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Autore: LoveJulie    27/11/2012    4 recensioni
Come ci si sente ad essere stata lasciata niente poco di meno che da Harry Styles, il ragazzo più carino e conteso della scuola?
Una merda, sul serio. Però se analizziamo attentamente la realtà dei fatti, si arriva ad una conclusione: io non sono stata affatto mollata.
Ah no, allora sei stata tu a mollare lui? Sei grande! Chissà come si sarà sentito…
Frena, non è vero nemmeno questo.
Dai, dimmi come stanno realmente le cose, in fondo sono qui per conoscere la storia, non per giudicarti. Prometto che starò muta come un pesce.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno.

 

 

Avete presente quelle mattinate in cui vi alzate tranquille, quasi entusiaste? Siete così in pace con il mondo e con voi stesse che riuscite addirittura a sentire in lontananza gli uccellini canticchiare mentre vi lavate i denti e vi spazzolate i lunghi e setosi capelli. 

 

No? Nemmeno io. 

Ogni mattina per me è un’agonia. Doversi svegliare alle sette e mezza per dirigersi all’inferno non è esattamente quello che amo fare. Oggi, come ogni santa mattina, l’urlo di mia madre mi fa letteralmente cadere dal letto. Mi alzo di malavoglia massaggiandomi la chiappa destra e imprecando tra me e me. Dopo aver dato al mio viso un aspetto decente, scendo per fare colazione. Entro in cucina con gli occhi mezzi chiusi e mi metto seduta. 

- Buongiorno tesoro. - Mi dice mia madre porgendomi una tazza di latte fumante.

- Ma che buongiorno! Io mi chiedo come faccia tu ogni mattina ad urlare. Alle sette mamma, alle sette! 

Per tutta risposta si mette a ridere. Non ho mai visto una persona così gioiosa e positiva come mia madre, almeno non la mattina prima delle dieci. A volte mi sorprendo a chiedermi se siamo davvero imparentate. Poi, appena vedo entrare in cucina mio padre, conciato peggio di uno zombie cadavere, capisco di essere figlia sua. Anzi, in confronto a lui, la mattina io sono docile e gentile. Mio padre non risponde nemmeno ai buongiorno, se non con un grugnito appena percettibile. 

Mentre io e mio padre facciamo colazione con rispettivamente latte e caffè, mia madre lava i piatti come fosse Biancaneve nella casa dei sette nani; cantando melodiose canzoncine che potrebbero far innervosire chiunque, chiunque tranne mio padre, che è ancora nel suo stato di catalessi pre lavoro. 

- Mamma, la puoi smettere di cantare per favore? Ti capirei se avessi una voce intonata, ma ti manca proprio quella. - Alle mie parole mia madre sembra non farci caso, così finisco l’ultima sorsata del mio latte caldo e mi alzo per andare a cambiarmi, prima che Melanie venga a suonare al campanello. 

Salgo in camera mia e indosso una paio di pantaloni di jeans e un maglione pesante. Il tempo a Londra è piuttosto variabile, e non mi va di trovarmi a casa con la febbre con mia madre intorno. È una donna già piuttosto apprensiva, e quando mi ammalo tende sempre ad esagerare. Della serie che l’anno scorso avevo l’influenza e per lei ero contaminata. Sembrava quasi avessi la peste. Da quel giorno ho sempre cercato di non ammalarmi.  

Mentre sto prendendo la borsa, sento il campanello suonare. Guardo l’ora: Melanie stamattina è addirittura in anticipo. Scendo velocemente e la saluto i miei genitori prima di uscire di casa, diretta all’inferno, più comunemente chiamato scuola. 

- Buongiorno Mel! - Dico alla mia amica, l’unica a cui degno il saluto la mattina. 

- Buongiorno Elle, come stai?

- Come credi che stia alle otto di un lunedì mattino? 

- Giusto. 

Mentre andiamo a scuola chiacchieriamo del più e del meno. Devo passare il maggior tempo possibile con lei, visto che non frequentiamo nessuna lezione assieme. Lei è un anno più grande di me. Cioè, il suo cervello è sviluppato quanto il mio, ma lei è più grande. Ovviamente non lo dico in senso negativo, solo i lati positivi. Lei è la migliore amica che si possa avere, e non mi permetterei mai di insultarla.

- Guarda chi c’è, Elle… - Mi dice tirandomi per il braccio.

- Chi? 

Punta il dito cercando di non farsi notare. Io lo seguo. Sta indicando un ragazzo alto, con capelli castani e occhi azzurri, che ride con degli amici. Mai visto in vita mia.

