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Autore: AsfodeloSpirito17662    08/02/2013    5 recensioni
"Oh Merlino, Paciock...”
“Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva”
“Eh, me ne sono accorto”
“Vaffanculo”
“Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”
[...]
Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.
“Te ne sei innamorato?”
“Credo che sia un termine azzardato”
“Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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QUATTORDICESIMO CAPITOLO


Waking up to you never felt so real

I don't wanna sleep

I don't wanna dream

'cause my dreams don't comfort me

The way you make me feel

Waking up to you never felt so real

(Skillet, Comatose)


Stravaccato sulla poltrona di pelle nera, illuminato dalle fiamme del camino acceso, fece roteare dolcemente il vino rosso lungo i bordi del calice che stringeva tra le dita affusolate. Gli occhi grigi erano assorti ed i capelli biondissimi catturavano il riverbero delle fiamme trasformandolo in riflessi che avrebbero richiesto attenzione per ore, in quanto indiscutibilmente belli. Accanto a lui c’era l’anima in pena, il povero disgraziato in cerca di asilo, che già se ne era scolati cinque di calici di vino.

Sulle labbra di Draco affiorò un sorrisetto sardonico, mentre con distrazione fece ciondolare una gamba aldilà del bracciolo della poltrona. Sospirò silenziosamente, lo sguardo che vagava ora lungo le pareti dell’immenso e freddo salone, lasciando che quel silenzio perdurasse ancora un po’.

Blaise si era catapultato a casa sua verso le undici di sera e, come faceva di solito, aveva iniziato a parlare.

A raffica.

Il mondo era convinto che il ragazzo fosse un tipo riservato ed introverso ma Draco lo riconosceva per quello che era in realtà: una logorroica checca del cazzo. Eppure, nonostante l’appellativo dispregiativo che Malfoy aveva affibbiato all’altro nella sua mente, non l’aveva interrotto mai, neanche una volta. Non aveva mostrato segni di noia, né di insofferenza, né di derisione. Si era seduto, gli aveva versato del vino (più di una volta a dire la verità) e l’aveva ascoltato, con attenzione, tacendo anche laddove avrebbe dovuto zittirlo e prenderlo a schiaffi.

In sintesi, Paciock lo stava facendo ammattire.

Draco non capiva come un sogno avesse potuto scombussolare tanto l’animo dell’algido ex compagno di scuola (ma per sempre leale amico). In realtà aveva intuito che l’avvenimento aveva rivestito solo un ruolo di pretesto; aveva infatti rivangato dettagli che all’insaputa del francese stesso, si erano impressi nella sua memoria.

In quel salone, davanti quelle fiamme, Blaise si era ritrovato a descrivere particolari del Grifondoro che solo un attento osservatore avrebbe potuto ripetere con altrettanta sicurezza. Blaise stesso era rimasto stupito da quella incosciente conoscenza, scoperta solamente dopo il breve discorso avuto con Mathias. Tra le mura della cucina, tutto era venuto a galla, il subconscio aveva cominciato a ritrattare di sua spontanea volontà avvenimenti e cose e parole e non sapeva più neanche lui cos’altro, diavolo! Un insieme di particolari che avevano anche dato luce alla domanda fatta a Mathias, quando Neville se ne era andato. Zabini non aveva idea della motivazione che l’aveva spinto a porla, ma in cucina l’aveva capito. E la situazione l’aveva semplicemente sopraffatto.

Dopo aver mangiato ed aver aspettato con impazienza che Mathias fosse andato a letto, si era catapultato da Draco, perché era l’unico con il quale poteva scoprirsi.

In quel momento, dunque, Malfoy aveva l’arduo compito di aiutarlo. Perché se quel gran viziatello di un platinato era convinto di qualcosa, era di conoscere Blaise forse anche più di Constance. Anzi, sicuramente pure più di lei, dato che i figli alle madri nascondono sempre qualcosa. Insomma, se davvero lo conosceva come era convinto, Blaise si sarebbe sottoposto autonomamente ad una tortura psicologica che l’avrebbe condotto per la via più breve al reparto per malattie mentali del San Mungo. Perché lui era fatto così, doveva sempre psicanalizzare qualsiasi cosa, dargli un significato, un attenuante, attribuirla a fatti o parole, capirla ed assimilarla. Non era una persona semplice e Draco sapeva di avere la profondità di una pozzanghera rispetto a Blaise, però era suo dannato compito aiutarlo e che Salazar l’avesse impalato, se non l’avrebbe fatto.

