedia a terra e con un movimento veloce si impossessò di quel foglio di carta che aveva catturato l’attenzione di Brick.

 

Per un attimo il tempo si fermò.

Era sempre stata acuta e in quei pochi secondi aveva capito che se voleva delle risposte alle affermazioni dell’uomo non doveva fare altro che leggere quello che vi era scritto.

-Signorina Granger, le impedisco di rivolgersi a me in questo modo!
Esigo che lei mi ridia quel foglio!- disse Pancras alzando la voce e avvicinandosi alla donna, tentando di recuperare l’irreparabile.


Successe tutto in un attimo.

Le spalle di Hermione si irrigidirono, gli occhi diventarono lucidi di lacrime a forza di tenerli aperti.
Come se tenendoli aperti quello che aveva appena letto potesse scomparire.

Come se quello che aveva appena letto potesse non esistere.

-Mi dica che non è vero- sussurrò nella direzione di Pancras.

-Hermione, non giungere a conclusioni affrettate…-disse lui, appoggiandole una mano sulla spalla.

-Mi dica che non è vero- disse di nuovo, stavolta guardandolo e parlando più forte.

Un lampo di compassione attraversò lo sguardo dell’uomo, facendo scattare la scintilla.
Immagini orrende si susseguivano nella mente di Hermione.

Vestiti strappati.

Sangue sulle mani.

Pelle bruciata.

-Esigo una spiegazione! Non posso credere che realmente lo stiate facendo!- gli urlò contro, scrollandosi di dosso quel calore che all’improvviso la disgustava.

-È così che funziona quindi in questo posto? Più si paga in denaro meno si deve rendere conto delle proprie azioni?- continuò con tono più basso.

 

Pancras era attonito, svuotato delle patetiche scuse che tanto si era preparato.

 

-pensavi che non sarei mai venuta a saperlo, Pancras? È per questo che mi hai fatto tutto questo discorso? Speravi che mi sarei tolta dai piedi senza fiatare? Che avrei capito, che sarei andata avanti?-

 

Le doleva la testa, il sangue scoreva veloce nelle vene.

 

-non mi conoscete proprio, allora. Farò tutto quello che mi è possibile per impedirlo- concluse con voce roca.



Non riusciva più a reggerne lo sguardo.
Uscì da quella stanza con in gola il sapore del disgusto, stringendo ancora tra le dita quel foglio.

Quel foglio su cui stava scritto con calligrafia elegante:


                             
Il posto vuoto nella squadra 6 del reparto Auror è stato affidato al signor Draco Malfoy.
                              La preghiamo di tenere nascosta l’informazione fino al prossimo ordine.

   
 
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