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Autore: Lien    27/07/2007    7 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 6/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 7.  Hogwarts

 

 

 

‘Ho schiantato Lord Voldemort! Ho schiantato Lord Voldemort! Oh mio dio…’ fu l’unica che Harry riuscì a pensare guardando il corpo accasciato a terra di Riddle, mentre teneva ancora la bacchetta a mezz’aria.

 

Non si aspettava certo che sarebbe iniziata così, anzi, se doveva essere sincero non aveva pensato granché alle conseguenze sin dall’inizio. Non aveva nemmeno collegato la data del viaggio con il giovane Voldemort, e dire che Hermione gli aveva mostrato l’annuario appena qualche settimana prima!

 

Cercando una qualche soluzione, Harry si guardò intorno, notando solo ora il paesaggio e riconoscendo il lago di Hogwarts.

 

Hogwarts.

 

Ce l’aveva fatta! Era ancora vivo e quello era indubbiamente il lago vicino al quale aveva passato tanti pomeriggi.

 

Abbassò lo sguardo, riportandolo sulla figura immobile ad appena un metro da lui: a giudicare da chi aveva di fronte in quel momento, aveva anche azzeccato il periodo, era davvero cinquant’anni nel passato.

 

Il significato della sua situazione attuale lo colpì in pieno: quello che aveva davanti era Voldemort e lui lo aveva appena attaccato. Non era rimasto nemmeno un attimo a riflettere, aveva agito d’istinto, reagendo allo shock e alla paura. Ora però, con la mente più lucida, Harry si sentì i pugni tremare e la mano stringere convulsamente la bacchetta.

 

Quello era Voldemort, lo stesso Voldemort che aveva ucciso i suoi genitori, lasciandolo per anni nell’inferno di casa Dursley, lo stesso Voldemort che aveva cercato di ucciderlo innumerevoli volte, mettendo in pericolo anche tutti i suoi amici, lo stesso Voldemort a cui era da attribuire la colpa della morte di Cedric, Sirius, Silente, Lavanda, Hanna Abbott, Dawlish, Micheal Corner. Ed ora lui lo aveva lì, svenuto ai suoi piedi, e sarebbe bastato così poco per far sì che nulla di tutto quello fosse mai successo…

 

No, si disse Harry rilassando i muscoli e scuotendo vigorosamente la testa, era stato già abbastanza stupido andare a disturbare la linea temporale – Dio solo sapeva quali cambiamenti aveva già causato il suo solo essere arrivato – non poteva permettersi una così grande intromissione. Se avesse ucciso lì sul momento Tom Riddle, il mondo che conosceva sarebbe diventato completamente diverso, magari cambiato in peggio (anche se dubitava potesse andare peggio di come stava andando ora), oppure sparire completamente.

 

Il moretto tirò un lungo sospiro. Beh, ora che aveva stabilito che non avrebbe ucciso seduta stante l’altro ragazzo, qualcosa doveva pur fare al riguardo. Tra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare per prime, proprio Tom Riddle doveva capitare.

 

Harry si tirò su in piedi e ripose la bacchetta in tasca mentre si avvicinava alla figura distesa. Assai poco delicatamente prese Riddle per le braccia e cominciò a trascinarlo verso l’albero più vicino.

 

‘Merlino quanto pesa’ pensò Harry mentre lo tirava a fatica tra l’erba, non volendo ammettere che per quanto la figura della sua nemesi fosse piuttosto snella, era probabilmente di diversi centimetri più alta di lui.

 

Arrivato al costeggiare degli alberi, posizionò il corpo seduto con la schiena contro un albero e lo lasciò lì, con la testa a penzoloni e i vestiti stropicciati. Con un po’ di fortuna, lo schiantesimo sarebbe stato abbastanza forte da fargli dimenticare l’incontro e in caso contrario, beh, non aveva comunque intenzione di farsi vedere molto in giro. Voltò le spalle al ragazzo dormiente e cominciò ad incamminarsi verso la scuola.

 

Cosa avrebbe fatto ora? Non aveva avuto il tempo di formarsi alcun piano prima di gettarsi a capofitto nell’impresa, temendo che se si fosse fermato a riflettere, si sarebbe reso conto di che pazzia stesse commettendo e ci avrebbe ripensato.

