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Autore: AsfodeloSpirito17662    24/11/2012    3 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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PRIMO CAPITOLO
 
Don't want to hear about it
Every single one's got a story to tell
Everyone knows about it
From the Queen of England to the hounds of hell

(The White Stripes, Seven Nation Army)

 
Blaise non sapeva sinceramente che pesci pigliare, dico davvero. E se glielo avessero chiesto, non avrebbe saputo nemmeno spiegare e descrivere la sequenza causale -no, ricercata no- che lo aveva messo inevitabilmente, con fare irrisorio, in quella situazione. Una settimana fa, se glielo avessero detto, probabilmente si sarebbe fatto una grassa risata. E ridere non gli capitava molto spesso, il che, già di per sé, sarebbe stato un evento. Ma quello. Oh, quello andava Oltre Ogni Previsione. La propria, per la precisione. Odiava sentirsi inadatto e a disagio per qualcosa. Disagio causato da una situazione che -ne era certo- non sapeva affrontare, nel modo più assoluto. Era sempre stato in grado di fare tutto, sia a scuola che fuori. Se l'era sempre cavata da solo per qualsiasi cosa e 'professionalità' era il suo secondo nome. Chiedergli di cucinare qualcosa? Bene, ce la poteva fare. Fare qualche incantesimo mirabolante? Nessun problema, era sempre stato abbastanza bravo. Tenere una conferenza sul perché è importante promuovere, per i giovani, l'arruolamento negli Auror? Spiacevole, ma lo poteva fare, se proprio doveva, dato che era anche il suo lavoro. Ruolo non desiderato ma, capiamoci... tra l'accusa di aver preso parte alla Guerra Magica in veste di Mangiamorte, con il rischio di finire ad Azkaban per il resto della sua vita ed il prestare servizi sociali alla comunità magica, rientrando come corpo di supporto speciale tra le file dei Soldatini Bianchi... aveva scelto di certo la seconda, senza batter ciglio. Il suo ruolo era abbastanza marginale, niente spargimenti di sangue sul campo, niente maledizioni, niente scontri corpo a corpo, niente di niente... per fortuna. Principalmente, la sua occupazione consisteva nel rifornire i magazzini del dipartimento Auror con pozioni utili, dato che il suo titolo di studio glielo permetteva, e di risolvere le noiose questioni burocratiche che i SignorSonoMachoCombattoICattivi Capi Auror, non potevano assolutamente perdere tempo a fare. Ma si sapeva che ogni secondo valeva una vita. Anche quella di un fottuto procione che attraversava la strada. Se non si è capito, si vuole ironizzare. Tuttavia... c'erano altresì dei lati negativi. Come quello accanto a lui, ad esempio. Il suo lato negativo si chiamava Mathias, di anni 8, statura nella media, un po' mingherlino. Vestito di tutto punto, quell'abbigliamento di certo non si adattava ad un bambino della sua età. Probabilmente trent'anni prima la cosa sarebbe passata più inosservata, soprattutto a causa di quegli antiquati mocassini da cui sbucavano i candidi calzini. Anglo - spagnolo da parte di madre, aveva l'incarnato chiaro tipico dei britannici ed un paio di grandi occhi neri che riprendevano direttamente il colore dei capelli un po' lunghi e disordinati. Blaise ebbe una spiacevole impressione di non avrebbe saputo dire esattamente cosa. Cosa ci faceva con luiun bambino così ben vestito, con i capelli spettinati? Probabilmente la cosa era del tutto irrilevante e sicuramente, non era quello il momento di porsi certi quesiti, ma non aveva potuto fare a meno di notare quel contrasto e la domanda era sorta da sola, nella sua testa. Quelli del Dipartimento erano stati proprio bravi, comunque. Scaricare i propri impicci sul primo disgraziato era una cosa che adoravano fare, soprattutto se il disgraziato in questione aveva magistralmente evitato la galera con un ripiego non gradito. Come già detto, non gli era stato chiaro il modo in cui erano riusciti ad affibbiargli la custodia temporanea di Mathias, sempre di anni 8. Oltretutto, la cosa era avvenuta a causa di unaloro negligenza. Bisognava studiare all'incirca sei anni per diventare Auror, ma se poi non si era neanche in grado di arrivare in tempo ad un attacco scatenato dai pochi restanti Mangiamorte, per salvare una famiglia ed evitare che l'ennesimo bambino potesse rimanere orfano... Blaise si morse la lingua, per evitaredi pensare qualcosa di estremamente volgare. Il Destino aveva voluto che quel fato infame, toccasse proprio a Mathias; sempre lui, il Destino, aveva deciso sadicamente di attirare in quella storia, nelle sue grinfie, anche Blaise, che di bambini non c'aveva mai capito niente e mai avrebbe voluto capire.
Figlio unico, figura paterna praticamente inesistente, cugini – nipoti - altro di età inferiore a lui zero totale, contatti con individui di età sempre inferiore a lui pari a 1,03 % calcolato su un ciclo vitale di circa 25 anni e qualche mese. Precisamente, la sua età attuale. Poteva quindi affermare, con la massima sicurezza e in pieno possesso di tutte le proprie facoltà razionali, che aveva un problema non indifferente, peggiorato dal piccolo particolare che Blaise non era stato ancora messo al corrente di quanto sarebbe durato questo impiccio.
Ad un certo punto,il suddetto problema, schiarì la voce.
 
