Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 6/?
Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy,
altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash
Capitolo 6. Piani
di Viaggio
Harry era tornato a Grimmaul Place da diverse ore,
chiudendosi immediatamente in camera sua senza parlare con nessuno, e aveva
passato la maggior parte del tempo ad osservare il libricino donatogli da Luna
che, da quando l’aveva scaraventato sul proprio letto appena arrivato, non era
stato spostato di un millimetro.
Non riusciva a capire nemmeno lui stesso perché non
l’avesse ancora aperto, lottando contro la vorace curiosità che lo aveva sempre
contraddistinto. Aveva questa sensazione nel fondo della mente, questo piccolo
brivido che gli scendeva giù per la schiena che lo avvertiva che qualcosa di grosso
sarebbe successo se avesse letto quell’unica pagina scritta.
Scosse la testa per l’ennesima volta diviso tra
curiosità e cautela: forse avrebbe fatto meglio a consegnare il tutto alla
McGranitt e anzi, poteva quasi sentire la voce di Hermione rimproverarlo per
non essere corso subito da loro. Eppure era stata Luna a consegnargli quei due
oggetti… sempre che di Luna davvero si fosse trattato.
‘Oh, al diavolo!’ pensò mentre afferrava il
libricino e lo apriva: non era stato smistato a Grifondoro per niente.
Scese dal letto e camminò fino alla sua scrivania,
dove accese la luce da tavolo e si sedette. La calligrafia era davvero
difficile da leggere, ma il titolo scritto in maiuscolo fu abbastanza per farlo
boccheggiare.
IL
VELO
Mistero
del Dipartimento Misteri
Harry si accomodò meglio e avvicinò il viso al
foglio di pergamena per poter leggere più facilmente. Divorò la pagina
avidamente, e ad ogni riga gli occhi gli si spalancavano sempre di più. Quando
ebbe finito si lasciò cadere pesantemente sullo schienale chiudendo il libro.
“Merlino…” sussurrò.
Quel che aveva letto era follia, pazzia pura.
C’erano così tante cose che potevano andare storte, anzi, non aveva la certezza
che nulla sarebbe andato per il verso giusto, non aveva idea di quello che
sarebbe potuto succedere. E se fosse stato tutto un piano di Voldemort? E se
quella non fosse stata Luna, ma uno dei Mangiamorte sotto Polisucco? Sarebbe
sicuramente morto.
‘Ma andando avanti così, morirò comunque’ pensò,
‘Voldemort non aspetterà all’infinito prima di attaccare per la battaglia
finale e se non avrò trovato quel libro non ci sarà nulla a fermarlo.’
Però fare ciò che aveva appena letto era un
completo salto nel buio, un rischio totale. Harry si guardò intorno, cercando
di distrarsi un attimo osservando le varie cose sparse per la sua camera: la
Firebolt appoggiata sotto la finestra, uno dei pochi ricordi che aveva di
Sirius, lo Spioscopio che Ron gli aveva regalato per il suo quattordicesimo
compleanno, che ora sarebbe stato più utile all’amico da qualche parte in
missione in Irlanda, una foto di gruppo scattata vicino al Lago, dove Lavanda e
Calì chiacchieravano amabilmente, Hermione studiava e Ginny rincorreva Seamus
per il prato.
Ora Lavanda si trovava all’obitorio del San Mungo,
uccisa nell’ultimo attacco a Diagon Alley, Calì e Seamus si allenavano con il
resto dell’ES, piccolo esercito sotto il suo comando, Hermione passava le
giornate a fare ricerche su strategie di guerra e Ginny era rimasta abbandonata
a Hogwarts.
Era vero, era un salto nel buio, ma il gioco valeva
la candela.
Harry tirò fuori in fretta il suo vecchio baule da
sotto il letto e ci infilò dentro tutto ciò che pensava gli sarebbe potuto
essere utile. Si svestì velocemente, togliendo la divisa da Auror che era
diventata per lui una seconda pelle e indossando l’uniforme di Hogwarts.