 

Per prima cosa non doveva farsi vedere – ‘cosa che fin ad ora mi è riuscita spettacolarmente’, pensò ironico – poi doveva concentrarsi sulla missione per cui era venuto lì sin dal principio: trovare il dannatissimo libro sui legami magici.

 

Quando si cominciarono a scorgere le prime guglie del castello, Harry pensò che forse sarebbe stato meglio tirare fuori il suo Mantello dell’Invisibilità se avesse voluto evitare scene simili a quella di prima. Una volta nascosto agli occhi di tutti, continuò con passo deciso verso i portoni che conducevano alla Sala d’Ingresso: aveva in mente il posto perfetto dove poter passare la sua permanenza indisturbato.

 

Salì i gradini due a due e solo dopo aver varcato le enormi porte di quercia cominciò a scorgere i primi membri del corpo studentesco vagare distrattamente per la sala, la maggior parte di quelli che passavano diretti verso la Sala Grande. Evidentemente era ora di pranzo.

 

‘Meglio così’ pensò mentre si avvicinava alle grandi scale che portavano ai piani superiori, ‘almeno non dovrò preoccuparmi di schivare la folla nei corridoi’.

 

Arrivato al secondo piano, prese uno dei tanti passaggi segreti che conosceva a memoria, subito dietro ad un arazzo, che lo portò direttamente al settimo senza troppa fatica. Percorse il corridoio deserto, osservandosi curiosamente intorno. Hogwarts era Hogwarts in tutte le epoche, eppure era inevitabile per Harry, che aveva passato tanto di quel tempo a girovagare di nascosto per i corridoi del castello, notare anche le minime differenze, come quadri che non aveva mai visto prima o armature fuori posto.

 

Girato l’angolo, un sorriso gli comparve sul volto: per fortuna l’arazzo di Barnaba il Babbeo era dove sarebbe sempre stato.

 

Camminò in fretta per tre volte andando avanti e indietro davanti alla nuda parete, pensando per tutto il tempo ad una semplice e confortevole stanza dove poter alloggiare. Al terzo passaggio, la porta della Stanza delle Necessità si materializzò magicamente ed Harry, senza alcun indugio, girò il pomello e l’aprì.

 

Davanti ai suoi occhi vi era una stanza di medie proporzioni, dipinta in leggeri toni di blu e azzurro. In uno degli angoli a sinistra un grande letto a baldacchino era posizionato contro il muro, con di fianco il proprio comodino completo di abat-jour. Al centro un piccolo tavolino basso circondato da un divanetto e una poltrona erano radunati di fronte ad uno scoppiettante caminetto, mentre dall’altro lato, verso l’ultima parete, vi era una scrivania di mogano già equipaggiata con piume, pergamene e calamaio. Di fianco al letto infine si apriva un’altra porta, probabilmente collegata al bagno.

 

Harry si richiuse la porta alle spalle e vi installò un incantesimo d’allarme che lo avrebbe avvisato se qualcuno avesse tentato di entrare senza il suo consenso. Si avvicinò al letto e ne tastò la morbidezza molleggiandocisi per qualche secondo sopra, poi tirò fuori dalla tasca il suo baule rimpicciolito e lo riportò a grandezza naturale, sistemandolo ai piedi del letto come era solito fare nel suo amato dormitorio.

 

Ora che tutte le sue cose erano sistemate, prese per un attimo in considerazione l’idea di fare un salto da subito in biblioteca, ma un profondo sbadiglio gli fece realizzare quanto davvero fosse esausto: nessuno poteva dire che i viaggi nel tempo non fossero stancanti. Si limitò a togliersi le scarpe prima di buttarsi a peso morto sul letto soffice.

 

“Ragazzi che giornata” sospirò. Si girò da un lato e gattonò verso il suo baule nel quale, una volta aperto, rovistò per qualche secondo prima di tirare fuori una piccola boccetta dal liquido blu: pozione soporifera. Erano diversi mesi che ormai gli era diventato indispensabile assumerne una dose prima di andare a dormire a causa dei terribili incubi che gli infestavano il sonno. Senza la pozione creata apposta per assicurare un sonno senza sogni, si sarebbe sicuramente svegliato urlando come un pazzo.

 

L’unico problema era che quel tipo di pozione dava assuefazione. Poppy più di una volta di prenderla gli aveva proibito, nonostante avesse sempre lasciato l’armadietto delle scorte aperto: sapeva in fondo cosa voleva dire essere in guerra ed Harry preferiva essere dipendente che insonne.

