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Autore: Amy Tennant    18/12/2012    8 recensioni
John Smith e Rose Tyler sono insieme e un altro Tardis sta crescendo nel mondo parallelo, nei laboratori di Torchwood. John però sente che qualcosa sta cambiando ed è qualcosa di cui neanche il Dottore era pienamente consapevole.
Una fine può essere l'inizio di qualcosa di totalmente inaspettato.
Anche per Rose.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pete Tyler entrò nella sala e già lo aspettavano. Vide dalle espressioni dei presenti che si profilava una riunione lunga e difficile. Con un sospiro di rassegnazione e stanchezza insieme, prese posto al tavolo e così tutti dopo di lui. Incrociò le dita davanti a sé e sfoderò il suo sguardo più fermo. Era importante sembrare sicuri, gelidi, anche se non si era tali dentro.
-          Stavo per tornare a casa, spero che la questione sia importante come sembra.
-          Lo è decisamente – un giovane in camice bianco poggiò sul tavolo alcuni faldoni. Una quantità di carta impressionante. Pete lo guardò stravolto e il ragazzo mormorò qualche parola incomprensibile – mi creda – disse un po’ meno confusamente – non era il caso di trasferire questi numeri su un dispositivo elettronico.
-          Perché, non vengono dal computer?
-          No, signore. Sono calcoli fatti… a mano.
-          Cosa?
-          È un vezzo, una stranezza del DOTTORE – Pete si morse le labbra già nervoso e fece un lungo respiro per reprimere la sgradevole sensazione che provava al riguardo. Di fatto quel che facevano non era quel che sembrava ed al centro di tutto LUI. Senza che ne fosse consapevole.
-          Di che si tratta?
-          Disegni, diagrammi… conti. Ma sono applicazioni matematiche a noi non comprensibili.
-          Come fate allora a sapere che sono importanti?
-          Riguardano il Tardis, signor Tyler – il nervosismo stava aumentando. Pete Tyler avrebbe voluto alzarsi in piedi ma avrebbe fatto comprendere la sua debolezza. Rimase quindi incollato alla sedia, iniziava però a sudare.
-          Il Tardis… – mormorò quasi fra sé – sta succedendo davvero, allora.
-          Sì – confermò il giovane – e il ritmo di crescita è ancora aumentato. Il Tardis sta sviluppando una grandissima quantità di energia o meglio… il nucleo di crescita è aumentato di volume in senso… inverso
-          Che vuol dire?
-          Lo ha detto il Dottore: più il Tardis cresce, più aumenta l’energia e più… diventa piccolo. Non c’entra con la nostra fisica, signore.
-          Se è per questo, neanche le navi spaziali piccole fuori ma enormi dentro – mormorò.
-          Ad ogni modo il Dottore oggi è stato in laboratorio con la dottoressa Lane che potrà confermare gli sviluppi della questione – Catherine Lane era presente al tavolo, silenziosa. Tristissima, tesa. Pete Tyler pensò che sembrava molto stanca ma nessuno in quella stanza aveva una bella cera.
-          Dottoressa… ?
-          Sì, confermo quanto anticipato dal dottor Thompson, il Tardis si sta sviluppando ad una velocità incredibile e neanche il Dottore lo aveva previsto. Tuttavia pare che la questione sia più complessa di quanto non credevamo.
-          Ossia?
-          Il Tardis è collegato al Dottore – disse con un tono strano, indecifrabile.
-          Cosa c’entra il Dottore con questo Tardis? – la dottoressa fece un sorriso un po’ ironico, come avesse trovato la domanda troppo stupida.
-          John Smith è il Dottore.
-          È umano.
-          Sì, lo è abbastanza.
-          In che senso?
-          Certo non può rigenerarsi e invecchia ma è un caso eccezionale, come la sua mente.
-          Eccezionale davvero – osservò il ragazzo con ancora i faldoni accanto. Le occhiate verso di lui lo misero ulteriormente in imbarazzo. Abbassò gli occhi e tacque. Pete lo guardò scuotendo il capo.
-          Dottoressa Lane, mi spieghi dunque: John Smith è legato al Tardis perché è il Dottore…
-          E quindi il Tardis si sviluppa in un certo senso perché così è giusto per un signore del tempo.
-          Pensavo che lui fosse in grado di farlo sviluppare perché a conoscenza di come procedere al riguardo ma che il Tardis non avesse con lui un legame particolare, non più!
-          Il Tardis è legato al suo signore del Tempo. Questo Tardis è legato a John Smith – un mormorio stupito e perplesso avvolse la sala. Pete Tyler passò una mano sulla fronte sudata. La mano era freddissima – per altro c’è qualcosa che ancora non sapete e che ha complicato la questione. L’ha complicata chiarendola, almeno da un certo punto di vista.
-          Sarebbe?
