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Autore: Changing    25/11/2012    2 recensioni
Rose è la figlia di Ron Weasley ed Hermione Grenger, famosi per il ruolo che ebbero nella Seconda Guerra Magica diciannove anni prima. Ma come ci si sente ad essere figlia di due maghi e membro di una famiglia di soli maghi quando non si hanno poteri? Sopratutto quando questi sono scomparsi in circostanze misteriose e sconosciute...
Scorpius, vive in una ricca famiglia di maghi il cui cognome non è molto ben visto dalla comunità magica, ma l'unico e più grande desiderio del piccolo Malfoy è solo quello di ricevere calore e sentirsi, per la prima volta, parte di una famiglia.
Storia di un diario dimenticato, un antico sogno e desideri celati, che porterà i nostri nuovi eroi ad indagare su un mistero ignorato da Silente stesso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'My new Geneation'
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Capitolo 13
Numeri magici




Il respiro le si bloccò in gola. Accompagnata da due maghi in divisa da lavoro, vide Hermione che si guardava attentamente intorno. Aveva la bacchetta tesa in avanti.

- Qui non c'è – Disse a uno dei due uomini alle sue spalle, mentre l'altro, dall'aria incerta ed insicura, controllava a mano le scansie a muro.

- Allora passiamo ai dormitori. È sicura di non aver dimenticato nessun incantesimo? - La donna annuì con aria grave e Rose comprese di che cosa stessero parlando. Se fosse entrata nella stanza solo qualche attimo prima sarebbe stata scoperta dai sortilegi lanciati da sua madre. Tuttavia, nonostante il pericolo più grande sembrasse passato, non si sentiva affatto sollevata. Nel massimo silenzio, scese l'ultimo gradino e si acquattò in un angolo con il cuore a mille.

Sua madre aveva un viso quasi irriconoscibile. Molte volte l'aveva vista in ansia, ma mai il suo volto era stato così solenne, rigido e teso. Sembrava invecchiata di dieci o vent'anni, sebbene non avesse mai considerato il suo viso fresco e giovanile. Hermione si diresse verso le scale, passando pericolosamente vicino a sua figlia. A separarle c'erano solo pochi centimetri. Un passo e sarebbe stato un tripudio di emozioni: gioia, sollievo, commozione, rabbia, paura. Rose trattenne il fiato. Per un attimo la donna esitò, e diede un ultimo sguardo alla Sala; poi, con aria affranta e disillusa, cominciò a salire a passo lento, seguita dai due uomini.

Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime e una morsa lancinante le dilaniò il petto. Sua madre era sempre stata una donna apprensiva, a volte al limite della sopportazione, ma tutta la sua forza e la sua determinazione, Rose le doveva a lei. Vederla così distrutta e preoccupata le causarono un dolore che poche volte sarebbe stato eguagliato. Era stato come assistere al monologo di un eroe tragico. Ma, per quanto la sofferenza la nascondesse, c'era ancora della speranza negli occhi della donna.

Rose asciugò le sue lacrime con la manica del maglioncino che indossava, si alzò, e andò piano e silenziosa verso l'uscita. Poco prima di aprire la serratura lanciò un ultimo sguardo alla Sala Comune con il cuore gonfio di tristezza; vicina eppure così lontana da ciò che voleva. Probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che vi avrebbe messo piede.

Chiuso il quadro della Signora Grassa, che per sua fortuna in quel momento non era nel suo ritratto, Rose provò a concentrarsi su ciò che doveva fare in quel momento per allontanare i suoi cupi pensieri. Prima di tutto voleva avvisare Scorpius della sua impresa riuscita.

La Dea bendata, che quel giorno sembrava sorriderle più che mai, volle che il ragazzo passasse in quel momento nel corridoio davanti a lei.

- Pssss, Scorpius! - Bisbigliò. Lui, nonostante il chiacchiericcio di studenti, la riconobbe.

