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Autore: Lien    06/08/2007    4 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 8/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 8.  Scontri

 

 

 

“Fanculo!” esclamò Harry esasperato chiudendo l’ennesimo libro davanti a sé con un tonfo sordo.

 

Era passata più di una settimana dal suo arrivo e la prima cosa che si era messo a fare era cercare il maledetto libro Anima e Corpo: Condanne e Beatitudini dei Legami Magici, e purtroppo le difficoltà si erano fatte vedere sin dall’inizio.

 

In principio aveva pensato che sarebbe stato un compito facile, infondo bastava usare il suo solito travestimento che aveva usato anche per andare in Nocturne Alley e fare finta di essere uno studente qualsiasi. Poi si era ricordato quello che la McGranitt aveva detto, cioè che il libro si trovava nella Sezione Proibita: anche usando il Mantello dell’Invisibilità di sicuro la bibliotecaria si sarebbe accorta della porta per il Reparto Proibito che si apriva, o per lo meno dei libri che sembravano uscire dagli scaffali da soli e galleggiare a mezz’aria.

 

Si era ridotto quindi a sgattaiolare di notte con il Mantello ed usare le ore di buio per cercare tra gli innumerevoli tomi del Reparto Proibito, metodo che non solo lo privava di essenziali ore di sonno che non sempre riusciva a recuperare durante il giorno, ma che lo lasciava annoiato a morte per tutto il resto delle giornate, costretto com’era a rimanere chiuso nella Stanza delle Necessità.

 

Gli unici momenti di sfogo erano quando, ritornato dalla Biblioteca verso le prime ore del mattino, si recava come faceva nel suo tempo al lago per il suo addestramento mattutino, che però invece di lasciarlo ristorato come di consueto, dopo ore passate sui libri, non sorbiva altro effetto che renderlo più esausto che mai.

 

Inoltre era passata ormai più di una settimana e di quel libro non sembrava esserci alcuna traccia.

 

Sfinito, Harry si massaggiò gli occhi stancamente e si alzò in piedi, avvicinandosi ad uno scaffale e tirando fuori un altro libro, sperando di trovarvi le informazioni giuste. Si sedette al tavolo e l’aprì, ma per quanto provasse non riusciva a concentrarsi sulle parole che leggeva.

 

Aveva pensato diverse volte all’incontro con Tom Riddle, inizialmente con rabbia e frustrazione per aver avuto il suo nemico numero uno tra le mani e non aver potuto fare nulla, poi però si era rassegnato a non trastullarsi con l’idea di giocare col destino e, con non poco orrore, aveva cominciato a provare anche una leggera curiosità. Si ricordava bene il diario di Riddle che Hermione gli aveva consegnato, cavolo, lo aveva anche portato con se nel baule, ma quando aveva passato le serate a leggerlo, per lui era sempre stata tutta una cosa astratta, come se fosse stato un romanzo. Ora non poteva fare a meno di collegare quelle parole ad una persona reale, in carne ed ossa e trovarsi davvero curioso di sapere che cosa aveva trasformato Tom Riddle in Lord Voldemort.

 

Doveva però per prima cosa trovare quel dannato libro sui legami magici e solo dopo avrebbe potuto passare il tempo rimanente facendo quello che voleva, anche se di questo andazzo non gliene sarebbe rimasto molto. Certo, sarebbe stato molto più facile se fosse stato uno studente, così gli sarebbe bastata una scusa qualsiasi per farsi dare un permesso speciale da un professore per ritirare il libro dalla Sezione Proibita, ma cosa avrebbe potuto dire al Preside?

 

“Mi scusi Professor Dippet, vede, sono uno studente di Hogwarts che dovrebbe fare il settimo anno, ma non ho nessun certificato per provarlo, anzi a dirla tutta non ho nemmeno un documento d’identità. Che dice, va sempre bene Grifondoro o devo essere Smistato di nuovo?”

 

Anche nella sua testa sembrava ridicolo.

 

Dirgli tutta la verità? No, meglio di no, visto soprattutto che quello che aveva fatto era sicuramente illegale e con tutta probabilità o avrebbero cercato di rispedirlo nel futuro il prima possibile o lo avrebbero sbattuto ad Azkaban il prima possibile, Prescelto o no.

