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Autore: leyda    08/01/2013    5 recensioni
Dal testo:
«Perché hai scelto un posto così per incontrarla?» domandò, con un’occhiata critica all’ambiente circostante e agli altri, rumorosi, clienti.
«Non sono stato io a decidere. Di sicuro l’ultimo luogo dove avrei proposto sarebbe stato un locale chiamato “Silver Arrow”. Mio Dio, “Silver Arrow”, Danny! Tanto valeva mandare una lettera spiegando anche perché siamo qui. Perlomeno è vicino al porto. Allison è stata previdente in questo, benché abbia una pessimo gusto per i nomi, oppure un pessimo senso dell’umorismo. Non saprei… » scosse la testa, con aria turbata.
«Stiles, ti prego. Non è il momento adatto per queste divagazioni.» sospirò Danny, guardandosi intorno circospetto...
§§§§§
Allora... questa è una AU. Avete mai pensato di trasportare i personaggi di Teen Wolf in mezzo all'oceano e metterli a fare i pirati? Ovviamente con un sacco di sovrannaturale. E di avventura.
[Sterek] [sorpresa]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lost souls in the ocean

 

 

 

Capitolo 4

 

Appena Stiles ebbe messo piede nel quadro, capì che quello che gli si prospettava dinanzi era un compito arduo, sia per Lydia, che assistita da Peter, si occupava di tracciare un tentativo di rotta per rintracciare la Sentinel, sia per lui, che avrebbe dovuto aiutarla nell’indirizzarla nella giusta direzione.

«Ehilà. Come procede il lavoro?» esclamò allegro, attirando su di sé gli sguardi di entrambi.

Peter, accarezzandosi il mento, coperto di un corto pizzetto, con fare pensoso, rispose guardando la mappa «Stiamo ancora calcolando. Se hai altro da fare, ti chiameremo quando avremo qualcosa di concreto, altrimenti puoi darci una mano.»

Arricciando il naso, al pensiero di avere a che fare con entrambi mentre discutevano di rotte da seguire e da tracciare, Stiles afferrò le maniglie dietro la sua schiena e borbottò qualcosa, prima di uscire precipitosamente.

Decise, prima ancora di cercare Scott, di mettere qualcosa nello stomaco. Con quest’idea, scese sottocoperta fino alla cucina, dove incrociò Jackson, di evidente malumore. Sospirando sconfitto, perché ormai l’aveva visto e sentito e quindi non poteva più andarsene, si prese qualcosa da buttare giù velocemente. E che, possibilmente, non gli andasse di traverso.

«Allora, che succede? Hai la luna storta?» iniziò, sedendosi di fronte al compagno che lo guardò inarcando un sopracciglio. Invece di rispondergli, scrollò le spalle e staccò un morso dalla mela che aveva in mano.

Stiles sbuffò e seppellì la testa tra le braccia incrociate sul tavolo. Se Jackson non aveva voglia di parlare, non l’avrebbe costretto né tantomeno, incredibile a dirsi per uno come lui, l’avrebbe subissato di parole. In effetti, non era molto in vena quella mattina. Probabilmente, non appena avesse finito si sarebbe rintanato sulla coffa con Scott, a scrutare l’immensa distesa d’acqua fino a che qualcuno non l’avesse richiamato ai suoi doveri da capitano. Pochi minuti dopo il biondo si alzò e se ne andò senza rivolgergli una parola. Non che Stiles si fosse aspettato qualcosa di molto diverso.

Nonostante la carica che ricopriva, tutti lo trattavano esattamente come avevano sempre fatto, tranne quando si trattava di prendere decisioni di una certa importanza; in quel caso si riunivano a discuterne, ovviamente, ma alla fine chi prendeva la decisione finale era lui, e tutti lo seguivano, fidando nel suo giudizio. Doveva ammettere che questa fiducia che riponevano in lui, a volte, molto spesso a dir la verità, lo spaventava e lo caricava di una pressione non indifferente, benché poi subentrasse l’orgoglio della consapevolezza di avere l’ultima parola.

Sospirando si alzò dalla panca per fare un giro sul ponte. Si sentiva stranamente malinconico da quando si era svegliato, nonostante lo stesse nascondendo dietro il solito sorriso. Oltre a ciò, dalla notte prima, un’ansia non indifferente si stava facendo strada sottopelle, ma pareva che nessuno se ne fosse accorto, e questo, tutto sommato, era decisamente un’ottima cosa. Nonostante tutto era lui che li guidava, quindi toccava a lui mantenere i nervi saldi.

