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Autore: AsfodeloSpirito17662    21/12/2012    1 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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QUINTO CAPITOLO

Out here in the fields
I fight for my meals
I get my back into my living
I don’t need to fight
To prove I’m right
I don’t need to be forgiven

(The Who, Baba O’Riley)


La risposta alle riflessioni di Blaise non si fece attendere molto. Un paio di giorni dopo la visita al Ministero, le cose dentro casa divennero insostenibili. Se prima Mathias aveva deciso di emulare un'ombra, divenendo una presenza quasi impalpabile, improvvisamente era anche arrivato alla conclusione che quel gioco l'aveva annoiato e che era ora di cambiare. Erano oramai due settimane che il francese stava lottando tra la vita e la morte, cercando di evitare che gli scoppiasse un embolo da qualche parte. Lui odiava i bambini. Li odiava, li odiava, li odiava. Non aveva mai chiesto a nessuno di ricordargli perché, ma Mathias l'aveva fatto a prescindere dai suoi desideri. Le risposte a tono erano aumentate in maniera esponenziale, gli atteggiamenti irriverenti erano all'ordine del giorno ed ogni fottuta azione era diventata una lotta all'ultimo sangue. A partire dalla mattina quando Blaise doveva praticamente costringerlo a mangiare per non farlo morire di fame o a bere, per non farlo morire disidratato. Perché, sì, il Mostro aveva deciso di fare lo sciopero della fame. Così, senza motivo. Non avendo un cazzo da fare, aveva ben pensato 'ma sì, complichiamo la vita già merdosa del mio tutore!' Poi aveva anche deciso di fare lo sciopero dell'igiene e se non era Blaise a trascinarlo sotto la doccia, tra le urla isteriche del moccioso comprensive di graffi sul pavimento in moquette nel tentativo di cercare un appiglio e di lottare e non dargliela vinta, lui non si sarebbe più lavato. Tanto perché scioperare era una cosa banale, troppo semplice, aveva ben pensato di aggiungerci qualcosa che abbellisse il tutto e lo potesse rendere più interessante! Se prendeva bicchieri in mano, li lasciava cadere. Se prendeva piatti, ne rovesciava il contenuto. Quando Blaise lo placcava e con le dita gli spingeva le guance per fargli aprire la bocca, a volte il bambino riusciva a morderlo a sangue. Inoltre Mathias sembrava essersi votato al culto del nudismo (o forse esisteva un tipo di sciopero anche per quello?) e ogni volta che toccava vestirlo, la situazione diventava una tragedia greca. Si nascondeva, spariva, lottava, graffiava, mordeva, urlava. Un indemoniato, un posseduto! Blaise portava sempre più ferite di guerra e sempre meno con sopportazione. Con le penne gli imbrattava il muro di disegni assurdi e la notte, pur di far perdere sonno a Blaise ed innervosirlo, lo costringeva a stare alzato per impedirgli di distruggere qualcosa. Ma il peggio non era ancora arrivato! Giunto il giorno in cui la pazienza del francese andò a farsi benedire, i due ebbero una discussione pesante che sfociò in qualcosa di inaspettato.

"La devi piantare! Si può sapere che cosa c'è che non va in te? Dimmelo! Sono giorni che fai il diavolo a quattro, ma a che pro?!"
"Io faccio quello che mi pare, quando mi pare e come mi pare!"
"Non credo proprio e smettila di rispondermi così una buona volta, ragazzino, perché la mia pazienza nei tuoi riguardi è davvero terminata e la smetterò di essere così gentile!"
"Dovrebbe importarmi? Non è un mio problema se mi hanno affidato a te. Voglio proprio vedere, che cosa farai, mister gentilezza"
"Non provocarmi Mostro, non ci provare neanche o giuro ch-"
"Giuri che? Eh? Che cosa? Ma piantala! Ed anzi, ti dirò di più: da questo momento in avanti ti converrà fare come dico io altrimenti la pagherai!"
"Piccolo viscido superbo, con che coraggio ti azzardi a parlare così?"