 

Con un sospiro tirò fuori la bacchetta e lanciò un “Tempus”: erano già le tre e mezza del mattino e per tutta la settimana non aveva fatto altro che andare a letto alle quattro e svegliarsi due ore dopo per l’allenamento mattutino.

 

Incrociò le braccia sul libro che aveva di fronte e vi poggiò la testa: in quel momento gli sembrava il cuscino migliore che avesse mai avuto. C’erano ancora parecchie ore prima che il resto della scuola si svegliasse e fortunatamente la biblioteca apriva un’ora dopo l’inizio delle lezioni.

 

Sentiva le palpebre pesanti e la testa come se fosse stata circondata di ovatta.

 

‘Chiudo gli occhi solo un secondo, solo un secondo…”

 

 

 

 

Tom stava camminando per i corridoi con un’espressione estremamente irritata in volto, tenendo con una mano la sua borsa, visibilmente rotta.

 

Mancavano solo cinque minuti all’inizio della prima ora e il Prefetto di Serpeverde si era ritrovato costretto a dover tornare al suo dormitorio per cambiare borsa. Tutto questo, nemmeno serviva dirlo, era colpa di Black.

 

Tom non riusciva davvero a capire Orion e i suoi tentativi di dimostrarsi tanto un buon amico, un comportamento non solo decisamente poco Serpeverde, ma che nel novanta percento dei casi finiva col creare disastri. Uno si aspettava che dopo cinque anni lo avesse capito da solo.

 

Era passata più di una settimana dall’incidente del Lago e del ragazzo sconosciuto ancora nessuna traccia. Si era spinto addirittura a chiedere un po’ in giro, sempre senza dare sospetti, e aveva preso l’abitudine di scrutare attentamente il tavolo rosso-oro ai pasti. Più ci pensava, più trovava dettagli che infittivano l’enigma di quell’incontro, che aveva cominciato ad essere il pensiero fisso delle sue giornate.

 

Gli era capitato più di una volta di fermare svariati ragazzi per i corridoi solo perché avevano gli stessi capelli, o la stessa statura, ma oltre a diverse occhiate perplesse non aveva raggiunto altri risultati. Cominciava ad essere sempre più sicuro che il moretto non fosse un vero studente, nonostante il leone sullo stemma della sua divisa.

 

Persino i suoi compagni di Casa si erano accorti del suo insolito comportamento e Black, avendo notato la sua strana fissazione per i Grifondoro, si era anche azzardato a chiedergli quale fosse stata la fortunata Grifoncina che gli aveva rubato il cuore, cosa che gli era costata puntualmente un pomeriggio in Infermeria.

 

Era stato proprio per farsi perdonare per quell’uscita infelice che il Playboy di Hogwarts aveva deciso di voler a tutti i costi portare a Tom la borsa sulla strada per Divinazione.

 

Orion purtroppo non aveva tenuto conto della congenita gelosia e possessività che Tom aveva per le sue cose, caratteristiche che trasformarono il suo gentile tentativo di disponibilità in una vera e propria battaglia di tira e molla, con la borsa sfortunatamente al centro. Non ci si doveva stupire quindi, quando le cuciture della tracolla saltarono e l’oggetto conteso cadde rovinosamente a terra, sparpagliando il proprio contenuto sul pavimento di pietra. Come se non bastasse una delle boccette d’inchiostro si era rotta nell’urto ed aveva macchiato ovunque.

Tom non era nemmeno voluto restare a sentire le scuse del compagno, aveva raccolto le sue cose e marciato verso le scale, diretto al suo dormitorio dove fortunatamente teneva un’altra borsa.

 

‘Fortuna che ho messo tutti i miei compiti sotto un incantesimo imperturbabile’ pensò il ragazzo tirando fuori dalla borsa un fascio di fogli da cui l’inchiostro versato sembrava scivolare via come avrebbe fatto sulla plastica.

 

Il Serpeverde era tanto impegnato a controllare i danni alle sue proprietà, da non accorgersi che, arrivato ad un incrocio con un altro corridoio, dalla sua destra qualcuno schizzò a tutta velocità verso la sua direzione e non poté fare nulla per evitare lo scontro.