Accarezzato dalla brezza si aggirò sul ponte raggiungendo l’albero maestro, e guardando in su vide Scott, con le braccia appoggiate alla piccola ringhiera, intento a osservare l’oceano intorno a loro. Sorridendo, si arrampicò anche lui, con l’intento di cercare di spaventare l’amico, apparentemente perso nei suoi pensieri. Purtroppo il suo tentativo andò a vuoto, quando si lasciò sfuggire una bassa risata, portata dal vento fino alle orecchie sensibili del ragazzo sovrastante, che abbassò lo sguardo su di lui.

Esalando un «Uffa!» contrariato, si issò al suo fianco, appoggiando la schiena all’alberatura.

«Che ci fai qui?» domandò Scott, guardandolo incuriosito «Non hai qualche dovere da capitano da portare a termine?»

«Non per ora. Sto aspettando che Lydia e Peter individuino la più probabile rotta percorribile. Fino ad allora non ho nulla da fare e posso godermi un po’ di pace.» spiegò, alzando lo sguardo al cielo di un azzurro limpidissimo.

 «Tu non sei mai in pace.» sbottò Scott ridacchiando.

Al che Stiles non poté fare a meno di assentire, ridendo a sua volta. «Che ne dici di andare a parlare con Allison?» domandò poi, individuando la ragazza sul ponte, parecchi metri più giù.

L’amico si fece serio, ed evitando di guardarlo si espresse «Non penso che sia una buona idea, sai…»

«Ho capito, siete ancora ai ferri corti.» sospirò, dandogli una consolatoria pacca sulla spalla.

«Non siamo ai ferri corti.» protestò immediatamente l’altro prima di afflosciarsi nuovamente e bofonchiare «siamo in una fase di stallo, ecco.»

Stiles si mise a ridere, scatenando la reazione indignata di Scott. «Scusa, scusa. Va bene, una fase di stallo. Si, capisco. State considerando le varie opzioni, ecco. Ho capito sul serio.» snocciolò, con gli ultimi strascichi di risa nella voce, e lo sguardo arrabbiato di Scott addosso «Sto seriamente pensando di buttarti giù.» minacciò.

«Nah, non lo faresti mai. Che fareste poi, senza di me?» minimizzò Stiles.

«Navigheremmo senza battute sarcastiche.»

«Oh-oh. Siamo caustici stamattina.» esclamò il capitano con un sorriso, inarcando un sopracciglio. «Va bene, è meglio se accantono l’argomento Allison, per ora.»

«Che vuol dire per ora?»

«Lascia perdere, ne parleremo un’altra volta. Piuttosto, pensi che ce la faremo?» domandò, mostrando parte dell’insicurezza che lo attanagliava.

«Certo che si.» lo rassicurò tirandoselo contro in un maldestro abbraccio «Quando mai abbiamo fallito? Solo perché tu dai poca importanza ai dettagli, non significa che non elabori buoni piani. E poi è per questo che c’è Peter, no?» continuò.

«Ah-ah! Come siamo spiritosi oggi. Meglio che me ne vada o non riuscirei più a trattenere le risate.» esclamò, lasciandogli un pizzicotto sul fianco. Scott stava per ribattere nuovamente qualcosa, ma la voce di Jackson richiamò Stiles sul ponte.

«Cos’ha Jackson stamattina? È più esasperante del solito.» sbottò Stiles, apprestandosi a ridiscendere.

«Penso sia solo preoccupato.» rispose l’amico con un’alzata di spalle.

«Oh mio Dio! E siamo praticamente appena partiti. Vuoi dirmi che peggiorerà di giorno in giorno? Forse è il caso di buttarlo a mare, che ne dici?» propose fingendosi esasperato.

«Sei tu il capitano.» fu il laconico commento che ricevette.

«Oh, quindi mi stai dando il tuo benestare? Lo terrò presente.» esclamò prima che delle urla infastidite giungessero fin lassù.

«Stiles, ti vuoi muovere? C’è chi ha i suoi compiti da svolgere.» sbraitò il ragazzo ai piedi dell’albero maestro, il viso rivolto verso di loro e un’espressione minacciosa.

«Sai, in effetti potrei farlo.» si accomiatò Stiles, scendendo il più velocemente possibile per raggiungere il biondo.

