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Autore: Lien    19/06/2007    5 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 4/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

A.N.: oh, finalmente si entra un po’ nel vivo della storia! Mi sto accorgendo che la mia narrazione è una delle più lente esistenti, speriamo di non star facendo morire tutti di noia XD E contare che l’ispirazione per questa storia mi è venuta a partire da una scena che sarà… nel penultimo capitolo!

 

 

 

Capitolo 4.   Piccole Speranze

 

 

 

Tre settimane dopo Harry e Hermione si trovavano nuovamente nell’ufficio della McGranitt, il primo nervoso e impaziente e l’altra con aria determinata, mentre teneva in mano una boccetta piena di un liquido verde scuro. Il tavolo al centro dello studio era stato completamente sgombrato, tranne che per una grossa cartina della Gran Bretagna.

 

“Signorina Granger, credo sia il momento di iniziare.” Disse la professoressa rivolgendosi alla riccia.

 

Hermione annuì e avvicinandosi al tavolo stappò la boccetta, la quale fumava lievemente di un vapore verdastro.

 

“Da come è descritta la procedura sembra molto simile ad un incantesimo di Orientamento. Gli appunti nel diario dicono di intingere la punta di una bacchetta nella pozione e pronunciare ‘invenio’, dopodiché la bacchetta mostrerà la posizione dell’Horcrux. Purtroppo, dato che Voldemort sicuramente conosceva il procedimento, avendolo inventato lui, non fa nessun riferimento a come possa indicare uno di questi luoghi… voglio dire, sicuramente funziona anche se l’Horcrux non è nella stanza in cui viene pronunciato l’incantesimo.” spiegò Hermione aggiungendo l’ultima parte con una nota infastidita nella voce, quasi che Tom Riddle avesse omesso informazioni solo per fare un dispetto a lei, “Dovremo procedere a tentativi quindi: per ora proviamo a vedere se funziona con una semplice cartina geografica  della Gran Bretagna.”

 

Gli altri due presenti nello studio annuirono, lasciando che la ragazza procedesse. Quando stava per intingere la sua bacchetta nella pozione però, ad Harry venne un’idea.

 

“Aspetta Herm, perché non usiamo la mia?” disse con tono ragionevole, “In fondo la mia bacchetta e quella di Voldemort sono gemelle, potrebbe non fare alcuna differenza, ma magari sarà più efficace.”

 

Hermione sembrava un po’ dubbiosa, ma in fondo tentar non noceva. “D’accordo, come vuoi.” Rispose prendendo la bacchetta che le veniva offerta.

 

“Non so cosa potrebbe succedere, non sappiamo nemmeno se le istruzioni siano giuste, forse è meglio se vi allontanate un po’ dal tavolo.”

 

Harry voleva rispondere che se l’incantesimo non era sicuro, nemmeno Hermione avrebbe dovuto correre un rischio simile, ma dovette mordersi il labbro frustrato: non avevano scelta, era la loro unica possibilità dopo mesi di ricerche.

 

Appena la punta della bacchetta entrò in contatto con il liquido vischioso della pozione il lieve fumo verde che aleggiava sparì e il contenuto brillò leggermente. La ragazza che teneva entrambi gli strumenti in mano affondò la punta all’interno della boccetta, mescolando un po’ prima di ritirarla fuori, rimanendo sorpresa insieme agli altri nel vedere come il liquido che rimaneva attaccato intorno al legno non avesse più un colorito verde ma completamente trasparente. Senza indugiare oltre, Hermione posò la bacchetta sul tavolo e richiudendo la pozione si avvicinò alla cartina geografica per vedere meglio.

 

Invenio!

 

I presenti nella stanza trattennero il fiato per qualche secondo.

 

Niente.

 

Hermione guardò sospettosa la bacchetta e la mosse leggermente verso la cartina.

 

Invenio!

 

Ancora nulla.

 

Harry non voleva arrendersi dopo così poco, ma non poté fare a meno di sentire una punta di sconforto cominciare a farsi largo dentro di se.

 

“È possibile che l’Horcrux non si trovi in Gran Bretagna. Prova a puntare la bacchetta contro il planisfero.” Suggerì la professoressa McGranitt.

 

Con una nuova aria di determinazione Hermione prese il tavolo e lo avvicinò alla parete.

 

Invenio!” ripeté per la terza volta e di nuovo nulla accadde.

