Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: Tomi Dark angel    06/12/2012    11 recensioni
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e…
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dean Winchester si lasciò cadere tra le lenzuola asettiche del letto del motel emettendo un sospiro di stanchezza. Dio, sentiva il freddo e l’umidità della pioggia filtrargli fin dentro le ossa e non era nemmeno inverno inoltrato. A volte aveva la sensazione di essere invecchiato di colpo, al punto che era tentato di guardarsi allo specchio alla ricerca di eventuali rughe o capelli bianchi. Era un istinto stupido, ma non riusciva ad impedirselo. Dopotutto, la vita di un cacciatore non giovava di certo a dei ragazzi, per quanto giovani e forti.
-Ehilà, ciccipucci.- disse una voce, scatenando nei due fratelli una reazione istintiva ed unanime: Sam e Dean afferrarono le pistole, puntandole simultaneamente a indirizzo di un giovane uomo dai capelli color miele e l’aria scanzonata di chi adora gli scherzi e i dolciumi, prova ne era il lecca lecca che gustava allegramente.
-Gabriel! Che ci fai qui?- esalò Sam, rilassandosi. Abbassò l’arma, imitato a malincuore dal fratello maggiore, il quale non mancò di indirizzare uno sguardo d’odio all’arcangelo.
Gabriel si grattò la nuca con quello che pareva imbarazzo e spostò l’asticella del lecca lecca contro la l’interno della guancia destra. I suoi occhi si socchiusero, un comportamento che allarmò Sam e Dean per quanto fosse poco caratteristico dell’arcangelo.
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e… insomma, Castiel è andato a sbattere di brutto contro una roccia e si è spezzato un’ala.-
Sam sbatté le palpebre, stralunato. –Credevo che le vostre ali fossero impalpabili…-
-Credimi, tesoro, sono più solide di quanto immagini, solo che non le sfoderiamo mai perché sarebbe scomodo per i tramiti. Vedi, in realtà tirare fuori le ali quando si è nel tramite comporta lo squarciarsi della schiena e delle scapole del corpo che abitiamo. È un bel dolore, perciò cerchiamo di evitarcelo quando è possibile. Castiel ha fatto il possibile per trattenersi ma alla fine le ha tirate fuori… che cazzo, non è questo il problema! Va bene, ragazzi, la situazione è questa: Castiel è stato ferito a un’ala e si è schiantato contro la fiancata del monte Sinai.-
Sam si corrucciò. –Non potete tirarlo fuori di lì?- chiese piccato. Gabriel respirò profondamente, come se stesse facendo appello ad ogni briciolo di pazienza disponibile.
-No, mio dolcissimo big foot, non possiamo e sai perché? Perché Castiel si trova su una sporgenza rocciosa molto piccola ed è così nervoso che sbatte le ali appena mi avvicino, correndo il rischio di cadere di sotto. Non sono certo di riuscire a prenderlo in quel caso, perciò ho bisogno di voi. Anzi, di lui per la precisione.- aggiunse, indicando Dean con un cenno distaccato del capo.
Dean strabuzzò gli occhi, cercando di fronteggiare sia la sorpresa, sia l’ansia che gli dava il pensiero di un Castiel terrorizzato accoccolato sulla sporgenza di qualche roccia pericolante. Era difficile immaginare il solito, gelido Castiel col viso stravolto dall’ansia e dal dolore di un’ala ferita. Oltretutto, sapere che gli angeli avevano davvero delle ali e non la mera proiezione di esse era una scoperta quasi sconvolgente per Dean. Non riusciva a immaginarsele, se non come due piccole appendici bianche simili a quelle della statuetta che sua madre aveva comprato poco dopo la sua nascita.
-Cosa ci garantisce che questo non è uno dei tuoi tanti scherzi da pennuto bastardo quale sei?- ringhiò Dean tra i denti. Lottò contro l’impulso di afferrare Gabriel per un braccio e costringerlo a portarlo subito sul monte Sinai, ma sapeva che sarebbe stata una mossa stupida.
Gabriel allargò le braccia con fare per la prima volta impotente, gli occhi dorati attraversati da un lampo di stanchezza che i due Winchester non avevano mai visto in quelle iridi cangianti. Vederlo così scatenò in Sam un’ondata di tenerezza e di istinto protettivo. Aveva voglia di abbracciarlo, di consolarlo e dirgli che sarebbe andato tutto per il meglio perché, lui lo sapeva, Gabriel aveva un cuore d’oro nonostante il suo ostentato carattere da stronzo.
-Puoi credermi, Dean, o puoi correre il rischio che Castiel si sfracelli ai piedi di uno dei monti più alti del mondo. Questo non lo ucciderebbe, ma gli causerebbe un bel po’ di dolore, soprattutto con le ali sfoderate. Sono quelle che mi preoccupano perché sono il punto debole e più sensibile di tutti gli angeli. Avere le ali ferite ci rende vulnerabili e questo spiega come mai mio fratello è sconvolto. Ha uno squarcio sull’ala destra che mi fa star male solo a guardarlo, ed è tutto dire.-
Sam e Dean si scambiarono un’occhiata, il primo con fare significativo e il secondo con fare a stento controllato. Sam però sapeva che in realtà Dean era a un passo dallo scoppiare tanta era l’ansia che leggeva nei suoi occhi di smeraldo. Suo fratello non lo avrebbe mai ammesso, ma provava qualcosa per Castiel, qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia. Dean non si era mai accorto di come guardava l’angelo o di come teneva in contro le sue parole, spesso seguendo i consigli che questi dava. Erano piccoli segnali che Sam aveva recepito e taciuto per quieto vivere.