-          Nel mondo parallelo il Dottore è cambiato – attorno un altro mormorio preoccupato. La dottoressa era tesa come una corda di violino, lo erano tutti – il Dottore ha concluso la sua decima vita ed ora è un altro.
-          E noi come…? – non completò la domanda perché aveva capito. In fondo era abbastanza comprensibile che ciò potesse accadere. In una logica universale non sembrava così assurdo – John ha sentito la rigenerazione del Dottore?
-          No, non solo. L’ha subita.
-          Cosa?
-          È cambiato. Il suo corpo sta reagendo alla cosa in modo inaspettato – un addetto del settore medico mise davanti a Pete delle schede con dei valori. Pete le guardò perplesso.
Indicavano un progressivo raffreddamento del corpo di John Smith, uno stato di sofferenza fisica notevole cui però resisteva come non avrebbe potuto un umano normale. Pete guardò le carte più sconvolto di quanto non sembrasse all’esterno.
John Smith era il Dottore ma anche il compagno di Rose ed entrambi vivevano nella sua casa da tempo, ormai. Non poteva essergli indifferente, nonostante la priorità del progetto.
Il Dottore aveva salvato il suo universo e poi sacrificato molto perché tutto non andasse in pezzi. Per non avere scrupoli al riguardo, cercava di ricordare che John Smith non era lo stesso uomo che era rimasto separato da Rose Tyler dietro il muro chiuso di un mondo parallelo. Non lo era.
…Eppure…
-          John corre pericolo di vita?
-          Come vede dalla scheda, è una situazione fluttuante. La temperatura corporea del soggetto si alza e si abbassa di molto, in una giornata. Non sembra risentirne quanto dovrebbe ma …
-          Ha vertigini, forti emicranie – aggiunse Catherine – davvero il minimo, vista la situazione.
-          Ciò potrebbe compromettere la sua lucidità – osservò un medico.
-          Non ho ancora avuto una risposta: John Smith corre pericolo di vita? – insisté Pete.
-          Faremo in modo che anche in momento di crisi, lui duri abbastanza da far completare lo sviluppo del Tardis – un lungo brivido percorse Pete Tyler. Non aveva considerato la questione in questi termini, non aveva voluto farlo. In fondo loro volevano solo il Tardis.
Il Tardis sarebbe stato un mezzo potentissimo con il quale cambiare in meglio l’universo. Avrebbe avuto un equipaggio costituito dai migliori elementi del Torchwood, coadiuvati da John Smith, avesse accettato l’idea. Ma già sapevano che non l’avrebbe mai fatto.
Era stato anche ingenuo da parte sua accettare di sviluppare il suo progetto nei loro laboratori. Forse si aspettava che quel che era successo prima avesse cambiato sostanzialmente le finalità dell’organizzazione e forse l’avere delle persone “amiche” vicino, l’aveva convinto della loro buona fede. Ma come rinunciare ad un’opportunità come quella che si era loro palesata all’improvviso? Dopo tutto, John Smith non era poi così diverso da uno di loro a caso. Era ormai un essere umano e quindi il Tardis avrebbe potuto avere un pilota diverso da un signore del tempo.
Ora però dubbi e scrupoli improvvisi affioravano nella sua coscienza.
Se lui fosse…
…MORTO…
Cosa sarebbe rimasto…
Che cosa sarebbe stato…
Il pensiero di Rose prese forma su ogni altro che frullasse nella sua testa in quel momento. John era l’uomo che amava sua… figlia…?
-          No, non è mia figlia, non lo è – ripeté a sé stesso. Anche il Dottore lo aveva detto, proprio a Rose: Lui non è tuo padre, lui è morto!
Ma Rose gli era cara d’istinto. Non sapeva per quale motivo, forse solo per una strana questione di sangue e quel richiamo che dicevano esistere tra persone legate in tal senso. Ma non lo erano, non loro. Non poteva essere. La preoccupazione gli stava facendo del male, anche fisicamente.
-          Il Tardis quindi si sta sviluppando a questa velocità perché il Dottore si è rigenerato? Non capisco ancora cosa c’entri.
-          Potrebbe essere importante per la vita di John – disse piano Catherine. Pete le rivolse uno sguardo interrogativo ma lei tacque per un lungo momento – ancora… non sappiamo in che senso ma il Dottore ha detto questo – ebbe l’impressione che gli nascondesse qualcosa ma non insisté. L’istinto gli diceva di non affrontare la questione lì, davanti a tutti.
-          Signori, come intendiamo procedere? – disse con un lungo sospiro.
-          Secondo i calcoli del Dottore, il Tardis potrebbe completare lo sviluppo tra tre mesi – impallidì.
-          Cosa? E’ un tempo troppo breve, l’addestramento, la preparazione dell’equipaggio... tutto è ancora in sospeso!
