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Autore: Tomi Dark angel    17/02/2013    15 recensioni
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e…
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Oscurità. Gelo. Paura e grida cristalline, non umane.
Il mondo intero pareva essersi rivoltato come un guanto, così, senza un reale perché agli occhi degli umani. Per miglia e miglia, forse fino ai confini dell’intera nazione, si stendeva una distesa arida di arsura e terra bruciata. Dove un tempo avevano dimorato piante e animali viventi adesso non restava che una steppa di morte, sangue e disperazione.
L’aria era pesante, mefitica, difficile da respirare.
Questo era il potere degli angeli, la potenza scatenata da Dio che scuoteva il mondo da cima a fondo con una facilità impressionante. Una guerra fratricida spiegava le sue ali minacciose e sanguinarie per miglia laddove angeli armati di spade lucenti si scagliavano l’uno contro l’altro, massacrandosi senza pietà. Si strappavano le ali a vicenda, uno decapitava l’altro o gli staccava diversi arti con pochi colpi di spada lucente.
Il sangue pioveva insieme alla pioggia stessa, macchiando il terreno e qualcuno che ormai aveva capitolato dinanzi a tanta violenza.
Due amanti, un arcangelo biondo e un umano, si stringevano in un abbraccio disperato mentre dinanzi a loro un boia spietato levava al cielo la sua spada esecutrice, pronto ad innescare la sua ingiusta sentenza. Non vi era paura negli occhi dei due condannati, ma solo incondizionato amore verso l’altro. Era una scena toccante, uno di quei momenti che meritava di piegare il mondo intero al suo innocente cospetto. Tuttavia, in tutta la sua ingiustizia, il mondo aveva voltato il viso dall’altra parte, perpetrando nella sua campagna di lotta e distruzione.
Cieco alle ali spezzate dell’arcangelo.
Cieco alle lacrime del giovane che lo stringeva con amorevole tenerezza.
Cieco finanche alla crudeltà del loro esecutore.
Raphael non parlò, ma strinse con forza l’ala di un altro angelo prostrato ai suoi piedi. Quest’ultimo piangeva sommessamente, il sangue che colava lungo il viso e le ali massacrate.
Sam Winchester baciò la guancia dell’arcangelo Gabriel, poi fece scorrere le labbra lungo la sua pelle morbida, sporca di sangue e Grazia perduta. Era il loro ultimo momento, l’ultimo respiro prima della morte. Sam voleva spenderlo nel migliore dei modi, e l’avrebbe fatto.
-Ti amo.-
Al che Gabriel spalancò gli occhi grondanti di lacrime e mentre la lama di Raphael compiva un arco luminoso nell’aria sporca dell’alba, l’arcangelo biondo sorrise flebilmente.
-Anch’io, cucciolotto.-
I due amanti si strinsero con forza, forti dinanzi alla morte che veniva a prenderli. Sam chiuse gli occhi, Gabriel premette il viso contro la sua spalla.
Da qualche parte, Bobby urlò e Sindragon uggiolò disperato mentre l’ennesimo angelo nemico gli trafiggeva una spalla, atterrandolo. Samael chiamò Gabriel a gran voce, innalzando al cielo il suo vero grido, intriso di sofferenza.
La luce esplose all’improvviso, così pura e accecante che perfino gli arcangeli furono costretti a coprirsi gli occhi.
Gli angeli che dal cielo stavano combattendo arretrarono feriti, interrompendo ogni genere di violenza mentre i Behemah Aqedà indietreggiavano, scuotendo il capo ed emettendo versi infastiditi.
Ci fu un’esplosione e una grande onda si propagò, allargandosi per miglia e miglia, oltre i campi di battaglia, avvolgendo tre quarti del pianeta.
L’aria irrespirabile fu spazzata via, sostituita da un vento pulito che profumava di fiori e aghi di pino; la terra bruciata rinsavì all’improvviso, ricoprendosi istantaneamente di fiori, edera, alberi e quant’altro la natura avesse mai potuto generare; l’acqua prosciugata dall’arsura della battaglia tornò a riempire i torrenti, pura e limpida come se l’uomo o il sangue non l’avessero mai inquinata; gli animali e le persone rimaste vittime della battaglia spalancarono gli occhi, traendo un profondo respiro traumatizzato, ma vivo come non lo sarebbe mai più stato in vita loro. Ogni cosa fu ricostruita, richiamata a una nascita nuova, migliore.
Sindragon si rialzò con un balzo dalla pozza di sangue che la ferita ormai rimarginata aveva causato. Intorno a lui, i Behemah Aqedà rimasti uccisi nella battaglia si rialzarono, sporchi ma sani, colmi di un’energia rinnovata che non li aveva mai colti prima di allora.
Samael sentì le ali ferite rimarginarsi, riassestando ogni osso, ogni squarcio e il suo corpo fu attraversato da un fremito vigoroso mentre un battito delle possenti appendici piumate lo liberava dalla presa di Raphael, restituendogli la libertà. Piantò le mani nel terreno improvvisamente coperto di fiori bellissimi che lui riconobbe con una punta di commozione: erano fiori del paradiso.
