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Autore: WordsEnchantress    24/12/2012    2 recensioni
La guerra è finita, è il momento di rimettere insieme i pezzi.
Ce la faranno ad andare avanti, lo faranno per chi non c'è più.
Perché la guerra è finita...
No?
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“La guerra è indispensabile per difendere la nostra vita
da un distruttore che divorerebbe ogni cosa;
ma io non amo la lucente spada per la sua lama tagliente,
né la freccia per la sua rapidità,
né il guerriero per la gloria acquisita.
Amo solo ciò che difendo.”
J.R.R. Tolkien, “Il Signore Degli Anelli”

 
Hermione (31 Ottobre 2005)
 
“Potevamo almeno avvertirla prima!” brontolai nuovamente.
“Avanti Hermione, che vuoi che sia! Tanto è mia sorella.”
“Ron sei un invadente, insensibile…”
“Basta litigare, sono sicuro che non sarà un problema per Ginny, anzi, le farà piacere.”, ci rimproverò bonariamente Harry.
Per non disturbare il sonno del piccolo ci eravamo smaterializzati un po’ distanti dal cancello di casa, Ron non era mai stato molto silenzioso ed elegante nel presentarsi. Avevamo deciso di andare noi al cimitero con Harry, dal momento che Ginny era dovuta rimanere con James.
Due finestre erano illuminate, la casa era silenziosa. Poi, d’improvviso, un odore strano. L’avevo già sentito, tanto tempo prima. Quasi un odore antico. L’odore del male, l’odore di morte. Lo stesso olezzo che mi aveva torturata insieme alla bacchetta maledetta di Bellatrix Lestrange.
Mi voltai verso Ron, ma lui non guardava me. E nemmeno Harry. Guardavano avanti, immobili, terrorizzati.
La porta d’ingresso era distrutta. Ricordava una bocca enorme, come pece dell’oscurità e rossa di luce insanguinata.
Gli occhi di Harry si aprirono di colpo e cominciò a correre, e noi con lui. Non era un Auror, era un padre. Un marito.
Puntammo la bacchetta verso ogni angolo da noi raggiungibile, usando cautela nel varcare la soglia. Al piano di sotto non trovammo nessuno. Sul tavolo, in cucina, la bacchetta di Ginny.
“Disarmata.” Sussurrai piano.
Quasi come risposta uno strillo squarciò l’aria. Il pianto di James. Il pianto di un bambino solo.
Harry dimenticò qualsiasi prudenza e si precipitò su dalle scale, correndo a perdifiato. Correvamo come se tutta la nostra vita dipendesse da quello.
Ancora quell’odore. Odore di morte, per le scale, verso la stanza di mio nipote.
La luce veniva da lì e James piangeva ancora. Nessuno l’avrebbe preso in braccio… Perché Ginny non era lì.
Mi girava la testa, sentivo il vomito bruciarmi la gola. Harry cadde, crollò sulle sue ginocchia, e posò una mano tremane vicino a tre goccioline di sangue. Proprio tre, come la favola di Biancaneve.
Il mio istinto mi portò verso la culla, presi James in braccio e lui si calmò subito. Il silenzio ci avvolse irreale, mentre stringevo quella creatura indifesa, così simile a suo padre.
Quando Harry alzò lo sguardo indietreggiai, gli occhi rossi, profonde occhiaie. Uno sguardo crudele. Cercai conforto in Ron, ma vi ritrovai lo stesso sguardo. E poi capii.
Vendetta. Giustizia. Rabbia. I loro occhi non erano che uno specchio dei miei.
“Hogwarts.” sibilò Harry.
Era ricominciata la guerra.
 