Con un sospiro leggero, Malfoy osservò le fiamme, parlando con un tono di voce basso e conciliante.


Che ne sai, magari un piatto era per il primo ed un piatto era per il secondo” la buttò lì, allargando un po' le braccia per minimizzare quella questione che gli faceva soltanto venire voglia di ridere a crepapelle.

C’erano due forchette nel lavandino” rispose prontamente Blaise, ingollando altro vino, cosa che non intaccò minimamente la sua sicurezza.

Magari è un tipo schizzinoso”

Draco...”

Facevo per dire, sto solo ipotizzando per evitare di far soffriggere il tuo cervello. Lo sento crepitare da qui” il sogghigno che gli rivolse sferzò l'aria, fu quasi palpabile.


Blaise accennò un lieve sorriso, la testa leggera grazie all’alcool che gli circolava nelle vene. Si lasciò andare contro lo schienale del divano e socchiudendo le palpebre, puntò lo sguardo vitreo sul soffitto.


Perché proprio adesso?” la voce di Draco gli accarezzò le orecchie con garbo. Era una bella domanda, dovette ammettere Blaise. Perché gli erano tornati in mente quei due piatti con quelle due forchette che aveva intravisto nel lavello, non appena aveva messo piede nella cucina di Paciock? Peccato fosse un quesito già vecchio, quello: lui stesso, da un po', si stava chiedendo la stessa cosa. Passarono lunghi attimi di silenzio, durante i quali il crepitio delle fiamme cullò l'animo agitato del moro, con la discrezione necessaria dovuta a qualcuno che si sentiva in bilico.


Non lo so. Quando se ne è andato, oggi pomeriggio, mi è venuto in mente di getto. Come quelle cose che ricordi all’improvviso, quando meno te lo aspetti e senza una motivazione apparente. È stato un flash...” la sua voce si spense lentamente sulle ultime sillabe, gli occhi scuri persi in un vuoto che solo lui poteva vedere.

Oh Merlino, Paciock...” Draco lagnò una nota di sofferenza, affondando le dita delle mani nei capelli con la disperazione di un attore vissuto e consumato.

Ho toccato il fondo Draco, sono alla deriva” alla sofferenza del padrone di casa si aggiunse la disperata consapevolezza del suo ospite. Sembravano due condannati.

Eh, me ne sono accorto” disse il primo, la voce soffocata dai palmi caldi.

Vaffanculo” seguitò il secondo, secco e conciso, gli occhi ancora persi nel vuoto cosmico.

Senti, di certo tutto mi aspettavo tranne che Paciock. Ovvio, sempre meglio di Sfregiato. Credo che in quel caso ti avrei sbattuto fuori di qui a calci nel culo”


Blaise rise, una risata calda ed un po’ brilla. Tanto per restare in quello status di confusione che attenuava lo scorrere dei suoi pensieri, si scolò un altro calice di vino come fosse acqua. Era destabilizzante non sapere cosa fare o come comportarsi, lo era davvero.


Pensi che sia una cosa passeggera?” Draco tornò all'attacco con una di quelle domande che minacciavano prepotentemente l'effetto di leggerezza che il vino aveva sulla sua capacità mostruosa di ragionare in continuazione ed in ogni circostanza. Blaise piegò le labbra da un lato, desiderando solo di affogare nel Merlot.

Non lo so. Considerando che mi sono tornati alla mente anche dettagli assurdi risalenti al periodo scolastico, direi che era entrato nella mia sfera degli interessi già da un bel pezzo e neanche me ne sono reso mai conto. Come lo spieghi?”


Draco sospirò, appoggiando il suo calice sul tavolino. Una piccola ruga tra le sopracciglia deturpava l’aura serafica di quel volto. Era sempre stato affascinante, Draco, e per un certo periodo Blaise si era sentito anche attratto da lui. Quando aveva capito, però, che la sua amicizia era più importante di qualsiasi altra cosa, se l’era fatta passare. Non era stato particolarmente difficile, si era trattato di semplice attrazione fisica.