- Rose, dove sei? -

- Dietro la statua della Fenice – Il ragazzo si avvicinò con non-chalance al posto indicato e, dandogli la schiena, parlò cercando di non dare nell'occhio.

- Qui non è sicuro parlare, seguimi -

Passando per corridoi meno affollati entrarono in un'aula vuota.

- Non ne posso davvero più di questo coso! - Disse Rose scocciata, levandosi il Mantello e gettandolo sopra un banco. Sentì il riso sommesso di Scorpius.

- Dovresti pettinarti ogni tanto, sai? - Lei si passò febbrilmente le mani tra i capelli, tentando inutilmente di domarli, ma alla fine si arrese e li raccolse in una coda.

- E tu... sei odioso – Ribatté pungente, non trovando sul momento nulla da criticargli. Era troppo presa da quello che voleva dirgli:- Ho trovato la piuma – Disse mostrandogliela con orgoglio.

- Complimenti -

- Ora mancano solo le squame e il... sangue. Poi penseremo all'enigma dei numeri -

Il ragazzo estrasse dalla tasca una piccola ampollina di vetro e gliela dondolò davanti al viso. Rose intravide delle scaglie lucenti che, colpite dalla luce, mandavano riflessi color zaffiro:- Le hai prese! - Esclamò prendendole:- Ma come hai fatto? -

- Le ho prese ieri sera. Dopo essere stato in presidenza Lumacorno mi ha portato nel suo ufficio per farmi un'altra predica. È pieno di oggetti del genere -

- E... per l'ultima cosa? -

- Penserò anche a quello, tu occupati dei numeri. Vediamoci dopo il tramonto, vicino all'albero dove ci siamo incontrati ieri – Lei annuì. Stavano per separarsi, ma la ragazza non aveva finito di parlare.

- Prima ho incontrato mia madre – Esordì all'improvviso. L'espressione di Scorpius era indecifrabile.

- Di già? Ma hai spedito la lettera solo ieri -

- Forse ho calcolato male i tempi... - Ammise lei abbassando gli occhi.

- Allora... Fai attenzione a non metterti nei guai – Così la lasciò nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Con il suo volto impenetrabile e lo sguardo intenso impressi nella mente, Rose rimase in piedi al centro della stanza per qualche istante, incerta e confusa, poi tornò nella Stanza delle Necessità.

Non aveva la più pallida idea di cosa significassero quei numeri: “2, 3, 4”. Si era spremuta le meningi per pensare ad un'ipotetica formula matematica che li potesse correlare e alla fine, dandosi mille volte della stupida, si era ricordata che ad Hogwarts non si studiava matematica e che le uniche nozioni che Albus possedesse in materia risalivano alla scuola elementare.

Quale altra informazione potevano fornirgli quei numeri? Conosceva gli elementi necessari, le modalità, il tempo e...

- Ma certo! - Esclamò battendo un pugno sul bracciolo della poltrona sulla quale si era seduta.

Sapevano quando e come, ma non il dove!

Prima ancora che il suo ragionamento potesse proseguire, Rose prese “Storia di Hogwarts” dalla libreria, dov'era disegnata un'antica mappa del luogo che abbracciava non solo la scuola, ma anche Hogsmeade, il Lago Nero e quasi tutta la Foresta Proibita. Le piaceva molto giocarci quand'era bambina; ci faceva camminare le sue bamboline e inscenava una magica vita al castello; per questo le era subito venuta in mente.

Passò molto tempo, forse un'ora, ma non la colse nessuna geniale intuizione.

2, 3, 4”. Cosa avrebbe scritto lei se fosse stata Albus? Facile a dirsi. Non sapeva nemmeno come avesse fatto il ragazzo a scoprire tutte quelle informazioni (e sopratutto a non averle detto niente!). Forse era proprio quello il problema: doveva ripercorrere gli stessi passi di suo cugino, ricominciare da zero. Era un'idea scomoda e seccante, ma quali alternative aveva, oltre a quella di cercare alla cieca?