Samael spinse forte contro il terreno e si alzò faticosamente in piedi mentre alle sue spalle Bobby afferrava una spada angelica e si raddrizzava, incitato da quel fascio di luce.
Ogni creatura benigna, ogni fiore, ogni essere vivente fu attraversato da una beatitudine indescrivibile, una lucentezza meravigliosa che invase i loro corpi e le loro anime. Un mormorio basso e armonioso riempì l’aria, mescolandosi a un suono cristallino simile a una melodia antica e bellissima che riscosse la terra stessa, facendola fremere gioiosa.
Il sole cominciò la sua lenta scalata verso il cielo, ma nessuno prestò attenzione alla sua lucentezza. Tutti erano troppo occupati a rimirare una luce più forte, più pura concentrata su un unico punto, laddove due corpi defunti avevano riposato. Niente di così bello era mai stato visto da occhio umano e ultraterreno, al punto che diversi angeli componenti della schiera di Gabriel lasciarono cadere le armi e chinarono il capo al cospetto di quella luce che ricordavano di aver visto solo e soltanto una volta in vita loro: durante la nascita.
Quella luce era quanto di più vicino potesse essere attribuito all’aura di Dio stesso. Una nuova potenza, una nuova benigna entità era stata richiamata dal grido sofferente di troppe creature spezzate e mentre anche i Behemah Aqedà si prostravano dinanzi a tanta implacabile bellezza, la spada di Raphael si fermò a poca distanza dalla testa di Gabriel, improvvisamente risanato di ogni ferita.
L’arcangelo biondo levò lentamente lo sguardo, lacrimando davanti alla luce purissima che invadeva i suoi occhi. Continuava a coprire le palpebre di Sam con fare protettivo, ma lui, Gabriel, non riusciva a distogliere l’attenzione dalla presenza  all’apparenza umana alle sue spalle che bloccava semplicemente guardandola una possente spada da arcangelo.
-Raphael.- chiamò la creatura divina con voce ultraterrena che pareva sdoppiarsi in migliaia di altre voci melodiose ad ogni sillaba. Al solo udire la sua voce il sole splendette più forte, dissipando definitivamente le nuvole che avevano minacciato di coprirlo e gli altri angeli gridarono di giubilo.
Raphael lasciò cadere la spada con un grido straziato, coprendosi gli occhi con entrambe le mani. Samael si inginocchiò obbediente, chinando il capo mentre la creatura ultraterrena oltrepassava Gabriel con passo maestoso, le ali gigantesche ripiegate alle sue spalle.
-Chi sei tu?! Cosa vuoi?- urlò Raphael allarmato, indietreggiando ancora.
-Non mi riconosci, fratello?- rispose la creatura, diminuendo appena la luce che la attorniava.
Solo allora il volto dell’essere si palesò agli occhi stupiti dei suoi stessi fratelli. Scompigliati capelli scuri, occhi blu al cui interno si intravedeva il moto luminoso di migliaia di galassie, ali argentate che tuttavia adesso erano sei e non quattro come l’ultima volta. Il viso di Castiel non era mai stato così maestoso, così giudizioso e antico nella sua eterea bellezza. Il corpo adesso era avvolto da una magnifica armatura di cristallo dai riflessi d’oro le cui rifiniture argentate si intrufolavano in ogni placca, modellandola al fisico possente e snello allo stesso tempo che ricopriva. Ogni arabesco si avvitava in morbide volute fino a concentrarsi intorno al diamante incastonato nel collare rigido dell’armatura. Un diadema di cristallo che si intrecciava in piccole onde dalle rifiniture d’argento fasciava la fronte dell’angelo. 
Tra le braccia, stretto al petto come se fosse la cosa più preziosa del mondo, Dean giaceva svenuto ma privo di ferite. Il suo viso era sereno, quasi sorridente nell’incoscienza che lo costringeva all’immobilità.
Raphael si chinò lentamente, raccogliendo la spada con mano tremante.
-Non vincerai esercitando questi trucchetti contro di me, Castiel. Non ti farò vincere, fosse l’ultima cosa che faccio! Il Paradiso è mio!-
Detto questo, Raphael si scagliò contro Castiel. Gli altri angeli gridarono spaventati, i Behemah emisero una miriade di versi furiosi, ma il colpo dell’arcangelo non andò mai a segno. Raphael spalancò gli occhi e la bocca, sorpreso mentre il suo corpo si irrigidiva sotto gli occhi storditi di tutti.
Una piccola spinta ancora, e la lama luminosa di una spada gli trafisse il petto da parte a parte, fuoriuscendo dalla schiena. Raphael emise un flebile lamento, chinando il capo verso Gabriel, le cui dita stringevano ancora l’elsa della spada.  