Rimpicciolì la Firebolt e mise anch’essa nel bagaglio, prima di avvicinarsi verso
la scrivania, intascare il libricino e nascondere la Giratempo sotto il
colletto dell’uniforme. Rimase incerto qualche secondo se mandare una nota ad
Hermione, ma decise di no: in fondo se fosse andato tutto bene nessuno si
sarebbe accorto di nulla. Se fosse andato male invece… beh, non voleva pensarci
nemmeno, doveva andare tutto bene.
Rimpicciolì il baule fino a farlo entrare nel palmo
della sua mano per poi mettere anch’esso in tasca ed uscire dalla camera. Scese
le scale per il piano terra ed entrò in cucina per prendere qualcosa da
mangiare e da bere, nel caso che ce ne fosse stato bisogno.
Quando ebbe tutto il necessario, uscì dalla porta
di casa e con un ultimo sguardo verso Grimmaul Place numero 12, si
Smaterializzò.
Il vecchio mago posto al bancone di sorveglianza
dell’Atrium del Ministero fece semplicemente un cenno ad Harry vedendolo
passare, non sprecandosi nel controllo della bacchetta, ne tanto meno in uno
d’identità.
‘Sarei potuto essere un Mangiamorte e a quest’ora
avrei già ucciso metà dei dipendenti del ministero’ pensò cinicamente Harry
notando la totale mancanza di cautela. Se Moody lo fosse venuto a sapere…
Entrò in uno degli ascensori dorati insieme ad un
altro gruppo di impiegati, perso nei suoi pensieri e totalmente focalizzato su
ciò che stava per fare.
Era così sovra pensiero da non essersi accorto che
una delle persone nell’ascensore lo stava chiamando da qualche tempo e solo
quando sentì una mano posarglisi sulla spalla si riscosse. Purtroppo con i
nervi a fior di pelle che si ritrovava e gli istinti che l’addestramento e il
campo di battaglia gli avevano fatto sviluppare, il povero malcapitato si
ritrovò sbattuto con forza di faccia contro il muro e con le braccia nella
stretta ferrea di Harry prima di poter aprir bocca.
“Ehi Harry! Che fai, sei impazzito?” gli giunse la
voce nervosa di Ernie Macmillan.
Riconosciuto l’amico, lo lasciò subito andare,
maledicendo la sua agitazione e preparandosi a scusarsi, notando di aver
lasciato il resto dell’ascensore piuttosto spaventato.
“Oddio, scusa Ernie, non volevo” disse aiutando
l’altro a risistemarsi i vestiti, “sai, istinti duri a morire, quando mi si
prende alle spalle…”
Ernie, da Tassorosso esemplare che era, sembrava
aver già perdonato tutto e anzi rispose ad Harry con la sua solita aria
bonaria. “Nulla di cui scusarti. Non vorrei niente di meno dal mio Generale!”
aggiunse con una strizzata d’occhio.
Harry rise, sentendo subito la tensione scivolare
di dosso: dopo tanto tempo passato a fare ricerche, cominciava a mancargli la
sua squadra, anche se non poteva ritenersi per niente dispiaciuto dall’assenza
di battaglie degli ultimi tempi. L’ultimo attacco aveva causato fin troppe
perdite.
“Allora, venuto a controllare come vanno gli
allenamenti? Posso assicurarti che Moody non lascia nessuno battere la fiacca.”
Gli chiese l’altro ragazzo.
“Ehm, no in realtà. Sono qui per altri… problemi”
gli rispose il moretto leggermente a disagio.
Ernie però si limitò a sventolare una mano: “ah,
non devi dirmelo per forza, gli affari di Harry Potter devono essere sempre Top
Secret. E quando non lo sono, solitamente finiamo tutti nei guai!” finì con una
risata.
Li interruppe la voce metallica dell’ascensore: “Secondo
Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprende l’Ufficio per
l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i
Servizi Amministrativi Wizengamot”
“Oh, è il mio” disse Ernie voltandosi, “a presto
Harry, passa più spesso, d’accordo?”
“Sicuro” rispose Harry, chiedendosi mentalmente se ne
avrebbe avuto mai più la possibilità.
Pian piano che l’ascensore scendeva il cubicolo si
svuotava sempre di più, fino a che, arrivato all’ottavo livello, l’unica
compagnia del ragazzo erano due promemoria che svolazzavano in cerchio sopra la
sua testa.