Riprese in mano il Diario di Peter Minus. Non aveva certo intenzione di rileggerlo da capo, ma rinfrescarsi la memoria non avrebbe guastato.

Nel libro c'era in realtà un particolare che l'aveva lasciata dubbiosa, ma con tutte le cose che erano accadute aveva deciso di non darvi troppa importanza e se n'era dimenticata. Magari poteva iniziare da lì.

Dopo la memoria del 24 luglio 1980, in cui Peter aveva scritto che quella sera avrebbe portato “un oggetto nella Foresta Proibita”, non c'era più stata neanche una minima allusione al fatto, come se non avesse avuto alcuna importanza. Che all'uomo fosse successo qualcosa che lo aveva indotto a tacere? Eppure era chiaro che Voldemort non fosse a conoscenza di questo diario.

Rose prese in mano la pagina strappata con gli appunti di Albus e la studiò intensamente. La rilesse, considerando anche la virgola più insignificante. Alla fine si soffermò su un piccolo triangolo a fondo pagina, in basso a destra rispetto alle tre cifre. Inizialmente aveva pensato che fosse un semplice scarabocchio, ma solo in quel momento, pensandoci meglio, dubitò della sua ipotesi.

La ragazza era solita, durante l'estate, “prendere in prestito” gli appunti di suo cugino e notava sempre con piacere e gelosia il modo in cui li teneva ordinati. Albus non era una di quelle persone dalla precisione impeccabile o studiosa in maniera quasi maniacale (come lei), ma sapeva aver cura delle cose a cui teneva. Diceva sempre quanto gli piacesse apprendere, (eccezion fatta per Divinazione), perché era una delle cose che gli dava più soddisfazione. Mostrava un vero interesse per qualunque cosa gli fosse sconosciuta.

Al contrario di come sembrava, invece, Rose non amava studiare, né approcciava allo studio con tanto entusiasmo. Certo, leggeva e acquisiva nozioni in gran quantità e varietà, ma non amava lo studio, tranne quelle poche cose che l'affascinavano davvero, come la Trasfigurazione, Pozioni o Antiche Rune per quanto riguardava le materie magiche e l'Arte e la Storia per quelle babbane. Tuttavia si impegnava a fondo in ogni materia, a volte anche fino allo stremo, perché il desiderio di emergere e di sentirsi all'altezza e al pari della sua famiglia erano più forti di qualunque altra cosa.

Tornando alla pagina, era lecito quindi pensare che quel triangolo potesse non essere solo uno scarabocchio. Così cominciò a sfogliare il Diario e si fermò su una a caso. Recava la data “13 Giugno 1980”. Al solito lesse dei disagi e delle paure di Peter e delle infamie dei Mangiamorte, ma si soffermò su un paragrafo in particolare:

 

Ultimamente in casa c'è sempre un gran silenzio, dalla mattina alla sera. Non che qui sia sempre una festa, ma prima in giro c'era sempre qualcuno del gruppo pronto a ricevere ordini o a riferire informazioni.

Il mio Signore ha dato il preciso ordine di non essere disturbato nei prossimi giorni. Passa un sacco di tempo rinchiuso in biblioteca; non sapevo che avesse questa passione...

Scusami, mi sono dovuto interrompere perché il Padrone mi ha mandato a comprare , guarda caso, un libro. Una roba sull'alchimia, i simboli o giù di lì.

Lungo la strada ho incontrato Lily e James insieme a passeggio con il piccolo Harry. Sembravano davvero una famigliola felice. Chissà cosa si prova a farne parte...

 

- E non lo saprai mai, bastardo! - Sibilò la ragazza. Era più forte di lei: era contraria a qualunque tipo di buonismo e al perdono di torti gravi come quello di Minus. Quell'uomo aveva ricevuto dalla vita tutto quello che si era meritato.

