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Autore: RakyKiki    18/12/2012    2 recensioni
'In bilico' è la seconda parte di 'Ancient Love' e si alternerà tra passato e presente.
Potrebbe contenere spoiler sulla seconda/terza stagione!
E' un crossover con Supernatural e riguardo ciò devo avvisarvi che per ora ho visto solo la prima stagione e i primissimi episodi della seconda, quindi perdono eventuali errori o simili ^^
Detto questo, vi auguro una buona lettura!
Dal testo:
"“Quindi ora che si fa, Rachel? Continuiamo a cercarlo?” chiede Isaac fissandomi.
“Io…non lo so.” Rispondo prendendomi la testa tra le mani.
Tutta quella situazione inizia ad essere snervante.
“Isaac ha ragione Rachel. In assenza dell’Alpha sei tu a doverci guidare. Sei la ‘mamma’ del branco.” Aggiunge Erica sorridendomi incoraggiante. "
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past, present and future. '
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Capitolo 2.

NdA: leggete le note al fondo della storia, sono importanti!

 

 

Lo sceriffo non ce la faceva più.

Quella situazione era giunta al limite.

Quanti mesi erano passati ormai?

Cinque lunghi mesi, in cui aveva visto cambiare il figlio.

All’inizio aveva attraversato una fase in cui sembrava uno zombie: si aggirava silenzioso per casa, a scuola arrivava alla sufficienza per pochissimo, non parlava quasi più e quando lo faceva aveva il tono monocorde.

Poi aveva attraversato una fase in cui usciva tutte le sere, senza dirgli mai dove andasse ovviamente, per poi tornare a casa nella notte fonda.

Ora invece era nella fase della rabbia, o almeno la definiva così Jeff.

Le poche volte che trovava il figlio in casa finivano con il litigare, e lo sceriffo odiava litigare con Stiles.

Ora sarebbe ricominciata la scuola, e l’uomo sperava con tutto il cuore che il ragazzo potesse riprendersi, perché era davvero preoccupato.

Stiles dal canto suo non riusciva proprio ad essere quello di prima.

Quegli ultimi mesi erano stati devastanti.

La partenza di Rachel era stato l’evento scatenante di questa sua apatia generale, ed anche l’avvenimento che più l’aveva destabilizzato: poiché racchiudeva in sé tutti i motivi che l’avevano portato a soffrire nuovamente di attacchi di panico: il mondo dei licantropi che gli portava via un’altra parte della sua vita dopo il suo migliore amico, il fatto di essere troppo debole per proteggere le persone che amava il sentirsi totalmente inutile.

Stiles odiava sentirsi così, e la cosa peggiore era che Scott non si accorgeva di nulla, all’inizio perché troppo preso dalla rottura con la cacciatrice, poi perché andava sempre, ed è proprio il caso di dirlo visto il ‘problema peloso’ del ragazzo, a spasso con Isaac lasciandolo da solo ai suoi problemi.

Così il ragazzo passava i pomeriggi a spasso per il bosco, inoltrandosi ogni giorno sempre di più.

Quella sera però aveva cambiato itinerario, come faceva ormai da qualche settimana, e si era diretto verso il centro città.

Si aggirava per i vicoli con il cappuccio della felpa rossa tirato sulla testa e si guardava intorno con fare assente.

Ad un tratto incrociò un compagno di scuola che era conosciuto in tutto l’istituto per il fatto che potevi trovare da lui qualsiasi tipo di roba per sballarti o fuggire dal mondo che ti circondava.

Così il ragazzo, ormai per abitudine, gli si avvicinò e pochi minuti dopo si dirigeva nuovamente verso l’auto con in tasca un pacchettino.

Quando entrò in casa lo nascose per bene alla vista del padre e si diresse in camera sua, dove vi si chiuse dentro e mise uno straccio lungo il bordo della porta.

Si sdraiò sul letto e iniziò a fumare lo spinello.

E finalmente un po’ di dolore andò via.