Il biondo si accarezzò il mento e le labbra con una mano, in procinto di dire qualcosa di personale. Nonostante la loro amicizia, erano rari i momenti in cui il francese riusciva a spillare a Draco qualcosa di veramente suo.

Blaise si fece attento, gli occhi scuri che scrutavano il volto dell’altro con una certa curiosità.


Sai, prima di mettermi con Pansy, neanche calcolavo la sua esistenza. Ero abituato ad essere seguito da lei praticamente ovunque ed il fatto che fosse così appiccicosa mi infastidiva. La consideravo stupida, oca e frivola. Era la mia ombra...” sorrise, scuotendo con lentezza la testa “...ed io cercavo di liberarmi di lei in tutti i modi possibili. Frequentavo altre ragazze, non rispondevo alle sue domande, guardavo altrove quando era in mia presenza. Era come se non esistesse, come se non fosse presente” inumidì velocemente le labbra con la punta della lingua ed a Blaise parve di vederle tremare per qualche secondo (tuttavia non ne ebbe mai la certezza).

In quei pochi secondi di silenzio, Draco raccolse il coraggio e le parole necessarie per continuare a parlare, perché nominarla e ricordarla faceva ancora male (nonostante fosse lui lo stronzo, il coglione, la testa di cazzo). Inspirò profondamente e si mise seduto meglio. Piegò dunque la schiena in avanti, appoggiò i gomiti sulle ginocchia ed incrociò le dita tra loro, con gli occhi fissi sul tappeto.

La questione, come ben sai, andò avanti per anni. Precisamente fino al quarto anno. E lei, durante tutto quel tempo, non si era mai arresa, neanche un attimo. Probabilmente già lo sapeva, è sempre stata più acuta di me per certi versi. Lo sapeva per entrambi, sia per me che per lei. Doveva solo prendermi a schiaffi e farmi connettere il cervello” un lieve sorriso tornò a piegargli le labbra fini, un sorriso che si tramutò in una breve risata di divertimento, forse mista ad imbarazzo.

Venne da me ed anche se, come al solito, pretesi di non stare ad ascoltarla, mi disse che sarebbe andata al ballo con Nott. Girò sui tacchi e se ne andò come niente fosse”.


Blaise allargò gli occhi, mentre uno strano presentimento si faceva spazio nella propria mente, presentimento che si tramutò senza ombra di dubbio in consapevolezza. Osservò attentamente il volto di Draco, andando alla ricerca di una conferma della quale non aveva certamente bisogno.


E’ per questo che avete fatto a botte nello spogliatoio, dopo gli allenamenti?”


Lo chiese ad alta voce, perché percepiva che Draco aveva bisogno di ammetterlo. Di farlo a parole, non solo nella sua testa. Il biondo annuì, continuando a ridacchiare sommessamente.


E lo sai qual è l’assurdo di tutto quello che è successo?”


Blaise continuò ad osservarlo, in attesa che l’altro proseguisse senza necessitare di motivazioni per farlo. Scoprì che gli faceva piacere ascoltare Draco parlare, aprirsi nel tentativo di consigliarlo. Era bravo ad acquietare le maree della sua anima.


Non era vero. Nott non aveva mai chiesto a Pansy di andare al ballo, così come lei non l’aveva chiesto a lui. Era stato un pretesto, Blaise. Solo un pretesto per farmi aprire gli occhi, per dimostrare che lei lo sapeva ed aveva avuto sempre ragione. Certo, forse avrebbe potuto usare un metodo più ortodosso per farmelo capire ma sappiamo entrambi che il soggetto con il quale aveva a che fare a volte può essere davvero un idiota. Era riuscita a farmi andare il sangue al cervello così bene che non ci vidi più. Dopo gli allenamenti, quando me lo ritrovai di fronte, non resistetti. Dubito ancora oggi che Theo abbia compreso la motivazione di quella lotta. Lo presi a pugni come meglio potevo e ne presi altrettanti. Una settimana dopo mi disse semplicemente che mi perdonava per aver dato di matto, perché in fondo lo aveva sempre saputo che un po’ lo ero. Matto, intendo. Quando ci separarono, non andai neanche in infermeria. Ero arrabbiato, furioso per come Pansy era riuscita a manipolarmi, a raggirarmi, neanche fossi stato un povero deficiente. Oh, Blaise, ma io ero un povero deficiente. Lo ero per davvero. E quando entrai in sala comune con la sola voglia selvaggia di fargliela pagare, l’unica cosa che fui in grado di fare, guardandola in faccia, fu di chiederle scusa. Le chiesi scusa per tutto quello che le avevo fatto passare negli anni addietro. Perché se fossi stato meno cieco, le avrei risparmiato un sacco di sofferenze”.