- E chi sarebbe quello?

- Come chi sarebbe? È il ragazzo più carino della scuola, in assoluto.

- Sei sicura che tu stia guardando bene? Quello non è Styles.

- Lo so, non sono mica idiota. Da ieri sera Harry non mi piace più, ora mi piace quello là.

Tipico di Mel. Ogni giorno una nuova fiamma. 

- E sai come si chiama, almeno?

- Non ancora, ma lo scoprirò. - Mi dice ammiccando e trascinandomi verso l’entrata al mattatoio. Ho proprio un’alta considerazione di quella che dovrebbe formare la mia educazione e permettermi di trovare un lavoro. 

Appena entriamo, ci dirigiamo ai nostri armadietti. Ovviamente Melanie non fa altro che parlare di questo nuovo ragazzo che le piace da impazzire. Solo una come lei è capace di cambiare idea da un giorno all’altro. Fino a ieri pomeriggio non faceva altro che raccontarmi di tutti gli incontri ravvicinati con Harry Styles, che sono piuttosto  frequenti visto che frequentano lo stesso corso di biologia. Voi immaginatevi Mel durante le pause pranzo. Mi raccontava ogni singola cosa che faceva Harry.

- …Poi si è girato, per un secondo ha incontrato il mio sguardo, poi l’ha spostato e ha ricominciato a seguire la lezione. 

- Bene. E quante volte ha respirato? - Le chiedo io sarcastica in tono disinteressato, mentre mangiucchio quelle che dovrebbero essere patatine fritte. 

- Mi stai per caso prendendo in giro Elizabeth?

Assolutamente no. Non potrei mai. 

Ora so già che succederà la stessa cosa, solo che al posto del nome di Harry ci sarà qualcosa del tipo “ragazzo sconosciuto dalla bellezza disarmante che ho visto per la prima volta davanti alla scuola in una fredda giornata d’autunno”. Sì, è capace di dare nomi così lunghi, ve lo assicuro.  

Prima di andare ognuna nelle rispettive classi, ci mettiamo d’accordo per incontrarci durante la pausa pranzo, assieme alla nostra amica Jessica. Tra tutti gli amici che ho Jessica, detta Jess, è direi la più normale. Diciamo che fa da bilancia tra me e Mel. È una ragazza tranquilla il più delle volte, divertente e molto intelligente. Un ottimo aiuto durante le verifiche di biologia. 

Dopo aver salutato Mel, sento la campanella suonare. Se arrivo un’altra volta in ritardo il nostro professore non me lo perdonerà. Prendo dall’armadietto i libri, e dimenticandomi completamente di chiuderlo, salgo le scale fino alla classe. Arrivo alla velocità della luce e trovando la porta ancora spalancata, tiro un sospiro di sollievo. Fortunatamente il signor Jones, il mostro di matematica, non è ancora arrivato.

-  Per questa volta farò finta di non averla vista, signorina. - Non c’è nemmeno bisogno che mi giri per capire chi mi sta parlando. Mi giro e faccio un sorriso un po’ tirato. Lui mi guarda dall’alto verso il basso, e mi intima di entrare. Ovviamente seguo subito il suo “consiglio” che sembra più un imposizione. 

Vado poi a sedermi vicino a Jess. 

- Dove eri finita? - Bisbiglia la mia amica per non farsi sentire da Jones. 

- Mel. - Le dico roteando gli occhi. Ovviamente lei capisce e mi lancia un’occhiata eloquente. - Ha appena incontrato almeno in settantacinquesimo amore della sua vita. 

A queste parole la mia amica si mette a ridere. 

- Scommettiamo che questa dura più della cotta per Styles. 

- Non credo proprio. Quella per lui andava avanti almeno dall’anno scorso. 

- È carino almeno? - Mi chiede curiosa.

- Non credo sia il tuo tipo.

Solo oggi mi accorgo di quanto mi sbagliavo, quel lontano giorno. 

Dopo le prime ore di lezione di matematica, arriva il momento della lezione di letteratura, la mia materia preferita. Peccato che non possa dire la stessa cosa dell’insegnante. Credo proprio che il signor Brown ce l’abbia con me. Trova sempre un pretesto per richiamarmi, e poi pretende che io me ne stia buona al mio posto. Solitamente riesco ad essere una ragazza abbastanza tranquilla, almeno finché non mi fanno arrabbiare sul serio, e lui lo fa molto spesso. 

Entra mentre sto chiacchierando tranquillamente con Jess. Nonostante ci sia un caos generale, lui mi riprende subito. 