“Ufficio Misteri” annunciò la voce
e non aggiunse altro.
Harry varcò i cancelli, grato di non trovare
nessuno, e si avviò verso il lungo corridoio in pietra. Arrivato davanti alla
porta scura che aveva tanto infestato i suoi sogni anni addietro ebbe un attimo
di esitazione, ma ormai non poteva più tirarsi indietro: sarebbe andato fino in
fondo.
Aprì la porta e si ritrovò nella stanza circolare
da dove tutte le altre parti dell’Ufficio Misteri si diramavano. Aspettò che la
stanza smettesse di girare, prima di guardarsi intorno osservando le decine di
diverse entrate.
Esasperato si concentrò attentamente sulla stanza
del Velo e dopo un deciso movimento del polso, sentì una porta alla sua destra
aprirsi e ci si fiondò all’interno.
Le rampe di gradini di pietra si aprivano davanti
ai suoi piedi e al centro, imponente quanto per lui terrificante, si stagliava
il famigerato Velo.
A quella vista Harry fu assalito da tante emozioni
insieme che per poco non rischiò di cadere in ginocchio. I ricordi che aveva tanto
cercato di sotterrare riaffiorarono davanti al Velo tanto odiato e se si
concentrava, poteva quasi rivedere quella figura sparire oltre il tessuto
fluttuante…
“Sirius…” sussurrò piano, avendo solo gli spessi
muri di pietra come spettatori.
Si riscosse dopo qualche secondo, cercando di
deglutire nonostante il groppo alla gola, e scese lentamente i gradini,
avvicinandosi alla piattaforma di roccia che supportava l’arco rovinato.
Salì sul piedistallo, trovandosi faccia a faccia
con il Velo, così vicino da poter sentire di nuovo quei deboli sussurri di voci
ignote. Si chiese sospirando perché quella stanza sembrava essere il fulcro di
tanti dei momenti più importanti della sua vita.
Harry tirò fuori dalla tasca il libricino che Luna
gli aveva consegnato e lesse per l’ultima volta le istruzioni contenute in
quell’unica pagina scritta prima di riporlo al suo posto. Si sfilò la Giratempo
dal collo e la strinse in mano, prima di gettarla violentemente attraverso la
stoffa.
“Hogwarts 1947!” urlò.
La pesante tenda nera cominciò a scuotersi come se
una raffica di vento si fosse sprigionata nella stanza, ed Harry, dopo un
ultimo profondo respiro, con un passo varcò l’arco e scomparve al di là del
Velo.
Dall’altro lato della stanza, una figura dai lunghi
capelli biondi era girata di schiena ad osservare una sporca crepa sul muro. Si
voltò puntando i suoi grandi occhi blu sul velo che stava pian piano tornando a
fluttuare etereo come il suo solito.
‘Silente aveva ragione’ pensò Luna divertita, ‘a
lavorare all’Ufficio Misteri non ci si annoia mai”.
Tom Riddle era comodamente sdraiato sull’erba al
confine della Foresta Proibita, con la schiena appoggiata al tronco di un
albero e il corpo rivolto verso il lago. Nonostante fosse metà Ottobre,
stranamente non stava ancora piovendo e ad ovviare al problema della bassa
temperatura era bastato un semplice incantesimo riscaldante.
Quel piccolo antro dove stava riposando al momento
era uno dei luoghi più riparati del parco di Hogwarts, dove il lago disegnava
una leggera curva lasciando che gli alberi coprissero al castello la visuale
della piccola radura. Contando il fatto che era pieno inverno, con tutta
probabilità nessuno si sarebbe mai avventurato così lontano dalla scuola ed era
proprio per questo motivo che il ragazzo in questione lo aveva scelto come
luogo di riposo, lontano da tutti e da tutte le loro scocciature.
‘Giuro che se rivedo Rudolf e Heidi intenti in atti
osceni nei sotterranei, pulire i bagni maschili per un mese sarà la pena più
leggera che gli possa capitare’ pensò Riddle, i suoi attraenti lineamenti
corrucciati in una smorfia infastidita al solo pensiero di quei due.
