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Autore: controcorrente    13/01/2013    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Benvenute care stoiche e stoici internauti, assidui divoratori di fanfic e affini, come ben saprete, questi saranno gli ultimi capitoli della storia più lunga della serie. Ammetto senza vergogna che vedere tanti masoc...pardon, tanti coraggiosi disposti a sorbirsi i miei tentativi di fuga mentale dalla mia inevitabile carriera di precario (a meno che non faccia il politico), mi lusinga non poco.

Nel precedente capitolo abbiamo visto la riappacificazione tra Marie ed Alain...questa, invece, sarà più tosta e sarà divisa in due capitoli.

 

PASSI

 

Girodelle se ne era rimasto davanti alla finestra.

Aveva rivisto il generale nel giardino, piombare davanti al balconcino della camera dove ora alloggiava Madame. Lo faceva spesso, passandoci delle ore, in attesa di qualcosa.

Ne era quasi divertito.

Gli sembrava di essere a teatro: il grande eroe che si era distinto nella guerra dei Sette Anni, pezzo grosso dell'esercito ai tempi di Luigi il Beneamato, costretto a tampinare sua moglie sotto il balcone, come un imberbe Romeo.

Roba da pazzi si ritrovò a pensare, scuotendo la testa.

Doveva ammettere che quello spettacolo era comunque divertente. Aveva sempre visto quell'uomo come una persona integra e priva di pecche visibili. Molto probabilmente, se non avesse letto i suoi diari o non avesse incontrato sua figlia, avendo così modo d'incontrarlo dappresso e di apprezzarlo in qualche modo, ne sarebbe stato ancora più sorpreso. Vederlo affannarsi dietro alla moglie, comunque, era uno spettacolo assolutamente inedito.

Girodelle si gustò la visione per qualche tempo poi, come stanco della cosa, decise di intervenire. Sono due testoni si disse, con un tono quasi incredulo forse, è meglio intervenire.

-Generale- fece, lasciando il portico dove si trovava- gradite un bicchiere di liquore?-

Francois quasi non si accorse della sua presenza.

La sua unica reazione fu annuire in modo meccanico, tenendo fisso lo sguardo sul balconcino della camera di Madame.

-Generale?- domandò perplesso l'uomo.

-Che volete?- rispose di rimando il più anziano.

Girodelle tossicchiò.

-Credo che dovreste trovare un sistema...alternativo, a quello che avete usato.- disse, tentando di evitare lo sguardo scettico di De Jarjayes. Un'impresa non da poco, considerando che non era ancora immune al carisma dei membri di quella famiglia.

-E quale sarebbe?- chiese.

-Potrei suggerirvi di usufruire dei passaggi segreti di questo castello, uno dei quali, casualmente, conduce nella camera dove ora è rintanata Madame. L'unico problema è che la serratura è difettosa e, una volta entrato, non potrete più uscire.- disse, spostando lo sguardo ai cespugli.

-Voi dite?- domandò scettico l'altro.

Victor sgranò gli occhi.

-Santo Cielo, Generale!- esclamò perplesso- Avrete pure sposato vostra moglie secondo le convenzioni...ma avete parlato un po'...o no?-

Il silenzio dell'ex pezzo grosso dell'esercito, tuttavia, era quanto mai eloquente...e a Victor parve di essere in una situazione quanto mai grottesca e si chiese se la goffaggine nei sentimenti fosse una peculiarità di quella famiglia. -Ad ogni modo- disse, ben deciso a tirarsi fuori da quella condizione spinosa- vi consiglio di andare da lei e discutere della cosa. Ho tolto ogni oggetto contundente e quindi non correte nessun rischio.-

Francois lo guardò con un filo d'indignazione.

Non era molto convinto che quell'ultima frase fosse stata detta a caso...ma preferì non indagare. Qualunque fosse la ragione che aveva spinto Girodelle ad aggiungerla. -E va bene- concesse, tentando di darsi comunque un tono.

 

 

 

 

 

Oscar fissava silenziosa le travi del soffitto.

Anche nella penombra di quella notte stellata, si riusciva comunque a vedere con chiarezza le zone buie.

-Non riesci a dormire?- domandò André.

Lei non rispose subito ma quell'esitazione bastò al marito per capire che aveva qualche pensiero per la testa.

-Sono qui- aggiunse, spronandola a vuotare il sacco. Qualunque cosa fosse, doveva metterla in agitazione non poco.  

-Sto pensando a mia madre- disse infine, sciogliendo il nodo- prima di andarsene da Girodelle, mi ha messo a parte del fatto che mio padre ha lasciato a me e a lei una considerevole fortuna.-

André fischiò, beccandosi uno scapellotto dalla moglie. -Ah, non prendermi in giro!- sbuffò indignata.

