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Autore: Lien    07/07/2007    8 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 6/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 6.  Piani di Viaggio

 

 

 

Harry era tornato a Grimmaul Place da diverse ore, chiudendosi immediatamente in camera sua senza parlare con nessuno, e aveva passato la maggior parte del tempo ad osservare il libricino donatogli da Luna che, da quando l’aveva scaraventato sul proprio letto appena arrivato, non era stato spostato di un millimetro.

 

Non riusciva a capire nemmeno lui stesso perché non l’avesse ancora aperto, lottando contro la vorace curiosità che lo aveva sempre contraddistinto. Aveva questa sensazione nel fondo della mente, questo piccolo brivido che gli scendeva giù per la schiena che lo avvertiva che qualcosa di grosso sarebbe successo se avesse letto quell’unica pagina scritta.

 

Scosse la testa per l’ennesima volta diviso tra curiosità e cautela: forse avrebbe fatto meglio a consegnare il tutto alla McGranitt e anzi, poteva quasi sentire la voce di Hermione rimproverarlo per non essere corso subito da loro. Eppure era stata Luna a consegnargli quei due oggetti… sempre che di Luna davvero si fosse trattato.

 

‘Oh, al diavolo!’ pensò mentre afferrava il libricino e lo apriva: non era stato smistato a Grifondoro per niente.

 

Scese dal letto e camminò fino alla sua scrivania, dove accese la luce da tavolo e si sedette. La calligrafia era davvero difficile da leggere, ma il titolo scritto in maiuscolo fu abbastanza per farlo boccheggiare.

 

IL VELO

Mistero del Dipartimento Misteri

 

Harry si accomodò meglio e avvicinò il viso al foglio di pergamena per poter leggere più facilmente. Divorò la pagina avidamente, e ad ogni riga gli occhi gli si spalancavano sempre di più. Quando ebbe finito si lasciò cadere pesantemente sullo schienale chiudendo il libro.

 

“Merlino…” sussurrò.

 

Quel che aveva letto era follia, pazzia pura. C’erano così tante cose che potevano andare storte, anzi, non aveva la certezza che nulla sarebbe andato per il verso giusto, non aveva idea di quello che sarebbe potuto succedere. E se fosse stato tutto un piano di Voldemort? E se quella non fosse stata Luna, ma uno dei Mangiamorte sotto Polisucco? Sarebbe sicuramente morto.

 

‘Ma andando avanti così, morirò comunque’ pensò, ‘Voldemort non aspetterà all’infinito prima di attaccare per la battaglia finale e se non avrò trovato quel libro non ci sarà nulla a fermarlo.’

 

Però fare ciò che aveva appena letto era un completo salto nel buio, un rischio totale. Harry si guardò intorno, cercando di distrarsi un attimo osservando le varie cose sparse per la sua camera: la Firebolt appoggiata sotto la finestra, uno dei pochi ricordi che aveva di Sirius, lo Spioscopio che Ron gli aveva regalato per il suo quattordicesimo compleanno, che ora sarebbe stato più utile all’amico da qualche parte in missione in Irlanda, una foto di gruppo scattata vicino al Lago, dove Lavanda e Calì chiacchieravano amabilmente, Hermione studiava e Ginny rincorreva Seamus per il prato.

 

Ora Lavanda si trovava all’obitorio del San Mungo, uccisa nell’ultimo attacco a Diagon Alley, Calì e Seamus si allenavano con il resto dell’ES, piccolo esercito sotto il suo comando, Hermione passava le giornate a fare ricerche su strategie di guerra e Ginny era rimasta abbandonata a Hogwarts.

 

Era vero, era un salto nel buio, ma il gioco valeva la candela.

 

Harry tirò fuori in fretta il suo vecchio baule da sotto il letto e ci infilò dentro tutto ciò che pensava gli sarebbe potuto essere utile. Si svestì velocemente, togliendo la divisa da Auror che era diventata per lui una seconda pelle e indossando l’uniforme di Hogwarts. Rimpicciolì la Firebolt e mise anch’essa nel bagaglio, prima di avvicinarsi verso la scrivania, intascare il libricino e nascondere la Giratempo sotto il colletto dell’uniforme. Rimase incerto qualche secondo se mandare una nota ad Hermione, ma decise di no: in fondo se fosse andato tutto bene nessuno si sarebbe accorto di nulla. Se fosse andato male invece… beh, non voleva pensarci nemmeno, doveva andare tutto bene.