-E con questo la partita si riapre, tesoro.- ringhiò contro il suo volto pallido. Con una torsione del polso, rigirò la lama nella ferita e Raphael, gettato il capo all’indietro gridò di dolore, costringendo Sam e Bobby a coprirsi le orecchie.
Ci fu una nuova esplosione di luce e il tramite dell’arcangelo si afflosciò contro il terreno, gli occhi spalancati, il volto esangue e rigido che solo la morte poteva donare.
Il tonfo del corpo che urtava il suono si ampliò nell’aria, coprendo il silenzio attonito che aveva aleggiato fino a quel momento. Gli angeli, i Behemah Aqedà e infine il mondo intero avevano puntato gli occhi sulla creatura divina che splendeva al fianco di Gabriel. Il pianeta attendeva il verdetto della battaglia, il massacro che sarebbe potuto seguire a un semplice schiocco di dita da parte del nuovo arcangelo.
Si sarebbe vendicato? Avrebbe scatenato la sua ira contro il mondo intero?
-Non tenerli sulle spine, fratello. Credo che sia ora di darci un taglio.- disse Balthazar, comparendo alla destra di Castiel. Era ricoperto di sangue e sporcizia, ma non presentava ferite di alcun genere.
-Balthazar…- mormorò Gabriel, oltrepassando Castiel con un balzo per stringere suo fratello tra le braccia. Affondò il viso nei suoi capelli biondo oro, ringraziando suo Padre per aver ascoltato le sue preghiere, per avergli restituito i suoi fratelli. Stavano bene, erano vivi… ogni cosa stava tornando al suo posto.
Con un sospiro, anche Balthazar ricambiò la stretta, sorridendo contro il collo pulsante di suo fratello. Si sentiva vivo, rinato e finalmente poteva assaporare il perdono definitivo di Gabriel. Ogni rancore era stato spazzato via.
Quando i due si separarono, guardandosi intensamente negli occhi, Castiel sorrise con fierezza e, adagiato Dean ai suoi piedi, appoggiò i palmi sulle fronti dei fratelli in un gesto di misericordiosa benedizione. All’istante una nuova ondata di benessere investì i due angeli, facendo rifulgere le loro ali come piccoli soli cangianti, luminosi, benigni.
La loro luce bagnò dolcemente un paesaggio nuovo, ormai dimentico delle atrocità della battaglia: la vita era tornata a respirare in ogni angolo di quella terra prima arsa dal dolore della morte, e ogni malvagità era stata ripulita da una nuova rinascita.
Alla fine, Castiel levò lo sguardo sugli altri angeli, che rabbrividirono davanti alla giudiziosa antichità dei suoi occhi. Alcuni indietreggiarono. Altri, quelli appartenenti alle schiere di Raphael, tentarono di fuggire ma scoprirono che qualcosa bloccava i loro poteri, impedendogli la fuga.
-Adesso basta, fratelli miei. Non abbiate paura, sono sempre io e non vi farò del male. Avete dimenticato? Avete lasciato andare il vero significato della nostra esistenza così facilmente? Nostro Padre ci ha creati per ricordare la pace e la beatitudine, dunque perché combattete per la guerra? Avete occhi per guardare, labbra per scusarvi e braccia per stringervi a vicenda. Non trasformate tali strumenti in marchingegni di morte, ma ricordate anzi che è giusto inseguire la pace e mantenerla, perché soltanto la pace potrà donarvi i cieli per volare.  La guerra vi spezzerà le ali, inginocchierà il mondo. È per questo che noi esistiamo, per ricordare all’uomo che non sono necessarie le ali per volare finché si avrà un cuore per amare. Tutti parlano di pace, ma non si può realizzare la pace all’esterno se si coltivano nel proprio animo la collera o l’odio. Ricordatevi che siete fratelli, perciò amatevi, guardatevi negli occhi e ricordate a voi stessi e agli altri che la sincerità di un abbraccio troverà la vittoria contro una mano aperta in uno schiaffo. Guidate il mondo, osservate nei vostri cuori perché la pace inizia da voi.-
Gli angeli si guardarono tra loro, in completo imbarazzo. Davanti al freddo rimprovero di Castiel ognuno di loro si sentì piccolo e stupido. Improvvisamente le spade macchiate di sangue sembravano soltanto armi di peccato e non più di gloria vendicativa, così come le ali sporche del sozzume della battaglia parevano trasformate in pesanti marchingegni di morte, anziché di libertà. Poco a poco le piume si ammorbidirono, perdendo ogni affilatura e ritrovando la sofficità di zucchero filato. Le mani armate lasciarono cadere le spade, gli sguardi d’odio si riempirono di lacrime colme di paura e rimorso.
Alcuni angeli singhiozzarono come bambini, altri ancora soffocarono i singhiozzi premendo le mani contro le labbra schiuse, gli occhi sigillati con forza nel vano tentativo di trattenere le lacrime. Alcune gocce cristalline piovvero dai loro volti, caddero nel vuoto e toccarono terra, dando vita a un fiore dal biancore puro, delicato.
