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Autore: Mitsuki91    11/02/2013    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Draco Malfoy avesse scoperto il segreto di Severus Piton? Avrebbe continuato il suo lavoro di Mangiamorte, l'avrebbe denunciato o si sarebbe ribellato al Signore Oscuro per combattere a fianco dell'Ordine?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non ho la forza di rileggerlo, abbiate pietà D=
Visto che è un secolo che non aggiorno questa storia, beh, ecco a voi u.u
Fatemi sapere =)


Secondo capitolo

Il settimo anno era iniziato da quasi due mesi e a Draco faceva assolutamente schifo.
Si applicava nello studio perché non aveva nulla da fare.
Non c’era traccia di Sanguesporco da prendere in giro nel castello, perché la nuova legge li aveva messi al bando tutti. Non c’era nessun piano segreto da tramare – sebbene non rimpiangesse affatto quello dell’anno precedente – perché Lord Voldemort era al potere e decideva su tutto senza lasciar fare agli altri. Non c’era neanche più gusto – se mai ce ne fosse stato – nel torturare la gente, dato che dovevano farlo sui compagni messi in punizione.
E c’era disciplina, un sacco di disciplina. Draco non voleva assolutamente finire in punizione ma dubitava che i Carrow avessero il coraggio di anche solo provare a toccarlo seriamente.
Quantomeno non era a casa.
Al Manor era un incubo: suo padre era screditato, sua madre neppure guardata, come se non contasse. Non aveva privacy perché gente strana entrava e usciva a tutte le ore e, soprattutto, doveva partecipare alle riunioni dei Mangiamorte e si sentiva terrorizzato al solo pensiero.
Aveva paura del Signore Oscuro, questo era il punto. Per anni Lucius aveva predicato la loro superiorità Purosangue sulla feccia Sanguesporco e ricordava i ‘gloriosi’ tempi passati in cui Lord Voldemort spadroneggiava e lui era tenuto in giusta considerazione dal suo signore. La realtà era che non era vero niente e, anzi, tutto faceva schifo.
Lord Voldemort trattava i propri sottoposti come pezze da piedi, forse anche peggio. Dava ordini che dovevano essere eseguiti, pena la tortura – nei migliori dei casi. Se sbagliavi una volta eri segnato a vita e non c’era niente che potessi fare per scamparla. Era tutto un gioco a chi si metteva in mostra di più e a chi era più cattivo per poter ricevere anche solo una briciola di potere da quel mago che, nonostante molti di loro ci sperassero, non lo avrebbe mai ceduto. Ti avrebbe fatto credere di averlo fatto e poi ti avrebbe tirato via la terra da sotto i piedi.
Draco si chiese se c’erano altre cose su cui suo padre gli avesse mentito, a questo punto. Vero, trovava strano già allora che sua madre non lo appoggiasse né contraddicesse, però…
Aveva visto il professor Piton diverse volte durante l’estate ma in sostanza non avevano alcun tipo di rapporto. Draco era stato troppo codardo – forse giusto – per uccidere Silente e, al suo posto, l’aveva fatto il suo professore, premunendosi poi di trarlo in salvo.
Una volta al ‘sicuro’ al Manor, dopo aver dato un resoconto dettagliato al Signore Oscuro ed essere stato punito per la sua esitazione, i due non si erano più rivolti la parola.
A lui mancava forse un po’ il non potersi confidare con l’uomo. Dopotutto non era solo il suo insegnante: era il suo padrino, il suo tutore, ed era abituato ad averlo attorno sin da quando era nato. Severus Piton non era un uomo facile e non sorrideva praticamente mai, però con lui era sempre stato gentile, a parte durante quell’anno appena passato. E Draco non sapeva come riaggiustare le cose e non sapeva nemmeno se voleva riaggiustarle.
Passò quindi quei due mesi cercando di sopravvivere alla scuola e domandandosi cosa fosse meglio fare della sua vita. Valeva la pena salvarsi delle amicizie – che non fossero quegli inetti di Tiger e Goyle, per intendersi – e sotterrare così il suo orgoglio facendo la prima mossa verso il professor Piton? Forse ‘amicizia’ non era il termine giusto. ‘Rapporto di stima e di affetto’ suonava meglio.
Si decise la sera di Halloween, dopo il banchetto.
In Sala Comune si stava svolgendo la classica festa Serpeverde con alcool e prove di coraggio e cerimonie di iniziazione per i gruppi più disparati, che consideravano la festività adatta all’occasione.
Draco ne aveva già abbastanza e, dopo qualche bicchierino di troppo, decise di infrangere per la prima volta in quell’anno le regole scolastiche uscendo dalla Sala Comune dopo il Coprifuoco.
Il professore di pozioni – ormai preside – aveva tenuto il suo vecchio ufficio e le sue vecchie stanze. Era una cosa parecchio strana, in effetti, come se non volesse utilizzare la camera di Silente, ma durante l’estate aveva liquidato la faccenda adducendo come scusa la ‘comodità’ e il ‘non voler spostare le sue cose’.
Il ragazzo bussò alla porta del suo vecchio ufficio, che sapeva condurre direttamente negli appartamenti del professore.
Non gli rispose nessuno. Forse era uscito a festeggiare Halloween come tutti.
Un rumore strano attirò la sua attenzione e Draco accostò l’orecchio alla porta. Di nuovo quel rumore strano. Cercando di fare più silenzio possibile – senza nemmeno sapere perché – il ragazzo abbassò la maniglia.
La porta era aperta e lui entrò. L’ufficio era vuoto, ma ecco che da un’altra porta dietro la scrivania si intravedeva uno spiraglio di luce… E di nuovo quel rumore strano…
Si avvicinò e cercò di sbirciare dalla porta socchiusa.
Il professor Piton era seduto sul letto, si stringeva le gambe al petto e aveva il viso affondato nelle ginocchia, i capelli neri sparsi che impedivano di vedere la sua espressione. Sul letto accanto a lui c’era un mazzo di fiori bianchi parzialmente disfatto: i fiori sciolti lo circondavano e il tutto aveva un che di surreale.
Di nuovo quel rumore.
Stavolta Draco lo riconobbe, anche grazie al movimento delle spalle del professore.
Un singhiozzo.
Severus Piton piangeva.
Il ragazzo ebbe la netta sensazione di aver appena invaso la privacy dell’uomo in un modo così profondo che se lui l’avesse scoperto avrebbe potuto Cruciarlo.
Cercando di non far rumore tornò sui propri passi e si richiuse la porta dell’ufficio alle spalle, correndo poi verso la Sala Comune.
Adesso non gli rimaneva che riflettere su ciò che aveva appena visto.
   
 
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