 

Harry si avvicinò agitato. “Herm, fammi provare, forse dato che è la mia bacchetta…” ma lasciò la frase in sospeso, poiché appena si fu accostato al tavolo la bacchetta cominciò a vibrare e a girare vorticosamente, per poi bloccarsi di colpo.

 

Puntando direttamente Harry.

 

Il ragazzo era troppo sbigottito da non sentire nemmeno Hermione inspirare scioccata portandosi una mano alla bocca, né notò lo sguardo sbalordito della sua professoressa. Tutto quello che riusciva a vedere era la punta della sua stessa bacchetta puntare su di lui.

 

“Oh mio dio… non è possibile, non può essere…” sussurrava la riccia sottovoce, mentre la McGranitt si lasciava cadere su una sedia, incapace di parlare.

 

“Harry, ci deve essere sicuramente un errore, non può essere giusto… ricontrollerò, probabilmente qualcosa è sbagliato nella pozione…” disse Hermione quando riprese la parola, avvicinandosi all’amico. Harry istintivamente fece un passo indietro, ritirandosi al contatto e distogliendo lo sguardo dalla bacchetta che, appena egli si era mosso, lo aveva seguito continuando a puntare su di lui.

 

“Falla smettere.” Ordinò Harry con voce troppo calma rispetto a quello che stava pensando dentro di se.

 

Hermione con voce tremante sussurrò “inventus”, continuando a guardare l’amico per vedere la sua reazione.

 

Harry in quel momento sentiva di non riuscire a pensare chiaramente. Parole vaganti continuavano a fluttuargli in testa: Horcrux… io… Voldemort… non è possibile… io… anima…

 

Lui, lui era un Horcrux? Com’era possibile? Quand’era successo? Ci doveva essere un errore, non era possibile, ma più ci pensava, più cose che prima non avevano alcun senso ora si delineavano con chiarezza davanti ai suoi occhi: la strana connessione che lo legava a Voldemort non poteva essere solo per via della cicatrice, il suo parlare serpentese poi gli era sempre sembrato strano che derivasse solo da una trasmissione di poteri e durante il suo quinto anno, il modo in cui gli era così facile trovarsi nella mente di Voldemort senza nemmeno volerlo…

 

Harry Potter era l’ultimo Horcrux.

 

Il moretto si girò verso Hermione: come poteva starle anche solo vicino quando poteva rappresentare un pericolo così grande? Doveva andarsene, allontanarsi il più possibile. Si sentiva improvvisamente contaminato, sporco, come quando nel suo quinto anno era convinto di essere posseduto da Voldemort.

 

Voldemort! Come avrebbe fatto ad uccidere Voldemort?

 

 “Ah, si, era proprio quello che temevo.” Disse improvvisamente una voce dall’altro lato della stanza.

 

Tutti si voltarono verso quel lato e ciò che videro li lasciò a bocca aperta.

 

“Professor Silente!”

 

Il ritratto di Silente infatti non era più immobile con gli occhi chiusi come ormai da più di un anno erano abituati a vederlo, ma al contrario teneva ora le mani giunte in grembo e gli occhiali a mezzaluna non riuscivano a nascondere il suo caratteristico luccichio degli occhi.

 

Harry, vedendo il suo vecchio preside, venne investito da un’ondata di sollievo: se Silente era con lui, c’era ancora speranza. Tuttavia questi pensieri gli fecero tornare in mente il motivo primario del perché avesse bisogno d’aiuto.

 

Silente rivolse gli occhi verso quello che qualcuno si azzardava a dire essere stato il suo alunno preferito “Harry, mio caro ragazzo, siediti e non pensare di andare da nessuna parte.”

 

Il ragazzo, che aveva smesso molto tempo fa di chiedersi come Silente riuscisse a sapere sempre tutto, si sedette rassegnato.

 

Hermione però non sembrava aver alcuna intenzione di smettere di agitarsi. “Professore, com’è possibile? Pensavamo che il dipinto fosse venuto male, che lei non potesse parlare!”

 

Da un lato si sentì un grugnito da parte del ritratto di Phineas, ma Silente si limitò a sorridere bonario. “No, signorina Granger, questo ritratto è perfettamente a posto e ricorda, io non me ne sarò mai andato finché a Hogwarts ci sarà ancora qualcuno che crede in me.”