I Behemah Aqedà si guardarono l’un l’altro, interdetti. I denti fino ad allora scoperti in ringhi feroci si nascosero dietro i musi finalmente rilassati, i volatili ripiegarono gli artigli e chinarono il capo, ripulendosi i becchi sporchi di sangue contro le piume.
Alle parole di Castiel la guerra aveva finalmente capitolato.
L’arcangelo si inginocchiò accanto al corpo di Dean e, levato il busto inerme del cacciatore, gli sfiorò la fronte con il palmo di una mano. Allora Dean esalò un profondo respiro e si aggrappò al braccio di Castiel, spaventato, mentre un respiro affannoso gli riempiva i polmoni.
-Dean!- esclamò Sam, correndo da suo fratello. Castiel diminuì l’afflusso di luce che emanava per consentire ai due fratelli di aprire del tutto gli occhi.
Sam si lanciò letteralmente su suo fratello, il quale emise una serie di imprecazioni poco colorite che fecero sorridere Balthazar, Castiel e Gabriel. I due angeli biondi afferrarono il fratello e lo costrinsero a rialzarsi per cingergli le spalle in una stretta fraterna. Indietreggiarono per lasciare spazio ai due Winchester, che adesso si stringevano con forza, gli occhi serrati per impedirsi di piangere. Dean tremava, ma nessuno avrebbe saputo dire se di commozione o di paura.
-Bel discorso, fratellino.- sussurrò Gabriel, sciogliendosi dall’abbraccio di Castiel. Ammiccò soddisfatto mentre Sindragon li raggiungeva di corsa e balzava addosso al nuovo arcangelo, leccandogli la faccia con fare gioioso. Castiel rise, una risata nuova, felice, che fece fremere la terra e nascere nuovi fiori.
Bobby avanzò lentamente, guardando Dean e Sam con un accenno di occhi lucidi. Li raggiunse e attese pazientemente che entrambi si separassero dall’abbraccio per guardarlo felici, soddisfatti e finalmente riuniti. Bobby tese una mano a Dean, sorridendo da sotto il berretto malandato che tuttavia sapeva di casa.
-Bentornato… idiota.-
Dean sorrise e afferrò la mano di Bobby, che lo trasse in piedi con uno strattone e gli rifilò una pacca sulla spalla. Chinò il capo per nascondere gli occhi lucidi dietro il berretto e fece un passo indietro, imitato da Sam.
Finalmente gli occhi verdi di Dean cercarono quelli blu zaffiro di Castiel e quando li trovarono, il ragazzo rimase senza fiato: tre paia d’ali, un paio più grande e bello dell’altro, svettavano alle spalle della figura gloriosa e luminescente dell’angelo. C’era qualcosa di diverso in Castiel, una nuova antichità e una nuova bellezza che gli illuminava gli occhi e il viso di luce propria.
Non ebbero bisogno di parole, semplicemente perché sarebbe stato inutile parlare. Dean spiccò una corsa e si lanciò tra le braccia del suo angelo, stringendolo con forza e con tanto amore che la lucentezza di Castiel aumentò di nuovo. Senza preoccuparsi degli sguardi di tutti puntati su di loro, Dean trascinò Castiel in un bacio senza tempo, uno sfiorarsi bisognoso di labbra, come se da quel contatto entrambi respirassero. Si strinsero con forza, incastrando i corpi come pezzi perfetti di un bellissimo puzzle. Le ali argentate di Castiel si spiegarono lentamente, in tutta la loro gloriosa grandezza, richiamando la luce del sole e della luna che si racchiuse in ogni piuma lucida, luminosa, pura.
Balthazar e Gabriel fischiarono mentre i Behemah Aqedà intorno a loro scoppiavano in un coro di approvazione degno di uno zoo. I cavalli, le zebre e le gazzelle sbatterono a terra gli zoccoli possenti; i leoni e gli altri felini innalzarono al cielo un coro di ruggiti e miagolii; i volatili stridettero con forza. Sindragon e gli altri cani uggiolarono.
Infine, mentre gli angeli si stringevano a vicenda in un abbraccio intriso di scuse e di perdono, riflettendo una rinnovata luce benigna dalle ali ripulite di ogni traccia di malvagità, Gabriel si chinò a raccogliere da terra il collare con il campanellino e raggiunse Sam. Gli tese la fascia di cuoio con un sorriso, ma il cacciatore la ignorò, preferendo gettare le braccia al collo del suo arcangelo con tanto slancio che i due rotolarono nell’erba, ridendo come due bambini.
Sam baciò Gabriel con trasporto, arpionandosi ai fianchi coperti dall’armatura. Si aggrappò al senso di vita che gli trasmetteva quel corpo, beandosi della bassa risata che Gabriel imprimeva in quel bacio. Ogni pezzo era scivolato finalmente al suo posto, ogni tassello si stava lentamente risanando.
Lentamente, con cautela, Gabriel fece scivolare entrambe le mani al collo di Sam e quando congiunse le dita uno scampanellio gli fece riaprire gli occhi.