- Signorina Grant, la vuole smettere di parlare di futilità con la sua compagna di classe? In questo modo me la distrae. - Dice con il suo solito tono minaccioso.

Io mi impongo di stare calma. 

- Scusi prof, ma con tutti compagni che stanno piacevolmente chiacchierando, proprio con me se la deve prendere? 

- Ovviamente. Riesco solamente a sentire la sua voce starnazzante, che si distingue da quella di tutti gli altri.

Tutti i miei compagni si mettono a ridere, inclusa Jess. Poi io le lancio uno sguardo di fuoco e lei smette immediatamente. 

- E lei ha la voce talmente da idiota che ascoltarla durante le lezioni è un agonia. - Mi lascio scappare, tappandomi subito dopo la bocca. Questa volta credo proprio di non averlo solamente pensato.

- Cosa ha detto? - Mi dice l’insegnante. 

Bene, ora è anche sordo. 

- Mmm, niente. 

- Ho sentito bene quello che ha detto. Mi ha dato dell’idiota. Questa volta una bella ora nell’aula detenzione non te la leva nessuno. - Mi dice prendendo una penna e scrivendo qualcosa su un foglietto colorato.

Vaffanculo.

Poi lo strappa e me lo porge. Davanti a tutti i miei compagni, categoricamente in silenzio, mi alzo e vado verso la cattedra. Il signor Brown mi porge il foglietto e io lo prendo dalla sua mano in malo modo. Esco dalla classe e sbatto la porta di proposito. Oramai il danno è fatto, quindi tanto vale fare quello che voglio. 

Mi dirigo nell’ufficio del preside dove mi becco una sonora sgridata per quanto riguarda i comportamenti da tenere in classe con gli insegnanti e poi vado in aula detenzione. 

Appena arrivo davanti all’aula mi fermo per un secondo e prendo un lungo respiro. Poi busso ed entro. Appena richiudo la porta alle mie spalle e mi giro, tutti gli alunni che sono seduti mi guardano. Io abbasso lo sguardo intimidita e mi avvicino alla cattedra, consegnando il foglietto all’insegnante e andandomi a sedere in uno dei banchi vuoti in fondo all’aula. 

- Voglio assoluto silenzio. - Dice l’insegnante prima di rimettersi a leggere una stupida rivista di gossip.

No guarda, pensavo di intavolare un interessante conversazione sul tempo con me stessa, penso andando a sedermi. 

I primi minuti della punizione li passo a guardarmi le unghie perfettamente laccate  di bordeaux. Dopo un po’ alzo lo sguardo ed è in quel momento che lo vedo. È seduto qualche banco davanti al mio. Non l’ho mai visto da così vicino. Ora capisco come la mia amica Mel sia stata cotta di lui, almeno fino a ieri sera. I ricci castani sono perfetti, e gli occhi verdi sono molto espressivi. È meraviglioso. Rimango per qualche secondo immobile a guardarlo, dimenticandomi persino di respirare. Purtroppo la ragazza con cui lui sta “piacevolmente conservando”, (se per conversare intendete guardare le tette, sì, stanno conversando) nota che sono imbambolata. Mi guarda con un espressione strana in volto, e subito dopo Harry si gira a guardarmi. Io arrossisco violentemente e mi giro dall’altro lato, a guardare la finestra. Che vergogna. 

Il resto dell’ora lo passo a guardarlo con la coda dell’occhio. Quella ragazza, Natalia, non sa quanto la sto invidiando. Quanto vorrei che Harry guardasse il mio di seno; nel senso, sarebbe meglio che lui guardasse i miei occhi, ma visto il tipo mi posso anche accontentare, dico sul serio. Appena suona la campanella della fine dell’ora, sembra che il mio cervello non risponda ai miei comandi. Non fa altro che dire Harry, Harry, Harry. Lui nel frattempo si è già alzato e se n’è andato.










Spazio autrice:

Lo so, sono in un ritardo pazzesco. Probabilmente qualcuno di voi mi vuole addirittura morta. Scusate l'enorme ritardo, ma ho avuto, diciamo, "problemi tecnici", sì, chiamiamoli così. Per farmi perdonare da voi giuovani fanciulle, posterò due capitoli :) (diciamo anche che è il mio regalo, per voi, per il compleanno che ho fatto qualche giorno fa; esatto ora sono una diciassettenne) Lo so, non frega a nessuno! Vi lascio con questo capitolo e metto il secondo tra poco, un beso!

  
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