Mathias sorrise. Anzi, no, sogghignò in maniera così meschina e melliflua che Blaise capì di essere stato messo con le spalle al muro ancora prima di ascoltare la risposta del bambino. Eccolo, il momento che tanto aveva temuto. Eccolo, il momento che tanto aveva atteso. Per settimane aveva avuto l'impressione che quel bambino non fosse come tutti gli altri, che avesse qualcosa di strano. Lo inquietava, spesso l'aveva colto a studiarlo silenziosamente, ad osservare le proprie mosse. Blaise assottigliò le palpebre, guardandolo in maniera algida ed irrigidendo la mascella. Se ancora non gli aveva messo le mani addosso era solo per grazia divina ed ad un certo punto qualsiasi persona al suo posto, se ne sarebbe fregata di ciò che avrebbe potuto pensare il Ministero, preferendo abbassare la cresta di quell'essere sgradevole ed impertinente. Erano notti che non dormiva decentemente ed aveva anche paura di farlo, quando il Mostro crollava dal sonno per la stanchezza, nel timore che il bambino potesse svegliarsi prima di lui e combinare qualche danno. Aveva ringraziato una miriade di volte l'esistenza dei quadri, che lo aiutavano a vegliare su di lui. Ma Blaise non ne poteva più. Aveva perennemente i nervi a fior di pelle, le occhiaie arrivavano fino ai piedi, si scordava addirittura di mangiare per stare dietro e quella piaga umana e non si faceva la barba da giorni. Non si era mai trascurato così tanto in vita sua e si sentiva stanco, come se un Dissennatore non l'avesse privato dei suoi ricordi felici, ma delle sue energie. Gli occhi gonfi e rossi, erano solo uno dei segnali che potevano dare qualche avvisaglia del crollo fisico e nervoso che stava subendo il francese. La responsabilità di quel bambino non suo era davvero grande.

"Cosa credi, che sia stupido?" iniziò Mathias, calibrando attentamente il tono di voce, in maniera insinuante "o forse credi che sia sordo. Ho sentito benissimo cos'hai detto ai tuoi stupidi quadri, la sera che sono arrivato in casa tua. Stavo solo fingendo di dormire"

Il cuore di Blaise perse qualche battito ed il mondo attorno a lui si congelò.

"E quindi io sarei la soluzione al tuo insignificante problema, non è vero? Ma se le tue soluzioni le tratti tutte così, dovrò riconsiderare le mie osservazioni sulla tua intelligenza, Blaise. Mi tieni qui per raggiungere il tuo scopo..." si zittì per un attimo, inarcando appena le sopracciglia con espressione indifferente "...e tra poco si terrà la visita mensile al Ministero, quella dove mi chiederanno se va tutto bene e cose del genere. Te ne ricordi, vero?"

Blaise inghiottì con una certa difficoltà, senza distogliere lo sguardo da quello scuro e profondo di Mathias, decisamente troppo, troppo arguto per appartenere a quello di un bambino. Se ne era dimenticato. Come aveva potuto dimenticarsene? In un lampo, realizzò che forse il trambusto che il bambino aveva creato in quei giorni, era mirato proprio a quello: concentrando tutte le attenzioni del francese su di lui, probabilmente Mathias aveva sperato di distrarlo da i suoi impegni futuri. Blaise allargò un poco gli occhi, con un'ombra di incredulità infondo allo sguardo. Non poteva crederci. Draco avrebbe riso di lui a vita, se l'avesse saputo. Burlato da un ragazzino. Non era possibile. Mathias tornò a sorridere, quando vide la comprensione negli occhi di Blaise. Non era possibile. Mathias non poteva avere otto anni. Ci doveva essere qualche spiegazione logica e razionale, a tutto quello.