 

Rimpicciolì il baule fino a farlo entrare nel palmo della sua mano per poi mettere anch’esso in tasca ed uscire dalla camera. Scese le scale per il piano terra ed entrò in cucina per prendere qualcosa da mangiare e da bere, nel caso che ce ne fosse stato bisogno.

 

Quando ebbe tutto il necessario, uscì dalla porta di casa e con un ultimo sguardo verso Grimmaul Place numero 12, si Smaterializzò.

 

 

 

 

Il vecchio mago posto al bancone di sorveglianza dell’Atrium del Ministero fece semplicemente un cenno ad Harry vedendolo passare, non sprecandosi nel controllo della bacchetta, ne tanto meno in uno d’identità.

 

‘Sarei potuto essere un Mangiamorte e a quest’ora avrei già ucciso metà dei dipendenti del ministero’ pensò cinicamente Harry notando la totale mancanza di cautela. Se Moody lo fosse venuto a sapere…

 

Entrò in uno degli ascensori dorati insieme ad un altro gruppo di impiegati, perso nei suoi pensieri e totalmente focalizzato su ciò che stava per fare.

 

Era così sovra pensiero da non essersi accorto che una delle persone nell’ascensore lo stava chiamando da qualche tempo e solo quando sentì una mano posarglisi sulla spalla si riscosse. Purtroppo con i nervi a fior di pelle che si ritrovava e gli istinti che l’addestramento e il campo di battaglia gli avevano fatto sviluppare, il povero malcapitato si ritrovò sbattuto con forza di faccia contro il muro e con le braccia nella stretta ferrea di Harry prima di poter aprir bocca.

 

“Ehi Harry! Che fai, sei impazzito?” gli giunse la voce nervosa di Ernie Macmillan.

 

Riconosciuto l’amico, lo lasciò subito andare, maledicendo la sua agitazione e preparandosi a scusarsi, notando di aver lasciato il resto dell’ascensore piuttosto spaventato.

 

“Oddio, scusa Ernie, non volevo” disse aiutando l’altro a risistemarsi i vestiti, “sai, istinti duri a morire, quando mi si prende alle spalle…”

 

Ernie, da Tassorosso esemplare che era, sembrava aver già perdonato tutto e anzi rispose ad Harry con la sua solita aria bonaria. “Nulla di cui scusarti. Non vorrei niente di meno dal mio Generale!” aggiunse con una strizzata d’occhio.

 

Harry rise, sentendo subito la tensione scivolare di dosso: dopo tanto tempo passato a fare ricerche, cominciava a mancargli la sua squadra, anche se non poteva ritenersi per niente dispiaciuto dall’assenza di battaglie degli ultimi tempi. L’ultimo attacco aveva causato fin troppe perdite.

 

“Allora, venuto a controllare come vanno gli allenamenti? Posso assicurarti che Moody non lascia nessuno battere la fiacca.” Gli chiese l’altro ragazzo.

 

“Ehm, no in realtà. Sono qui per altri… problemi” gli rispose il moretto leggermente a disagio.

 

Ernie però si limitò a sventolare una mano: “ah, non devi dirmelo per forza, gli affari di Harry Potter devono essere sempre Top Secret. E quando non lo sono, solitamente finiamo tutti nei guai!” finì con una risata.

 

Li interruppe la voce metallica dell’ascensore: “Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprende l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot”

 

“Oh, è il mio” disse Ernie voltandosi, “a presto Harry, passa più spesso, d’accordo?”

 

“Sicuro” rispose Harry, chiedendosi mentalmente se ne avrebbe avuto mai più la possibilità.

 

Pian piano che l’ascensore scendeva il cubicolo si svuotava sempre di più, fino a che, arrivato all’ottavo livello, l’unica compagnia del ragazzo erano due promemoria che svolazzavano in cerchio sopra la sua testa.