 

Caddero a terra entrambi con un severo tonfo e Tom vide per la seconda volta la sua amata borsa venire catapultata in aria e sbattuta contro il pavimento. Si alzò dopo i pochi secondi necessari a riassettarsi, pronto a minacciare con una brutta fattura chiunque fosse stato l’idiota che gli era venuto addosso.

 

Quando alzò gli occhi però, le parole gli morirono in gola.

 

 

 

 

Harry si svegliò di colpo con un urlo, con ancora le immagini dell’incubo vivide nella sua mente. Prese qualche profondo respiro, inspirando ed espirando lentamente fino a che il battito del cuore non fu tornato alla sua normale frequenza.

 

Che cos’era successo? Perché non aveva preso la sua dose di pozione soporifera? Si guardò intorno, cercando di scacciare dalla mente la visione del corpo di Lavanda che si contorceva sotto gli effetti della maledizione Cruciatus.

 

Per prima cosa capì dai forti crampi che tutti i muscoli del suo corpo sembravano avere che non poteva decisamente essere nel suo letto, poi, quando cominciò a prendere coscienza dei suoi dintorni, realizzò di non essere nemmeno nella Stanza delle Necessità.

 

Polverosi tomi incrociavano dappertutto il suo sguardo e improvvisamente i ricordi della sera precedente gli riaffiorarono nella mente: si era addormentato in biblioteca.

 

“Merda!” esclamò alzandosi di scatto dalla sedia.

 

Controllò l’ora sul grande orologio a pendolo vicino allo scaffale più alto e notò con suo grande orrore che erano già le otto passate, per cui le lezioni dovevano essere già iniziate e il castello pieno di studenti. Per di più, da un momento all’altro poteva arrivare la bibliotecaria ad aprire e lo avrebbe scoperto di sicuro…

 

‘Non ho nemmeno il Mantello con me’ pensò disperato mentre chiudeva e riponeva nei propri posti tutti i libri che aveva tolto dagli scaffali la notte prima.

 

Finito di mettere in ordine, aprì lentamente la porta della Sezione Proibita e sbirciò attraverso l’uscio per controllare che non ci fosse nessuno. Appurata l’assenza di anima viva, si richiuse la porta alle spalle bisbigliando un Colloportus senza nemmeno tirar fuori la bacchetta.

 

Fortunatamente indossava sempre la sua divisa di Hogwarts sopra l’uniforme in pelle di drago e con un po’ di fortuna i ritardatari che erano ancora in giro per i corridoi non avrebbero fatto domande, pensando che fosse un altro studente qualunque che correva per andare a lezione.

 

Uscendo dalla biblioteca notò con suo grande sollievo che il corridoio sembrava vuoto, ma c’era ancora qualche piano che lo separava dalla sua camera e purtroppo in quella parte del castello non c’erano passaggi segreti utili per portarlo più velocemente a destinazione.

 

Salì le scale a due a due, ma già dopo qualche minuto di corsa per i corridoi si decise a rallentare il passo, vedendo che sembrava davvero che tutti gli studenti si trovassero all’interno delle aule. Continuò dunque a camminare con molta più calma, assaporando per la prima volta da più di una settimana l’atmosfera unica del castello. Non era la stessa cosa visto di notte di sfuggita, correndo tra la biblioteca e la Stanza delle Necessità.

 

Passando davanti alla porta di un’aula del quinto piano, rimase piacevolmente sorpreso nel sentire la voce del professor Ruf parlare con lo stesso tono piatto e monotono che aveva sempre avuto. Chissà se in questi anni era già un fantasma o era ancora vivo.

 

Stava per mettere piede su di un’altra rampa di scale, quando da dietro le spalle sentì un flebile miagolio. Si voltò di scatto e vide, a pochi metri da lui, un gatto che lo fissava attento: era ritto sulle quattro zampe e il pelo, che probabilmente sarebbe dovuto essere bianco, era arruffato a ciuffi disordinati. Gli occhi gialli, affilati in due strisce verticali, erano fissi in quelli di Harry.