 

Hermione e la professoressa McGranitt si guardarono perplesse, ma un piccolo sorrisino si delineò sul viso di Harry, ricordando le parole di tanti anni fa.

 

“Albus, cosa intendevi nel dire che era quello che temevi?” chiese la McGranitt con voce grave.

L’ex preside sospirò “Vuol dire, Minerva, che sospettavo che Voldemort avesse potuto fare una cosa simile.”

 

A quelle parole scese un silenzio spesso, ma Harry non credeva alle sue orecchie. “Lei sospettava che io fossi un Horcrux?” chiese con una pericolosa inclinazione nella voce, rivolgendo uno sguardo gelido al suo ex preside, “Due anni fa aveva detto di avermi detto tutto, che non ci sarebbero stati più segreti, e ora invece mi viene a dire che sin dall’inizio sapeva che avevo un pezzo di Voldemort dentro di me! Come ha potuto non dirmelo!” urlò.

 

La professoressa McGranitt sembrava indecisa se rimproverare il tono che Harry stava usando nei riguardi di Silente o rimanere prudentemente nell’ombra, mentre Hermione era ben decisa a non intromettersi: aveva imparato che la furia di Harry era qualcosa che nessuno avrebbe voluto aver contro.

 

“Mio caro ragazzo, al contrario dell’opinione comune, non sono onnisciente,” disse Silente con voce calma, anche se improvvisamente sembrava più vecchio che mai, “non avevo intenzione di caricarti di preoccupazioni basate su sospetti senza alcun fondamento.”

 

Harry chiuse gli occhi e si portò entrambe la mani sul viso con un sospiro, cercando di calmarsi: era troppo stanco perfino per arrabbiarsi.

 

Hermione decise di farsi avanti. “Professore, mi scusi, ma ci sono un sacco di cose che non tornano: prima di tutto, quando sarebbe successo? Quand’è che Tu-Sai-Chi avrebbe potuto fare di Harry un suo Horcrux? E poi ha passato tutti questi anni a cercare di ucciderlo, ma perché voler distruggere la propria anima?”

 

Il vecchio professore sorrise voltandosi verso la ragazza. “Brillante come sempre signorina Granger,” la lodò facendola arrossire, “ e le posso assicurare che ogni domanda avrà una sua risposta.

 

Ho cominciato a sospettare qualcosa durante il tuo secondo anno Harry, quando venne a galla la tua abilità come Rettilofono. Vedi, mai è esistita una connessione simile a quella portata dalla tua cicatrice, non esistendo nessun altro sopravvissuto all’anatema mortale, per cui non potevo sapere quale fosse la portata del suo potere. Quando si scoprì che potevi parlare Serpentese ti dissi che era dovuto ad una trasmissione di poteri avvenuta la fatidica notte della morte dei tuoi genitori ed era, sinceramente, ciò che credevo anche io, anche se il dubbio si era insinuato nella mia mente. Non avevo però né mezzi né prove per affermare altro.

 

Alla fine del Torneo Tremagli, quando tornasti dal cimitero e raccontasti ciò che era accaduto alcune delle tue parole mi rimasero impresse: dicesti che Voldemort aveva usato un rituale di sangue per resuscitare e che aveva specificatamente chiesto il tuo sangue e non quello di un nemico qualunque, come gli avevano suggerito i suoi fedeli Mangiamorte. Perché proprio il tuo? Vendetta personale? Sicuramente cercare di prenderti deve avere rallentato i suoi piani di parecchio, dovendo aspettare la fine dell’anno, eppure lo fece lo stesso. È possibile che lo abbia fatto solo per liberarsi della protezione di tua madre… ma forse non era l’unico motivo.

 

Poi durante il tuo quinto anno la vostra connessione è cresciuta talmente tanto che tu stesso ti accorgesti che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto: ricevevi sogni, provavi emozioni che non erano le tue, per non parlare dell’improvviso odio verso di me che non riuscivi a spiegarti. Quando al Ministero Voldemort prese possesso del tuo corpo, seppur per pochi secondi, era chiaro che qualunque connessione aveste fosse ben più profonda di quanto non sospettassi. Eppure pensai che non era molto strano in fin dei conti che Voldemort fosse capace di possedere qualcuno, infondo l’aveva già fatto in precedenza col professor Raptor. Forse semplicemente mi rifiutavo di vedere la verità.