-Sarò sempre qui.- gli ricordò Gabriel, sfiorando il campanellino con un tocco leggero. Sam sorrise e affondò il viso nei suoi capelli in un gesto tenero.
Dal canto suo, Samael non riusciva a staccare gli occhi dai corpi di Dean e Castiel, ancora stretti in un abbraccio colmo di dolcezza e amore. L’arcangelo aveva cinto il cacciatore con le ali argentate premendoselo addosso con fare protettivo e aveva premuto le labbra contro la sua fronte mentre un Dean finalmente rilassato chiudeva gli occhi, abbandonandosi a un sorriso.
-Credo tu abbia capito i sentimenti di mio fratello.- disse Balthazar, affiancando Samael. L’angelo dalle ali di bronzo sorrise amaramente.
-Non nascondo l’amarezza che provo, ma dopotutto non credo di aver voce in capitolo.-
-No, infatti.-
-Be’, a questo punto non mi resta che fingermi felice per loro. I miei sentimenti per Castiel tuttavia, non cambieranno.-
Balthazar annuì con un mezzo sorriso sulle labbra, accettando la decisione di Samael.
-A questo proposito…- si intromise Gabriel, riemergendo dalle sue effusioni. Si staccò faticosamente da Sam e raggiunse Samael. A sorpresa, appoggiò il pollice e l’indice sulle tempie dell’angelo, che sbarrò gli occhi stupito mentre una luce candida emanava dal contatto, accarezzandogli la fronte. Alla fine Gabriel allontanò la mano e annuì, soddisfatto. -… bentornato a casa, fratello.-
Samael si premette una mano sulla bocca, annuendo commosso. Le sue ali erano tornate leggere e finalmente libere dalla maledizione di Gabriel. Poteva tornare a casa.
Castiel si separò da Dean e gli accarezzò una guancia, perdendosi negli occhi smeraldini dell’altro. Sorrise prima di sfilarsi il diadema dal capo. Lo soppesò per qualche istante, poi lo adagiò sulla testa di Dean, che sbarrò gli occhi e toccò il freddo e leggerissimo metallo con fare stupito. Dal diadema emanava una leggera luce celestiale che Dean riconobbe come un’emanazione della Grazia di Castiel.
-Che Dio ti benedica, Dean Winchester, e che ogni passo lungo la tua strada possa essere guidato da quanto di più puro ti comanda il cuore. In nome di mio Padre, io ti ringrazio a nome dell’intero Paradiso e ti affido l’amicizia e la protezione degli angeli. Quando più ne avrai bisogno, i miei fratelli saranno pronti a difendervi.-
Contemporaneamente, anche Gabriel si sfilò il diadema dal capo e lo pose intorno alle tempie di Sam, e lo stesso fece Balthazar con Bobby. Gabriel sorrise e ammiccò allo sguardo stupefatto di Sam, mentre Balthazar si limitò a indietreggiare di un passo.
A quel punto, Sindragon sopraggiunse e sedette compostamente accanto a Dean, scrutando Castiel con occhi blu molto simili a quelli dell’angelo. Castiel tese una mano, sul cui palmo si appoggiò all’istante la zampa del cane in una bizzarra stretta di mano.
-Proteggili.- disse semplicemente Castiel, chinandosi a baciare la fronte del Behemah Aqedà.
Nello stesso istante, Gabriel si voltò lentamente verso Sam, che lo guardò allarmato. –C… cosa significa?- chiese, interdetto. Gabriel sorrise debolmente e lo strinse con vigore, incapace di guardarlo in viso.
-Cass, che vuol dire?!- esclamò Dean, alzando la voce.
-Vuol dire che  adesso il Paradiso è messo a soqquadro e ha bisogno di noi. Io e Gabriel siamo arcangeli, la giurisdizione di molte leggi spetta a noi e se non teniamo la situazione sotto controllo rischiamo che si crei un nuovo Raphael. Non ci vedremo per molto tempo.-spiegò Castiel con una punta di tristezza.
-Non se ne parla!- esclamò Dean, afferrando il braccio di Castiel. –Tu sei il mio angelo, ho bisogno di te!-
-Ci saranno altri angeli a occuparsi di voi quando ne avrete bisogno.-
-Non me ne fotte un cazzo degli altri angeli! Io…- la voce di Dean si spense in un sussurro esausto. Il cacciatore chinò il capo, chiudendo gli occhi. Non riusciva a parlare, qualcosa gli ostruiva la gola, bloccando il flusso di parole che avrebbe voluto esprimere. Cass doveva sapere, doveva accorgersi quanto fosse importante per lui, e forse così non lo avrebbe abbandonato.
Castiel gli appoggiò una mano sulla nuca e gli spinse il capo contro la sua spalla. Dean si aggrappò all’armatura, serrando forte le palpebre per impedirsi di piangere davanti a tutti. Lui era Dean Winchester, non poteva lasciarsi andare ad inutili sentimentalismi… vero?
