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Autore: marty0029    27/11/2012    2 recensioni
Megan. 24 anni. una vita stroncata da un brutto passato. una vita che non le appartiene più. lascia che siano gli altri a decidere cosa sia meglio per lei. un giorno a causa di un colloquio di lavoro incontra lui. Alex Evans. 30 anni. avvocato di fama mondiale e dannatamente bello. riuscirà Megan e tornare a vivere? e Alex riuscirà a capire che la vita è una cosa meravigliosa? SPERO DI AVERVI INCURIOSITO!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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12) PARADISE
 
Sono qui, in camera mia con lo sguardo perso nel vuoto.
Fisso distrattamente un puntino, un dannato puntino nel muro che mi da leggermente ai nervi.
Sospiro passandomi una mano tra i capelli che so già che sono inguardabili e probabilmente anche sporchi.
Sono sette giorni che non li lavo.
Sono sette giorni che sono chiusa qui. In camera mia.
Sono sette giorni che penso che forse dovrei andare a Chicago, dai miei, almeno quando loro decidevano della mia vita andava tutto ok.
Sono sette giorni che non vado a lavoro e sette giorni che non rispondo alle chiamate di Alex.
Ho ancora nella mente le parole di Hilary.
Quella ragazza era la sua ex fidanzata.
La stessa ex fidanzata che sua madre adorava e che spingeva per farlo tornare con lei.
Chiudo gli occhi e getto la testa all’indietro incontrando il legno della testata del letto. Fa freddo. Forse dovrei farmi una doccia calda per buttarmi tutto alle spalle, ma non riesco a muovermi da questa posizione.
Sono sette giorni che penso a quanto fottuto il mondo possa essere con me.
Ancora non ci posso credere che ho beccato Alex con quella. Ancora non ci posso credere che l’ho beccato proprio il giorno che avevo deciso di parlarci.
Ancora non ci posso credere che l’ho beccato proprio il giorno dell’anniversario della morte dei ragazzi. Dovrebbe essere un segno questo?
Sobbalzo sentendo il telefono suonare. La SUA suoneria. Sa che non risponderò.
Mentalmente mi congratulo con me stessa per averli messo la suoneria personalizzata, così non devo nemmeno alzarmi per controllare chi mi stesse chiamando.
La melodia continua a suonare distraendomi dal mondo silenzioso in cui ero finita. Sa che non risponderò. Non ha senso che continui.
Ho saputo da Sue, che lei e Hilary gli hanno parlato. Gli hanno detto il vero motivo per cui sto in questo stato. All’inizio mi ero incazzata. Parecchio incazzata, infondo non ero tenuta a dare spiegazioni, non ero certo io quella che si doveva scusare. Poi però mi sono resa conto che forse hanno fatto bene. Adesso che sa tutto almeno ci penserà due volte prima di presentarsi qui.
Non vado a lavoro da quel giorno. Grazie al mio dottore di famiglia sono riuscita a mandargli un certificato di malattia per una decina di giorni. Cazzata. Enorme cazzata.
Soprattutto adesso che conosceva il vero motivo, il certificato poteva andare a farsi benedire, ma meglio essere corretti.
Sospiro sentendo che la suoneria ha finalmente smesso di suonare. Sposto lo sguardo dal puntino sul muro e noto che dalle persiane esce una luce tenue. Perfetto. Ennesima notte passata in bianco. È l’alba del mio ottavo giorno senza Alex.
È l’alba di un giorno che mi sarà utile per dare una svolta alla mia vita. Sorrido amaramente pensando che nella mia vita ce ne sono state anche troppe di svolte, ma non si finisce mai di imparare.
Con un gesto di stizza mi tolgo le coperte di dosso e cautamente, rabbrividendo per il pavimento freddo a contatto con i miei piedi scalzi, mi avvicino alla finestra. Lentamente apro le persiane e lascio che una leggera luce entri nella mia stanza. Aspiro a pieni polmoni quell’aria, forse anche troppo fredda. Devo assolutamente uscire da questa casa. Devo ricominciare di nuovo a prendere in mano la mia vita e magari chissà, potrei anche riuscire a passare sopra a tutto questo.
Vado in bagno e senza guardarmi allo specchio mi fiondo sotto la doccia.
Mezz’ora dopo esco profumata alla lavanda. Ispiro quel profumo. L’ho sempre amato.
Mi vesto cercando di restare abbastanza casual. Non ho voglia di sembrare provocante o di mostrare troppo. Non adesso. L’unica cosa che voglio è un po’ di caffè, magari davanti a un buon cornetto alla marmellata.
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Entro in un bar qualunque.
L’ultima cosa che volevo era farmi vedere nei pressi del’ Evans Corporation.
Ordino un caffè e un cornetto mentre mi metto seduta al bancone e aspetto il mio ordine.
Mi sembra una scena familiare. L’ultima volta che ho visto Alex ero nella stessa situazione. Mi passo una mano tra i capelli mentre cerco di riprendere il controllo.
Sento lo sgabello al lato del mio mentre viene trascinato leggermente indietro per permettere alla persona alla mia destra di sedersi.
 