Molly (31 Ottobre 2005)
 
Quell’anno avevo cominciato prima a lavorare a maglia. La famiglia Weasley, già abbastanza numerosa di suo, si era ampliata non poco. Tanti maglioni avevo da preparare, per il Natale seguente!
Fu proprio in quel momento, proprio mentre intrecciavo i spessi fili di lana calda, che credetti di avere un infarto. Un dolore forte mi prese il petto, non potevo respirare.
“George…” provai a chiamarlo con voce spezzata. Lui, che era venuto a trovarmi con sua moglie, mi raggiunse di corsa. Ma non mi trovò rantolante.
Mi trovò pietrificata. Fissavo i nuovi orologi, creati apposta per aggiungere tutti i nuovi membri della nostra amata famiglia.
L’urlo di George non fu mai straziante come quello che esplose nel mio cuore.
 
George (31 Ottobre 2005)
 
La lancetta di mia sorella immobile, indicava un simbolo che non riuscivo nemmeno a guardare.
Morta. No, no, non poteva essere così. Stupidi aggeggi magici senza valore. Mi aggrappai ad Angelina, che ci aveva raggiunti subito. Non poteva essere morta, non poteva perché non saremmo sopravvissuti. Non questa volta. Non più.
Una serie di secchi pop ci spinse a correre verso l’ingresso. Papà e Percy ci guardavano con occhi sbarrati. Feci per chiedere loro cosa fosse successo, ma si aggiunsero a noi Harry, Ron ed Hermione. Lei stringeva James tra le braccia. Lo stringeva come se lo proteggesse da chiunque. Noi compresi.
Bastò uno sguardo di Ron e il mancato saluto del suo migliore amico, per spezzarci il cuore.
“NO!” gridò disperata la mamma.
“Silenzio – intimò mio fratello, come non lo avevo mai visto fare – non c’è tempo. Ginny è sparita, ci sono segni di lotta, non possiamo perdere tempo.” Fece un cenno a Hermione che si avvicinò a mia madre.
“Prendilo – le sussurrò – proteggilo. Angelina, vieni qui. Dovete difenderli, con il vostro Amore. Lei… Ginny l‘ha fatto. Forse mi sbaglio, ma… Credo che l’abbia difeso, come Lily fece per Harry. Credo che abbia riversato su di lui lo stesso incantesimo.”
Harry tremò prima di riscuotersi e raggiungere, con mia grande sorpresa, me e Percy.
“Portateli a Villa Conchiglia, Bill e Charlie sono stati avvisati. I genitori di Hermione sono già lì, con Teddy. Arriveranno altre persone e manderò dei rinforzi dal ministero. Non uscite, barricatevi.”
“Perché?” mormorò mio padre, sconsolato.
“Io non sono che l’inizio. Loro non temono me soltanto. Io ero il prescelto, ovvio, ma ero il nemico mortale di Voldemort, non il loro. Siete voi, voi e pochi altri volti ormai famosi, che li hanno distrutti e umiliati. Vi attaccheranno, ci attaccheranno tutti.
Dobbiamo avvisare gli altri prima che sia troppo tardi. Quando tutti saranno al sicuro non avranno più armi contro di me, allora cercherò Ginny, e la troverò. Fosse anche in capo al mondo.”
Ron diede una spintarella a sua moglie verso di noi, ma lei dissentì piano.
“Hermione, ti prego. Perché non posso, per una volta nella vita, essere sicuro che la donna che amo non stia rischiando la vita?”
“Serve qualcuno di razionale, Ron. E poi non sopravvivrei, se qualcosa andasse storto. Hanno preso la mia migliore amica. Non starò qui ad aspettare che uccidano mio marito e il mio più grande amico.”
Harry baciò sulla fronte il suo bambino e poi mi guardò negli occhi.
“Mai. Nessuno lo toccherà mai, finché potrò impedirlo.” Giurai.
Poi li guardammo sparire, nell’oscurità della notte.
Fred, ti prego, proteggila. Nostra sorella, la nostra piccola Ginny. Fred, salvala.
Salvami, Fred.

 
Neville (31 Ottobre 2005)
 
Quando il galeone che portavo al collo cominciò a scaldarsi contro la mia pelle sapevo già cosa si prospettava. Non scottava più da molto tempo, ormai, ma chiunque ne avesse mai posseduto uno aveva trovato il modo di portarlo sempre con sé. Guardai Hannah rigirarsi nel sonno e mi tirai su dal letto cercando di non svegliarla. Eravamo nella nostra piccola casetta, a Hogsmeade, la sistemazione ideale per il mio lavoro.
Il mio tentativo di non svegliarla fu interrotto da un secco bussare alla porta di casa.
“Ron, cos’è successo?”
“Hanno preso Ginny.”
Il mio cuore si bloccò, la mia mente tornò al passato. Mi ricordai del Ballo del Ceppo, quando danzammo insieme tutta la notte. Forse la mia prima vera amica, non provava vergogna nel ballare con me, nonostante le infinite prese in giro dei Serpeverde. Ma soprattutto ricordai il nostro ultimo anno a Hogwarts, la complicità, la guerra contro i Carrow. Ci eravamo aggrappati l’uno all’altra.
L’avevano portata via.
“Andiamo a Hogwarts, lì ci raggiungeranno gli altri.” Ron sapeva che non doveva spiegarmi altro. Sapeva che avevo capito. Eravamo in pericolo, ma non solo. Eravamo una squadra. L’Esercito di Silente.
Hannah ci guardava, appoggiata alla porta della camera. Il nostro amico le rivolse un sorriso triste ma dolce e sussurrò “Villa Conchiglia.”
Mia moglie annuì piano e si voltò vero di me.
Non le dissi quanto l’amavo, perché sarebbe suonato come un addio. Sorrisi e le sue guancie si imporporarono di speranza.
Fu quella l’ultima immagine che volli ricordare di lei, prima di smaterializzarmi.
Perché in fondo sapevo: quello era un addio.
 
Draco (31 Ottobre 2005)
 
Bussarono alla porta e io andai ad aprire sbuffando.
“Non abbiamo più caramelle, chiaro?! Finite. E direi, oltretutto, che i bambini dovrebbero dormire a quest’ora e…”
Quando alzai lo sguardo mi resi conto che non si trattava affatto di bambini mascherati. La Granger, Potter e Luna mi fissavano con le sopracciglia corrucciate.
“Ci inviti a entrare, Draco?” chiese Harry, con voce stanca.
Aspettavo quel giorno, così li feci entrare. In poche parole mi spiegarono la situazione.
“Ma non capisco perché io e Astoria dovremmo andare all’estero! Insomma io non ho nulla a che fare con…” ma le parole mi morirono sulle labbra.
“Con noi?” completò sardonica Hermione.
Luna si avvicinò a grandi passi e mi prese i polsi. Non avevo mai visto uno sguardo così balenare nei sui occhi. Luna Lovegood era arrabbiata.
“Merlino, Draco! Ma non ti rendi conto? Pensi che nessuno si sia accorto di quanto hai titubato prima di lasciare i nostri ranghi per unirti a Voldemort? Sapevi che se non avessi mosso un passo avrebbe ucciso i tuoi genitori, lo sapevamo tutti. La tua famiglia è colpevole per loro tanto quanto lo siamo noi: voi avete voltato le spalle ai mangiamorte, e loro non perdonano. Mai.”
“Draco – intervenì l’altro – credo che il ragazzo che scrisse quelle parole sul muro di casa vostra fosse sotto la maledizione imperius. Fallo per tua moglie, portala al sicuro.”
Annuii, convinto ormai che la ragione fosse dalla loro parte.
Ironia della sorte, le persone che più avevo disprezzato nella mia vita non si erano dimenticati di me in un momento come quello.
 
Harry (31 ottobre 2005)
 
Neville e Ron ci aspettavano nell’Ufficio del Preside, insieme alla Mc Grannitt. Nulla era cambiato da quando era appartenuto a Silente, il che dimostrava solo l’immensa fedeltà che quella donna gli riservava. I suoi occhi profondi e marcati dalle rughe erano interrogativi.
“Perché proprio qui, Harry?”
“Mi spiace disturbarti, Minerva, ma devo parlare con i tuoi quadri.”
La sua bocca sottile si aprì in un sorriso e fece cenno di aver compreso.
“Harry, caro, caro, ragazzo.” Gli occhi di ghiaccio di Albus mi trafissero come al solito da sopra gli occhiali a mezzaluna. “Ho origliato la conversazione tra la nostra brillante preside e i nostri giovani amici. Oh, Harry, sai che sono sempre stato dell’idea che sia opportuno concedere una seconda possibilità... Ma le menti di quegli uomini sono malate, avvelenate dal loro vecchio padrone. Dovete catturarli tutti, dovete estirparli uno a uno, è l’unico modo.”
“Potter.” La sua voce mi rimbombava dentro, non mi sentivo pronto a guardarlo, né a sentire le sue parole. Ma il tempo era ormai agli sgoccioli.
“Non ti fidare, Harry, di nessuno. Sono crudeli, sono infidi. Ogni traccia di amore è stata estirpata dalle loro anime. Harry, trovala. Proteggila, come io avrei voluto fare per tua madre. Hanno gli stessi capelli.” Mentre una lacrima rigava le guancie di Piton, nel quadro stesso, Silente sospirò.
“Ora concentriamoci sul come agire.” Ron assentì vigorosamente e cominciò a camminare avanti e indietro. C’era qualcosa nell’aria, qualcosa che suonava come un terrore strisciante, una sorda paura.
 
Arthur – Villa Conchiglia
 
La luce fioca delle candele illuminava il volto dei miei figli, ormai adulti, che serravano le mascelle. I lineamenti erano tesi e duri, segnati dal dolore di aver già visto due guerre, in così giovane età.
Formavamo un cerchio, nella sala d’ingresso, al centro le donne e i bambini. La casa era circondata di incantesimi potenti, eppure non riuscivamo a sentirci al sicuro. Nemmeno nella nostra dimora.
Il silenzio era troppo assordante.

Astoria – Germania
 
Il clima rigido e severo colorava gli occhi di mio marito, già grigi, di una sfumatura indaco.
Le sue occhiaie erano marcate, gli occhi spalancati e persi. Draco era profondamente turbato, come me. Ma gli sorrisi e lo presi per mano.
C’era troppo silenzio tra noi due.
 
Hagrid – Hogwarts
 
Dovevo andare verso al castello per rivedere i miei vecchi amici. Nei guai erano, fino al collo, per la barba di Merlino! Io c’ero quando Harry era un cosino piccolo piccolo che mi ci stava in una mano, e c’ero anche con James. Ce lo avevo giurato, l’avrei sempre protetto, io.
Ah, la cara vecchia Hogwarts! Così tranquilla, così silenziosa.
 
Sconosciuto
 
“La ragazza cederà.”
“E se così non fosse?”
“Patirà una sorte peggiore della morte!” disse Lui, alzandosi infervorato.
“Non potevamo prevederlo.” Mormorai nervoso. Ma lui parve distendersi e tornò a sedersi sul suo trono di roccia.
“Non importa, abbiamo ottenuto comunque quello che volevamo. Sono così prevedibili, così… Buoni. La bontà è prevedibile e sciocca, ricorda. Li distruggeremo prima ancora di dover alzare la bacchetta. La guerra è alle porte.”
“Quando?”
“Ha avuto inizio stanotte, stolto. Prima che l’alba sorga qualcuno urlerà, e il gioco avrà inizio.
Sono già tutti morti, solo che ancora non lo sanno.”



Eccoci qui! Questo capitolo è stato tosto, e quello che viene è ancora peggio (buahahaha). Volevo ringraziare di cuore i miei fedeli commentatori <3 Grazie anche a chi si limita a leggere questa ff, sappiate che mi piaerebbe davvero sapere cosa ne pensate :)
Ne apporfitto per augurarvi buone vacanze e BUON NATALE <3
Il prossimo capitolo arriverà a brevissimissimo :)
   
 
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