«Era ora. Sei diventato sordo, stando a terra?» l’apostrofò Jackson appena mise piede sul ponte di coperta, indirizzandolo poi verso il quadro, mentre lui si dirigeva altrove. Prima che scomparisse, Stiles non riuscì a evitare di esternare il suo disappunto «Mi chiedo come tu riesca a stare su questa nave.» gli urlò dietro, prima di entrare nell’ufficio in cui Lydia e Peter avevano finito le loro discussioni, e sembravano aspettare solo lui.

«Stiles, ancora a battibeccare con Jackson?» lo riprese l’uomo, appena entrò, bloccandolo sul posto.

Incassando la testa tra le spalle, mise un piccolo broncio e domandò se era di quello che dovevano parlagli.

«Veramente no. Abbiamo una rotta.» intervenne Lydia, posando una mano sul braccio dell’uomo di fianco a lei, in segno di ammonimento.

«Ottimo, cosa aspettiamo allora?» fu l’ovvia risposta di Stiles.

«Che tu ci dia una conferma. Andiamo di sopra.» ordinò la rossa, superandolo e uscendo dal quadro, imboccando le scale subito li affianco, e salendo sul cassero.

Aspettò che gli altri due la raggiungessero e, dopo aver spiegato la carta nautica su cui erano tracciati dei segni in rosso, prese una bussola e la consultò. Quando Stiles le fu di fianco, gl’indicò un punto a Nord.

«Di là?» domandò scrutando la linea d’orizzonte che si fondeva con il cielo. Rimase in silenzio per una manciata di minuti, prima di trarre un grosso sospiro e annuire. «Si, da quella parte. Ottimo lavoro, come al solito.» si congratulò, mentre Peter si metteva al timone e iniziava a dare ordini per aggiustare la rotta.

«Bene, ora dobbiamo sperare per il meglio e prepararci. Potremmo incrociare la Sentinel in qualunque momento da qui alle prossime due settimane.» riassunse Lydia.

Pochi secondi dopo, Allison li raggiunse sul cassero, incuriosita dal cambio di direzione. A darle le dovute spiegazioni fu la rossa, mentre Stiles, con un cenno di saluto e un’ultima occhiata all’oceano, raggiungeva il ponte di coperta e imboccava le scale che portavano sottocoperta, per raggiungere la cucina.

In mancanza del cuoco, di solito era lui a occuparsi di quest’incombenza, considerando le scarse doti culinarie degli altri membri dell’equipaggio. Non era del tutto sicuro che non sapessero cucinare, perché in effetti, era più probabile che non ne avessero voglia. Ma dopotutto a lui non dispiaceva svolgere quest’incarico, che gli permetteva anche di pensare in tutta tranquillità. Solitamente, il primo pensiero che gli balzava alla mente con chiarezza sconcertante, riguardava la composizione della ciurma: era certo, infatti, che la loro fosse la più atipica ad aver mai solcato il mare.

Inoltre, non che conoscesse chissà quante altre flotte pirata, ma era abbastanza certo che, sulle altre navi, il capitano godesse di un grado di rispetto continuo e non, come nel suo caso, solo in caso di bisogno. Gli piaceva essere un membro come un altro dell’equipaggio, ma a volte i battibecchi con Jackson, e il dover tenere a bada Scott quando succedeva, lo sfiancava un po’.

Immerso in questo genere di considerazioni, rovistò tra quello che aveva a disposizione per cucinare il pranzo, e dovette optare per una zuppa. Almeno, considerò, non l’avrebbe tenuto chissà quanto occupato, permettendogli di iniziare a elaborare una strategia.

«Che stai cucinando?»

La voce di Danny lo fece saltare dalla sedia su cui si era seduto, strappandogli uno strozzato “Oh mio…” che lo fece ridere.

«Stiles, siamo sulla nave. Potresti anche smetterla di saltare ad ogni minima cosa.» lo riprese il ragazzo, spostando una sedia e prendendo posto di fronte a lui.

«Certo, se qualcuno non mi comparisse davanti all’improvviso.» fu il rimprovero, che rimase inascoltato «Zuppa, comunque.» rispose poi, imbronciandosi.

«Dall’odore promette d’esser buona.»

«Già… che cos’ha Jackson? Ti prego Danny, non dirmi che andrà aveanti così per tutto il tempo, perché sennò lo faccio rinchiudere nella stiva o lo metto di vedetta per tutta la traversata.» lo scongiurò il ragazzo, con sguardo implorante.

Danny lo guardò stranito, ignaro di quello di cui parlava, e la sua espressione dovette essere una rappresentazione abbastanza precisa della sua confusione, perché Stiles sbuffò e agitò le mani in aria, borbottando. «Oh, quindi sono io a godere di un trattamento di favore?» esclamò, girando la zuppa.