Sapeva di dover smettere, che era sbagliato e tutte le altre cose che suo padre gli aveva sempre detto sulla droga, ma non riusciva a fare a meno della situazione di pace che quella ‘sigaretta speciale’ , come lui la chiamava, gli poteva dare.

Proprio quando stava per cadere in un sonno pacifico suo padre bussò alla porta.

“Stiles, apri la porta! Dobbiamo parlare!”

“Non ora Pa’, sono occupato.” Rispose placidamente il ragazzo, tornando ad ignorare il padre, il quale però nel frattempo stava già aprendo la porta con una chiave di riserva.

“Stiles ho detto che dobb…che cosa stai facendo!?” esclamò lo sceriffo quando vide il figlio che fumava lo spinello.

“Non iniziare.” Rispose il ragazzo dando le spalle al padre, che fece il giro del letto e gli tolse lo spinello dalle mani.

“Da quanto va avanti tutto ciò?” chiese severo Jeff, spegnendo lo spinello e mettendoselo in tasca.

“Io quello me lo stavo fumando.” Disse soltanto il ragazzo, fissando il padre.

“Di questo me ne ero accorto sai? Ora dimmi, da quand’è che ti droghi Stiles?”

“Non lo so.”

“Tu cosa? Non, non lo sai!? Che risposta è?”

“La mia risposta.” Rispose apatico il ragazzo, chiudendo gli occhi.

“Stiles, cosa succede? E’ ancora per Rachel? Sai che volendo posso trovare il suo indirizzo, pasta che tu me lo dica. Ma se c’è qualcos’altro che non va, qualcosa che ti preoccupa, ti prego parlamene.” Disse Jeff sedendosi sul letto del figlio che si alzò velocissimamente.

“Tu vuoi sapere cosa mi succede?! La mia vita fa schifo! Tutto fa schifo! La mia ragazza prima mi tradisce, poi se ne va, il mio migliore amico ormai non mi calcola più, sono sempre inutile per qualsiasi cosa, gli altri non fanno altro che considerarmi un peso e non faccio altro che rovinarti la vita! Gli attacchi di panico mi tormentano senza tregua, quando provo ad addormentarmi mi sembra di affogare e questo è l’unico modo che ho per stare meglio! Quindi sì Papà, c’è decisamente qualcosa che non va!” concluse il ragazzo urlando contro il padre per poi chiudersi in bagno.

Sentì il padre abbandonare la camera e scendere al piano inferiore.

Per calmarsi Stiles si buttò sotto il getto d’acqua gelata, noncurante del fatto che fosse ancora vestito.

Non sa dire per quanto tempo vi rimase, ma quando uscì dalla doccia la luna era alta nel cielo e la mezzanotte passata ormai da venti minuti.

Scese al piano inferiore bagnato fradicio, e si fermò sulla soglia della cucina.

Il padre era seduto al tavolo, la bottiglia di whiskey quasi alla fine davanti a lui, la testa appoggiata sulla mano.

“Mi manchi Marie. Non so cosa fare con nostro figlio. Non so come aiutarlo. L’ho trovato che fumava uno spinello. Mi ha urlato contro. Non so come aiutarlo. Voglio solo che lui sia felice, non voglio che soffra. Vorrei sapesse quanto bene gli voglio. Vorrei smettesse di farsi del male da solo. Perché fumare? Perché se ha dei problemi non ne parla con me? Sono suo padre…Marie, ti prego proteggilo, veglia su di lui…” diceva il padre, ubriaco e con le lacrime che gli rigavano il volto.

Senza fare rumore Stiles entrò in cucina ed abbracciò il padre.

Rimasero così per un’infinità di tempo, finché il ragazzo non spezzò il silenzio.

“Andiamo a dormire Papà.” Disse Stiles, prendendo il padre sotto braccio e portandolo in camera.

Andò poi in camera sua e si cambiò e tornò dal padre, per distendersi accanto a lui ed addormentandosi con alcune lacrime che gli rigavano il volto.