"Ho sete"
 
Il Problema aveva sete. Certo, come aveva fatto a non pensarci prima? Il Problema era a suo carico, da quel momento. Ciò significava che avrebbe dovuto nutrirlo, abbeverarlo, fornirgli un alloggio, del vestiario e magari anche qualche giocattolo pericoloso con cui rimanere accidentalmente... no, non era la strada giusta. Così facendo quelli del Ministero avrebbero avuto, con somma soddisfazione, altra robaccia da aggiungere ai suoi capi d'accusa. Non era una buona idea, serviva un'altra strategia. Forse avrebbe potuto, sempre accidentalmente, perderlo in mezzo alla folla...? Lo poteva portare a Diagon Alley di sabato -e si sapeva che Diagon Alley di sabato veniva frequentata solo da chi amava gli atti profondamente masochistici- e poi...
 
"Ho detto che ho sete"
 
Blaise sentì nella propria testa come un fastidioso rumore di nastro interrotto senza preavviso. Abbassò gli occhi sul bambino dall'alto del suo metro e novantatre, prendendo solo in quel momento la coscienza effettiva che sì, Mathias era lì, gli stava chiedendo da bere e probabilmente aveva/avrebbe avuto anche altre esigenze che era compito suo soddisfare. Il Problema lo stava guardando con una faccia un po' troppo inespressiva e rilassata, per uno a cui erano appena morti i genitori. Se i Capi Auror o il ragazzino si aspettavano da lui un po' di compassione o checazzonesapevalui, avevano sbagliato persona. Detto molto francamente, l'interesse che nutriva per i sentimenti contrastanti e tetri che quel bamboccio poteva star provando in quel momento, era all'incirca pari all'interesse che aveva nel fare bene il proprio lavoro di 'volontariato', se così si poteva definire, dato che non era stata proprio per sua volontà. Senza contare che era proprio lui la fonte della sua attuale preoccupazione, che diamine! Le voci dei dipendenti del Ministero cominciarono ad emergere lentamente, come se giungessero da un posto lontano, sino a farsi via via più alte. Blaise si era chiuso nei suoi pensieri, perdendo la concezione del tempo e dello spazio, ed ora si stava lentamente risvegliando nell'atrio del Ministero, con la fontana al centro, le statue, i camini sempre al lavoro con le loro fiammate verdi... e Mathias che lo tirava per una manica del maglione.
 
"Tu hai problemi di udito" affermò, senza nessuna incertezza nel tono di voce impersonale e senza l'ombra di accento spagnolo. Ora che lo guardava bene, notava una spolverata leggera di lentiggini sul naso a patata e sulle guance chiare.
 