 

Stappò la boccetta e ne deglutì il contenuto in una volta sola. Ebbe appena il tempo di infilarsi sotto le coperte prima di cadere in un sonno profondo, dimenticandosi che fosse solo ora di pranzo.

 

 

 

 

Tom aprì gli occhi e la prima cosa che notò fu il cielo molto più scuro di quanto non ricordasse. Provò a spostarsi e una fitta alla schiena gli impedì i movimenti per qualche secondo, irrigidito dalla postura scomoda nella quale aveva apparentemente dormito per diverse ore. Come aveva fatto ad addormentarsi là fuori? Si chiese stupito mentre riusciva a fatica ad alzarsi in piedi, stirando i muscoli indolenziti. In realtà l’ultima cosa che ricordava era leggere il suo libro…

 

Si guardò intorno cercando il prezioso oggetto, non trovandoselo in mano e neppure nei vicini dintorni dell’albero a cui era appoggiato. Lasciando vagare lo sguardo verso il resto della radura, finalmente scovò il libro a qualche metro di distanza, appoggiato sull’erba.

 

“Ma che diavolo…?” sussurrò mentre correva a raccoglierlo e ne controllava eventuali ammaccature.

 

Come aveva fatto a finire così lontano se ricordava benissimo di averlo tenuto tra le mani, mentre lo leggeva appoggiato all’albero?

 

Alzò lo sguardo ad osservare il punto dove aveva trovato il libro e in effetti riconobbe, anche nell’ombra che era scesa, l’esatto punto dove aveva passato il pomeriggio a leggere: non era il libro ad essersi spostato, era stato lui.

 

Tom assottigliò gli occhi, non gradendo per niente la svolta che aveva preso la giornata. Non era più nemmeno sicuro di essersi addormentato a questo punto e, nel caso lo avesse fatto, difficilmente avrebbe potuto spostarsi di dieci metri nel sonno. Cos’è che non riusciva a ricordare?

 

Scrutò ancora con attenzione ogni angolo della radura intorno a sé alla ricerca di indizi, finché non lo vide, a poca distanza da lui: un punto preciso dove l’erba alta era appiattita ed in alcuni punti strappata. Si avvicinò con cautela ed arrivato proprio davanti al punto, si accucciò. Per qualche motivo provò un forte senso di dejà-vu e sempre più incuriosito e sospettoso, spostò con una mano i fili d’erba distrutti: sembrava proprio come se qualcuno fosse stato sdraiato su quei ciuffi, come se ci si fosse poi rotolato, o…

 

Il ragazzo.

 

Il verde di quegli occhi.

 

Lo schiantesimo.

 

Il buio.

 

Flash di quel pomeriggio tornarono a Tom con forza facendogli mozzare il respiro e massaggiarsi la tesa dolorante. Ora ricordava: stava leggendo tranquillo, lamentandosi dei suoi compagni di Casa quando quel ragazzo era comparso dal nulla, cadendo a terra svenuto.

Tom tastò distrattamente l’erba dove ora sapeva era stata sdraiata la figura misteriosa, quasi ad accertarsi che fosse reale, perché era sicuro che se non ne avesse avuto davanti le prove, avrebbe creduto tutto un sogno.

 

Ripassò nella mente tutti i particolari di quella figura, dagli spettinatissimi capelli d’ebano alla divisa bizzarra, fino a ricordarsi la strana cicatrice a forma di saetta che portava sulla fronte, quella che, quando l’aveva toccata, aveva prodotto una scarica elettrica attraverso tutto il corpo svenuto. Una cicatrice così non veniva da una ferita normale, rifletté Tom, nel mondo magico le lesioni che non potevano essere guarite magicamente erano davvero poche.

 

In ogni caso, ora che stava rivivendo nella mente tutto l’episodio, non era la cicatrice la cosa che più lo aveva turbato. Nulla al mondo gli avrebbe fatto dimenticare lo sguardo di terrore in quei brillanti occhi smeraldo appena lo avevano riconosciuto.