 

*Qualche ore prima, a molti chilometri di distanza…*

Tra pochi giorni la scuola sarebbe ricominciata, e Rachel avrebbe voluto con tutto il cuore varcare i cancelli del liceo di Beacon Hills, California, invece di quelli del liceo di Century, in Florida.

Come tutti i pomeriggi Rachel si trovava seduta sulla riva del lago della città, immersa nei suoi pensieri.

Quella notte aveva fatto nuovamente quel sogno, sempre lo stesso da un paio di settimane.

Si trovava in una stanza buia ed improvvisamente si accendeva la luce ed intorno a lei c’era il suo branco. Poi degli spari partivano da direzioni ignote, ed una persona, diversa per ogni sera, moriva. Tutte quante però prima di morire tendevano una mano verso di lei per chiedere aiuto, senza che lei potesse fare qualcosa, poiché gli altri non la vedevano né sentivano.

Quella sera la persona ad essere uccisa era stata Derek, e la ragazza provava un grande fastidio, senza sapere da dove arrivasse.

Ad un tratto la voce di due ragazzi che scendevano da un’auto la distolse dai suoi pensieri.

“Per quanto resteremo qua Dean?” chiese il moro.

“Giusto il tempo di mangiare qualcosa e farci una dormita, poi domani partiamo per Beacon Hills.” Rispose il biondo mentre tirava calci ad una pietruzza.

Rachel continuò ad ascoltare curiosa la conversazione tra i due ragazzi, soffermandosi sui particolari come il loro battito cardiaco o il loro odore.

Il moro aveva un odore particolarmente interessante: non era come quello degli esseri umani, ma nemmeno come quello dei licantropi.

“Perché ci andiamo? E’ scritto sul diario di Papà?” chiese il moro, fermando quello di nome Dean.

“Gli Argent hanno chiesto aiuto a Papà: un branco di Alpha è arrivato in città, e da soli non possono sconfiggerlo. Sammy… sembra tu abbia fatto una conquista, fratellino!” esclamò Dean indicando Rachel.

La ragazza distolse immediatamente lo sguardo e prese a fissarsi le punte dei piedi.

“Dean smettila…” rispose il moro, sedendosi su una panchina poco distante dalla ragazza.

“Mi stavi raccontando degli Argent.” Disse poi rivolto al fratello.

“Sì. Come ti dicevo Sam, andiamo ad aiutarli. Stando a quanto mi ha riferito Chris, si sono messi d’accordo con il branco locale, sai no quello che venne semidistrutto da un incendio? Comunque, combatteranno insieme contro gli Alpha, e così faremo anche noi. Ma quando tutto questo sarà finito-disse Dean lanciando in aria le chiavi della macchina per poi riprenderle al volo- uccideremo anche quel branco.” Concluse voltandosi verso il fratello.

Rachel provò un moto di rabbia improvvisa, la voglia irrefrenabile di aprire in due la gola del ragazzo.

La voce del moro attirò la sua attenzione.

“E il codice?” chiese confuso.

“Noi Winchester, così come gli altri cacciatori, non abbiamo un codice. Troviamo un licantropo? Lo uccidiamo. Non importa se non abbia mai cacciato esseri umani Sammy. Sono esseri mostruosi- disse Dean volgendo lo sguardo verso il lago- sono esseri pericolosi, un abominio. Per questo non faremo eccezioni. Per cui non guardarmi in quel mo… Sammy?” chiamò il fratello il biondo indicando Rachel, o per meglio dire i suoi occhi che, gialli, lo fissavano intensamente.

Un ringhio troppo basso per essere udito dai due ragazzi proveniva dalla ragazza, che improvvisamente non trovava poi così sbagliato l’idea di avventarsi contro il biondo e staccargli la testa a morsi.

“Il demone.” Disse Sam, la mano che scattava verso qualcosa nascosto dentro la giacca.

“Hei frena Sam! Non vorrai sparare proprio qui, in mezzo al parco, davanti a bambini e famiglie?!” esclamò Dean fermando il fratello.

Rachel nel frattempo era tornata in sé e si dirigeva verso l’uscita del parco.