"No, ho sentito benissimo. Sto pensando a dove posso portarti per farti bere" replicò Blaise, accigliandosi. Ecco, visto? Già non gli piaceva. Cos'erano tutta quella confidenza e quella strafottenza? Perché era stato chiaramente strafottente, l'avevano visto tutti e l'aveva visto lui. Palesemente strafottente. Mathias, per tutta risposta, lo osservò di rimando tenendo il naso puntato all'insù, in direzione di quell'omone dalla carnagione scura.
 
"Ci sono i bagni. Hai la bacchetta per fare qualche magia. Usciti di qui, ci sono dei bar. Non credo che non ci sia nessuno, in qualche ufficio, in possesso di una bottiglia d'acqua. E, dato che dovrò vivere con te e dovrò quindi venire a casa tua, potresti anche portarmi lì e darmi l'acqua. Non mi sembra complicato ma, visto l'andazzo, mi sa che devo cominciare a prendere in considerazione la fontana"
 
Blaise pensò seriamente che Il Problema fosse in realtà Il Mostro. Lo osservò con un misto di inquietudine e di incredulità, aprendo leggermente la bocca senza tuttavia dire nulla, anche se avrebbe voluto. L'aveva detto sin da subito, che c'era qualcosa in quel bambino che non lo convinceva ed ora cominciava a riceverne le prime conferme. Non volle pensare di essere stato appena messo in ridicolo da un bambino di ancora anni 8, ma preferì attribuire la colpa dell'accaduto ai postumi del trauma che il Dipartimento gli aveva causato, affibbiandogli Mathias. Non era stato preparato, era distratto e sovrappensiero, l'aveva preso in contropiede, con un colpo basso, non valeva, non...
 
"Stammi a sentire, Mostriciattolo" piegò la schiena in avanti, così da poter osservare bene il bambino negli occhi scuri, quasi quanto i suoi "per una pacifica convivenza tengo a sottolineare la questione che la mia persona non gradirà inerzie di alcun genere, non avrà le facoltà di tollerare querimonie differenziate, non ti permetterà di fare ammenda per sproloqui e vaniloqui eccessivi e il nutrimento ed il mantenimento della propria igiene personale avverranno in maniera autonoma. E' tutto chiaro?" aveva usato un linguaggio forbito (o almeno ne avrebbe dovuto avere la parvenza) di proposito, tanto per sottolineare la differenza tra sé e lui, tra l'adulto ed il bambino, tra l'ospitante e l'ospitato, tra Il Martire ed Il Mostro. Mathias non sembrava essere particolarmente impressionato dalla premessa appena fattagli da Blaise ed anzi, l'aveva fissato negli occhi per tutto il tempo come se non stesse dicendo nulla di importante. Trascorsero dei secondi di silenzio, nei quali i due futuri conviventi rimasero a fissarsi come in uno studio applicato dell'avversario. Blaise non poteva credere di star facendo tutto quello con un bambino. Possibile che la responsabilità di lui lo stesse stranendo a tal punto?
 
"Arriva o no quest'acqua?"
 
Sì, era decisamente possibile, dannazione.





NOTE DELL'AUTORE:
Eccoci qui con il primo capitolo! Vi anticipo già da ora che non avranno lunghezze specifiche, alcuni saranno più corposi di questo, altri meno, dipende dalle esigenze della trama (vale a dire la suspance, lol). Grazie per le recensioni e come sempre grazie ad Arianna che beta la storia! Non preoccupatevi, la trama parte un po' lenta ma poi ci saranno tutti gli sviluppi del caso ;) Nel frattempo vi metto al corrente della mia enorme depressione. La penna USB dove tenevo la storia ha deciso di attentare alla mia vita, si è rotta ed ho perso 7 capitoli della fanfiction. Ovviamente, con il cuore sanguinante li riscriverò, sperando di riuscire a farli bene come i loro predecessori. Ma sono tanto, tanto depressa. ç_ç A sabato!

   
 
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