"Chi tace non sempre acconsente e dalla tua faccia deduco che è il tuo caso. Dunque, mi chiedevo... cosa accadrebbe se mi lamentassi di te, Blaise? Intendo lamentarmi più del necessario. Non penso che sarebbe una buona cosa per te. Ed anche se tu provassi a dire che sto mentendo, non credo mi sottoporrebbero ad un esame della Veritaserum. Infondo, è la mia parola, orfano indifeso, contro la tua, individuo con la fedina sporca. Non solo! Credere a me inoltre farebbe comodo anche a loro, data la voglia incontenibile che hanno di sbatterti in prigione. No, non credo proprio che si prenderebbero la briga di verificare la veridicità delle mie parole..."

Blaise strinse i pugni talmente forte che le nocche divennero bianche e le unghie si conficcarono nel palmo della mano. Calma, si disse, mantieni la calma. Inspira. Espira. Un leggero tremito gli percorse le spalle, ma non era di certo dovuto alla paura. Piuttosto era causato dalla rabbia. Rabbia cieca nei confronti della propria stupidità! Come aveva potuto scavarsi in quel modo la fossa da solo? Non aveva mai fatto una cosa più... più irresponsabile di quella in tutta la sua vita! Il modo in cui si era macchiato la fedina era addirittura più giustificabile! Ed ora avrebbe dovuto prendere ordini da un ragazzino di otto anni? Chiuse gli occhi lentamente e poggiò due dita sulle palpebre, restando in silenzio a ragionare. Tuttavia, più ci pensava più giungeva alla conclusione che non c'erano vie d'uscita per lui: o faceva come gli stava dicendo Mathias o il bambino l'avrebbe incastrato. Sottoporlo a qualche incantesimo strano non se ne parlava, il Ministero teneva d'occhio la sua bacchetta. Pozioni? No, perché al rapporto mensile il bambino veniva sottoposto ad una visita medica totale e ne avrebbero trovato le tracce. Aveva le mani legate ed il carceriere era un ragazzino. Se solo Blaise avesse saputo che la sua vita avrebbe preso quella piega, sarebbe diventato Mangiamorte anche lui e si sarebbe lasciato uccidere durante la guerra. Pensò a Draco, che viveva in libertà vigilata ma non si sentì meglio, neanche un po'. Ebbe l'istinto di storcere le labbra ma si trattenne con fervore, restando inespressivo; non gli avrebbe dato anche la soddisfazione di vederlo piegarsi emotivamente. Abbassò la mano dalla faccia e riaprì lentamente gli occhi, puntandoli sul viso di Mathias, che era ancora intento ad osservarlo con una faccia sorniona. Dio, l'avrebbe cruciato. Blaise non aveva mai usato una maledizione senza perdono su qualcuno, perché solitamente riusciva ad essere abbastanza inquietante anche solo con lo sguardo. Ma, ve lo giuro, in quel momento ne avrebbe fatto un uso riprovevole, recuperando tutti gli anni che aveva perso.

"Fai sul serio?"
"Mai stato così serio in vita mia"

"Davvero ti aspetti che adesso io mi abbassi a darti retta?!"

