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Autore: f_naluST    22/12/2012    16 recensioni
[...] Una fata sembrava incredibilmente piccola se paragonata alla figura di un drago, le fate avevano i capelli lunghi e dorati, le iridi magnetiche per chiunque le fissasse per un misero istante, la voce una delicata melodia che s'incideva nel cuore, ali chiare e frantumabili in un soffio. 
Un drago esprimeva forza, come vedeva negli scudi delle guardie reali, i draghi erano ricoperti di squame, gli occhi delle semplici fessure che osservavano più di quanto non vedesse un uomo ad occhi spalancati, il loro ruggito il loro canto, le ali grandi e robuste. 
Come potevano nutrire l'uno un affetto per l'altra, diversi come il giorno e la notte?
“Sono due parti della stessa medaglia, Natsu. Una l'opposto dell'altra, ma fanno parte dello stesso principio: la magia.”[...]
Ebbene sì, gente. Ho deciso di cimentarmi anche in una AU. Perché? Masochismo, avendo un'altra long in corso. Mi faccio pena da sola. '-'
NaLu, of course.
Rating arancione per ogni possibile evenienza.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In un tempo remoto in cui i racconti sulla magia e i draghi erano considerati semplici leggende o dicerie degli anziani che si burlavano dei giovani, incantandoli con le loro storie, vi era un ragazzo che credeva fermamente a quelle parole, a quelle fantasticherie dei più grandi che si beffavano della sua innocenza. 
Sin da bambino era rimasto ammaliato da quei discorsi, un piccolo orfano che desiderava aggrapparsi a qualsiasi cosa, alla certezza anche apparente dell'esistenza di qualcosa che andasse oltre gli occhi dei comuni paesani. 
Lui credeva nei draghi. 
Ci credeva e, un giorno, sarebbe riuscito a trovarne uno, a vederlo. «E lo mostrerò a tutti!», affermava convinto.
Era stato deriso, definito come un sempliciotto, un misero sognatore che non aveva ancora il coraggio di crescere. 
«Perché non t'impegni a diventare una guardia reale, hai delle buone capacità combattive e impiegheresti il tuo tempo a proteggere la gente del tuo stesso paese, piuttosto che arrampicarti sullo specchio di semplici favole raccontate ai bambini!», lo rimproveravano quegli individui che avevano alimentato loro stessi quella fiamma che ardeva nel suo petto, quella curiosità che cresceva a dismisura ad ogni nuova fiaba che gli veniva rivelata, soprattutto dall'anziano Makarow. 
Era diventata una figura paterna, per lui, in un certo senso. L'aveva accolto in casa sua quando, da appena un bambino, l'aveva visto gironzolare per le strade fredde e buie di Magnolia.  
Nei draghi, Makarow ci credeva davvero. Affermava persino di averne visto più di uno aldilà di un'ampia distesa verde.
«Gli farò vedere di cosa sono capace, nonnetto!»
L'ometto sorrideva fiero. 
Tuttavia temeva che, le amare parole dei paesani, potessero scalfire l'ingenuità di Natsu e la purezza del suo animo, ma lui rimaneva comunque convinto dell'esistenza di quelle creature mitologiche, descritte come maestose, possenti esseri che si libravano nel cielo in un sol battito d'ali. 
Anche a lui sarebbe piaciuto volare lassù, nel cielo azzurro. 
«O potresti trovarti una bella ragazza, Lisanna sarebbe felice di diventare tua moglie!», ci si mettevano anche i ragazzi, oltre ai vecchi.
Era vero, Lisanna era una bella ragazza e non desiderava altro che amare Natsu e lasciarsi amare da lui. Quel cielo azzurro e limpido gli riportava alla mente i suoi splendidi occhi sempre sorridenti. Guardarla gli scaldava il cuore, era così piccola e delicata, una farfalla in mezzo ad una miriade di calabroni, esattamente com'erano i giovani che le ronzavano intorno. Aveva anche provato a baciarlo, e lui si era dimostrato inizialmente accondiscendente, ma non poteva permetterglielo. La fermò prima che il suo gesto spezzasse il cuore di entrambi, lei per l'illusione di un attimo, lui per il dolore arrecato all'amica d'infanzia. 