 

Perché tanta paura? E com’era possibile che lo avesse riconosciuto, mentre lui era sicuro di non averlo mai visto prima? Vero, indossava una divisa di Hogwarts quindi sicuramente aveva già visto Tom per i corridoi (soprattutto vista la fama che aveva per tutta la scuola), però aveva lo stemma di Grifondoro e lui era sicuro di conoscere tutti i Grifondoro del suo anno, almeno di vista. In più il modo in cui era comparso, dal nulla completo…

 

No, decisamente c’era qualcosa che non quadrava e Tom era fermamente deciso a scoprire cosa.

 

Si alzò in piedi in un fluido movimento e cominciò a dirigersi verso la scuola a passo spedito, continuando a pensare all’accaduto e in meno di dieci minuti era già alle porte del castello.

 

Entrando nella Sala d’Ingresso, la prima cosa che vide fu il folto gruppo di studenti che chiacchieravano davanti alle porte che davano sulla Sala Grande, aspettando che aprissero i battenti per andare a mangiare. Sentendo i crampi allo stomaco al pensiero della cena, si ricordò solo in quel momento di aver saltato il pranzo.

 

“Ehi Tom! Dove eri finito?” Una voce esclamò alle sue spalle e, voltandosi, Tom si trovò di fronte al suo compagno di Casa e unica persona che poteva permettersi di rivolgersi a lui così casualmente: Orion Black.

 

Orion aveva neri capelli mossi che gli arrivano appena sopra le spalle, tagliati in modo da lasciare un po’ di frangia coprirgli gli occhi grigio tempesta. Alle sue parole molti si erano voltati e la maggior parte delle ragazze sembravano indecise su quale dei due ragazzi restare a fissare: Black era il playboy ufficiale della scuola, con il suo corpo da favola e il sorriso accattivante, ma a parità di bellezza, come ripeteva sempre Giselle Malfoy, mancava del ‘carisma disarmante e fascino misterioso del nostro Prefetto preferito’.

 

Tom assottigliò gli occhi e fulminò l’altro ragazzo con uno sguardo gelido. “Cosa faccio nelle mie giornate non è in nessun modo fatto tuo. Non mi sembra di aver fatto richiesta per un cane da guardia.”

 

Orion per un attimo sembrò ferito, ma in un attimo riprese il suo sorriso smagliante “Eddai Tom, non fare sempre così, stavo solo cercando di fare l’amico.”

 

Tom si limitò a voltargli le spalle “Non ho fatto richiesta neppure per quello.” Rispose, seguendo il flusso di studenti che si riversavano in Sala Grande per prendere posto ai tavoli, ora che le porte erano state aperte.

 

Se l’altro lo stava seguendo, Tom non se ne curò, occupato a scrutare uno per uno i volti dei ragazzi seduti al tavolo di Grifondoro. Per ora non aveva ancora visto da nessuna parte lo sconosciuto del suo strano incontro, ma ancora molti dovevano scendere per la cena, soprattutto contando la scarsa puntualità della casa dei Leoni.

 

L’erede di Serpeverde prese il suo solito posto al centro del tavolo con le spalle al muro, in modo da avere di fronte l’intera sala. Alla sua sinistra si sedette Orion mentre alla sua destra una ragazza dai capelli castani e il viso pallido che reggeva uno spesso libro di pozioni con una mano e la forchetta con l’altra. Davanti a lui, erano seduti un ragazzo e una ragazza dai lineamenti quasi identici: capelli biondi, pelle nivea e tratti aristocratici che gridavano ‘Purosangue’ da ogni parte. Giselle Malfoy e suo fratello maggiore Abraxas stavano chiacchierando compostamente mentre mangiavano e sorseggiavano vino dai loro calici d’oro.

 

Qualche posto più in là una rossa stava imboccando il proprio ragazzo suscitando gli sguardi schifati dei loro compagni di Casa che vi sedevano di fronte, Marcus Mulciber e Caleb Dolohov.

 

“Ehi Giselle, hai mica visto Madlene? È tutto il giorno che la cerco” chiese Orion rivolgendosi alla biondina che era indaffarata a legare i capelli del fratello in un codino basso.

 

“Oh, ho sentito che è in infermeria, Heidi l’ha sentita insultare Rudo e le ha lanciato una brutta Fattura Orcovolante,” rispose lanciando uno sguardo esasperato alla coppietta qualche posto più in là, “e a proposito, sarà meglio fare qualcosa prima che Marcus e Caleb vomitino, i due piccioncini fanno venire la nausea – Abrax, stai fermo, se no ti farà ancora più male – comunque io non c’ero in quel momento, stavo provando il nuovo rubinetto della vasca dei Prefetti, quello con le bolle rosa, ma Eileen ha visto tutto, vero Eileen?” finì tutto d’un fiato. La ragazza col libro di pozioni alzò lo sguardo, ma si limitò a rispondere con un cenno affermativo.