Tuttavia, non poteva ignorare le ragioni di Castiel. Quello stupido angelo aveva ragione, il Paradiso aveva bisogno di lui e sarebbe stato ingiusto ignorarlo. Tutti quegli angeli adesso erano molto instabili e non avrebbero potuto fare a meno dei loro arcangeli, non in quel momento. Era giusto riportare l’ordine e la giustizia. Forse il loro percorso aveva sempre voluto condurli a questo, forse il traguardo era sempre stato diverso per tutti loro. Alla fine le strade si dividevano.
-Una volta un saggio disse che l’amore vero lascia impronte da seguire sulla strada della vita. Segui le mie, Dean: esse ti condurranno a me, ma non dimenticare che se ti guardi intorno, potrai sempre scorgere tracce del mio passaggio e ricordare che non ti ho mai abbandonato. Ho promesso di restarti accanto, e non mancherò alla mia parola. Non mi vedrai, ma non saprò abbandonarti. Non sei solo.-
Dean annuì debolmente contro il suo petto, incapace di parlare. Infine gli toccava arrendersi. Se si ama una persona, bisogna sapere quando è il momento di lasciarla andare, e per Dean era arrivato questo momento. Castiel doveva essere libero e lui doveva imparare a riconoscere la sua presenza quando sarebbe stato necessario.
Alle loro spalle, Gabriel e Sam si baciavano con dolcezza, accompagnati dal basso tintinnare del campanellino appeso al collo del cacciatore. Si separarono appena per guardarsi negli occhi. Con stupore, Sam vide le iridi di Gabriel farsi liquide di pianto e chiudersi mentre l’arcangelo si mordeva le labbra per trattenere un piccolo singhiozzo.
-Piangi?- chiese allora Sam, sorridendo intenerito. Gli accarezzò una guancia e lo costrinse a guardarlo in faccia. –Il tempo passa in fretta per noi, sai, Gabriel? Ci rivedremo presto. Lo so perché non manchi mai alla parola data, lo so perché mi fido di te e perché questo campanello mi ricorderà che ci sei ogni volta che lo sentirò tintinnare. Saprò aspettarti e quando sarà il momento… torna da me.-
Al che Gabriel singhiozzò più forte e strinse a sé quella piccola parte di se stesso che non avrebbe mai voluto lasciare indietro. Appartenevano a due mondi diversi, eppure in entrambi c’era un po’ di entrambe le razze.
Le ali di Gabriel appartenevano a Sam.
Il sorriso e la vita di Sam erano affidati a Gabriel.
Entrambi percorrevano la stessa strada e, anche se questa si divideva più e più volte, loro avrebbero sempre saputo ritrovarsi, e in questo confidavano ciecamente. Quel piccolo campanellino, dopotutto, avrebbe ricordato a entrambi che c’era un domani per chi come loro, nel domani ci credeva davvero.
-Fratelli- chiamò Balthazar, sopraggiungendo alle loro spalle. -… dobbiamo andare.-
Gabriel e Castiel si separarono da Sam e Dean, senza tuttavia smettere di guardarli. Nei loro occhi si riflesse lo specchio di una miriade di emozioni, un miscuglio di amore e soddisfazione che riempì i due ragazzi di orgoglio e fiducia. Sarebbe andato tutto bene, lo sapevano e per la prima volta si sentivano in grado di sperarci.
A uno a uno, angeli e Behemah Aqedà cominciarono a sparire, accompagnati da un basso frullio d’ali. Il cielo si sgombrò dei mille riflessi cristallini provenienti dalle piume degli altri angeli e poco a poco il sole tornò ad essere l’unica e più potente luce presente.
Bobby affiancò Dean e Sam, poggiando le mani sulle loro spalle mentre Gabriel, Balthazar, Samael e Castiel indietreggiavano di un altro passo. Samael si portò due dita a una tempia in una sorta di saluto giovale, ma gli altri tre angeli non ebbero bisogno di gesti o parole per esprimersi: ogni cosa non detta si racchiuse nei loro sguardi e mentre le ali sbattevano in un unico grande battito, un’aria profumata di dolci e aghi di pino appena spiccati investì i tre umani e il cane accomodato al loro fianco.
Davanti agli occhi di coloro che rimasero, il sole irradiò sul mondo una luce nuova, rinata dalle ceneri di una battaglia vinta col semplice dono della pace.
§§§
“ Passerà molto tempo prima che la piccola Mary riacquisti totalmente la parola, quantomeno abbastanza per aiutare i tre cacciatori a rintracciare sua madre. Dean perderà ore intere per convincerla a non spiattellare ai quattro venti dell’esistenza degli angeli, ma alla fine Mary l’ha costretto a promettergli di chiamarla non appena Castiel si farà vivo. Chissà, ho come la sensazione che il nostro angelo dagli occhi blu abbia una fan non molto gradita da Dean.