Era una fortuna che non l’avessero ricollegata ai licantropi, ma era più che certa che quei ragazzi non sarebbero andati via da Century senza prima aver avuto delle risposte.

Si assicurò di non essere seguita e tornò a casa, dove trovò la zia intenta a lavorare a maglia.

“Va tutto bene tesoro?” le chiese vedendo l’espressione preoccupata della ragazza.

“Cacciatori. Sono in due. Erano al parco e parlavano degli Argent e degli Alpha e…” tentò di spiegarsi la ragazza, mangiandosi le parole ed andando in confusione.

“Respira little Rachel, e dimmi esattamente cos’è successo.” Disse la zia prendendole le mani.

“Ero al parco quando questi due ragazzi attirano la mia attenzione, in particolare uno dei due, che aveva un odore così strano… Comunque, iniziano a parlare degli Alpha e del branco di Derek, quando Dean, uno dei due cacciatori, dice che una volta risolto il problema degli Alpha elimineranno anche Derek e gli altri e… non so cosa mi sia preso, ma mi sono ritrovata a ringhiare e hanno visto i miei occhi, ma hanno pensato che fossi un demone o cose simili… Aspetta, i demoni esistono!? Io credevo fossero una leggenda!” disse a ruota libera la ragazza, troppo presa dall’ansia per concentrarsi realmente su ciò che stava dicendo.

“Hai detto che uno dei due si chiama Dean giusto? L’altro Sam, non è vero?” chiese la zia e Rachel fece cenno di sì con la testa.

“I fratelli Winchester, figli di John Winchester. Sapevo avrei avuto nuovamente a che fare con loro. Non preoccuparti, sweetheart, non sei in pericolo. Vedi, tanto tempo fa loro padre mi salvò la vita e diventammo amici, e da quel momento potei contare sulla sua protezione, così come tutta la mia famiglia. Ma immagino che tu non sia preoccupata per te stessa, non è vero? Comunque sia, immagino che questa sera avremo due ospiti in più a cena. Meno male che tuo zio è via per un congresso!” rispose la zia Muriel sorridendo alla nipote e si diresse in cucina.

Circa un paio d’ore più tardi qualcuno suonò alla porta e la zia Muriel andò ad aprire.

“Sam e Dean Winchester, che piacere conoscervi!” esclamò stupendo i due ragazzi.

“Lei, lei ci conosce?” chiese Sam.

“Oh si, vostro padre mi ha parlato tanto di voi. Mi dispiace tanto per la sua morte, era una persona straordinaria e di larghe vedute… ma non restate lì impalati, prego entrate in casa!” disse facendo loro strada nel piccolo ingresso.

Rachel apparve dalla porta del salotto ed i due ragazzi quando la videro portarono le mani alle pistole, nascoste nelle giacche.

“Non preoccupatevi, non è il demone che state cercando. Anche perché altrimenti vi avrebbe già uccisi, non credete? Ora andate a lavarvi le mani, la cena è pronta!” disse Muriel, sparendo in cucina.

Inutile dire che il pasto venne consumato nel più totale silenzio imbarazzante.

“Che cosa sei?” chiese girando il caffè Dean, rivolto alla ragazza, che gli rivolse un’occhiataccia.

“Perché vuoi distruggere il branco di Hale?” rispose Rachel, non entrando troppo nel personale per quanto riguardava il suo rapporto con Derek.

“Tu come, cosa… Come fai a saperlo?” chiese confuso e un po’ irritato il biondo.

“Ti sto irritando.” Constatò la ragazza, bevendo un sorso di caffè.

“Non è vero.” Rispose mentendo il ragazzo.

“Menti.” Rispose Rachel, fissandolo negli occhi.

“Tu riesci a sentire quando una persona mente?” si intromise Sam, e prima di rispondere la ragazza si assicurò di poter parlare liberamente lanciando uno sguardo alla zia.

“Non solo. Qualsiasi emozione voi proviate posso sentirla e distinguerla.”

“Sei una sensitiva?” chiese Dean, ricevendosi un’occhiata in cagnesco da parte della ragazza.

“No, non lo sono.”