Perché Natsu non l'amava

Non era mai stato minimamente attratto dalla ragazza albina, seppure questa fosse simpatica e dalla dolcezza disarmante, amorevole con chiunque. 
Eppure il suo cuore non aveva ancora battuto il quel modo che gli era stato descritto dalle donne di paese quando domandava cosa fosse l'amore, incuriosito dai racconti dei vecchi che parlavano di tale sentimento sbocciato tra una fata e un drago.

Come poteva un drago innamorarsi di una fata? 

Anzi.

Come poteva una fata innamorarsi di un drago?

Una fata sembrava incredibilmente piccola se paragonata alla figura di un drago, le fate avevano i capelli lunghi e dorati, le iridi magnetiche per chiunque le fissasse per un misero istante, la voce una melodia che s'incideva nel cuore, ali chiare e frantumabili in un soffio. 
Un drago esprimeva forza, come vedeva negli scudi delle guardie reali, i draghi avevano il corpo ricoperto di squame, gli occhi delle semplici fessure che osservavano più di quanto non vedesse un uomo ad occhi spalancati, il ruggito il loro canto che anticipava una battaglia, le sue ali grandi e robuste. 
Come potevano nutrire l'uno un affetto per l'altra, diversi come il giorno e la notte?
«Sono due parti della stessa medaglia, Natsu. Una l'opposto dell'altra, ma fanno parte dello stesso principio: la magia.», spiegava Makarow.
Lui, però, oltre ad essere ingenuo, era anche maledettamente stupido. Ragion per cui, assunse un espressione ancor più confusa di quanto non fosse prima, e decise di soffocare quelle domande a cui non sapeva ancora dare una risposta, addormentandosi.
Nel cuore della notte, il rumore dell'infrangersi di un vetro lo svegliò. 
Corse immediatamente verso la direzione da cui era provenuto, trovandosi difronte la porta di Makarow, che spalancò senza neanche pensarci.
«Nonnetto, cos'è successo??», urlò preoccupato.
Si avvicinò immediatamente all'anziano rannicchiato in terra, che stringeva la maglia all'altezza del petto, un invano tentativo di soffocare il dolore che ne proveniva dal di sotto.
«Nonnetto!», lo richiamò ancora.
«L-la mia... la mia medicina...»
«Che cosa...?»
«La mia medicina... stavo per prenderla, quando...», non ebbe la forza di concludere, si limitò ad indicare il bicchiere ormai in frantumi poco distante da lui.
«Ho avuto una crisi e l'ho lasciato cadere...”»
«Avresti potuto chiamarmi!», lo rimproverò, benché non fosse realmente arrabbiato.
«Dimmi dove le tieni, te ne preparerò un'altra io!»
Makarow sorrise appena, per quel che potesse, alle premure di quello che per lui era ormai suo figlio. 
La sua voce divenne però amara, sconsolata.
«Era l'ultima...», mormorò tutto d'un fiato, timoroso lui stesso di pronunciare quelle parole. Parole che sancivano da sé un destino che avrebbe potuto... voluto rimandare. 
«E allora andrò a comprarla!»
Il giovane sembrava non tremare difronte alla minima difficoltà, sorrideva persino di quanto fosse irremovibile dalle sue intenzioni, nonostante fosse notte fonda e non avrebbe trovato aperta nessuna drogheria.
«Non è una medicina che puoi comprare in un negozio, Natsu.», puntualizzò subito il vecchio, sempre più stanco e debole, la vita che si estingueva lenta.
«E dove posso trovarla?»
Makarow esitò a rispondergli.
«Nonnetto!», insisteva Natsu.
«Ricordi di quella distesa d'erba di cui ti avevo parlato nei miei racconti sui draghi?»
Il rosato annuì sbrigativo.
«La mia medicina deriva da un infuso ricavato da quelle erbe. Ne presi anni fa una scorta notevole, perché pensavo sarebbero tornate utili. Il mio cuore ne ha però usufruito, e ora mi ritrovo in questo stato pietoso che mai avrei voluto mostrarti...», concluse. La sua voce celava una tristezza che non si permetteva di far notare al ragazzo, non anche quella.
«Dove si trova questa distesa d'erba?»
Makarow spalancò gli occhi.
«Natsu, che hai intenzione di fare?»
«Indicamela, nonnetto! Raccoglierò per te le erbe necessarie per la tua medicina!»
L'anziano uomo lo guardava incredulo, quando cominciò a sentire le lacrime affiorare nei suoi occhi. Rimaneva comunque incerto nel rivelare il luogo che aveva sempre tenuto come un segreto. Non che non si fidasse di Natsu, ma perché preoccupato dei pericoli che avrebbe potuto trovare nel suo cammino. Delle creature che gli si erano presentate dinnanzi in tutta la loro autorità. Nemmeno lui riusciva ancora spiegarsi perché l'avessero risparmiato. 
«Avanti nonnetto, non abbiamo molto tempo!»
Un duro colpo alla testa fece lamentare Natsu, che con una mano prese a massaggiarsela.
«Ahi, che male! Perché mi hai colpito?!»
«Non darmi ancora per morto, ragazzo insolente!»
L'ennesimo dolergli al petto non faceva altro che smentire quel suo rimprovero, il respiro diveniva sempre più affannato e parlare ormai era praticamente impossibile.
«Hai bisogno comunque di essere curato! Partirò immediatamente e tornerò ancor prima che tu possa accorgertene!»
Makarow poteva giurare di aver intravisto una luce, attraversare le iridi nere di quel giovane così determinato e incredibilmente testardo. Sospirò e si arrese all'evidenza che, in un modo o nell'altro, sarebbe comunque partito anche alla cieca.
«Esci dalle mura di Magnolia percorrendo il fiume. Seguine costantemente il tratto, non perderlo di vista: sarà il suo lento scorrere ad indicarti la strada per la radura. Quando il fiume comincerà a sfociare nell'oceano, riuscirai ad intravedere un'immensa distesa verde. Basteranno pochi fili, perciò non trattenerti lì più del dovuto. Saresti considerato uno sgradito spettatore, non guardarti intorno e non fissare niente al di sopra della tua testa!»
Un ordine o un avvertimento, Natsu non sapeva come interpretare la conclusione delle parole del vecchio, che alludeva chiaramente ai draghi e alla loro presenza che non sarebbe passata inosservata. Così come la sua, se si fosse mostrato più curioso del dovuto. 
«Bene! Sarò presto di ritorno, puoi starne certo!»
Si alzò così, adagiando l'uomo, che teneva tra le braccia, sul letto, caricandosi della sua solita grinta. 
Prese con sé diverse provviste e una coperta con cui avvolgersi nelle sere più fredde; non sapeva quanto ci avrebbe messo, né quali pericoli avrebbe riscontrato sul suo cammino. L'unica certezza che aveva, era quella di riuscire a salvare il padre come lui aveva salvato Natsu stesso. 
«Tornerò presto!», ripeté ancora. 