Con l’amaro in bocca, Draco prese direttamente la bottiglia del vino, attaccandovisi come un assettato nel deserto si attaccherebbe alla pioggia. Gli occhi lucidi erano attribuibili al calore del fuoco troppo vicino, non ad un destino che aveva scelto di imboccare solo per compiacere, ancora una volta, i desideri di suo padre. Quelli che non includevano Pansy nella sua vita, ma Astoria.

Blaise non disse niente, perché Draco non era una persona che aveva bisogno di sentirsi propinare delle consolazioni. Gli bastava condividere il suo dolore con qualcuno che tenesse a lui. E Blaise, in quel momento, condivise il suo dolore come solo un amico avrebbe potuto fare.

Quando Malfoy riprese a parlare, lo fece con una certa nota di rassegnazione e risentimento che aiutarono il francese a riflettere in una maniera, se possibile, ancora più profonda.


Quello che voglio dirti Blaise è che alcuni di noi, i più stupidi, i più spavaldi, boriosi e superbi, non si accorgono di quello che hanno sotto il naso finché non rischiano di lasciarselo soffiare da persone più sveglie ed intelligenti. Io amavo Pansy da non so neanche quanto e non me ne ero mai accorto. Ha dovuto sbattermelo in faccia. E nonostante il mio amore guarda com’è finita. L’ho ferita, ancora una volta. Mi sembra che in tutta la mia cazzo di esistenza non abbia saputo fare altro che causarle questo” si alzò con impeto dalla poltrona, passandosi le mani tra i capelli in un gesto nervoso. Voltando le spalle al camino, si diresse con ampie falcate verso il finestrone che dava sulla terrazza, osservando il cielo scuro carico di nuvole di pioggia, come a rispecchiare la furia nella quale il suo giovane animo ribolliva.

Blaise restò seduto a contemplare il fuoco, colpito dalla consapevolezza che quando la vita decide di cucirti addosso un destino di merda, lo fa per tutta la durata dei tuoi sacrosanti giorni.

C'erano persone destinate a vivere felici, altre a conoscere la sofferenza prima della gioia (o viceversa). Altre, semplicemente, erano destinate a conoscere solo il dolore. A Blaise era andata bene, non era mai stato infangato come Draco nella questione Mangiamorte. Nonostante l’assenza di un padre, aveva avuto una madre al suo fianco, una madre che aveva sempre dimostrato la sua presenza ed il suo affetto in un modo o nell’altro. Draco aveva avuto Narcissa, ma la presenza costante di Lucius aveva impedito la nascita di un qualsivoglia rapporto che andasse aldilà delle apparenze. Ancora ricordava la frustrazione e l’umiliazione che l’amico aveva provato nello scoprire che non era in grado di effettuare Patronus di alcun genere.

Perché non aveva abbastanza ricordi felici.

Poi era arrivata Pansy, la ventata di aria fresca che al sesto anno di scuola aveva permesso a Draco di realizzarsi laddove aveva precedentemente fallito. Anche quella gioia, gli era stata portata via da suo padre.

All’inizio Blaise era stato convinto che l'amico poteva incolpare solo se stesso, se non aveva avuto il coraggio di contraddire le volontà di Lucius, oramai chiuso ad Azkaban. Ma se c’era una cosa che a Draco era mancata più di tutte, nella sua vita, era una famiglia. E nonostante la visione malsana di rapporto padre-figlio che aveva, il biondo non avrebbe mai avuto il cuore né il coraggio di contraddire l’unica persona dalla quale, dopo venticinque anni di vita, ancora anelava di udire una parola di apprezzamento. C’erano stati momenti in cui Blaise aveva avuto voglia di sbattere quell’uomo borioso al muro e costringerlo, se fosse stato necessario anche sotto Imperio, a pronunciare una sola, singola frase. Bravo, Draco. Solo quello. Ma ovviamente non sarebbe mai potuta andare così.