Il ragazzo dai capelli neri come la pece fece
scorrere una delle pallide ed eleganti dita sulla copertina del libro che
teneva in grembo quasi con affetto. Si poteva leggere a fini lettere argentate
stampate sul cuoio il titolo “Salazar Serpeverde: tra leggenda, pregiudizi e
realtà”.
Tra poco sarebbe dovuto ritornare al castello, lo
sapeva, ma in quel momento Tom non aveva davvero alcuna voglia di dover stare
in compagnia dei suoi compagni di Casa, tanto meno doverne tollerare gli
atteggiamenti immaturi. Peccato che per i propri scopi fosse necessaria la
presenza di altre persone. Lui sicuramente reputava di poter portare a termine
qualunque cosa nella maniera migliore, ma alla fine avere qualche pedina era
anche un bene: a qualcuno il lavoro sporco doveva pur farlo fare.
Si alzò da terra alzando le braccia per
stiracchiarsi, sempre tenendo il libro che aveva con se in mano, e cominciò ad
aggirare la barriera d’alberi che lo divideva dal resto del parco. Aveva appena
cominciato a scorgere le torri più alte del castello quando qualcosa lo indusse
a fermarsi. C’era un ché di insolito nell’aria, come un formicolio
nell’atmosfera, un’insolita agitazione della magia nello spazio circostante.
Inizialmente Tom aveva liquidato il vento che
improvvisamente si era alzato scuotendo le fronde degli alberi come un semplice
fenomeno stagionale, ma ora che aveva i sensi all’erta non sembrava più una cosa
tanto normale.
Il turbinio d’aria si stava alzando sempre più
forte, ma il ragazzo non riusciva a riconoscere con precisione né da che parte
provenisse, né da che parte fosse diretto.
Improvvisamente un sonoro thump catturò la
sua attenzione facendolo voltare di scatto a sinistra dove, a pochi metri da
lui, vide con sua immensa sorpresa una figura essere comparsa dal nulla,
distesa sgraziatamente sull’erba, come se fosse caduta a peso morto da un paio
di metri. Cosa che a giudicare dal tonfo che aveva sentito era più che
possibile, anche se inspiegabile.
Tom era piuttosto combattuto sul da farsi: da un
lato tutti gli istinti gli gridavano di allontanarsi dal possibile pericolo,
dall’altro la sua curiosità (caratteristica decisamente poco Serpeverde di cui
era sfortunatamente dotato) lo spingeva a controllare chi fosse quella persona
che era apparentemente apparsa dal nulla.
Si trovava davanti ad una figura del tutto
sconosciuta che si era materializzata improvvisamente dall’aria, in quello che
era sicuramente un fenomeno magico. Di certo non si era davvero Materializzato,
non ci si poteva Materializzare o Smaterializzare all’interno dei confini di
Hogwarts e non sembrava aver usato nemmeno una passaporta, vista la mancanza di
oggetti strani vicino al corpo, anche se da quella distanza non poteva esserne
sicuro.
Chi poteva essere? Strizzando gli occhi per
individuare più dettagli possibili, riconobbe con tutta probabilità la figura
essere quella di un maschio, vista la forma del corpo, anche se la statura era
leggermente piccola. Che fosse un ragazzino? Era possibile, ma le circostanze
della sua apparizione erano così bizzarre da far supporre che ci fosse qualcosa
di più serio in ballo.
Che fare, continuare verso il castello e andare a
chiedere l’assistenza di un professore, o indagare meglio sullo strano
individuo? E poi perché non si era ancora mosso? Che fosse svenuto? Morto
addirittura?
A dispetto del possibile pericolo, la curiosità
vinse ed estraendo la bacchetta, Tom cominciò cautamente ad avvicinarsi al
corpo passo dopo passo.