 

“Ufficio Misteri” annunciò la voce e non aggiunse altro.

 

Harry varcò i cancelli, grato di non trovare nessuno, e si avviò verso il lungo corridoio in pietra. Arrivato davanti alla porta scura che aveva tanto infestato i suoi sogni anni addietro ebbe un attimo di esitazione, ma ormai non poteva più tirarsi indietro: sarebbe andato fino in fondo.

 

Aprì la porta e si ritrovò nella stanza circolare da dove tutte le altre parti dell’Ufficio Misteri si diramavano. Aspettò che la stanza smettesse di girare, prima di guardarsi intorno osservando le decine di diverse entrate.

 

Esasperato si concentrò attentamente sulla stanza del Velo e dopo un deciso movimento del polso, sentì una porta alla sua destra aprirsi e ci si fiondò all’interno.

 

Le rampe di gradini di pietra si aprivano davanti ai suoi piedi e al centro, imponente quanto per lui terrificante, si stagliava il famigerato Velo.

 

A quella vista Harry fu assalito da tante emozioni insieme che per poco non rischiò di cadere in ginocchio. I ricordi che aveva tanto cercato di sotterrare riaffiorarono davanti al Velo tanto odiato e se si concentrava, poteva quasi rivedere quella figura sparire oltre il tessuto fluttuante…

 

“Sirius…” sussurrò piano, avendo solo gli spessi muri di pietra come spettatori.

 

Si riscosse dopo qualche secondo, cercando di deglutire nonostante il groppo alla gola, e scese lentamente i gradini, avvicinandosi alla piattaforma di roccia che supportava l’arco rovinato.

 

Salì sul piedistallo, trovandosi faccia a faccia con il Velo, così vicino da poter sentire di nuovo quei deboli sussurri di voci ignote. Si chiese sospirando perché quella stanza sembrava essere il fulcro di tanti dei momenti più importanti della sua vita.

 

Harry tirò fuori dalla tasca il libricino che Luna gli aveva consegnato e lesse per l’ultima volta le istruzioni contenute in quell’unica pagina scritta prima di riporlo al suo posto. Si sfilò la Giratempo dal collo e la strinse in mano, prima di gettarla violentemente attraverso la stoffa.

 

“Hogwarts 1947!” urlò.

 

La pesante tenda nera cominciò a scuotersi come se una raffica di vento si fosse sprigionata nella stanza, ed Harry, dopo un ultimo profondo respiro, con un passo varcò l’arco e scomparve al di là del Velo.

 

Dall’altro lato della stanza, una figura dai lunghi capelli biondi era girata di schiena ad osservare una sporca crepa sul muro. Si voltò puntando i suoi grandi occhi blu sul velo che stava pian piano tornando a fluttuare etereo come il suo solito.

 

‘Silente aveva ragione’ pensò Luna divertita, ‘a lavorare all’Ufficio Misteri non ci si annoia mai”.

 

 

 

 

Tom Riddle era comodamente sdraiato sull’erba al confine della Foresta Proibita, con la schiena appoggiata al tronco di un albero e il corpo rivolto verso il lago. Nonostante fosse metà Ottobre, stranamente non stava ancora piovendo e ad ovviare al problema della bassa temperatura era bastato un semplice incantesimo riscaldante.

 

Quel piccolo antro dove stava riposando al momento era uno dei luoghi più riparati del parco di Hogwarts, dove il lago disegnava una leggera curva lasciando che gli alberi coprissero al castello la visuale della piccola radura. Contando il fatto che era pieno inverno, con tutta probabilità nessuno si sarebbe mai avventurato così lontano dalla scuola ed era proprio per questo motivo che il ragazzo in questione lo aveva scelto come luogo di riposo, lontano da tutti e da tutte le loro scocciature.

 

‘Giuro che se rivedo Rudolf e Heidi intenti in atti osceni nei sotterranei, pulire i bagni maschili per un mese sarà la pena più leggera che gli possa capitare’ pensò Riddle, i suoi attraenti lineamenti corrucciati in una smorfia infastidita al solo pensiero di quei due.