Mathias lo osservò in silenzio e per una misera frazione di secondo a Blaise parve di vederlo vacillare. Fu un momento tuttavia troppo breve per dargliene certezza ed il bambino si limitò a stringersi nelle spalle con una notevole non chalance
. Il francese smise quasi di respirare, mentre un tremito appena percettibile prese possesso delle sue mani. Voleva fare del male. Non gliene fregava un cazzo se davanti aveva un individuo di otto schifosi anni. Voleva fargli male, gliene voleva fare talmente tanto che non si sarebbe fermato fin quando non avesse visto uscirgli sangue addirittura dagli occhi. Erano anni che stava lavorando sulla sistemazione della sua reputazione. Anni. Anni di sudore, fatiche, sacrifici, umiliazioni. Aveva perso molte cose e con estrema fatica, stava ancora cercando di riguadagnarsele. E che cosa credeva di fare quella bestiaccia? Credeva davvero di poter apparire così dal nulla nella sua vita, capitargli tra capo e collo, creare l'inferno e di distruggere in un battito di ciglia tutto ciò che con difficoltà era riuscito a ricostruire in quegli anni? Blaise per un attimo vide completamente tutto nero. Udì un fischio sordo riempirgli le orecchie ed avendo paura di sé stesso, si voltò velocemente e ad ampie falcate, raggiunse il tavolo del soggiorno. Afferrò i bordi con entrambe le mani e piegò la schiena in avanti, restando in silenzio. Inspirò profondamente un paio di volte, cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore, con il desiderio di violenza che ancora gli scorreva nelle vene. Mentre Draco amava creare draghi con le parole, lui era sempre stato una persona piuttosto istintiva; più fatti e meno chiacchiere. Trattenersi in un momento del genere gli richiedeva uno sforzo inimmaginabile. Cercò di pensare lucidamente e come se qualcuno avesse deciso di inviargli un aiuto miracoloso, la voce di sua madre gli riempì la testa. Se la immaginò essere lì, ad assistere a quel momento e cercò di pensare a cosa avrebbe detto, a cosa avrebbe fatto. Ma sicuramente lei non si sarebbe mai lasciata incastrare in maniera talmente infantile e Blaise doveva pagare per il suo funesto errore. Nella sua testa, Constance usò un tono freddo ed autoritario, quello che solitamente usava quando necessitava di far tornare il figlio in sé. L'ex Serpeverde si innervosiva abbastanza facilmente e la madre aveva avuto spesso a che fare con lui in quegli attimi così destabilizzanti; era quindi nato il bisogno di adottare una tattica che potesse essere più o meno efficace, che lo aiutasse a non dare completamente di matto. E quando Blaise dava di matto, non c'era ragazzino che poteva impietosirlo o fermarlo. Sua madre gli disse di calmarsi e riflettere. Gli disse che era inutile piangere sul latte versato e che oramai quel che era successo, era successo. Gli ordinò di concentrarsi sulla situazione attuale e di continuare a fare i suoi interessi. Se questo avrebbe voluto dire dover accontentare i capricci di un ragazzino, bé, allora l'avrebbe fatto senza tante storie! C'era ancora una possibilità di ripulire la sua fedina e non poteva azzardarsi di mandarla in fumo. Non tutto era perduto ed in una situazione critica come quella, bisognava andare a cercare il risvolto positivo per non affondare. Il bambino avrebbe potuto continuare a rappresentare un motivo di riscatto, solo che da quel momento lo scambio di favori sarebbe divenuto reciproco. Non era una tragedia. Constance lo osservò con occhi decisi e severi, emanando un'aura di determinazione che sconvolse Blaise. Diamine, la stava solo immaginando eppure era come se fosse lì con lui a riprenderlo per i capelli prima di permettergli di fare qualcosa di stupido. La donna gli disse cosa fare: avrebbe mollato il tavolo, prima di sbriciolarselo tra le sue mani (e sarebbe stato un peccato rovinare delle mani così graziose! aggiunse civettuola) e avrebbe drizzato la schiena, dignitosamente. Si sarebbe voltato, avrebbe guardato il bambino ed avrebbe stretto un patto con lui -facendogli credere di avere il coltello dalla parte del manico, aggiunge egli stesso, accodandosi alla voce di sua madre. Ma Constance non si lasciò scavalcare. Blaise, piantala, in questi frangenti il tuo orgoglio cessa di esistere per lasciare spazio al tuo futuro. Vuoi o non vuoi tornare ad essere una persona rispettabile? Fallo per la gioia della tua mamma! Dicevo, stringerai un patto con lui e vi verrete incontro. Ricordati che ha otto anni, cosa pensi che possa pretendere un bambino di quest'età? Cerca di essere ragionevole, sei sempre stato un ragazzo intelligente, hai preso da me! Pretendo di non essere smentita! E dato che sua madre proprio non ne voleva sapere di essere smentita, il francese fece come gli era stato consigliato. Lasciò la presa sul tavolo con cautela e cercò di rilassare le spalle, prima di drizzarsi. Inspirò un ultima volta, rischiarando la mente nel tentativo di riprendere il controllo sul suo umore. Gli bastò qualche secondo per prepararsi psicologicamente, prima di voltarsi verso Mathias, che era rimasto immobile alle sue spalle. Lo sguardo del bambino fu subito sul suo volto, algido e distaccato, la traccia di vittoriosa soddisfazione già sparita da quei lineamenti infantili. Sapeva che le cose sarebbero andate come voleva lui e non aveva bisogno di festeggiare ad oltranza, Blaise l'aveva capito.