Ad ogni modo quella faccenda del libro l'aveva incuriosita: ”alchimia, simboli o giù di lì”. Che Voldemort si stesse preparando per eseguire il rituale?

Rose non sapeva molto sull'alchimia, materia per cui aveva da subito perso interesse. Ma forse era sulla strada giusta.

Non possedeva libri in materia, ma trovò nella sua libreria il “Manuale della simbologia magica: dai druidi agli alchimisti”. Vi era proprio un capitolo sulla numerologia.

Alchimia e numeri vivevano a stretto contatto, poiché essa non era che lo studio delle trasformazioni fisiche e chimiche della materia, attraverso l'uso della magia.

Dopo una lunga introduzione, vi era un elenco dei numeri dall'1 al 100 con il loro relativo significato. Per fortuna a lei ne servivano solo tre.

“ • 2: numero dei contrasti e delle pacificazioni […]

3: numero della natività e della terra, il cui simbolo alchemico è un triangolo rovesciato e attraversato da una linea orizzontale (vedi cap. 3). Legato alla natura e al mondo vegetale dei fiori e delle piante. È anche il numero della perfezione e dell'ottimale.

4: numero della vita e dell'acqua, il cui simbolo alchemico è un triangolo rovesciato   (vedi cap. 3).   Non a caso, i celti eseguivano alcuni dei loro rituali e incantesimi al centro di un triangolo magico, che è il punto di incontro fra tre luoghi da cui scaturisce una vasta energia magica. Esso è legato ad una triade di numeri in successione.

- Bingo! - Rose sentì l'eccitazione salire alle stelle.

Quindi le bastava individuare sulla mappa i tre luoghi rappresentati dai tre numeri.

Il quattro era chiaramente il Lago Nero, abitato da chissà quante misteriose creature magiche, oltre che l'unica grande fonte d'acqua nella zona.

Poi veniva il tre, “simbolo della natività e della terra”. La prima cosa che le venne in mente fu una palude, ma dato che non ve n'erano da quelle parti cestinò subito l'idea. Una seconda opzione fu la Foresta Proibita, ma se lo scrigno d'argento era nascosto lì doveva scartare anche questa ipotesi. Che altro ci poteva essere? D'un tratto si ricordò di una vecchia discussione che aveva avuto con suo padre:

- Quando eravamo al secondo anno perdemmo il treno per Hogwarts e così dovemmo prendere in prestito la macchina di nonno Arthur, te lo ricordi Harry? - Chiese Ron rivolgendosi a suo zio. Lui alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo e con un sorriso tra il comico e il disperato rispose:

- Come dimenticarlo... -

Intanto Rose sgranocchiava con gusto una toast con burro e marmellata di arance.

- E poi cos'è successo? -

- A Harry andò bene, mentre io mi beccai una strillettera da nonna Molly. Ancora me la ricordo. Temevo che sarebbe esplosa da un momento all'altro - La bambina si figurò la scena nella mente e sul suo viso si aprì un largo sorriso, con la bocca ancora piena di pane.

- E sapevate guidare? -

- Beh, sì, insomma... ce la cavammo discretamente – Harry ridacchiò. Sua madre entrò nella stanza in quel momento.

- Eh, già. Per poco non rimanevano schiacciati sotto... -

Il Platano Picchiatore. Dopotutto era un albero magico millenario, sicuramente possedeva una forte energia.

Rimaneva solo il numero due, più difficile da associare a qualcosa rispetto ai precedenti, dato che non era legato a nessun elemento naturale. Sulla mappa erano segnati solo il Lago, la Foresta, Hogsmeade e Hogwarts. Quel disegno risaliva più o meno all'epoca dei Fondatori.