-          Velocizzeremo il tutto, si fidi – Pete deglutì amaramente. La presenza di quell’uomo lo inorridiva ma nulla di quel che stava accadendo sarebbe stato possibile senza di lui. Lo aveva visto entrando, come sempre vestito di scuro, con quella divisa militare minacciosa, sinistra. Aveva taciuto, come altre volte. Presenziava ad ogni riunione ma parlava poco. Stavolta evidentemente c’era da precisare qualcosa di importante – signor Tyler, per il bene dell’Impero Britannico il progetto sarà perfettamente completato e non abbia dubbi al riguardo. Quando avremo la nave, l’equipaggio adatto sarà pronto. Abbiamo potenti mezzi per fare fronte agli imprevisti.
-          Con tutto il rispetto, signor Tashen, ma non penso che sia possibile pianificare il tutto con un largo anticipo e… - la fredda risata dell’uomo vestito di scuro lo colpì duramente. La dottoressa Lane spostò lo sguardo ad un punto a caso della stanza, per cercare di sembrare indifferente ma ne era disgustata. Non sopportava quell’uomo e ciò che significava. Avevano liberato il Torchwood da un controllo per poi ritrovarsi chiusi in un altro vicolo cieco.
Quell’uomo rappresentava l’ombra del Torchwood. Qualcuno continuava a definire la questione “male necessario” ma molti erano preoccupati dalla piega che il controllo esercitato sui loro esperimenti stava prendendo. Si vociferava di una struttura parallela che ne regolava non solo i finanziamenti ma anche i metodi di indagine, le ricerche.
Torture su degli alieni catturati sulla Terra. Esperimenti, mostruosità di ogni tipo.
Non credeva a tutto ma anche solo l’evocare lo spettro di un passato non glorioso, agitava l’animo di chi aveva combattuto per rimuovere il cancro che divorava l’organizzazione all’interno.
Se l’uomo vestito di scuro non era qualcosa del genere, molto gli somigliava.
-          Signor Tyler – riprese l’uomo misterioso - noi ammiriamo il suo impegno per rendere il Torchwood una struttura giusta, una grande opportunità di miglioramento per tutta l’umanità ma … è pur vero che ogni cosa, a questo mondo, come penso in qualunque altro parallelo o meno, deve essere finanziata e controllata e in questo periodo, soprattutto visto quel che le forze aliene hanno fatto al nostro pianeta, sarebbe il caso di investire sulla ricostruzione più che su certi progetti avveniristici, ne conviene?
-          Penso che il Torchwood sia una struttura importantissima proprio perché ormai consapevoli della minaccia aliena – l’uomo vestito di scuro gli sorrise. Un sorriso freddissimo, come i suoi occhi color ghiaccio che si intravedevano chiarissimi nell’ombra.
-          Lei ha ragione. Ma il Torchwood è nostro. Non alle condizioni in cui operava precedentemente certo ma… è nostro e tutto quel che è alieno… ci appartiene.
-          Sono d’accordo sul controllo, anche memore di quel che è successo con l’invasione dei Cyberuomini ma…
-          In un modo molto particolare lei ha ricostruito la sua famiglia, non è vero, signor Tyler? – Pete rabbrividì. Qualunque cosa potesse toccare Jackie, la bambina…
… e Rose…
Lo faceva diventare potenzialmente pericoloso. Percepiva in quelle parole una velata minaccia e non poteva restare indifferente. Si sforzò però di apparire freddo.
-          Non tutti hanno avuto la sua fortuna, signor Tyler. Lei è stato fortunato in più di un senso. Ora, apprezzi quel che può avere e ciò che stringe tra le mani adesso. Faccia quel che le è stato chiesto, per il bene di tutti – le parole dell’uomo in divisa scura erano strane, ambigue. Ma Pete sapeva esattamente che cosa voleva significare tutto questo – il Tardis avrà il suo equipaggio, voi dovete darci la nave completa e chiarire in che senso dipenda da John Smith, se è una questione fisica, se è qualcosa di diverso. Dobbiamo sapere tutto ed eventualmente porvi rimedio.
-          E come fareste se fosse davvero dipendente da lui fisicamente? – le parole di Catherine Lane risuonarono su ogni bisbiglio nella stanza e nella pesantezza del momento sembrava che l’aria attorno fosse diventata acqua e le parole qualcosa che vi galleggiava sopra.
-          Prima chiarite in che senso e fino a che punto John Smith è legato al Tardis, poi… eventualmente prenderemo noi i provvedimenti necessari – non avrebbero avuto altre risposte. Pete Tyler lo sapeva e lo sapevano tutti coloro che erano lì in quel momento.
La dottoressa Catherine Lane rabbrividì pensando a John Smith. In quel momento gli parve molto indifeso, tragicamente indifeso. 
  
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