“Allora cosa sei?”

“Qualcosa che la vostra gente uccise senza ritegno, fino a portarla quasi all’estinzione.” Rispose acida la ragazza, fissando la tazzina davanti a sé.

“Ci sono tante creature sull’orlo dell’estinzione.” Disse Sam.

“Conosci la famiglia Hale, ciò vuol dire che sai cosa sono. Ma i licantropi purtroppo non sono in via d’estinzione.” Si intromise Dean, ricevendo un ringhio esplicito da parte della ragazza.

“Voi non li ucciderete.” Disse bruscamente la ragazza, il ringhio che cresceva d’intensità e gli occhi che s’illuminavano.

“Woh calma ok?” disse Dean alzando le mani in segno di difesa davanti a sé.

“Sei una genitrice, non è vero?” chiese all’improvviso Sam.

La ragazza gli fece cenno di sì con la testa e tornò ad osservare il biondo, che la guardava con un’espressione esterrefatta.

“Non provare nemmeno a prendere la pistola, o la prossima volta che dovrai fare qualcosa di manuale dovrai usare l’altra mano.” Disse prontamente la ragazza.

“John promise a me e alla mia famiglia l’immunità. Disse che saremmo state al sicuro, che né lui né la sua famiglia ci avrebbero mai fatto del male. Controllate sul suo diario se non mi credete ragazzi.” S’intromise Muriel sorridendo tranquillamente.

“Ora capisco cosa volessero dire le parole al sicuro , scritte sotto il vostro indirizzo.” Disse Dean accasciandosi sulla sedia.

“Esatto. E se vi azzarderete anche solo a puntare una pistola contro Derek o il suo branco vi aprirò la gola in due, con i miei denti.” Rispose Rachel, ringhiando per ribadire meglio il concetto.

“Mi dispiace dovertelo dire piccola, ma il branco di Hale non fa parte della tua famiglia.” Rispose con un sorrisetto Dean, sporgendosi leggermente verso Rachel.

“Perciò dovrai tenere il tuo volto lontano dalla mia gola, anche se ammetto di essere curioso di cosa potrebbe fare un po’ più in basso, oltre la cintura dei pantaloni.” Aggiunse facendo l’occhiolino alla ragazza.

Rachel gli soffiò contro (si esatto, proprio come un gatto!) con tanto di zanne scoperte.

“Prova anche solo a fare del male al mio branco, e sarai morto prima di poter battere ciglio, umano.” Rispose la ragazza, per poi continuare.

“Questo vale per te ovviamente, dato che tuo fratello mi sembra una persona tanto più cordiale, socievole e umana.” Disse sorridendo leggermente a Sam.

“Quando avete intenzione di partire?” chiese Muriel.

“Domani mattina, al più tardi domani sera.” Rispose Dean.

“Vuoi venire con noi?” le chiese dal nulla Sam.

“Che cosa!?” dissero in coro Rachel e Dean.

“Sì insomma, mi sembra di capire che ci tieni a questi tuoi amici, e ho l’impressione che tu non ami stare qui.” Rispose sorridendo Sam.

“Tu mi stai simpatico.” Rispose la ragazza, sorridendo leggermente.

“Presumo che dovremo dire a tuo zio che domani partirai, mi immagino già le scenate che dovrò sopportare al ritorno di quel lupo scorbutico!” esclamò la zia, alzandosi da tavola.

“Bene, ora c’è anche un licantropo che non posso uccidere in questa casa?! La mia frustrazione non potrebbe essere maggiore!” Esclamò Dean alzandosi anche lui da tavola e si avviò verso la porta d’ingresso.

“Partiremo domani sera, così hai più tempo per preparare le valigie.” Disse Sam rivolto alla ragazza, mentre andavano verso la soglia di casa, ricevendo uno sbuffo da parte del fratello.

“Dove pensate di andare? Non esiste che dormiate in macchina! I divani qui sono piuttosto comodi, potete fermarvi se volete! E’ il minimo che possa fare per i figli di John!” esclamò la zia, chiudendo la porta dopodichè fece accomodare i ragazzi in salotto, dove portò un paio di coperte e dei cuscini.