 

“Ecco fatto!” continuò Giselle finendo di fare il fiocco al nastro di raso nero tra i capelli del fratello, che la stava intanto fulminando con lo sguardo, senza però perdere mai la postura impeccabile. “In ogni caso, perché ti serviva Madlene, Orion?”

 

“Oh niente, ci dovevamo vedere stasera, ma poco male, troverò qualcun altro.” E detto questo si alzò leggermente sulla panca e si sporse in avanti “Ehi Connor!” urlò verso il tavolo dei Corvonero, facendo voltare un biondino, “Stasera, nove e mezza alla statua della Strega Orba, ci sei?” chiese con un occhiolino e un sorrisino sensuale. Quando l’altro ragazzo fece un cenno affermativo, Orion tornò allegramente a mangiare.

 

“Seriamente Orion, non puoi proprio fare a meno di farti qualunque cosa abbia un buco?” disse Marcus Mulchiber, che nel frattempo era scappato da Rudolf e Heidi e si era seduto di fianco a Giselle.

 

“Tsk, Tsk, tutta invidia la tua, solo perché non riesci a trovare una ragazza decente da portare a letto non vuol dire che io debba trattenermi. Hai provato dall’altra sponda? Potresti avere più fortuna.” Rispose il ragazzo ridacchiando all’espressione schifata di Marcus.

 

“Black, forse ti stai dimenticando che siamo a tavola e un comportamento del genere non è degno di quello di un Purosangue come te.” intervenne Abraxas con tono gelido ma calmo, “Tom, per favore, digli qualcosa tu, sei l’unico che riesce a farlo stare zitto.”

 

Ma Tom aveva ascoltato appena le conversazioni dei suoi compagni, non che gli sarebbero interessate in ogni caso, intento com’era a scrutare il tavolo rosso oro. Ormai erano scesi tutti a mangiare, ma per quanto si sforzasse di aguzzare la vista, il misterioso ragazzo di quel pomeriggio non si vedeva da nessuna parte.

 

“Ehi Tom, ci sei? Sei ancora più taciturno del solito, il ché la dice lunga.” Chiese Orion poggiandogli una mano sul braccio.

 

Tom si voltò di scatto, fissando la mano sul suo braccio fino a che l’altro non la ritirò. Si alzò in piedi, attirando l’attenzione del tavolo.

 

“Io mi ritiro in camera, il primo che mi disturba, raggiunge Madlene Avery in infermeria.” E detto questo si allontanò dal tavolo e uscì dalla sala a passo spedito.

 

Orion guardò il ragazzo andarsene ed aggrottò la fronte “Ma che gli è preso? Prima sparisce per tutto il pomeriggio, ora questo…”

 

Nessuno rispose: le azioni del Re di Serpeverde non si discutevano.

 

Intanto Tom si era diretto verso i sotterranei, formandosi nella mente teorie su teorie sul misterioso moretto, una meno probabile dell’altra. Arrivato davanti al muro che celava l’entrata della Sala Comune di Serpeverde disse la parola d’ordine in un sussurro frustrato, entrando prima ancora che la porta di pietra scorrevole si fosse del tutto aperta. Il fuoco del camino scoppiettava allegro benché la sala comune fosse vuota, essendo tutti gli studenti a cena.

 

Tom si fermò indeciso se sedersi sui divanetti di velluto verde di fronte al fuoco o salire direttamente in camera, ma alla fine decise per quest’ultima: non sarebbe davvero riuscito a sopportare le chiacchiere inutili dei suoi compagni di Casa quando sarebbero tornati dalla Sala Grande.

 

Salì quei pochi gradini che portavano al dormitorio maschile ed entrò nelle sue stanze personali di Prefetto, chiudendosi la porta alle spalle e applicandovi un incantesimo Imperturbabile, insieme ad un Colloportus. Rimettendo la bacchetta in tasca, si diresse verso il letto e vi ci si buttò a pancia in su, incrociando le braccia dietro la testa.