A questo punto ritengo più che difficile tirare le somme. Il mondo forse rimarrà indifferente a questo scritto, o forse ancora, nessuno lo leggerà mai. Le possibilità che questo passi inosservato sono infinite, eppure la verità è tutta scritta qui, attraverso parole messe in fila su carta bianca. Non tutti mi daranno credito e alcuni forse mi crederanno pazzo, ma finché anche un solo paio d’occhi sarà stato capace di leggere e apprendere ciò che accadde e ciò che fu, saprò che ogni mia fatica non sarà stata vana.
Il mondo vive attraverso ferite inguaribili e respira di ansiti affaticati mentre passo dopo passo il pianeta si deteriora. La gente ha vissuto la guerra e ha assaporato la pace, ma tutt’oggi ricorda che il sole esiste per tutti. La luce sarà sempre lì dietro le nuvole che, per quanto fitte, non sapranno mai soffocare l’alba di un nuovo giorno. C’è chi saprà aspettare. C’è chi saprà rivolgere gli occhi al cielo in attesa che il sole sorga e c’è ancora chi saprà aiutarlo a sorgere.
Sam e Dean hanno capito e adesso viaggiano in auto con i cuori leggeri e un grosso cane nero sdraiato sui sedili posteriori. Dean ancora si lamenta di tutti i peli che Sindragon potrebbe perdere, ma ormai nemmeno Sam gli dà più credito, ben consapevole di quanto suo fratello sia affezionato al cane dagli occhi blu. Ogni notte, anche con la tempesta più nera intenta a imperversare all’esterno, Sam e Dean lasciano sempre una finestra aperta e un piatto di caramelle appoggiate sul davanzale. Molto spesso alcuni dolciumi scompaiono e questo fa sorridere il giovane Sam, il quale non manca mai di accarezzare un buffo campanellino che porta sempre appeso al collo.
Attendono, i due Winchester. Attendono che la loro alba arrivi a rischiarargli le giornate. Attendono, ma non dimenticheranno mai di ricordare a loro stessi che la vera luce non li ha mai lasciati e che, invisibile o no, rischiarerà per sempre il cammino della loro vita.
A questo punto mi pare superfluo continuare a scrivere, no? Adesso sta a voi imparare, crescere e ricordare sull’insegnamento di Sam e Dean. Adesso sta a voi capire che la pace, così come l’amore, non è un sogno. Entrambi possono diventare realtà, ma per custodirli basta semplicemente imparare a sognare.
Non è poi così difficile, no? ”
 
-Oh, non è romantico?- cinguetta la cameriera di uno sperduto locale nei pressi di Lawrence, premendosi una mano sulla bocca. Ha le lacrime agli occhi e le dita strette sulla copertina finemente decorata di un libro appena chiuso.
-Oh, piantala Sherl! Se continui a starnazzare così spaventerai i clienti.- la ammonisce la sua collaboratrice, una ragazza minuta dai grandi occhi scuri. Non lo ammetterà mai, ma ha ascoltato parola per parola l’ultimo capitolo letto ad alta voce da Sherl su gentile richiesta di un cliente seduto al bancone.
Adesso quello stesso cliente, un uomo dal viso nascosto dal cappello a larga falda che indossa, sembra essersi finalmente rilassato sulla sedia e beve con gusto il caffè bollente che ha ordinato. Ci sono pochi clienti, ma nessuno fa caso a quello strano uomo abbigliato in giacca e jeans chiari. Nessuno, a parte le uniche due cameriere che dal primo istante sono rimaste affascinate dal dolce suono della sua voce.
L’uomo si era seduto al bancone e, appena ha notato una delle due cameriere intenta a rimirarsi le unghie per mancanza di clientela e quindi di mansioni da svolgere, le aveva teso quel libro chiedendole gentilmente di leggergli l’ultimo capitolo. Lei non se lo era fatto ripetere due volte e adesso stringe con emozione il tomo dalle pagine sottili, fragili, ma colme di parole concrete e dure come marmo. I suoi occhi chiari, colmi di immagini viste in quello stesso racconto, sembrano rivivere ancora attraverso i momenti passati dai bizzarri personaggi della storia.
Sono creature immaginarie, incise tra le pagine di un libro, ma alla piccola Sherl sembra quasi di verderli:
Gabriel, con il suo solito lecca lecca stretto tra le labbra e il sorriso scanzonato di chi non ha una preoccupazione al mondo.
Castiel, il cui atteggiamento composto è sempre pronto a sciogliersi davanti a un pericolo pronto a minacciare il suo umano.
Dean e Sam, con la loro intraprendenza e i caratteri opposti che spesso li spingono a fare a pugni tra di loro come fanno tutti i fratelli.
Bobby, il caro vecchio, burbero cacciatore che tuttavia non risparmia mai un aiuto al prossimo.
Balthazar, l’angelo pronto a riconoscere i suoi errori, pronto a correre in soccorso dei fratelli che ama.
Samael, l’angelo penitente alla perpetua ricerca del perdono.
Sindragon e Mary, i cui gesti silenziosi hanno avuto il potere di smuovere cuori e intere montagne.