-E allora? Ti decidi a dirmi cosa ti ha riferito, visto che muori dalla voglia di raccontarmelo...oppure devo aspettare?- chiese sardonico.

Oscar sospirò esasperata. Da quando si erano sposati, non aveva mai smesso di farle notare le quasi tre decadi che erano occorse per convincerla a dire sì...e forse non avrebbe mai cessato di sfotterla in quel senso.

- Hai presente quell'episodio sul Maresciallo di Francia Hermann Moritz von Sachsen, a proposito di quel quantitativo d'oro sparito nel nulla?- domandò.

-Chi non lo sa?- fece André- Uno dei tesori più cospicui dai tempi del re Sole, sparito improvvisamente, durante la guerra. -

-Ecco- continuò Oscar- pare che mio padre, all'epoca sottoposto del Maresciallo, ne sia entrato in possesso.-

A quelle parole, calò il silenzio.

-Stai scherzando?- domandò Grandier- Mi stai dicendo che il Generale ha conservato questa fortuna paurosa, senza destare sospetti nella corte e nei suoi colleghi? Stento a crederlo.-

-E'così- fece- la mamma è stata molto evasiva ma credo che qualcuno si sia comuenque accorto della cosa. Forse De Bouillé...negli ultimi tempi, lo vedevo spesso in compagnia di mio padre, insieme a sua sorella.-

-Ad ogni modo, pur ammettendo che sia vero...-provò a dire André.

-E'vero- rispose la moglie- ho visto il documento della banca di Ginevra. Mio padre ha versato poco dopo le nozze con la mamma tutto questo patrimonio, tramite due conti intestati a lei e a me.-

-E le tue sorelle?- chiese l'altro.

-Loro hanno il patrimonio della prima moglie di mio padre che non ha voluto niente per sé. Ha diviso i beni in cinque parti ma non ha messo niente di suo. Pare che i parenti della donna, non gradendo queste nozze, gli siano stati costantemente con il fiato sul collo.- spiegò lei.

Il materasso si inclinò.

-Mi sembra chiaro- disse André, stiracchiandosi - Marie-Anne Louise Bourcet de La Saigne era molto più grande di tuo padre. Pare quasi impossibile che sia riuscita a dare al generale ben cinque figlie.-

Oscar sospirò.

Suo padre si era sposato con quella ereditiera ben prima di ritornare in accademia, poco dopo i risultati ottenuti con la partecipazione del conflitto. Non gli aveva mai chiesto niente in proposito, troppo presa nella missione di assecondare il suo desiderio di avere un figlio soldato...e ora se ne pentiva.

Gli scheletri nell'armadio del genitore erano decisamente pesanti...tanto che si domandò come avesse potuto sopportarne il peso in quel modo. Aveva occhieggiato i diari che Mademoiselle Chevalier aveva portato loro, glissando con imbarazzo le parti più personali. -Mi auguravo che, una volta sull'isola, mio padre decidesse di parlare con lei...ma è un testardo ed ha preferito nasconderle tutto, pur sapendo che è una cosa ridicola e ingiusta.- commentò.

-Comunque sia- disse André- ora non possono più scappare.-

 

 

 

Marguerite stava occhieggiando di nascosto la finestra del balcone. L'idea che fosse in giardino, con la possibilità di guardare cosa faceva in camera sua, la irritava non poco. Scoprire che era vivo avrebbe dovuto renderla felice...ma, come al solito, il comportamento del consorte aveva reso vana una simile prospettiva.

Qualunque cosa avesse da dire, lei non voleva ascoltarla.

Non voleva più avere niente a che fare con il Generale ed era per questo motivo che aveva deciso di andar via...anche se questo voleva dire, salutare, forse per sempre, la sua unica figlia.

A quel pensiero, le si strinse un nodo alla gola.

Non voleva dire addio alla sua Oscar e nemmeno alla famiglia che, in modo assolutamente poco convenzionale, aveva costruito...ma non riusciva proprio a mandar giù il comportamento ingiustificabile del marito.

-Non piangere Marguerite- disse una voce alle sue spalle.

Madame sussultò, voltandosi di scatto.

Il Generale era lì...e comprese che, vista la mossa fulminea, non avrebbe avuto modo di rimandare quel confronto.

Malgrado questa consapevolezza non riuscì a frenare una certa tensione...eppure rimase ferma, in attesa della sua mossa.

 

Avrei dovuto mettere la cosa del generale tutta qui ma non me la sono sentita. Vedremo le cose nel prossimo capitolo, ancora da scrivere. Vi ringrazio per avermi letto e recensito. Siete grandi.

   
 
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