-ciao Megan!-
 
Alzo distrattamente lo sguardo e per un attimo vorrei che il mondo si fermasse e inghiottisse la persona che ho davanti.
Come fa a conoscere il mio nome? Come fa a sapere chi sono? Controllati Meg! Rispondi per le rime a questa puttanella.
 
-ciao Emily!- dico con foce fredda. Degna della regina dei ghiacci e soprattutto degna di Trace.
 
La vedo sgranare leggermente gli occhi. Forse è sorpresa di sapere che la conosco. Ebbene si tesoro.. so chi sei.
 
 
-possiamo passare sopra alle presentazioni allora! Tu sai chi sono io e io so chi sei te!- disse prima di ordinare un cappuccino al cameriere che nel frattempo mi aveva portato la mia colazione.
Peccato che adesso il mio stomaco fosse troppo sotto sopra per poter mangiare anche solo un morso di quel coretto alla marmellata.
 
-sono qui per scusarmi.. sono stata io a baciarlo.. avevo visto una tua foto, ti ho subito riconosciuto l’altro giorno al bar.. per questo mi sono avvicinata a lui, speravo di poterlo riavere.. purtroppo per me però non è possibile.. lui ama te!- disse giocando distrattamente con una bustina di zucchero.
 
-cosa? Vorresti farmi credere che hai organizzato tutto? Vi ho visti con i miei occhi.. ho visto che lui non si è staccato! Non sono nata ieri!- ero fuori di me..
 
-si è staccato subito! Ci hai visti nel momento che l’ho baciato io, ma due secondi dopo mi ha staccato.. credo di non avere più un posto nel suo cuore!-
 
Che vuole questa da me? Il mio perdono, la mia compassione?
Tutto quello che provo per lei è odio.. puro odio che mi porto dentro da otto lunghi e snervati giorni. Solo questo. Solo odio.
 
-perché mi dici queste cose? Che vuoi da me?-
 
Smise di giocare con la bustina e mi guardò negli occhi. Erano leggermente velati di lacrime, ma ero troppo incazzata per lasciarmi corrompere da delle finte lacrime di coccodrillo.
 
-voglio che lui sia felice! Credevo che potesse esserlo con me ma mi sbagliavo.. credevo di poter tornare a vivere come se non fosse successo niente ma non è stato così! Lui non prova più niente per me se non odio e rancore..-
 
All’improvviso mi ricordai che Hilary mi aveva detto che nessuno era a conoscenza del vero motivo per cui si erano lasciati. Sapeva solo che era stato lui a lasciare lei.
 
-perché è finita tra voi?-
 
La sentì sospirare e bevve un sorso del cappuccino che le era appena arrivato.
 
-sono stata cattiva con lui.. stronza e manipolatrice.. gli ho fatto credere di essere incinta.. e lo ero davvero, ma il bambino non era suo, era di uno dei tanti con cui avevo delle scappatelle.. quando lo scoprì mi lasciò e pochi giorni dopo ebbi un aborto!-
 
La guardai, se possibile, con ancora più odio.. dio esistevano davvero persone così stronze e meschine a questo mondo?
 
-hai ragione a definirti stronza.. sai qual è la cosa che mi fa più schifo? Il fatto che la madre di Alex stravede per te.. se solo sapesse la troia che sei..-
 
Lei scoppiò a piangere portandosi le mani sopra la faccia.
 
-non dirmi queste cose.. non le merito!-
 
-non le meriti? Hai fatto  credere al tuo ragazzo che eri incinta di lui, poi come se non bastasse ci hai fatto lasciare montando una recita assurda.. perciò si.. ti meriti di essere tratta così.. anzi forse ti meriti anche peggio!!-
 
-voglio che sia felice.. per questo sono venuta a cercarti.. per questo mi sono aperta e ti ho detto la verità.. non pensare a me! Non cercherò mai più di mettermi tra voi!- mi disse con una voce e mi sembrava sincera, ma dopo tutto quello che aveva combinato questa ragazza, mi sentì libera di avere qualche riserva.
 