 

Il ragazzo dai capelli neri come la pece fece scorrere una delle pallide ed eleganti dita sulla copertina del libro che teneva in grembo quasi con affetto. Si poteva leggere a fini lettere argentate stampate sul cuoio il titolo “Salazar Serpeverde: tra leggenda, pregiudizi e realtà”.

 

Tra poco sarebbe dovuto ritornare al castello, lo sapeva, ma in quel momento Tom non aveva davvero alcuna voglia di dover stare in compagnia dei suoi compagni di Casa, tanto meno doverne tollerare gli atteggiamenti immaturi. Peccato che per i propri scopi fosse necessaria la presenza di altre persone. Lui sicuramente reputava di poter portare a termine qualunque cosa nella maniera migliore, ma alla fine avere qualche pedina era anche un bene: a qualcuno il lavoro sporco doveva pur farlo fare.

 

Si alzò da terra alzando le braccia per stiracchiarsi, sempre tenendo il libro che aveva con se in mano, e cominciò ad aggirare la barriera d’alberi che lo divideva dal resto del parco. Aveva appena cominciato a scorgere le torri più alte del castello quando qualcosa lo indusse a fermarsi. C’era un ché di insolito nell’aria, come un formicolio nell’atmosfera, un’insolita agitazione della magia nello spazio circostante.

 

Inizialmente Tom aveva liquidato il vento che improvvisamente si era alzato scuotendo le fronde degli alberi come un semplice fenomeno stagionale, ma ora che aveva i sensi all’erta non sembrava più una cosa tanto normale.

 

Il turbinio d’aria si stava alzando sempre più forte, ma il ragazzo non riusciva a riconoscere con precisione né da che parte provenisse, né da che parte fosse diretto.

 

Improvvisamente un sonoro thump catturò la sua attenzione facendolo voltare di scatto a sinistra dove, a pochi metri da lui, vide con sua immensa sorpresa una figura essere comparsa dal nulla, distesa sgraziatamente sull’erba, come se fosse caduta a peso morto da un paio di metri. Cosa che a giudicare dal tonfo che aveva sentito era più che possibile, anche se inspiegabile.

 

Tom era piuttosto combattuto sul da farsi: da un lato tutti gli istinti gli gridavano di allontanarsi dal possibile pericolo, dall’altro la sua curiosità (caratteristica decisamente poco Serpeverde di cui era sfortunatamente dotato) lo spingeva a controllare chi fosse quella persona che era apparentemente apparsa dal nulla.

 

Si trovava davanti ad una figura del tutto sconosciuta che si era materializzata improvvisamente dall’aria, in quello che era sicuramente un fenomeno magico. Di certo non si era davvero Materializzato, non ci si poteva Materializzare o Smaterializzare all’interno dei confini di Hogwarts e non sembrava aver usato nemmeno una passaporta, vista la mancanza di oggetti strani vicino al corpo, anche se da quella distanza non poteva esserne sicuro.

 

Chi poteva essere? Strizzando gli occhi per individuare più dettagli possibili, riconobbe con tutta probabilità la figura essere quella di un maschio, vista la forma del corpo, anche se la statura era leggermente piccola. Che fosse un ragazzino? Era possibile, ma le circostanze della sua apparizione erano così bizzarre da far supporre che ci fosse qualcosa di più serio in ballo.

 

Che fare, continuare verso il castello e andare a chiedere l’assistenza di un professore, o indagare meglio sullo strano individuo? E poi perché non si era ancora mosso? Che fosse svenuto? Morto addirittura?

 

A dispetto del possibile pericolo, la curiosità vinse ed estraendo la bacchetta, Tom cominciò cautamente ad avvicinarsi al corpo passo dopo passo.