 

Infine, l’anno scorso nella grotta, trovai estremamente strano che la barca che usammo per raggiungere l’isola dove si trovava l’Horcrux non avesse protestato nel caricare due maghi, quando era stata palesemente progettata per impedire una cosa del genere. Mi dissi che era solo perché non eri legalmente adulto, eppure Harry, tu hai un potere enorme, di gran lunga superiore alla media per la tua età. In ogni caso ero piuttosto impegnato in quel momento e non c’era tempo per questi pensieri. Allora non avevo nessuna prova per queste mie teorie, ma ora l’incantesimo non mente: l’ultimo Horcrux sei tu, Harry.”

 

Harry aveva ascoltato tutto senza mai una volta alzare il viso dalle proprie mani, ma sentito il preside fermarsi decise di alzare lo sguardo. “Non ha ancora risposto alle domande di Hermione, professore.” Fu l’unica cosa che disse.

 

Silente annuì, “Vero, e ho intenzione di rimediare subito. Chiedeva quando sarebbe potuta succedere una cosa simile, signorina Granger? Beh, la risposta è piuttosto ovvia, nella notte in cui tutto è cominciato, Halloween di sedici anni fa. Quella notte Voldemort commise un grandissimo errore di valutazione e in tutti questi anni mi sono chiesto il perché di un atto così stupido, sapendo che la stupidità non è mai stata un attributo di Voldemort. 

 

Bisogna capire che una Profezia non è mai qualcosa da prendere alla leggera e Tom ne è cosciente. Se essa indicava possibilmente te come ‘l’unico col potere di sconfiggere l’Oscuro Signore’, la  decisione di correre e cercare di ucciderti non era per niente saggia. Solo ora è chiaro che Voldemort aveva un piano ben più astuto in mente, aveva intenzione di renderti completamente innocuo rendendoti uno dei suoi Horcrux.

 

Creare un Horcrux da una creatura cosciente è possibile, ma molto rischioso, poiché non si è mai sicuri di avere il completo controllo sopra di essa. Perciò dopo aver ucciso i tuoi genitori e fatto di te un Horcrux, Harry, tentò di ovviare a questo problema nella maniera a lui più comoda.”

 

Silente fissò intensamente i suoi occhi azzurri nelle iridi verdi di Harry.

 

“Ti ricordi, vero, cos’è un Inferius?”

 

Harry spalancò gli occhi ed Hermione emise un gemito orripilato, mentre la professoressa McGranitt, che fino a quel momento era rimasta stranamente taciturna, si alzò di scatto dalla sedia su cui era seduta.

 

“Ma era solo un bambino! Come si può anche solo pensare di fare una cosa simile ad un neonato? È atroce, agghiacciante!”

 

Silente le rivolse uno sguardo triste: “hai ragione Minerva, ma sappiamo tutti che nel cuore di Voldemort non c’è posto per la compassione: ha rinunciato all’amore tantissimo tempo fa.”

 

A queste parole Harry non poté fare a meno di ritornare col pensiero alle pagine del diario che aveva letto settimane addietro e chiedersi quanto a fondo Silente avesse conosciuto Tom Riddle.

 

“Comunque, ritornando al discorso principale, Voldemort voleva fare del piccolo Harry un Inferius, ma quando nel processo dovette scagliare l’Avada Kedavra, come tutti sappiamo l’incantesimo si rifletté contro di lui a causa della protezione che il sacrificio di Lily aveva donato. Il resto è storia.”

 

Calò un lungo silenzio nell’ufficio mentre tutti cercavano di venire a patti con tutte quelle nuove rivelazioni, ma tra tutti Harry era il più afflitto: si sentiva come se improvvisamente non conoscesse più se stesso, come se, se solo avesse chiuso gli occhi e si fosse concentrato, avesse potuto sentire quel frammento d’anima alieno avvelenargli lentamente il sangue. Finiva così tutta la storia? Non erano serviti a niente i mesi di allenamento da Auror, non avrebbe mai potuto sconfiggere Voldemort, avevano già perso. Tutti gli sforzi, tutte le fatiche, tutte le perdite, le morti… tutto vano.