 

Continuava a rivedere nella mente la scena di quel pomeriggio, cercando di imprimersi nella memoria quanti più particolari poteva. Dopo qualche minuto, si ritrovò a soffocare uno sbadiglio: non era tardi, eppure si sentiva davvero stanco nonostante fosse rimasto svenuto per parecchie ore.

 

Quello schiantesimo… era stato estremamente potente, soprattutto se si contava che diversi maghi a quell’età non sanno nemmeno usarlo uno schiantesimo. Inoltre era stato velocissimo a lanciare l’incantesimo e i riflessi con cui aveva tirato fuori la bacchetta erano impressionanti, difficilmente uno studente normale avrebbe potuto possedere una preparazione del genere. Saper agire rapidamente in una situazione di pericolo non era qualcosa che si poteva imparare dai libri, ma solo dall’esperienza.

 

Tom sospirò un’ultima volta mentre le palpebre gli si facevano pesanti e si voltò da un lato, aspettando di cadere nelle braccia di Morfeo. Quello che non sapeva era che ciò che stava disperatamente cercando era addormentato solo sette piani più in alto.

 

 

 

 

 

 

A.N.: Tornata da Londra! E come era prevedibile, mi sono sciroppata tutto d’un fiato The Deathly Hollows. Voglio precisare che questa storia NON terrà assolutamente conto del 7 libro, visto che è già stata pensata dall’inizio alla fine, e NON ci saranno spoiler di alcun genere.

Detto questo, torniamo alla storia: come avrete letto dalle reazioni, non sarà certo subito rose e amore tra i due, sarebbe semplicemente ridicolo. Inoltre ho cominciato ad introdurre i compagni di scuola di Tom e ne salterà fuori anche qualcun’altro nel corso della storia… So che molta gente non vede di buon occhio i personaggi inventati (io in primis quando leggo una storia ^^”), ma in qualche modo spero che non li vediate sotto quest’ottica, primo perché sono indispensabili (qualcuno la deve pur frequentare quella scuola) e secondo perché nella stragrande maggioranza hanno un collegamento con i personaggi a noi tutti noti (Malfoy, Orion Black, Dolohov, Avery, Eileen Principe…).  Se per caso vi sarà difficile ricordare tutti i nomi, basta dirlo e se volete posterò l’elenco dei nuovi personaggi.

Dio che A.N. lunga! Vabbeh, ancora una cosa sola: non so davvero quando avrò di nuovo a disposizione un computer per aggiornare, forse il 6, forse non so… quindi vi prego di avere pazienza per questa estate!

 

 

RISPOSTE:

 

Selene_90: sono contenta che ti sia piaciuto e pensando alle Harry/Tom, è un peccato che ce ne siano così poche in giro…

 

lake: spero che continuerai a leggere ^^. Dici che il 6 era il più bello? Mm, non so, di sicuro mi sono divertita a scrivere i pensieri di Tom!

 

Zafyria: già, finalmente è arrivato! Credimi, mi immaginavo così bene la scena dello schiantesimo, mi sono divertita da pazzi a scriverla (di sicuro più d Tom ad essere schiantato XD). Luna poi la trovavo semplicemente perfetta all’Ufficio Misteri!

 

gokychan: cercherò di fare del mio meglio, ma come ho già detto è difficile in vacanza avere un computer a portata di mano…

 

Michy90: W il Tom Riddle Fan Club! XD Condivido pienamente i tuoi sentimenti verso questo fantastico personaggio (e arrossisco profondamente ai complimenti ^^”). Mi chiedo spesso come mai nel mondo dello slash dove si trova praticamente di tutto, siano così poche le TRxHP confronto alle HPxDM o HPxSP, è davvero un peccato…

P.S.: Deathly Hallows letto, finito e riletto, ma non voglio dare giudizi né spoiler, quindi terrò la bocca chiusa :).

 

kristin: ehehe, lo schiantesimo l’ho trovato la reazione più verosimile che Harry potesse avere alla fine. Di Orion poi se ne vedrà dell’altro, stanne certa!

 

Selvy: un altro membro del Tom Riddle Fan Club, dovrò cominciare a fare le targhette XD

 

Infine ringrazio di cuore anche tutti quelli che leggono e seguono anche se non lasciano un commento (bruttissima abitudine che troppo spesso ho anch’io ^^”)!

  
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