Perché altre persone, semplicemente, sono destinate a conoscere solo il dolore.

Blaise quella volta non si chiese perché non fosse mai concesso avere due prospettive. Piuttosto, si domandò perché fosse permesso solo ad alcuni.


Draco, hai scelto tra il giusto ed il facile. Eri consapevole che poi te ne saresti pentito per tutta la vita”

Sì, lo ero. Sono un masochista del cazzo, che vuoi farci”


Uno sbuffo di risata, che durò troppo poco perché fosse reale. Incrociò le braccia al petto e si voltò verso il divano. Ora Blaise era in piedi e lo osservava con un’espressione comprensiva. Stava ancora condividendo il suo dolore, non aveva mai smesso di farlo.


Te ne sei innamorato?” domandò a bruciapelo Malfoy, con occhi attenti.

Credo che sia un termine azzardato”

Ti consiglio di capirlo più in fretta che puoi Blaise, perché anche se lo pensiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Non chiederti perché proprio adesso. Sii grato che sia successo abbastanza presto”




















NOTE DELL'AUTORE: Ho tante cose da dire riguardo questo capitolo. La prima: è in assoluto il mio preferito, ho adorato scriverlo come nessun altro, in questa fanfiction. Draco è un personaggio che mi piace da morire e ho voluto regalare un pezzo di lui anche a questa storia. Mi dispiace se Neville non appare in nessuna scena, vi avevo promesso che sarebbe stato praticamente sempre presente, ma era necessario, per sbrogliare un po' la matassa che martoria il cervello di Blaise e direi che gli esempi che Draco ha fatto, sono stati di grande aiuto. Inoltre, Neville è il motivo della visita che Blaise fa a Malfoy, quindi è come se ci fosse, dai. Poi: Blaise non si chiese perché non è mai concesso avere due prospettive: stavolta non se lo chiede, ma la prima volta che l'ha fatto, ci trovavamo nel prologo. Cioè un bel po' di roba fa ;) questa cosa mi emoziona. Terzo: abbiamo finalmente scoperto perché Blaise ha fatto a Mathias, nel capitolo precedente, quella strana domanda. Quando è arrivato a casa di Neville (se andate a dare un'occhiata), noterete che Blaise fa caso a due piatti e due forchette che sono nel lavello della cucina del Grifondoro. Queste frivolezze rientrano in dettagli che tutti possiamo notare quando mettiamo piede in casa di qualcuno, come una tazza appoggiata sul tavolino, un vassoio di frutta stagionale, delle calamite attaccate sul frigo... diciamo che certe volte, sono i dettagli meno importanti a scatenare (a nostra insaputa) dei meccanismi nel nostro cervello e subconscio. E per Blaise non c'è nessuna Pansy abbastanza arguta da sbattergli la realtà dei fatti in faccia, quindi ho dovuto trovare una soluzione: ho voluto sfruttare le due forchette per far arrivare Blaise a porsi la domanda: Neville ha cucinato per Mathias o vive con qualcuno? E' stato un processo lento ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine e dopo il sogno che Blaise ha fatto, è scattato una sorta di effetto domino in lui, durante il quale non solo ha ricordato ciò che ha visto in cucina, ma senza volerlo realmente gli sono tornati alla mente anche eventi di lui risalenti al periodo scolastico. Insomma, ha iniziato a ricordare tante cose come avesse rotto una diga, cose che non sapeva neanche di sapere. Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma spero di sì, perché per me tutto questo processo ha un senso logico, non l'ho creato tanto per, chessò, provare a spiegare una situazione inverosimile. Il corso delle cose è stato così voluto sin dal prologo. Nei prossimi capitoli, come vi ho già promesso, spenderò qualche parola in più anche per Mathias. Concludo questo papiro per ringraziare tutti voi che mi sostenere con commenti, letture, preferiti e ricordati e seguiti. Ho messo più di un anno per scrivere questa storia e non avete idea di quanto mi stiate rendendo felice tutti quanti con la vostra presenza tra queste pagine. Un abbraccio!

   
 
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