 

Harry aveva già visto quel gatto diverse volte nel corso degli ultimi giorni: il gatto del custode. Aveva pensato che la fissazione che Gazza aveva per Mrs. Purr fosse una sua personale malattia e invece a quanto pareva insieme al posto di custode, veniva il gatto.

 

Gli occhietti gialli seguirono ogni mossa di Harry mentre saliva lentamente un altro gradino. Non sapeva come, ma ogni volta che lo aveva incontrato, con Mantello dell’Invisibilità o senza, il dannato felino sembrava sempre sapere che lui non fosse davvero studente. Si guardò intorno per vedere se l’uomo che avrebbe dovuto accompagnare sempre il gatto fosse nelle vicinanze ma, anche se non vide nessuno, non volle tirare troppo la corda della sua fortuna e partì per una folle corsa per i corridoi.

 

Peccato che arrivato al sesto piano non riuscì a vedere, se non quando era ormai troppo tardi, il ragazzo che stava sbucando da dietro l’angolo. Lo scontro fu inevitabile, ma Harry riuscì nella caduta ad atterrare sulle quattro zampe, come gli avevano insegnato nell’addestramento.

Rischiò però di cadere di nuovo dalla sorpresa quando, alzando gli occhi, vide chi era l’altra persona.

 

 

 

 

“Tu…” sussurrò Tom nel vedere il volto dell’unica persona che aveva abitato i suoi pensieri nell’ultima settimana. Era indubbiamente il ragazzo misterioso: stessi arruffatissimi capelli neri come la pece, stessi occhi impassibilmente verdi, stessa divisa dal taglio insolito e, notò con un certo interesse, stessa posizione da combattimento.

 

Vide l’espressione sorpresa del moretto svanire, lasciando posto ad un’aria guardinga mentre si sollevava in piedi. ‘Ed ecco che ancora sembra mi riconosca’ pensò Tom, ‘eppure io prima di qualche giorno fa non l’avevo mai visto. Da dove viene tanta diffidenza, tanta paura?’

 

Nessuno dei due stava parlando, erano entrambi fermi, in piedi, che si studiavano silenziosamente. Anche se il suo viso era diventato impassibile, Tom riusciva a leggere fin troppo bene gli occhi smeraldo del ragazzo di fronte, che sembravano rispecchiargli l’anima. Sospetto, paura, rabbia, ostilità e… curiosità?

 

Il Serpeverde fu il primo a rompere il contatto visivo, distratto da una dei calamai usciti dalla sua borsa, che era rotolato fino ai suoi piedi. Si chinò per raccoglierlo, ma si bloccò quando vide che anche questo suo semplice movimento aveva portato immediatamente l’altro a sfoderare la bacchetta, che ora si trovava puntata direttamente contro di lui. Tom assottigliò gli occhi: non gli piacevano per niente le minacce, ma non aveva dimenticato di che riflessi era munito quel ragazzo.

 

“Posso sapere, di grazia, perché ho una bacchetta puntata al petto?” decise infine di rompere il silenzio, come minimo perché il pensiero di trovarsi a raggio di maledizione non lo allettava parecchio.

 

Di risposta l’altro lo guardò come se avesse detto qualcosa di immensamente stupido.

 

“Sei Tom Riddle” rispose, con una voce molto più profonda di quanto Tom non gli avrebbe attribuito, “c’è davvero bisogno di un motivo per puntarti una bacchetta contro?”

 

Beh, ora almeno sapeva che i suoi sospetti erano fondati: sapeva decisamente più cose quel ragazzo su di Tom che non Tom su di lui.

 

“Sembri conoscermi bene,” continuò il Prefetto cauto, “posso sapere come, visto che non mi sembra ci siamo mai presentati?”

 

Per qualche motivo la domanda lo sembrò divertire.

 

“Oh beh, a me sembra di conoscerti da una vita” fu la criptica risposta. Tom naturalmente non riuscì a ricavarne un significato che avesse un minimo di senso, ma non perse la pazienza: i misteri erano sempre stati le sue passioni.

 

“Perché non sei a lezione?” gli chiese improvvisamente il ragazzo.