Arrivato ad appena qualche centimetro di distanza,
si mise ad osservare con attenzione: non era un ragazzino, ma un ragazzo di
forse un anno più giovane di lui, almeno a dirsi dalla mascella pronunciata e
la fisionomia del corpo. Aveva folti capelli neri sparpagliati a ciocche
disordinate sull’erba tutt’intorno, e la testa piegata da un lato nascondeva
gran parte dei lineamenti del viso. Non era di statura molto alta,
probabilmente di un buon dieci centimetri più basso di lui, ma non era per
niente mingherlino, anzi, anche attraverso l’uniforme di Hogwarts poteva
intravedere la robusta muscolatura…
Aspetta un attimo, uniforme di Hogwarts?
Si, il ragazzo indossava una delle famose divise
nere e, ora che ci faceva caso, aveva addirittura lo stemma della propria casa
appuntato sul petto: Grifondoro.
Eppure c’era qualcosa che non andava, prima di
tutto la stessa divisa: sembrava diversa, il taglio non era lo stesso ma molto
più informale e anzi, c’era addirittura una fila di bottoni che Tom era sicuro
non esistere neppure in quella estiva. Il tessuto era troppo leggero per essere
il corredo invernale e non riusciva a trovare nessun motivo ragionevole per
dover indossare vestiti fuori stagione. Lo stemma poi era più piccolo di quello
che doveva essere.
Inoltre Tom conosceva praticamente tutti i
Grifondoro del suo anno ed era sicuro che questo ragazzo non fosse tra di loro.
Anzi, era certo di non averlo mai visto all’interno della scuola e c’era
qualcosa in quella figura che, era certo, avrebbe catturato la sua attenzione.
Un’improvvisa raffica di vento lo fece rabbrividire
e sempre tenendo d’occhio lo sconosciuto, decise di provare a fargli riprendere
i sensi: infondo doveva star congelando.
“Ehi tu, sveglia.” gli disse, scuotendolo
leggermente dopo essersi accucciato al suo livello.
Il ragazzo si mosse lievemente da un lato mettendo
in mostra finalmente il viso, ma senza dare segni di svegliarsi.
‘Beh, almeno so che è vivo’ pensò Tom prima di
spostare l’attenzione sui suoi lineamenti. Rimase ad osservarlo per parecchio,
soffermandosi sugli occhi chiusi, seguendo la linea dritta del naso fino alla
bocca. Si, decisamente una figura così l’avrebbe notata, si disse. C’era
qualcosa di quello sconosciuto che catturava il suo interesse, qualcosa che lo
attirava verso di lui, ma non riusciva a capire cosa.
Stava per scuoterlo di nuovo quando qualcosa sulla
fronte del ragazzo attirò la sua attenzione. Seminascosta dalle ciocche nero
inchiostro c’era una piccola cicatrice a forma di saetta.
Tom avvicinò una mano per scacciare i ciuffi
ribelli e poterla osservare meglio, ma appena le sue dita vennero in contatto
con la vecchia ferita, una piccola scossa sembrò percorrere il ragazzo che aprì
gli occhi di scatto.
Verde scontrò nero.
Gli occhi smeraldo dello sconosciuto si posarono
subito su di lui velati di confusione, poi quasi a riconoscerlo – ma era
impossibile, giusto? – si spalancarono comicamente e il ragazzo, con
un’espressione simile al terrore, indietreggiò velocemente ancora a carponi,
inciampando sui suoi stessi vestiti.
Tom era rimasto piuttosto confuso dal suo
comportamento, ma non fece in tempo ad aprire bocca che con riflessi
impassibilmente veloci il ragazzo aveva tirato fuori la bacchetta, e Tom si
vide dirigere addosso uno schiantesimo prima ancora che potesse fare alcunché.
Poi non vide più nulla.
A.N.: Ed
è arrivato il nostro beniamino! Il momento che tutti aspettavano, all’alba del
6° capitolo finalmente è arrivato XD. Purtroppo però, come avevo anticipato,
questo è probabilmente l’ultimo aggiornamento fino al 26 o 27, ma forse (se
riesco a trovare un computer nella casa in cui starò a Londra) un modo per
aggiungere un capitolo lo trovo. Non prometto nulla però!
P.S: ringrazio di cuore Michy90
e nylon per aver lasciato un commento, anche se non ho molto tempo per
rispondere, sappiate che vi sono enormemente grata: sono le recensioni che
danno la forza di continuare a scrivere!