"D'accordo, tu fai un favore a me ed io ne faccio qualcuno a te"

Mathias rimase in silenzio, come stesse soppesando attentamente le parole dell'ex Serpeverde. Assottigliò le palpebre sugli occhi, arricciando appena la punta del nasino.

"Non mi sembra tu sia nelle condizioni adatte per contrattare..."
"No, infatti. Ma se dirai qualcosa contro di me e mi sbatteranno in prigione, magari ti affideranno a qualcun altro. E chi ti dirà se questo qualcun altro non possa essere addirittura peggiore del sottoscritto? Inoltre, non credo proprio che ne esistano tante di persone in giro, da poter ricattare come stai facendo tu con me. Magari al prossimo a cui verresti assegnato, non andrebbe così a genio l'idea di prendere ordini da un ragazzino..."

Mathias storse le labbra da un lato, ammettendo dopo qualche secondo che Blaise non aveva tutti i torti. Qualcun altro al posto suo non avrebbe avuto nessun motivo per assecondare il suo volere ed invece con lui, poteva cercare di fare i suoi porci comodi premendo sulla scusa del ricatto. Rimase un paio di minuti in silenzio, mentre i quadri nella stanza avevano il naso praticamente appiccicato alla cornice pur di non lasciarsi sfuggire una singola parola. Il Principe di Galles aveva già indossato il suo mantello azzurro, pronto a cavalcare sino a casa della Signora Zabini, con l'intento di raccontarle tutto per filo e per segno, ma Blaise non ci fece caso, troppo impegnato ad osservare il volto del bambino, a coglierne ogni minima sfumatura per intuirne i pensieri. Che cosa avrebbe dato per osservare quale processo compiva il suo arguto cervellino! Alla fine Mathias interruppe il silenzio, sospirando brevemente.

"Affare fatto. Ma ti avverto... indispettiscimi una sola volta ed il nostro accordo salta!"
"Lo stesso vale per te. Se dopo aver accontentato i tuoi desideri, racconterai comunque cose malevole nei miei riguardi al Ministero, l'accordo salta" e lì più nessuno mi fermerà dal metterti le mani addosso concluse con un pensiero cupo, il francese.

Mathias annuì distrattamente, come se la cosa non gli interessasse davvero.

"Adesso fammi da mangiare. Ho fame"





NOTE DELL'AUTORE: Eccoci qui! Posso ufficialmente dire che i capitoli saranno VENTIDUE più l'epilogo! La storia più lunga (e più completa XD) di tutta la mia misera carriera da fanwriter. Considerando che SUQDP è già bella che finita, ho già impegnato la mia mente in progetti secondari. Sono indecisa che concentrarmi ancora sul fandom di HP con una Pansy/Draco oppure cambiare proprio categoria (Merlin, per la precisione). Mah, vedremo! Grazie ad Arianna per la sacrosanta pazienza e anche a chi legge in silenzio :D un saluto, vi auguro buona viglia e buon Natale! Chissà che Babbo Natale non vi porti un capitolo in anticipo!
   
 
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