 

Tom spostò lo sguardo sulla sua borsa ancora per terra e stette per qualche secondo a ponderare se dirgli la verità o meno. Quando tornò a fissare quegli occhi di giada però, vide per un attimo la curiosità sovrastare le altre emozioni e decise che forse poteva essere usata come unica breccia.

 

“Dovrei essere a Divinazione, stavo tornando al dormitorio perché mi si è rotta la borsa.”

 

Lo sguardo dell’altro vagò verso l’oggetto sul pavimento, senza però muovere per un solo istante la bacchetta dalla sua posizione.

 

“Tu invece, perché non sei a lezione?”

 

Lo sconosciuto sembrò sinceramente stupito dalla domanda e, per la seconda volta in dieci minuti, lo fissò come se avesse detto la cavolata del secolo. Onestamente, era qualcosa che cominciava a dare un po’ sui nervi a Tom.

 

“Non avrai davvero pensato che fossi uno studente?” chiese, più sorpreso che altro.

 

“No, in effetti avevo i miei dubbi, ciò non toglie che indossi una divisa di Grifondoro. Nessun particolare motivo? Tra l’altro se doveva essere un travestimento è fatto anche piuttosto male, il taglio è completamente diverso.” Chiese Tom alzando un sopraciglio.

 

“Perché, cosa c’è di male in Grifondoro?” ribatté l’altro con tono leggermente irritato.

 

Tom roteò gli occhi al cielo. “C’è anche solo bisogno di chiederlo?”

 

“C’è bisogno di rispondere?”

 

“Sai rispondere con qualcosa che non sia una domanda?”

 

“No, tu?”

 

Tom cominciava ad innervosirsi sul serio per tutte quelle risposte inconsistenti e tentò di cambiar tattica.

 

“Visto che conosci il mio nome, mi sembra semplicemente legittimo che anch’io conosca il tuo.” Disse incrociando le braccia al petto stizzito.

 

L’altro ragazzo non rispose subito, ma si potevano quasi vedere i meccanismi del suo cervello girare per soppesare la risposta.

 

“Harry” rispose dopo qualche secondo mordendosi un labbro, come se non fosse sicuro di stare facendo la cosa giusta.

 

‘Harry.’ pensò Tom rigirandosi la parola sulla lingua, tastandone il suono. Era un nome piuttosto comune e probabilmente di origine babbana, ma c’era un solo modo per saperlo.

 

“Harry e basta?” chiese, il suo sopraciglio sempre ben sollevato.

 

Purtroppo la domanda sembrò suscitare l’effetto opposto a quello desiderato, perché il moretto assunse nuovamente un’espressione sospettosa e ostile.

 

“Harry è già tanto, ritieniti fortunato”

 

Ma come osava…

 

“Cos’è, sei uno sporco mezzosangue che se ne vergogna tanto da non voler nemmeno pronunciare il suo cognome ad alta voce?” lo schernì Tom con un ghigno cattivo stampato in volto.

 

Non lo vide nemmeno muoversi, ma in un lampo il ragazzo gli si era lanciato addosso e lo aveva sbattuto violentemente contro il muro del corridoio, tenendolo fermo in una presa ferrea con un braccio, mentre con l’altro gli puntava la bacchetta alla gola. Gli occhi smeraldo erano diventati incandescenti di rabbia e Tom poteva sentire ogni suo muscolo tremare improvvisamente di furia. Non avrebbe mai pensato di suscitare una simile reazione, né tanto meno che quel ragazzo tanto più basso di lui potesse possedere tanta forza, sia fisica che magica: quasi si tastava la magia che stava emanando intorno a sé.

 

“Non – ti – azzardare” ringhiò ogni parola, ed erano così vicini che i loro nasi quasi si sfioravano. Posizione che, aggiunta alla bacchetta, al braccio che quasi lo soffocava e al respiro dell’altro che gli danzava sul collo, non lasciava a Tom il tempo di pensare lucidamente.

 

Trovandola essere l’unica cosa da fare, in qualche modo riuscì a recuperare dalla tasca la propria bacchetta e lanciare al suo assalitore un Expelliarmus non verbale che lo scaraventò dall’altro lato del corridoio, lanciando la sua bacchetta a qualche metro di distanza.