Dalla sua stanza, Makarow riuscì a sentire il tonfo della porta di casa. Sospirò e cercò di addormentarsi, nel futile tentativo di ignorare le fitte che persistevano nel suo cuore.

 


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Non picchiatemi. (?)

Ok, lo so che -come minimo- dovreste lapidarmi eccetera, ma voi siete buoni e non fareste mai una cosa del genere, vero? *----* ...vero?
Vogl
io dire, che sarà mai l'aver intrapreso un'altra long? Meglio scrivere qualcosa mentre cerco ispirazione per TnT (wow, sembra la sigla di un esplosivo '-'), no? Altrimenti le mie arcaiche capacità verranno seppellite da coltri polverose e non saprò manco coniugare un congiuntivo (sto delirando perché è tardi e ho sonno, perché ho mal di testa, comprendete i miei scleri da NdA). D:
Vabbé, comunque, tralasc
iando questo. 
Che ne pensate d
i quest'altra roba? E' una NaLu e Lucy ancora non s'è vista, ma la trama non gira interamente su loro due. Andando avanti capirete perché, e spero che possa piacervi. :)
Anz
i, mi soffermo già qui a ringraziare chiunque recensirà o degnerà questa storia di un briciolo d'attenzione e seguirla. :'3
Vorre
inoltre ringraziare la mia socia per avermincoraggiata a pubblicarla -e non solo questa xD- e sopportata mentre mi -e LA- tormentavo con i miei complessi e ad aver sistemato la trama. 

Grazie davvero tanto, questo prologo è dedicato a te! ♥ 



Ps.
F
atemi sapere in futuro se ritenete che debba inserire anche l'OOC tra gli avvertimenti. Momentaneamente non l'ho fatto perché io stessa sono indecisa e non so se saranno così tragicamente e spudoratamente... non loro. D:
Vabbé, see you soon. :3
  
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