 

Arrivato ad appena qualche centimetro di distanza, si mise ad osservare con attenzione: non era un ragazzino, ma un ragazzo di forse un anno più giovane di lui, almeno a dirsi dalla mascella pronunciata e la fisionomia del corpo. Aveva folti capelli neri sparpagliati a ciocche disordinate sull’erba tutt’intorno, e la testa piegata da un lato nascondeva gran parte dei lineamenti del viso. Non era di statura molto alta, probabilmente di un buon dieci centimetri più basso di lui, ma non era per niente mingherlino, anzi, anche attraverso l’uniforme di Hogwarts poteva intravedere la robusta muscolatura…

 

Aspetta un attimo, uniforme di Hogwarts?

 

Si, il ragazzo indossava una delle famose divise nere e, ora che ci faceva caso, aveva addirittura lo stemma della propria casa appuntato sul petto: Grifondoro.

 

Eppure c’era qualcosa che non andava, prima di tutto la stessa divisa: sembrava diversa, il taglio non era lo stesso ma molto più informale e anzi, c’era addirittura una fila di bottoni che Tom era sicuro non esistere neppure in quella estiva. Il tessuto era troppo leggero per essere il corredo invernale e non riusciva a trovare nessun motivo ragionevole per dover indossare vestiti fuori stagione. Lo stemma poi era più piccolo di quello che doveva essere.

 

Inoltre Tom conosceva praticamente tutti i Grifondoro del suo anno ed era sicuro che questo ragazzo non fosse tra di loro. Anzi, era certo di non averlo mai visto all’interno della scuola e c’era qualcosa in quella figura che, era certo, avrebbe catturato la sua attenzione.

 

Un’improvvisa raffica di vento lo fece rabbrividire e sempre tenendo d’occhio lo sconosciuto, decise di provare a fargli riprendere i sensi: infondo doveva star congelando.

 

“Ehi tu, sveglia.” gli disse, scuotendolo leggermente dopo essersi accucciato al suo livello.

 

Il ragazzo si mosse lievemente da un lato mettendo in mostra finalmente il viso, ma senza dare segni di svegliarsi.

 

‘Beh, almeno so che è vivo’ pensò Tom prima di spostare l’attenzione sui suoi lineamenti. Rimase ad osservarlo per parecchio, soffermandosi sugli occhi chiusi, seguendo la linea dritta del naso fino alla bocca. Si, decisamente una figura così l’avrebbe notata, si disse. C’era qualcosa di quello sconosciuto che catturava il suo interesse, qualcosa che lo attirava verso di lui, ma non riusciva a capire cosa.

 

Stava per scuoterlo di nuovo quando qualcosa sulla fronte del ragazzo attirò la sua attenzione. Seminascosta dalle ciocche nero inchiostro c’era una piccola cicatrice a forma di saetta.

 

Tom avvicinò una mano per scacciare i ciuffi ribelli e poterla osservare meglio, ma appena le sue dita vennero in contatto con la vecchia ferita, una piccola scossa sembrò percorrere il ragazzo che aprì gli occhi di scatto.

 

Verde scontrò nero.

 

Gli occhi smeraldo dello sconosciuto si posarono subito su di lui velati di confusione, poi quasi a riconoscerlo – ma era impossibile, giusto? – si spalancarono comicamente e il ragazzo, con un’espressione simile al terrore, indietreggiò velocemente ancora a carponi, inciampando sui suoi stessi vestiti.

 

Tom era rimasto piuttosto confuso dal suo comportamento, ma non fece in tempo ad aprire bocca che con riflessi impassibilmente veloci il ragazzo aveva tirato fuori la bacchetta, e Tom si vide dirigere addosso uno schiantesimo prima ancora che potesse fare alcunché. Poi non vide più nulla.

 

 

 

 

 

 

A.N.: Ed è arrivato il nostro beniamino! Il momento che tutti aspettavano, all’alba del 6° capitolo finalmente è arrivato XD. Purtroppo però, come avevo anticipato, questo è probabilmente l’ultimo aggiornamento fino al 26 o 27, ma forse (se riesco a trovare un computer nella casa in cui starò a Londra) un modo per aggiungere un capitolo lo trovo. Non prometto nulla però!

 

P.S: ringrazio di cuore Michy90 e nylon per aver lasciato un commento, anche se non ho molto tempo per rispondere, sappiate che vi sono enormemente grata: sono le recensioni che danno la forza di continuare a scrivere!

  
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