«Può darsi…» ironizzò Danny, incrociando le braccia sul tavolo, ridacchiando.

«Fantastico.» sibilò il ragazzo, prima di accantonare l’argomento “Jackson” in favore di altro.

Più o meno mezz’ora dopo, tutti i membri dell’equipaggio che non erano impegnati a governare la nave, erano seduti intorno al tavolo, rumorosi e allegri come sempre, sebbene si potesse notare una certa tensione ora, dovuta probabilmente al fatto che ormai mancavano pochi giorni e avrebbero dovuto ingaggiare battaglia. Fortunatamente avevano ancora tempo per prepararsi a dovere, e ognuno confidava nelle capacità sue e degli altri per portare a termine l’operazione e per guardarsi le spalle.

Durante il pasto, Stiles rimase stranamente in disparte, osservando i suoi compagni e chiedendosi se non li stesse mettendo inutilmente in pericolo. Probabilmente però, se avesse osato dire qualcosa del genere, sarebbe stato subissato di lamentele e invettive, riguardo al fatto che erano comunque dei pirati, che sapevano badare a loro stessi, e che certamente non viaggiavano con lui perché non sapevano cosa fare delle loro vite. Era consapevole che avevano ragione, ma non riusciva a evitare di sentirsi responsabile di ognuno di loro, per questo ogni volta che dovevano fare qualcosa, si rompeva la testa a furia di ricerche, anche riguardo alla minuzia più insignificante. 

«Ehi, tutto bene?» chiese Allison, seduta di fianco a lui, guardandolo preoccupata.

«Certo, perché?»

A rispondere al posto della mora, fu Jackson «Sei silenzioso, ecco perché. Ti si è seccata la lingua?»

«Vuoi controllare?» ribatté Stiles, facendogli una smorfia «A te invece si è seccato il cervello?»

Prima che iniziassero una discussione, finendo poi per coinvolgere anche Scott e, a ruota, tutto il resto del tavolo, sulla porta apparve la figura del dottore, che ebbe il magico potere di sedare qualunque chiacchiera. Sospirando, sollevata di poter finire il suo pranzo, Lydia guardò male i due ragazzi, che distolsero lo sguardo, concentrandosi sui piatti. Sorridendo mite, il medico si servì a sua volta, informando i presenti che Peter voleva il cambio. Grato di poter evitare una ramanzina, Stiles balzò in piedi e corse via, seguito dal borbottio arrabbiato di Jackson.

«Jackson, devi proprio stuzzicarlo tutte le volte? Sembrate due bambini.» lo rimproverò Lydia, appena non sentirono più i passi sulle assi di legno.

Il biondo si imbronciò ancora di più, ma decise di non risponderle, lasciando cadere l’argomento, ma fu Scott a iniziarne un altro, che concentrò immediatamente l’attenzione di tutti, abbassando anche il livello di allegria.

«Secondo voi Stiles si sente bene?» chiese con aria contrita.

«Che razza di domanda stupida Scott» fu l’immediata risposta, data con il solito tono saccente, da Jackson «Certo che no» aggiunse, prima che ci fossero altri interventi che lo accusassero di essere insensibile. In realtà non era per niente così, era solo che aveva grossi problemi a esternare quello che provava senza ricorrere a quel metodo, che lo rendeva antipatico a tutti.

«Cosa possiamo fare?»

«Scott, cosa pensi che possiamo fare? Nulla. Lo sai com’è testardo Stiles. L’unica cosa ce possiamo fare è evitare di farci ammazzare quando sarà il momento.» rispose Lydia, con un alzata di spalle, finendo il suo pasto.

Sul ponte, Stiles era andato a dare il cambio a Peter. L’uomo lo osservò bene, prima di allontanarsi, riservandogli una di quelle occhiate che, fino a non molto tempo prima, lo raggelavano per la loro capacità di indovinare quello che pensava. Fortunatamente, ora, la sua capacità di celare i propri pensieri era aumentata, o non si sarebbe mai trovato nella stessa nave con lui.

«Sai, dovresti dormire di più. O meglio.» gli disse, spostandosi dal timone e lasciandogli il posto.

«Magari fra un po’ ci riuscirò. Ti conviene sbrigarti se vuoi trovare ancora qualcosa.» lo congedò con un sorriso.