Si era sempre chiesta che aspetto avessero quei quattro maghi così diversi tra loro. Aveva sentito dire che Corvonero era una delle dame più belle e ammirate del suo tempo e che anche il vecchio Serpeverde gareggiasse per la sua mano. Diversità, contrasti... la scuola!

Senza perdere altro tempo, Rose segnò con una matita i luoghi che aveva individuato: il Platano, il Lago e il castello; poi li collegò tra loro. La figura che ne risultò fu un perfetto triangolo isoscele, il cui baricentro si trovava proprio nella Foresta Proibita, ma non al suo interno, come si aspettava, bensì quasi al confine con il territorio della scuola.

Era tardi, il sole aveva cominciato a calare. Uscì di soppiatto e, per fortuna, non trovò ostacoli lungo il percorso. Si chiedeva però come mai una donna scaltra come sua madre non fosse ancora venuta a cercarla nella Stanza delle Necessità. Il fatto che ancora non l'avesse trovata aveva dell'inverosimile.

Scorpius arrivò in tempo all'appuntamento e lei gli comunicò quello che aveva scoperto, poi i due si inoltrarono insieme nella fitta Foresta avvolta dal crepuscolo. C'era pochissima luce, quel tanto che bastava per far vedere loro dove mettevano i piedi. Mentre camminavano a Rose sorse un dubbio.

- Per quello che è successo ieri sera... sì, insomma quando sei finito dalla preside non ti hanno messo in punizione? -

- Sì – Rispose lui: - ma Gazza ormai ha la sua età e... comincia ad avere qualche problema - Alla ragazza sembrò che il suo tono fosse ambiguo, ma preferì non indagare oltre.

- Eccoci – Disse quando raggiunsero il punto segnato sulla mappa. Si erano fermati in uno spiazzo vuoto, ancora umido per la pioggia del giorno prima e circondato da alberi:- Dato che non ho poteri, devi essere tu a tracciare il Cerchio – Pronunciò le ultime parole con un velo di rassegnazione e porse al ragazzo il libro de' “I più celebri Rituali Oscuri sconosciuti”. Questo tipo di magie, trovate le condizioni ottimali, inizia sempre con il tracciare un Cerchio Magico.

Rose avrebbe dovuto avere paura per ciò che li attendeva, l'ignoto; eppure riusciva solo a pensare a quanto le sarebbe piaciuto in quel momento compiere una magia, diventando, almeno un po', parte attiva del Rituale.

Scorpius cominciò a riprodurre i segni indicati dal libro. La sua bacchetta si muoveva con fluidità e precisione, mentre dal terreno nascevano fasci di tenue luce bianca. Ricordava un pittore che disegnava sulla sua tela. Rose assistette a quella scena con spirito di rivalità e smodata ammirazione, lasciando che questi due sentimenti combattessero liberamente e senza controllo.

Quando il ragazzo ebbe completato il disegno le fece cenno di avvicinarsi. La figura che ne era risultata era molto semplice, formata per lo più da circonferenze: una, la più grande, di circa tre metri di diametro, una più piccola al centro, larga un metro o poco meno, e altre quattro, equidistanti tra loro e collegate l'une alle altre da una linea, poste sulla circonferenza più grande.

- Vedi questi quattro cerchi più piccoli? - Chiese il ragazzo puntandovi contro la bacchetta:- Indicano i quattro punti cardinali. Dobbiamo posizionare la piuma a nord... -

- I peli di chimera a sud, le scaglie di sirena a ovest e il fegato di drago a est. Lo so – Il ragazzo la guardò con ostilità, ma non le disse niente. Quel silenzio la fece vergognare per la prima volta della sua saccenza. Strano però che non l'avesse rimproverata o risposto per le rime come al solito.

Facendo finta di niente, Rose posizionò gli oggetti ai loro posti, poi entrò nel cerchio centrale insieme a Scorpius. Appena vi mise piede il cerchio si arricchì al suo interno di nuovi, intricati simboli, che i ragazzi riconobbero come rune celtiche.