-Va bene pennuto, ma sappi che se è l’ennesimo tiro mancino che ci fai, giuro che ti spiumo.- minacciò Dean aggressivo. Per tutta risposta Gabriele annuì e con una breve falcata coprì la distanza che lo separava dai due Winchester. Ancor prima che i fratelli potessero replicare, le mani di Gabriel si strinsero sulle spalle di entrambi e in un battito di ciglia il trio si trovò sul monte Sinai.
Dean e Sam avevano chiuso gli occhi appena avvertito lo strattone dell’arcangelo che li trasportava lontano dal motel, ma una volta arrivati si sarebbero aspettati di sentire la furia degli elementi sulla pelle, a cominciare degli artigli del vento che avrebbero dovuto ghermirli con la ferocia di una bestia arrabbiata. Niente. I due Winchester non sentivano niente, se non un delicato tepore ad avvolgerli.
-Sam…- chiamò Dean con un filo di voce, costringendo l’altro a spalancare gli occhi. Ciò che vide lo lasciò a bocca aperta e con un violento tremore alle ginocchia.
Se Sam avesse potuto dare un nome a quello che aveva davanti, l’avrebbe chiamato in un solo, semplice modo: sole.
Lui e Dean si trovavano al centro di un’immensa cappa dorata costruita da piume morbide, affilate e gloriose come niente che avessero mai visto. Ogni penna, ogni piccolo pezzo di quelle sviluppate appendici piumate simili a germogli di Grazia angelica spiegati in tutta la loro potenza pareva fatta della sostanza più pregiata di cui disponeva il paradiso. Non sembrava esserci un limite a quell’incastro di piume sovrapposte e la loro immensità faceva sentire i due Winchester piccoli e insignificanti come insetti. Osservando meglio la loro formazione, Sam realizzò con stordimento che le ali non erano semplicemente due, ma sei. Sicuramente quello spettacolo senza eguali doveva essere l’ottava meraviglia del mondo, se non la prima e la più magnifica.
Volgendo lo sguardo verso destra, Sam e Dean incontrarono finalmente la figura di Gabriel che, per quanto bassa, adesso sembrava immensa come quella di un gigante.
Sam lo guardò, riempiendosi gli occhi di quella visione celestiale. In quel momento Gabriel incarnava quanto di più bello e terribile esistesse non sulla terra, ma nell’intero universo. Il suo viso rilassato e gli occhi dorati e cangianti come specchi variopinti emanavano un senso di carità e dolcezza che rimandava i ricordi dei due ragazzi agli splendidi volti delle statue michelangiolesche, alla loro espressività e alla perfezione di quanto di più bello potesse mai essere visto da occhio umano.
Stavolta, davanti a quella visione disarmante, l’orgoglio di Sam cedette e il ragazzo allungò finalmente una mano verso quella creatura eterea discesa sul mondo solo per avvolgerlo in tutta la sua sozzura con le sue gentili ali piumate. Era incredibile che qualcosa di così bello e perfetto avesse deciso di manifestarsi proprio a lui, Sam, tramite di Lucifero e mezzo demone che in più casi aveva massacrato altri esseri umani. Si trovò a pensare che, se avesse dovuto morire per mano di qualcuno, non avrebbe protestato se quel qualcuno fosse stato proprio Gabriel.
Le dita di Sam sfiorarono con trepidazione le piume più vicine, facendole fremere al contatto e rimase immobile per qualche istante prima di rendersi conto di ciò che stava facendo. Ritrasse la mano imbarazzato e la intascò ostentando l’espressione di un bambino colto con le mani nel barattolo della marmellata. Non si azzardò a rivolgere alcuno sguardo verso Gabriel, ma questi gli sfiorò una spalla con le ali in un muto ringraziamento mentre queste si schiudevano appena, facendo scorgere loro il grigiore delle nuvole che affollavano il cielo e l’ululare del vento che cozzava contro le rocce sporgenti del monte Sinai.
Visto dal bozzolo caldo e sicuro delle ali di Gabriel, l’esterno pareva l’inferno guardato dall’alto del paradiso.
-Cazzo, Castiel è davvero qui?- domandò Dean, sporgendo appena il capo e guardandosi in giro.
-Guarda meglio, tesoro. Ascolta.-
Fu allora che Dean udì un suono simile al vibrare adamantino di un cristallo infranto misto al gemito sommesso di qualcosa che soffriva. Era una voce così struggente, così addolorata che Dean sentì le ginocchia tremare violentemente, ormai prossime a cedere.
-Cas…-
Strinse gli occhi nel disperato tentativo di penetrare l’oscurità e finalmente lo vide. Castiel, il suo angelo. La creatura più bella che avesse mai visto spezzata, prostrata e sanguinante ai piedi di un mondo che con artigli e maglie d’acciaio stava cercando di trascinarlo verso il basso del monte e della più profonda sofferenza.
 
Note dell’autrice:
Ed eccomi qui con una nuova storia. Va bene, ammetto di essere un po’ demotivata a scrivere ultimamente, anche perché ho il morale sotto le scarpe e ciò che scrivo non mi piace. Dunque, tornando alla storia: questa fic era partita come una Destiel, e in effetti lo è, ma stavo pensando di infilarci un doppio pairing e farla diventare anche una Sabriel, che ne pensate?
Premetto che la storia sarà composta da due capitoli, ma potrei prolungarla se piacesse, anche se ritengo già molto che non mi prendiate a calci dopo questa vergogna di scritto XD beh, detto ciò mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! Il secondo capitolo uscirà tra domani e dopodomani!
Un bacio!
Tomi Dark Angel
 

 
 
 
 
  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel