Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 6/?
Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri Personaggi: Hermione
Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash
Capitolo 7. Hogwarts
‘Ho schiantato Lord
Voldemort! Ho schiantato Lord Voldemort! Oh mio dio…’ fu l’unica che
Harry riuscì a pensare guardando il corpo accasciato a terra di Riddle, mentre
teneva ancora la bacchetta a mezz’aria.
Non si aspettava certo che
sarebbe iniziata così, anzi, se doveva essere sincero non aveva pensato granché
alle conseguenze sin dall’inizio. Non aveva nemmeno collegato la data del
viaggio con il giovane Voldemort, e dire che Hermione gli aveva mostrato
l’annuario appena qualche settimana prima!
Cercando una qualche
soluzione, Harry si guardò intorno, notando solo ora il paesaggio e
riconoscendo il lago di Hogwarts.
Hogwarts.
Ce l’aveva fatta! Era
ancora vivo e quello era indubbiamente il lago vicino al quale aveva passato
tanti pomeriggi.
Abbassò lo sguardo,
riportandolo sulla figura immobile ad appena un metro da lui: a giudicare da
chi aveva di fronte in quel momento, aveva anche azzeccato il periodo, era
davvero cinquant’anni nel passato.
Il significato della sua
situazione attuale lo colpì in pieno: quello che aveva davanti era Voldemort e
lui lo aveva appena attaccato. Non era rimasto nemmeno un attimo a riflettere,
aveva agito d’istinto, reagendo allo shock e alla paura. Ora però, con la mente
più lucida, Harry si sentì i pugni tremare e la mano stringere convulsamente la
bacchetta.
Quello era Voldemort,
lo stesso Voldemort che aveva ucciso i suoi genitori, lasciandolo per anni
nell’inferno di casa Dursley, lo stesso Voldemort che aveva cercato di
ucciderlo innumerevoli volte, mettendo in pericolo anche tutti i suoi amici, lo
stesso Voldemort a cui era da attribuire la colpa della morte di Cedric,
Sirius, Silente, Lavanda, Hanna Abbott, Dawlish, Micheal Corner. Ed ora lui lo
aveva lì, svenuto ai suoi piedi, e sarebbe bastato così poco per far sì che
nulla di tutto quello fosse mai successo…
No, si disse Harry
rilassando i muscoli e scuotendo vigorosamente la testa, era stato già
abbastanza stupido andare a disturbare la linea temporale – Dio solo sapeva
quali cambiamenti aveva già causato il suo solo essere arrivato – non poteva
permettersi una così grande intromissione. Se avesse ucciso lì sul momento Tom
Riddle, il mondo che conosceva sarebbe diventato completamente diverso, magari
cambiato in peggio (anche se dubitava potesse andare peggio di come stava
andando ora), oppure sparire completamente.
Il moretto tirò un lungo
sospiro. Beh, ora che aveva stabilito che non avrebbe ucciso seduta stante
l’altro ragazzo, qualcosa doveva pur fare al riguardo. Tra tutte le persone che
avrebbe potuto incontrare per prime, proprio Tom Riddle doveva capitare.
Harry si tirò su in piedi e
ripose la bacchetta in tasca mentre si avvicinava alla figura distesa. Assai
poco delicatamente prese Riddle per le braccia e cominciò a trascinarlo verso l’albero
più vicino.
‘Merlino quanto pesa’ pensò
Harry mentre lo tirava a fatica tra l’erba, non volendo ammettere che per
quanto la figura della sua nemesi fosse piuttosto snella, era probabilmente di
diversi centimetri più alta di lui.
Arrivato al costeggiare
degli alberi, posizionò il corpo seduto con la schiena contro un albero e lo
lasciò lì, con la testa a penzoloni e i vestiti stropicciati. Con un po’ di
fortuna, lo schiantesimo sarebbe stato abbastanza forte da fargli dimenticare
l’incontro e in caso contrario, beh, non aveva comunque intenzione di farsi
vedere molto in giro. Voltò le spalle al ragazzo dormiente e cominciò ad
incamminarsi verso la scuola.
Cosa avrebbe fatto ora? Non
aveva avuto il tempo di formarsi alcun piano prima di gettarsi a capofitto
nell’impresa, temendo che se si fosse fermato a riflettere, si sarebbe reso
conto di che pazzia stesse commettendo e ci avrebbe ripensato.
Per prima cosa non doveva
farsi vedere – ‘cosa che fin ad ora mi è riuscita spettacolarmente’, pensò
ironico – poi doveva concentrarsi sulla missione per cui era venuto lì sin dal
principio: trovare il dannatissimo libro sui legami magici.
Quando si cominciarono a
scorgere le prime guglie del castello, Harry pensò che forse sarebbe stato
meglio tirare fuori il suo Mantello dell’Invisibilità se avesse voluto evitare
scene simili a quella di prima. Una volta nascosto agli occhi di tutti,
continuò con passo deciso verso i portoni che conducevano alla Sala d’Ingresso:
aveva in mente il posto perfetto dove poter passare la sua permanenza
indisturbato.
Salì i gradini due a due e
solo dopo aver varcato le enormi porte di quercia cominciò a scorgere i primi
membri del corpo studentesco vagare distrattamente per la sala, la maggior
parte di quelli che passavano diretti verso la Sala Grande. Evidentemente era
ora di pranzo.
‘Meglio così’ pensò mentre
si avvicinava alle grandi scale che portavano ai piani superiori, ‘almeno non
dovrò preoccuparmi di schivare la folla nei corridoi’.
Arrivato al secondo piano,
prese uno dei tanti passaggi segreti che conosceva a memoria, subito dietro ad
un arazzo, che lo portò direttamente al settimo senza troppa fatica. Percorse
il corridoio deserto, osservandosi curiosamente intorno. Hogwarts era Hogwarts
in tutte le epoche, eppure era inevitabile per Harry, che aveva passato tanto
di quel tempo a girovagare di nascosto per i corridoi del castello, notare
anche le minime differenze, come quadri che non aveva mai visto prima o
armature fuori posto.
Girato l’angolo, un sorriso
gli comparve sul volto: per fortuna l’arazzo di Barnaba il Babbeo era dove
sarebbe sempre stato.
Camminò in fretta per tre
volte andando avanti e indietro davanti alla nuda parete, pensando per tutto il
tempo ad una semplice e confortevole stanza dove poter alloggiare. Al terzo
passaggio, la porta della Stanza delle Necessità si materializzò magicamente ed
Harry, senza alcun indugio, girò il pomello e l’aprì.
Davanti ai suoi occhi vi
era una stanza di medie proporzioni, dipinta in leggeri toni di blu e azzurro.
In uno degli angoli a sinistra un grande letto a baldacchino era posizionato
contro il muro, con di fianco il proprio comodino completo di abat-jour. Al
centro un piccolo tavolino basso circondato da un divanetto e una poltrona
erano radunati di fronte ad uno scoppiettante caminetto, mentre dall’altro
lato, verso l’ultima parete, vi era una scrivania di mogano già equipaggiata
con piume, pergamene e calamaio. Di fianco al letto infine si apriva un’altra
porta, probabilmente collegata al bagno.
Harry si richiuse la porta
alle spalle e vi installò un incantesimo d’allarme che lo avrebbe avvisato se
qualcuno avesse tentato di entrare senza il suo consenso. Si avvicinò al letto
e ne tastò la morbidezza molleggiandocisi per qualche secondo sopra, poi tirò
fuori dalla tasca il suo baule rimpicciolito e lo riportò a grandezza naturale,
sistemandolo ai piedi del letto come era solito fare nel suo amato dormitorio.
Ora che tutte le sue cose
erano sistemate, prese per un attimo in considerazione l’idea di fare un salto
da subito in biblioteca, ma un profondo sbadiglio gli fece realizzare quanto
davvero fosse esausto: nessuno poteva dire che i viaggi nel tempo non fossero
stancanti. Si limitò a togliersi le scarpe prima di buttarsi a peso morto sul
letto soffice.
“Ragazzi che giornata” sospirò. Si girò da un lato e gattonò
verso il suo baule nel quale, una volta aperto, rovistò per qualche secondo
prima di tirare fuori una piccola boccetta dal liquido blu: pozione soporifera.
Erano diversi mesi che ormai gli era diventato indispensabile assumerne una
dose prima di andare a dormire a causa dei terribili incubi che gli infestavano
il sonno. Senza la pozione creata apposta per assicurare un sonno senza sogni,
si sarebbe sicuramente svegliato urlando come un pazzo.
L’unico problema era che quel tipo di pozione dava
assuefazione. Poppy più di una volta di prenderla gli aveva proibito,
nonostante avesse sempre lasciato l’armadietto delle scorte aperto: sapeva in
fondo cosa voleva dire essere in guerra ed Harry preferiva essere dipendente
che insonne.
Stappò la boccetta e ne deglutì il contenuto in una volta sola.
Ebbe appena il tempo di infilarsi sotto le coperte prima di cadere in un sonno
profondo, dimenticandosi che fosse solo ora di pranzo.
Tom aprì gli occhi e la
prima cosa che notò fu il cielo molto più scuro di quanto non ricordasse. Provò
a spostarsi e una fitta alla schiena gli impedì i movimenti per qualche
secondo, irrigidito dalla postura scomoda nella quale aveva apparentemente
dormito per diverse ore. Come aveva fatto ad addormentarsi là fuori? Si chiese
stupito mentre riusciva a fatica ad alzarsi in piedi, stirando i muscoli
indolenziti. In realtà l’ultima cosa che ricordava era leggere il suo libro…
Si guardò intorno cercando
il prezioso oggetto, non trovandoselo in mano e neppure nei vicini dintorni
dell’albero a cui era appoggiato. Lasciando vagare lo sguardo verso il resto
della radura, finalmente scovò il libro a qualche metro di distanza, appoggiato
sull’erba.
“Ma che diavolo…?” sussurrò
mentre correva a raccoglierlo e ne controllava eventuali ammaccature.
Come aveva fatto a finire
così lontano se ricordava benissimo di averlo tenuto tra le mani, mentre lo
leggeva appoggiato all’albero?
Alzò lo sguardo ad
osservare il punto dove aveva trovato il libro e in effetti riconobbe, anche
nell’ombra che era scesa, l’esatto punto dove aveva passato il pomeriggio a
leggere: non era il libro ad essersi spostato, era stato lui.
Tom assottigliò gli occhi,
non gradendo per niente la svolta che aveva preso la giornata. Non era più
nemmeno sicuro di essersi addormentato a questo punto e, nel caso lo avesse
fatto, difficilmente avrebbe potuto spostarsi di dieci metri nel sonno. Cos’è
che non riusciva a ricordare?
Scrutò ancora con
attenzione ogni angolo della radura intorno a sé alla ricerca di indizi, finché
non lo vide, a poca distanza da lui: un punto preciso dove l’erba alta era
appiattita ed in alcuni punti strappata. Si avvicinò con cautela ed arrivato
proprio davanti al punto, si accucciò. Per qualche motivo provò un forte senso
di dejà-vu e sempre più incuriosito e sospettoso, spostò con una mano i fili
d’erba distrutti: sembrava proprio come se qualcuno fosse stato sdraiato su
quei ciuffi, come se ci si fosse poi rotolato, o…
Il ragazzo.
Il verde di quegli occhi.
Lo schiantesimo.
Il buio.
Flash di quel pomeriggio
tornarono a Tom con forza facendogli mozzare il respiro e massaggiarsi la tesa
dolorante. Ora ricordava: stava leggendo tranquillo, lamentandosi dei suoi
compagni di Casa quando quel ragazzo era comparso dal nulla, cadendo a
terra svenuto.
Tom tastò distrattamente
l’erba dove ora sapeva era stata sdraiata la figura misteriosa, quasi ad
accertarsi che fosse reale, perché era sicuro che se non ne avesse avuto
davanti le prove, avrebbe creduto tutto un sogno.
Ripassò nella mente tutti i
particolari di quella figura, dagli spettinatissimi capelli d’ebano alla divisa
bizzarra, fino a ricordarsi la strana cicatrice a forma di saetta che portava
sulla fronte, quella che, quando l’aveva toccata, aveva prodotto una scarica
elettrica attraverso tutto il corpo svenuto. Una cicatrice così non veniva da
una ferita normale, rifletté Tom, nel mondo magico le lesioni che non potevano
essere guarite magicamente erano davvero poche.
In ogni caso, ora che stava
rivivendo nella mente tutto l’episodio, non era la cicatrice la cosa che più lo
aveva turbato. Nulla al mondo gli avrebbe fatto dimenticare lo sguardo di
terrore in quei brillanti occhi smeraldo appena lo avevano riconosciuto.
Perché tanta paura? E
com’era possibile che lo avesse riconosciuto, mentre lui era sicuro di non
averlo mai visto prima? Vero, indossava una divisa di Hogwarts quindi
sicuramente aveva già visto Tom per i corridoi (soprattutto vista la fama che
aveva per tutta la scuola), però aveva lo stemma di Grifondoro e lui era sicuro
di conoscere tutti i Grifondoro del suo anno, almeno di vista. In più il modo
in cui era comparso, dal nulla completo…
No, decisamente c’era
qualcosa che non quadrava e Tom era fermamente deciso a scoprire cosa.
Si alzò in piedi in un
fluido movimento e cominciò a dirigersi verso la scuola a passo spedito,
continuando a pensare all’accaduto e in meno di dieci minuti era già alle porte
del castello.
Entrando nella Sala
d’Ingresso, la prima cosa che vide fu il folto gruppo di studenti che
chiacchieravano davanti alle porte che davano sulla Sala Grande, aspettando che
aprissero i battenti per andare a mangiare. Sentendo i crampi allo stomaco al
pensiero della cena, si ricordò solo in quel momento di aver saltato il pranzo.
“Ehi Tom! Dove eri finito?”
Una voce esclamò alle sue spalle e, voltandosi, Tom si trovò di fronte al suo
compagno di Casa e unica persona che poteva permettersi di rivolgersi a lui
così casualmente: Orion Black.
Orion aveva neri capelli
mossi che gli arrivano appena sopra le spalle, tagliati in modo da lasciare un
po’ di frangia coprirgli gli occhi grigio tempesta. Alle sue parole molti si
erano voltati e la maggior parte delle ragazze sembravano indecise su quale dei
due ragazzi restare a fissare: Black era il playboy ufficiale della scuola, con
il suo corpo da favola e il sorriso accattivante, ma a parità di bellezza, come
ripeteva sempre Giselle Malfoy, mancava del ‘carisma disarmante e fascino
misterioso del nostro Prefetto preferito’.
Tom assottigliò gli occhi e
fulminò l’altro ragazzo con uno sguardo gelido. “Cosa faccio nelle mie giornate
non è in nessun modo fatto tuo. Non mi sembra di aver fatto richiesta per un
cane da guardia.”
Orion per un attimo sembrò
ferito, ma in un attimo riprese il suo sorriso smagliante “Eddai Tom, non fare
sempre così, stavo solo cercando di fare l’amico.”
Tom si limitò a voltargli
le spalle “Non ho fatto richiesta neppure per quello.” Rispose, seguendo il
flusso di studenti che si riversavano in Sala Grande per prendere posto ai
tavoli, ora che le porte erano state aperte.
Se l’altro lo stava
seguendo, Tom non se ne curò, occupato a scrutare uno per uno i volti dei
ragazzi seduti al tavolo di Grifondoro. Per ora non aveva ancora visto da
nessuna parte lo sconosciuto del suo strano incontro, ma ancora molti dovevano
scendere per la cena, soprattutto contando la scarsa puntualità della casa dei
Leoni.
L’erede di Serpeverde prese
il suo solito posto al centro del tavolo con le spalle al muro, in modo da
avere di fronte l’intera sala. Alla sua sinistra si sedette Orion mentre alla
sua destra una ragazza dai capelli castani e il viso pallido che reggeva uno
spesso libro di pozioni con una mano e la forchetta con l’altra. Davanti a lui,
erano seduti un ragazzo e una ragazza dai lineamenti quasi identici: capelli
biondi, pelle nivea e tratti aristocratici che gridavano ‘Purosangue’ da ogni
parte. Giselle Malfoy e suo fratello maggiore Abraxas stavano chiacchierando
compostamente mentre mangiavano e sorseggiavano vino dai loro calici d’oro.
Qualche posto più in là una
rossa stava imboccando il proprio ragazzo suscitando gli sguardi schifati dei
loro compagni di Casa che vi sedevano di fronte, Marcus Mulciber e Caleb
Dolohov.
“Ehi Giselle, hai mica
visto Madlene? È tutto il giorno che la cerco” chiese Orion rivolgendosi alla
biondina che era indaffarata a legare i capelli del fratello in un codino
basso.
“Oh, ho sentito che è in
infermeria, Heidi l’ha sentita insultare Rudo e le ha lanciato una brutta
Fattura Orcovolante,” rispose lanciando uno sguardo esasperato alla coppietta
qualche posto più in là, “e a proposito, sarà meglio fare qualcosa prima che
Marcus e Caleb vomitino, i due piccioncini fanno venire la nausea – Abrax, stai
fermo, se no ti farà ancora più male – comunque io non c’ero in quel momento,
stavo provando il nuovo rubinetto della vasca dei Prefetti, quello con le bolle
rosa, ma Eileen ha visto tutto, vero Eileen?” finì tutto d’un fiato. La ragazza
col libro di pozioni alzò lo sguardo, ma si limitò a rispondere con un cenno
affermativo.
“Ecco fatto!” continuò
Giselle finendo di fare il fiocco al nastro di raso nero tra i capelli del
fratello, che la stava intanto fulminando con lo sguardo, senza però perdere
mai la postura impeccabile. “In ogni caso, perché ti serviva Madlene, Orion?”
“Oh niente, ci dovevamo
vedere stasera, ma poco male, troverò qualcun altro.” E detto questo si alzò
leggermente sulla panca e si sporse in avanti “Ehi Connor!” urlò verso il
tavolo dei Corvonero, facendo voltare un biondino, “Stasera, nove e mezza alla
statua della Strega Orba, ci sei?” chiese con un occhiolino e un sorrisino
sensuale. Quando l’altro ragazzo fece un cenno affermativo, Orion tornò
allegramente a mangiare.
“Seriamente Orion, non puoi
proprio fare a meno di farti qualunque cosa abbia un buco?” disse Marcus
Mulchiber, che nel frattempo era scappato da Rudolf e Heidi e si era seduto di
fianco a Giselle.
“Tsk, Tsk, tutta invidia la
tua, solo perché non riesci a trovare una ragazza decente da portare a letto
non vuol dire che io debba trattenermi. Hai provato dall’altra sponda? Potresti
avere più fortuna.” Rispose il ragazzo ridacchiando all’espressione schifata di
Marcus.
“Black, forse ti stai
dimenticando che siamo a tavola e un comportamento del genere non è
degno di quello di un Purosangue come te.” intervenne Abraxas con tono gelido
ma calmo, “Tom, per favore, digli qualcosa tu, sei l’unico che riesce a farlo
stare zitto.”
Ma Tom aveva ascoltato
appena le conversazioni dei suoi compagni, non che gli sarebbero interessate in
ogni caso, intento com’era a scrutare il tavolo rosso oro. Ormai erano scesi
tutti a mangiare, ma per quanto si sforzasse di aguzzare la vista, il
misterioso ragazzo di quel pomeriggio non si vedeva da nessuna parte.
“Ehi Tom, ci sei? Sei
ancora più taciturno del solito, il ché la dice lunga.” Chiese Orion
poggiandogli una mano sul braccio.
Tom si voltò di scatto,
fissando la mano sul suo braccio fino a che l’altro non la ritirò. Si alzò in
piedi, attirando l’attenzione del tavolo.
“Io mi ritiro in camera, il
primo che mi disturba, raggiunge Madlene Avery in infermeria.” E detto questo
si allontanò dal tavolo e uscì dalla sala a passo spedito.
Orion guardò il ragazzo
andarsene ed aggrottò la fronte “Ma che gli è preso? Prima sparisce per tutto
il pomeriggio, ora questo…”
Nessuno rispose: le azioni
del Re di Serpeverde non si discutevano.
Intanto Tom si era diretto
verso i sotterranei, formandosi nella mente teorie su teorie sul misterioso
moretto, una meno probabile dell’altra. Arrivato davanti al muro che celava
l’entrata della Sala Comune di Serpeverde disse la parola d’ordine in un
sussurro frustrato, entrando prima ancora che la porta di pietra scorrevole si
fosse del tutto aperta. Il fuoco del camino scoppiettava allegro benché la sala
comune fosse vuota, essendo tutti gli studenti a cena.
Tom si fermò indeciso se
sedersi sui divanetti di velluto verde di fronte al fuoco o salire direttamente
in camera, ma alla fine decise per quest’ultima: non sarebbe davvero riuscito a
sopportare le chiacchiere inutili dei suoi compagni di Casa quando sarebbero
tornati dalla Sala Grande.
Salì quei pochi gradini che
portavano al dormitorio maschile ed entrò nelle sue stanze personali di
Prefetto, chiudendosi la porta alle spalle e applicandovi un incantesimo
Imperturbabile, insieme ad un Colloportus. Rimettendo la bacchetta in tasca, si
diresse verso il letto e vi ci si buttò a pancia in su, incrociando le braccia
dietro la testa.
Continuava a rivedere nella
mente la scena di quel pomeriggio, cercando di imprimersi nella memoria quanti
più particolari poteva. Dopo qualche minuto, si ritrovò a soffocare uno
sbadiglio: non era tardi, eppure si sentiva davvero stanco nonostante fosse
rimasto svenuto per parecchie ore.
Quello schiantesimo… era
stato estremamente potente, soprattutto se si contava che diversi maghi a
quell’età non sanno nemmeno usarlo uno schiantesimo. Inoltre era stato
velocissimo a lanciare l’incantesimo e i riflessi con cui aveva tirato fuori la
bacchetta erano impressionanti, difficilmente uno studente normale avrebbe
potuto possedere una preparazione del genere. Saper agire rapidamente in una
situazione di pericolo non era qualcosa che si poteva imparare dai libri, ma
solo dall’esperienza.
Tom sospirò un’ultima volta mentre le
palpebre gli si facevano pesanti e si voltò da un lato, aspettando di cadere
nelle braccia di Morfeo. Quello che non sapeva era che ciò che stava
disperatamente cercando era addormentato solo sette piani più in alto.
A.N.:
Tornata da Londra! E come era prevedibile, mi sono sciroppata tutto d’un fiato
The Deathly Hollows. Voglio precisare che questa storia NON terrà
assolutamente conto del 7 libro, visto che è già stata pensata dall’inizio alla
fine, e NON ci saranno spoiler di alcun genere.
Detto
questo, torniamo alla storia: come avrete letto dalle reazioni, non sarà certo
subito rose e amore tra i due, sarebbe semplicemente ridicolo. Inoltre ho
cominciato ad introdurre i compagni di scuola di Tom e ne salterà fuori anche
qualcun’altro nel corso della storia… So che molta gente non vede di buon
occhio i personaggi inventati (io in primis quando leggo una storia ^^”), ma in
qualche modo spero che non li vediate sotto quest’ottica, primo perché sono
indispensabili (qualcuno la deve pur frequentare quella scuola) e secondo
perché nella stragrande maggioranza hanno un collegamento con i personaggi a
noi tutti noti (Malfoy, Orion Black, Dolohov, Avery, Eileen Principe…). Se per caso vi sarà difficile ricordare
tutti i nomi, basta dirlo e se volete posterò l’elenco dei nuovi personaggi.
Dio
che A.N. lunga! Vabbeh, ancora una cosa sola: non so davvero quando avrò di
nuovo a disposizione un computer per aggiornare, forse il 6, forse non so…
quindi vi prego di avere pazienza per questa estate!
RISPOSTE:
Selene_90:
sono contenta che ti sia piaciuto e pensando alle Harry/Tom, è un peccato che
ce ne siano così poche in giro…
lake:
spero che continuerai a leggere ^^. Dici che il 6 era il più bello? Mm, non so,
di sicuro mi sono divertita a scrivere i pensieri di Tom!
Zafyria:
già, finalmente è arrivato! Credimi, mi immaginavo così bene la scena dello
schiantesimo, mi sono divertita da pazzi a scriverla (di sicuro più d Tom ad
essere schiantato XD). Luna poi la trovavo semplicemente perfetta all’Ufficio
Misteri!
gokychan:
cercherò di fare del mio meglio, ma come ho già detto è difficile in vacanza
avere un computer a portata di mano…
Michy90: W il Tom Riddle Fan Club! XD
Condivido pienamente i tuoi sentimenti verso questo fantastico personaggio (e
arrossisco profondamente ai complimenti ^^”). Mi chiedo spesso come mai nel
mondo dello slash dove si trova praticamente di tutto, siano così poche le
TRxHP confronto alle HPxDM o HPxSP, è davvero un peccato…
P.S.:
Deathly Hallows letto, finito e riletto, ma non voglio dare giudizi né spoiler,
quindi terrò la bocca chiusa :).
kristin:
ehehe, lo schiantesimo l’ho trovato la reazione più verosimile che Harry
potesse avere alla fine. Di Orion poi se ne vedrà dell’altro, stanne certa!
Selvy:
un altro membro del Tom Riddle Fan Club, dovrò cominciare a fare le targhette
XD
Infine
ringrazio di cuore anche tutti quelli che leggono e seguono anche se non
lasciano un commento (bruttissima abitudine che troppo spesso ho anch’io ^^”)!