Finì il mio caffè e mi feci incartare il cornetto. Decisamente non ce l’avrei mai fatta a mandarlo giù. Non adesso. Non dopo quello che mi aveva detto.
 
-se non hai altre cazzate da dirmi io me ne andrei.. spero davvero di non aver mai più a che  fare con la tua brutta faccia!- dissi posando le banconote sul bancone.
 
-torna con lui..-
 
Non risposi e mi diressi a passi svelti fuori da quel bar.
Ispirai a fondo e espirai.
Adesso di andare da Alex non se ne parlava. Dovevo ancora metabolizzare quello che avevo sentito. E poi secondo me lui ancora aveva un po’ di colpe. Doveva parlarmi di lei. Doveva dirmi che si era fatta viva.
Salì in macchina partì mettendo lo stereo a tutto volume.
Smells like teen spirits.
Ecco quello che mi mancava. Quella canzone mi era mancata talmente tanto da farmi dimenticare anche lo spirito e l’adrenalina che mi procurava.
Avevo bisogno di sfogarmi. Bisogno di staccare un po’ la spina da tutto e da tutti.
Sorrisi guardando dallo specchietto retrovisore la città che piano piano si allontanava facendosi sempre più piccola.
 
Scesi dall’auto stiracchiandomi per le ore passate a guidare e guardai il panorama davanti a me.
Ero al lago dove ero solita scappare per avere un po’ di libertà.
Mi sedetti sull’argine e guardai di sfuggita i pescatori intenti a portarsi a casa più pesci possibile.
Quel posto era la mia ancora di salvezza. Mi completava.
Potevo dimenticarmi del resto del mondo quando ero li. Tutto passava in secondo piano. Tutto. Anche Alex e la sua fidanzata biondo platino.
Avevo scoperto questo lago la settimana dopo la morte dei ragazzi.
Mi ricordo che salì in macchina e partì. Nessuna meta e nessuna destinazione, solo la voglia irrefrenabile di scappare.
Arrivai a questa piccola città dopo tre ore di guida. Seguendo le indicazioni poi trovai questo laghetto. Qui potevo essere me stessa. Nessuno mi conosceva, nessuno sapeva niente di me.
Per un periodo sono venuta qui tutti i giorni. Era il mio modo per staccare la spina.
Con il tempo le visite sono state sempre più sporadiche. Poi da quando conobbi Alex, il mio angolo di paradiso andò a farsi benedire. Credevo di aver tutto quello che potevo desiderare con lui al mio fianco.. non mi interessava altro se non lui.
Accarezzai distrattamente il prato sotto di me e mi distesi. Guardavo il cielo. Avrei fissato per ore le nuvole, cercando di decifrare le forme più strane e buffe che avevano.
 
-signorina salve!-
 
Mi alzai tornando a sedere e sorrisi ad un pescatore che si era seduto vicino a me. Era intento a gettare la lenza nel lago.
 
-buongiorno a lei!-
 
-mi è sembrata pensierosa! Vuole pescare un po’ con me? Io quando sono pensieroso o triste lo faccio.. e mi aiuta sempre!- mi disse sorridendomi gentilmente.
 
Gli sorrisi anche io e leggermente annuì.
Lo vidi passarmi la canna che aveva appena buttato in acqua. La afferrai un po’ titubante e lui mi disse di rilassarmi.
 
-problemi di cuore?-
 
Senza distogliere lo sguardo dall’acqua annuì. Incredibile come viene bene parlare dei proprio problemi con gli estranei.
 
-è così bella signorina! Chi mai sarebbe quel pazzo che le farebbe del male?-
 
-è complicato!-
 
-sa cosa mi disse una volta mio padre? “le cose non sono mai complicate.. siamo noi che rendiamo impossibile le cose più semplici!”-
 
Lo guardai. Ehi aveva ragione. All’improvviso sentì la lenza tirare. Oddio avevo davvero preso un pesce?
 
-cosa devo fare???-
 
-tenga ben salda la canna e lentamente si alzi in piedi.. brava così! Adesso giri questa levetta per far uscire il pesce dall’acqua!-
 
Grazie alle indicazioni di quel signore, riuscì a pescare il mio primo pesce. Un senso di orgoglio si impossessò per un attimo di me. Adoravo imparare le cose nuove. Erano parte del mio bagaglio di vita.
 