 

La mattina seguente Rachel aveva deciso con la zia che non avrebbero detto nulla a David fino al suo ritorno dal corso per non allarmarlo troppo, ed ora la ragazza era sommersa dai vestiti.

Non sapeva cosa portare, se avrebbe dovuto prendere anche i libri scolastici o meno, e alla fine decise che se fossero serviti se li sarebbe fatti spedire.

Finì la valigia prima di mezzogiorno, e dopo pranzo era pronta a partire con i fratelli Winchester.

Salutò la zia promettendole di chiamarla appena arrivata dopodiché, posata la valigia nel bagagliaio, salì in macchina e partì con i ragazzi.

Durante il viaggio scoprì che Sam era particolarmente simpatico ed ebbe modo di rivalutare un po’ la sua opinione su Dean.

“Sebbene tu voglia uccidere il mio branco, devo ammettere che i tuoi gusti in fatto di musica e di auto non sono male. Potresti iniziare a starmi simpatico.” Esclamò, suscitando l’ilarità generale.

Giunsero a Beacon Hills la mattina seguente, e decisero che avrebbero avuto come campo base la casa che suo zio non aveva venduto e che era ancora totalmente ammobiliata.

Rachel scese dall’auto e mentre apriva la porta di casa vide lo sceriffo uscire di casa e guardare con sospetto i fratelli Winchester che prendevano le valigie.

Decise di andargli incontro e lo salutò abbracciandolo.

Sembrava parecchio invecchiato e particolarmente stanco.

Il profumo di Stiles era ovunque su di lui e per Rachel fu come ricevere un pugno nello stomaco.

“Sei tornata! Perché non mi hai avvisato?! Stiles sarà contento di sapere che sei qui! Ora sta ancora dormendo… Ma quelli chi sono?” chiese lo sceriffo indicando i due ragazzi.

“Sono i miei cugini, siamo tornati qui per sbrigare alcune cose.” Rispose sorridendo la ragazza.

“Per quanto resterete?”

“Non saprei, credo finchè dovremo. Onestamente però, spero il più a lungo possibile.” Rispose la ragazza.

“Non vanno bene le cose, dove siete ora?”

“No, no le cose vanno bene, solo che…beh, lì non è qui.” Disse malinconicamente Rachel.

Salutò lo sceriffo che partì verso la centrale ed entrò in casa.

Disse ciò che aveva detto allo sceriffo e comunicò ai ragazzi che sarebbe andata a fare un giro.

“Stai andando dal tuo Alpha, non è vero?” chiese Dean, seguendola fuori dall’abitazione.

“Sì, e non penso che voi siate i benvenuti.” Rispose fermandosi quando si rese conto che Sam aveva chiuso la porta di casa e stava arrivando da loro.

“Ma proprio perché è l’Alpha deve sapere che ci sono cacciatori estranei sul suo territorio. Perciò verremo con te.” Rispose Dean, ricevendo un cenno d’assenso da parte del fratello.

Il trio salì in macchina e partì verso il rifugio di Derek, ignaro che uno Stiles stupefatto e deluso aveva osservato tutta la scena dalla finestra della sua camera da letto.

 

 

NdA: Salve!
Ok, devo chiedervi una cosa!
Come avrete notato in questa storia ci sono i carissimi fratelli Winchester! Ora mi chiedo: anche se non compaiono in tutti i capitoli devo mettere tra le note della storia che si tratta di un crossover??

Vi prego aiutatemi! D:

Anyway, mi farebbe davvero tanto, ma tanto piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo, e della storia in generale!
Davvero, lascatemi una piccola recensione, mi fareste felice!

Se poi avete voglia di leggere qualcosa di natalizio, ed estremamente Sterek, date un’occhiata alla Oneshot “All I want for Christmas is you” e magari lasciate una recensione, se vi va!

Detto questo vi lascio andare, ci vediamo al prossimo capitolo!

Much love,

Kiki.

 

   
 
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