 

“P-professore, “ iniziò Hermione con voce tremolante, “ma anche se Harry… se anche Harry – oh Dio – se anche si… sacrificasse per uccidere Voldemort… non servirebbe, il suo spirito ci metterebbe pochissimo ad impossessarsi di un corpo qualunque in attesa di resuscitare di nuovo, e una volta tornato… beh, secondo la profezia Harry sarebbe l’unico con il potere di sconfiggerlo, per cui non ci sarebbe nulla da fare….”

 

Silente spostò il suo sguardo grave su di lei con esasperante pacatezza. “Si, hai dipinto uno dei possibili scenari.”

 

Harry non ci vide più. “Uno dei possibili scenari?! E quali sarebbero gli altri? Voldemort finisce il suo piano e io divento un mostro senza vita? Come fa ad essere così calmo? Mi sta dicendo che non c’è più nulla da fare!” urlò.

 

Stranamente né Hermione né la McGranitt lo rimproverarono per la mancanza di rispetto mostrata. Silente di rimando rimase imperturbato. “Non ho mai detto che non ci sia più nulla da fare, ho solo raccontato i fatti. Ho piena fiducia in te Harry: non disperare quando tutto è ancora da decidere.”

 

Harry scosse la testa, non avendo la forza di ribattere al suo vecchio professore.

 

La professoressa McGranitt prese parola: “Albus, ci deve essere qualcosa che possiamo fare, sicuramente puoi trovare un modo – ”, ma si interruppe vedendo l’uomo scuotere il capo.

 

“Minerva, Minerva, troppo spesso durante la mia vita le persone si sono dimenticate che anche io, come tutti gli altri, ero un essere umano. Adesso, ad un anno dalla mia morte è bene che vi ricordiate che non solo altro che un ritratto.” Disse con un sorriso triste.

 

Harry si sentiva improvvisamente esausto e dovette appoggiarsi al tavolo mentre si passava stancamente una mano sul viso. Hermione sembrò accorgersene e si morse il labbro ma restò zitta, non volendo peggiorare la situazione facendogli da mamma. Non dovette preoccuparsi però, perché la McGranitt scelse proprio quel momento per guardare l’orologio e constatare l’ora tarda.

 

“Ragazzi, è stata sicuramente una serata spossante, con tutto quello che è successo…” si fermò un attimo indecisa su cosa dire, poi si rivolse ad Harry “sono convinta che una soluzione ci sia, so che la situazione non sembra delle più rosee al momento e qualunque cosa possa dirti difficilmente ti sarebbe di conforto, ma Silente ha ragione: non disperiamo quando è ancora tutto da decidere. Ora, anche se dubito ci riuscirai, pensa solo a dormire che domani ci aspetta una lunga giornata.”

 

Hermione, vedendo che l’amico non si era mosso, gli si avvicinò e fu grata quando posandogli una mano intorno al braccio, quello non si ritirò al tocco. “Harry andiamo, sembri morto in piedi, domani mattina saremo di nuovo qui, non sarà cambiato nulla, tanto vale cercare di riposarsi un po’, sicuramente ne hai bisogno. Ne abbiamo tutti bisogno.”

 

Il moro lasciò cadere le spalle in avanti sconfitto, ma annuì rassegnato prima di lasciarsi condurre fuori dall’ufficio dall’amica, sicuro che nonostante la stanchezza non sarebbe riuscito a chiudere occhio.

 

Una volta che la porta dell’ufficio si fu richiusa alle spalle dei due ragazzi, la Preside si abbandonò nuovamente s’una sedia.

 

“Minerva, anche tu hai bisogno di un buon numero di ore di sonno, rimanere a rimuginare con la mente poco lucida non ha mai portato a grandi risultati.”

 

La McGranitt annuì. “Certo, hai ragione Albus, è solo che… mio Dio, ancora stento a crederci, è così incredibile!” disse scuotendo la testa, fermandosi però con aria pensosa. “Sai Albus, c’è anche qualcos’altro…”

 

“Si?” chiese il ritratto.

 

“Non lo so, ma avrei pensato di trovarmi più disperata in una situazione del genere, invece è come se sapessi che in fondo c’è davvero una soluzione. Sento di avere la risposta sulla punta della lingua…”

 

Silente sorrise bonario. “Sono sicuro che tu ce l’abbia Minerva, sono sicuro che tu ce l’abbia.”

 

Ma allo sguardo interrogativo della professoressa, il vecchio preside non diede alcuna risposta.

  
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