-complimenti signorina!-
 
-grazie! Mi chiamo Megan!- dissi porgendo la mano al signore, il quale ricambiò la stretta.
 
-io sono Paul piacere! Adesso devo andare, ma lei si ricordi che se nella vita incontriamo qualcuno che ci fa star male, ma senza il quale stiamo peggio, allora abbiamo trovato l’amore della nostra vita!- disse prima di ributtare il pesce in acqua.
 
Riflettei sulle sue parole. Aveva ragione. Completamente ragione.
Alex mi aveva fatto male.. molto male, ma non era quasi paragonabile al male che faceva stare senza di lui.. era come se mi avessero tolto una parte di me.. come se non riuscissi più a respirare.
Salutai il pescatore Paul e tornai alla macchina.
Mi lasciai il lago e il mio paradiso alle spalle mentre tornavo a casa.
Avevo deciso che avrei parlato con Alex. Avevo bisogno di sentire le sue ragioni. Di sapere se aveva ragione Emily.. dovevo sapere se mi potevo fidare di nuovo di lui.
 
Parcheggiai nella via al lato della società di Alex.
La voglia di vederlo era tanta, ma tanta era anche la paura. Insomma e se lui in questa settimana si fosse già messo l’animo in pace?
Oddio Megan basta pensare a queste cose altrimenti la dentro non ci vai sul serio. Devo entrare in quel palazzo accidenti!
Mi incammino nella direzione dell’azienda. Devo farcela. È come un cerotto. Devo strapparlo velocemente senza perdere tempo.
Arrivo all’ingresso e come al solito il signore, che ho scoperto chiamarsi Hank, mi apre la porta, sorridendomi.
Gli sorrido di rimando e mi avvicino all’ascensore. Perfetto sono sola. Almeno posso pensare a come iniziare il discorso.
Premo l’ultimo pulsante e le porte si chiudono.
Non posso andare da lui e dirgli “ciao.. ti ricordi di me?”
Le porte si aprono improvvisamente. O meglio non improvvisamente, ma mi prendono alla sprovvista. Non sono pronta. Non ho ancora pronto il discorso da fare.
Alzo la testa e incontro subito la sua figura.
È di spalle, rivolto verso la scrivania di Laura, intento a parlare.
Improvvisamente mi sento anche un po’ stronza per non aver continuato il mio lavoro. Ho abbandonato il caso così.. senza nemmeno pensare.
Ho fatto una cavolata. Potevo prendere gli appunti e studiarmeli a casa. Stupida Megan!
È ancora intento a parlare, così sono quasi decisa a girare i tacchi e tornarmene a casa, in modo da studiarmi un discorso e un piano migliore.
Stavo quasi per scappare quando sento una voce che mi chiama.
 
-Megan ciao!! come stai? Sei guarita?- mi domanda Sarah alzandosi dalla sedia e  vedendomi davanti all’ascensore.
 
Ecco. Anche a non volerlo vedere.
Lo vidi immobilizzarsi e girarsi di scatto verso di me.
Sorrisi leggermente a Sarah che poverina non aveva nessuna colpa. E spostai lo sguardo verso di lui. Mi guardava con uno sguardo che non riuscivo nemmeno a decifrare. Stupore, dolore, incredulità, gioia? Non sapevo cosa pensare.
Fece un passo verso di me e io istintivamente ne feci uno indietro.
Rivederlo li, bello come il sole con quei pantaloni gessati e quella camicia nera infilata dentro i pantaloni.
I capelli erano scompigliati come al solito. Gli occhi però erano contornati da delle occhiaie abbastanza evidenti. Probabilmente come le mie.
Feci un sospiro e tornai a fissarlo negli occhi.
 
-ciao!- mi disse con un tono quasi insicuro, come se non sapesse come comportarsi con me.
 
-ciao!-
 
Senza pensare camminai verso il suo ufficio e entrai. Due secondi dopo era dentro anche lui e si chiudeva la porta alle spalle.
Era arrivato il momento della verità.




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ciao belle gente!
che ve ne pare di questo nuovo capitolo?? mi è piaciuto tanto scriverlo...
cosa succederà adesso??
un grazie speciale a Minelli che ha recensito la storia!

a presto!
baci

Marty0029
   
 
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