Sospirando, Peter si diresse ai gradini per scendere sul ponte «Dovresti parlare, Stiles.» disse prima di andarsene. Rimasto solo, Stiles si appoggiò alla barra del timone, guardando il mare di fronte a sé. L’ultima frase di Peter poteva sembrare inopportuna, se rivolta a uno come lui, ma in realtà aveva capito benissimo il senso. Era passato parecchio dall’ultima volta che aveva parlato realmente con qualcuno, e a volte ne sentiva il bisogno, come se lo stesse logorando, ma non poteva farlo con nessuno di quelli presenti su quella nave, per svariati motivi, primo fra tutti perché era una sua decisione.

Lo sapevano anche loro, solo che non si rassegnavano a questo fatto, e tentavano in continuazione. Lo facevano, un po’ per divertirsi, durante quelle eterne traversate, senz’altro svago che un mazzo di carte o qualche altro gioco simile, un po’ perché erano davvero preoccupati per lui, e se i segni ormai cominciavano a vedersi anche all’esterno, ne aveva davvero necessità. Magari, al prossimo scalo avrebbe fatto ubriacare qualcuno e avrebbe parlato per ore, fino a stordire il suo ascoltatore con parole e alcool, certo che al mattino i ricordi sarebbero stati offuscati dal dolore del dopo-sbronza.

Fino a quel momento però, doveva rimanere concentrato sul compito che dovevano portare a termine. Sperava, scioccamente, che magari tutto si sarebbe risolto senza spargimenti di sangue e senza attirare ulteriormente l’attenzione sulla loro ciurma, ma non ci credeva più di quanto potesse credere che improvvisamente la nave avrebbe cominciato a volare, anziché navigare. Di sicuro sarebbe stato comodo e interessante, ma non molto possibile, quindi era bene che tenesse i piedi ben piantati sulle assi, e la mente concentrata  e sgombra di distrazioni.

La navigazione procedette tranquilla, e il mare si mantenne calmo per tutto il giorno. Quando necessario aggiustavano la rotta, e Scott e Danny, temporaneamente di vedetta entrambi, scrutavano il mare incessantemente.

Stiles volle mantenersi al timone, anche quando Peter o Lydia, entrambi più riposati di lui, cercarono di dargli il cambio, assicurandogli che qualsiasi cambiamento, sarebbe giunto alle sue orecchie immediatamente. Intestardito come al solito, il capitano si rifiutò di cedere alle loro richieste, ignorando anche tutte le motivazioni più che logiche che avallavano le loro parole. In questo modo, mentre tutti sulla nave svolgevano il loro lavoro e i loro turni, solo Stiles rimase al suo posto, tentando di ignorare la fatica.

Resistette per tutto il giorno successivo e la notte ancora dopo. A portargli cena e pranzo fu Scott, che rimase a chiacchierare a lungo con lui, e Peter che tentò nuovamente di convincerlo a riposarsi.

Sottocoperta, preoccupata per la situazione, Allison era andata a chiedere aiuto al dottore, probabilmente l’unico su tutta la nave che avrebbe potuto indurre Stiles alla resa, anche in virtù della carica  che ricopriva e che gli permetteva di scavalcare quella di Stiles, quando lo riteneva necessario.

«Allison, non stare sulla soglia.» l’accolse gentilmente, invitandola a entrare con un sorriso e un cenno cortese.

La ragazza annuì nervosa, facendo qualche passo all’interno del piccolo ambiente. Si torse un po’ le mani, indecisa se stesse o meno facendo la cosa giusta, ma la preoccupazione la indusse a parlare «Dottore, penso che dovrebbe fare qualcosa per Stiles.» iniziò.

«Perché pensi che ne sia in grado?»

«Perché lei è il medico di bordo e Stiles ha bisogno di aiuto.» rispose

«Su questo sono pienamente d’accordo, ma di nuovo, perché pensi che sia io a dover fare qualcosa? Sarebbe meglio che fosse Scott a farlo.» rispose serafico, invitandola a sedersi.

Allison si accomodò sul brodo di una sedia, aggrottando la fronte, pensosa «Probabilmente ha ragione, ma non penso che Scott al momento sia in grado di fare qualcosa di concreto. Probabilmente solo lei può.»

Deaton stava per rispondere, quando la porta si aprì nuovamente, stavolta senza che nessuno avesse bussato, e il ragazzo appena chiamato in causa vi si stagliò contro. «Dottore, deve fare qualcosa per Stiles.» esordì, accorgendosi poi in un secondo momento della presenza della ragazza.