 

Tom ebbe appena il tempo di riprendere fiato che già il ragazzo dagli occhi verdi era rotolato da un lato, aveva recuperato la propria bacchetta e innalzato uno scudo intorno a sé.

 

‘È davvero potente,’ pensò Tom osservandone i movimenti, ‘e anche un vero Grifondoro.’ aggiunse vedendo che oltre a materializzare lo scudo, non aveva dato altro segno di voler attaccare.

 

Si ricompose e cercò di mostrarsi come se non fosse successo nulla. “Non ti conviene iniziare un combattimento qui, nei corridoi” gli disse stirandosi la camicia stropicciata e risistemando la cravatta verde-argento.

 

L’altro non si mosse, né abbassò lo scudo.

 

“E nemmeno io ho intenzione di farmi beccare, sono un Prefetto e ho una reputazione da mantenere.” Continuò Tom, incoraggiandolo a modo suo a rilassarsi. Davvero sarebbe stato più avventato del più stupido Grifondoro a ingaggiare un duello con un avversario di cui sapeva così poco.

 

Finalmente, dopo un’altra occhiata sospettosa e un momento di esitazione, il ragazzo abbassò lo scudo e fece un passo avanti. Aveva appena aperto bocca, quando il suono della campanella di fine ora risuonò per tutto l’edificio, annunciando il cambio delle lezioni. I rumori delle sedie che si spostavano all’interno delle aule crebbero sempre di più, come lo sguardo di panico negli occhi verdi.

 

Prima che Tom potesse fermarlo, Harry era partito in una corsa frenetica.

 

“No, aspetta!” gli urlò dietro il Serpeverde, ma senza risultati, e quando voltò a sua volta l’angolo vide con sua somma delusione che dell’altro non vi era più traccia.

 

“Maledizione” sussurrò tra sé ritornando a raccogliere la borsa, mentre la massa di studenti cominciava a riversarsi per il corridoio.

 

Inspiegabilmente però, nonostante la riscomparsa dello pseudo Grifondoro, Tom si sentiva stranamente soddisfatto,  e più rilassato di quanto non gli capitava da giorni. Aveva un nome ora: Harry.

 

“Ehi Tom!”

 

Si voltò e vide Orion scendere le scale e raggiungerlo di corsa. “Dov’eri finito, perché non sei più tornato? Ho detto alla Carroll che ti eri sentito poco bene.” Si avvicinò e, notando il leggero sorrisino sulle labbra del compagno di casa, aggiunse: “Non ti sei sentito davvero male, vero?”

 

Il sorrisino di Tom si allargò.

 

“Oh no, mai stato meglio.”

 

 

 

 

 

 

A.N.: Ce l’ho fatta ad aggiornare anche stavolta! Un capitolo tutto Harry e Tom! E forse purtroppo sarà anche l’ultimo prima di settembre (mi sento un po’ ripetitiva =_=).

Comunque, visto che vado di fretta taglierò corto e passerò alle recensioni.

 

 

RISPOSTE:

 

Selvy: ehehehe, imparerà ad amarlo ;)

 

gokychan: oddio, grazie, sto diventando peperone XD

 

lake: Orion sembra un pazzo furioso? Si, devo dire che hai ragione, ma è un personaggio che mi fa continuamente morire dalle risate anche quando lo scrivo XD

 

kristin: allora, per te ecco qua la lista (di quelli visti fin ora almeno)

              Orion Black

              Giselle Malfoy

              Abraxas Malfoy (fratello maggiore di Giselle)

              Eileen Principe

              Marcus Mulciber

              Caleb Doholov

              Heidi Rosier & Rudolf Lestrange (la coppietta)

              Madlene Avery (anche se non si è vista davvero)

 

Michy90: spero ti piaccia questa nuova interazione tutta Harry e Tom allora ^^! A proposito del 7 libro… si, mi è piaciuto, anche se 5° e 3° rimarranno sempre i miei preferiti. Ho trovato però alcune scene un po’ troppo spettacolarizzate forse, come se la Bowling stesse un po’ pensando ai film mentre lo scriveva…

  
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