- Credo che ora tu debba pronunciare la formula – La ragazza aveva un'aria vagamente assente. Ancora una volta, rimpianse di non avere i suoi poteri.

Scorpius cominciò a leggere di malavoglia. Dover assumere un aria così solenne lo imbarazzava, ma più andava avanti, meno si sentiva impacciato, trasportato come una foglia dalla tempesta dall'energia di quelle parole:

 

- Della natura le forze raduno

Per celare il mio segreto ad ognuno;

Dalla terra io chiedo fortezza

E dall'acqua spirito e potenza

Invoco il fuoco distruttore

Ed il compagno vento illusore.

Per celare il mio segreto ad ognuno

Della natura le forze raduno

Compio così la potente magia

Aprendo il regno dell'utopia

Del tradimento io verso il sangue

di cui la mia lama in ogni era langue -

 

Rose ascoltò estasiata la voce del ragazzo che non era mai stata così chiara e pulita. Sebbene fosse sempre la stessa, dal timbro basso, le sembrò di udirne una completamente nuova, forse per via del ritmo cadenzato e trascinante. Per un attimo credette che avrebbe vacillato e che sarebbe caduta tra le sue braccia, ma piuttosto che subire una simile umiliazione, preferì affondare le unghie nel proprio braccio e imporsi con determinazione di non muoversi. La magia, anche quella oscura, esercitava su di lei un fascino quasi esagerato, e di questo non si accorgeva minimamente.

Quando il ragazzo completò la formula, impugnò la sua bacchetta e, scoprendosi l'avambraccio sinistro, vi appoggiò la punta.

- Scorpius che... - Ma Rose, ancora parzialmente intontita dall'incantesimo, non fece in tempo a finire la frase che vide con orrore il ragazzo imprimersi un lungo taglio, dal quale colarono copiose gocce cremisi, solcando il braccio candido e scivolando a terra:- SCO... - M la ragazza non riuscì a parlare ancora una volta.

Nello stesso istante in cui il sangue aveva toccato il terreno, dalle rune e dal Cerchio si era levato un muro di fuoco smeraldo, le cui fiamme infuriavano tutt'intorno a loro. Solo in quel momento, Rose avvertì la paura, e non poté fare a meno di stringere il braccio del ragazzo, quello sano. Le crepitanti vampate di fuoco cominciarono a vorticare su loro stesse, fino a formare un lungo serpente, un pitone. Questo alzò la testa e sibilò mostrando la lingua biforcuta.

La ragazza rabbrividì: la sua simpatia per i serpenti era seconda solo a quella per i ragni. Il pitone si abbassò e cominciò a strisciare intorno a loro in cerchi concentrici. Scorpius strinse la bacchetta, ma non scagliò alcun incantesimo. Per un attimo i ragazzi temettero che sarebbero stati travolti dalle fiamme, ma queste si alzarono intorno a loro, dissolvendo il pitone e li coprirono come una cupola.

Il cuore di entrambi batteva forsennato, più veloce delle fiamme, e i due chiusero gli occhi, temendo il peggio.

D'un tratto cessò ogni rumore, sibilo, o crepitio e li avvolse un gelo pungente. Aprirono gli occhi.

Si erano aspettati qualunque cosa, ma nessuna immaginazione aveva lontanamente sfiorato ciò che si trovarono davanti.







Eccomi qua, puntuale come vi avevo promesso ;)
Con questo capitolo ho paura di aver realizzato quello che temevo di più: un enorme papocchio. Ma d'altronde mi diverto talmente tanto che.... pazienza! Molti particolari, avendo preso una piega differente da quella che mi aspettavo, non sono esattamente come li avrei voluti, ma che ci volete fare.
La nostra avventura è arrivata nel suo punto cruciale, chisà cosa li aspetta....
Spero che non vi sia passata la voglia di arrivare fino in fondo :)
A presto

Changing

  
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