Il dottore sorrise accomodante e sospirando si alzò «A quanto pare, credete tutti che ne sia in grado. E va bene, vediamo di far ragionare un capitano troppo testardo. Ma non vi assicuro niente, ragazzi.»

Pochi minuti dopo, erano tutti e tre sul ponte, Allison e Scott rimasero ai piedi delle scale che portavano al cassero, mentre Deaton si avvicinò a Stiles, trovandolo quasi addormentato. Con un cenno fece segno a Scott di salire e, dopo aver posato una mano sulla spalla del ragazzo e averlo visto sobbalzare per la sorpresa, gli aveva intimato di andare a riposarsi. Il capitano aveva provato a fare resistenza, ma il medico era stato irremovibile e Scott, dopo essersi passato un braccio dell’amico dietro la spalla, l’aveva condotto nella sua cabina, facendolo stendere.

Nel frattempo Allison, dietro richiesta di Deaton era andata a chiamare Peter per informarlo della resa. Prontamente l’uomo aveva preso il suo posto dietro il timone e aveva magistralmente governato la nave per l’intera giornata.

La mattina dopo, più riposato e lucido, Stiles salì sul ponte senza neanche essersi preoccupato di fare colazione ed era andato a informarsi da Peter e Lydia circa la rotta che stavano tenendo. Dopo aver ricevuto le risposte che voleva, era andato in cerca di Jackson, trovandolo sottocoperta, nella stiva insieme a Danny, intenti a parlare mentre si occupavano della manutenzione di alcune botti che perdevano. Ovviamente sentirono Stiles, ma non parvero curarsene troppo, rivolgendogli solo un cenno di saluto.

«Jackson, ho bisogno che ti occupi della manutenzione di tutte i cannoni, delle armi e delle scorte di polvere da sparo, da oggi fino a che non avremo incrociato la Sentinel. È chiaro?» domandò fermandosi di fronte a lui. Il ragazzo alzò lo sguardo pronto a ribattere che sapeva quali erano i suoi compiti, e che comunque se ne era già occupato qualche giorno prima, ma lo sguardo di Stiles cambiò immediatamente la sua risposta.

«Me ne occupo appena abbiamo richiuso questa.» assicurò dando un colpetto al barile al suo fianco.

Il capitano annuì e si rivolse a Danny, pronto a dare ordini anche a lui. «Danny, tu occupati delle riparazioni che la nave potrebbe ottenere in mare e prendi nota di quelle che necessitano di manutenzione accurata. Ce ne occuperemo al più presto. Se avete bisogno non esitate a chiedere.» concluse, uscendo di nuovo sul ponte.

Per i tre giorni successivi, la nave fu tutta un fermento: Scott era stato mandato ad aiutare prima Jackson, ma passarono più tempo a litigare che altro, e infine Danny, venendo sostituito nella sua attività di vedetta da Matt; Allison aveva fatto del suo meglio e, dato che nessuno aveva voluto affidarle lavori pesanti, si divideva tra l’aiuto a Jackson e il ruolo di cuoco di bordo; Stiles si rendeva disponibile tra chiunque avesse bisogno, e lunghe chiacchierate strategiche con il dottor Deaton;

Poco dopo l’alba del quarto giorno, avvistarono in lontananza una nave di medie dimensioni, che filava veloce sulle onde. Appena riuscirono ad avvicinarsi abbastanza da distinguerne qualcosa di più che la sola sagoma nera sull’acqua, Matt lanciò il grido che tanto attendevano.

«È la Sentinel.» e iniziò il fermento.

 

 

 

 

 

 

 

Deliri di fine capitolo:

Accidenti, è passato un sacco da quando ho aggiornato questa storia!

Però non mi sembra che stia riscuotendo molto successo, e questo mi dispiace molto.

Ormai ci siamo: dal prossimo capitolo è battaglia! E io ho un po’ di fifa, perché spero di riuscire a renderla. E finalmente il caro Sourwolf farà la sua entrata in scena! Mi piacerebbe sapere come ve la aspettate, e scoprire se qualcuno riuscirà a indovinare la mia versione!^^

E in queste ultime righe è comparso anche Matt, che si, è sempre stato a bordo.

Ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo, ovvero: SpitfulAngel, Savani_Unico e Ale2357, oltre a chi ha messo la storia tra le ricordate, seguite e preferite!

Allora… al prossimo capitolo, sperando di riuscire a postarlo in tempi più rapidi!^^;

Bacioni a tutte/i e commentate per favore!

  
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