Finanche Raphael mancherà alla giovane lettrice che adesso appoggia il tomo sul bancone, davanti allo straniero. Lui guarda il libro, sorride sghembo e infine si alza. Getta un paio di monete sul ripiano di legno e si avvia alla porta con passo leggero, le mani in tasca e il capo chino.
-Ehi, aspetta! Hai lasciato qui il tuo libro!- esclama Sherl, sventolando il tomo con un sorriso.
Una violenta folata di vento spalanca la porta del locale, scompigliando i capelli dei clienti e delle stesse cameriere, che si premono le mani sulle gonne della divisa. Il cappello dello straniero si libra per aria e atterra accanto al libro, attirando l’attenzione delle due cameriere, che levano lo sguardo verso la morbida capigliatura bionda dell’uomo. Questi si volta appena, scrutando Sherl con un ridente quanto luminoso occhio verde dorato e ammicca silenzioso prima di uscire.
Un raggio di sole investe la soglia e Sherl quasi non comprende cosa la spinge ad afferrare il libro con forza prima di imboccare l’uscita a sua volta. Si ferma sulla soglia, ferita dalla violenta luce mattutina e si scherma gli occhi con una mano. Volta appena il capo, corrucciando le sopracciglia, ma un nuovo riflesso di luce attira la sua attenzione, spingendola a schiudere le palpebre.
Lo straniero si sta allontanando attraverso il parcheggio, al limite del quale attendono silenziosi altri tre uomini. Uno di loro, quello appoggiato alla ringhiera che cinge il parcheggio, ha luminosi occhi eterocromi mentre al suo fianco un biondino dall’aria scanzonata sventola una mano all’arrivo dello straniero. Il terzo uomo, immobile nella sua posizione di staticità, indossa un largo trench e sfoggia due grandi occhi blu zaffiro.
Sherl rimane interdetta davanti alla presenza di quei quattro individui. Le ricordano qualcuno, ma non riesce a ricordare esattamente chi…
All’improvviso però, un nuovo e più potente raggio di luce bagna i loro corpi e per qualche istante Sherl intravede delle grandi ombre eteree stagliarsi maestose alle spalle dei quattro sconosciuti.
Sherl scrolla violentemente il capo incredula, ma quando torna a guardare il parcheggio, lo trova deserto. Avanza di qualche passo un istante prima che una nuova folata di vento le scompigli i capelli, facendo ondeggiare qualcosa di immensamente grande e luminoso. La piuma dorata e lunga quanto un braccio umano ondeggia morbidamente scossa dal vento, scivola davanti agli occhi di Sherl ed evapora qualche istante prima di toccare terra.
La ragazza incespica, cade all’indietro con un’esclamazione sorpresa e il libro che stringe tra le mani urta l’asfalto, aprendosi all’ultima pagina dove dinanzi alla scritta “FINE” alberga un grande, sinuoso punto interrogativo tracciato a matita da una mano invisibile.

Fine…?


Angolo dell’autrice:
Mi ero ripromessa più volte che durante i ringraziamenti finali non avrei pianto. Be’, tentativo fallito. Credo che a questo punto non siano più necessarie precisazioni e lo stesso Gabriel si è chiuso in bagno a piangere come una ragazzina…
Gab: NON E’ VERO!!!
Gabriel, mi hai allagato il bagno! E posa quel dvd di Titanic, da dove l’hai preso?
Gab: l’ha comprato Balthazar per tentare il suicidio. Adesso che la storia è finita non sa più come occupare il tempo.
……………………………………………………………….
Gab: torno in bagno… buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah
Dunque, credo… credo che a questo punto sia di dovere dirvi che sì, mi sono affezionata a voi e a questi personaggi, per quanto antipatici e inesatti. Lo stesso Raphael mi mancherà, credo. Quindi ho deciso di continuare, per vostra sfortuna.
Me lo fate un sorriso, adesso?
No, non abbandonerò così Dean e gli altri e non abbandonerò nemmeno voi. Per quanto premetta che questa storia sia ufficialmente conclusa, il suo seguito è già in cantiere, e se voi vorrete lo pubblicherò. Se ne avete abbastanza cancellerò quel punto interrogativo tracciato dal nostro Gabriel, altrimenti dopo quello stesso punto scriverò un continuo.
A questo punto non mi resta che… ringraziarvi. Ringrazio voi che avete messo la storia tra i preferiti, voi che l’avete seguita e più di tutti, voi che l’avete recensita con pazienza, affetto e bontà d’animo. A tutti voi dedico questa storia, per quanto povera e per quanto poveri, dedico i miei sforzi.
Ammetto tuttavia di aver scritto questa storia con un obbiettivo più che preciso. Volevo ricordare a voi e a me stessa che anche nei momenti difficili il sole esiste. Ci saranno le nuvole, cadrà la pioggia e farà freddo, ma non dubitate mai che il domani di un sole dorato è destinato a spuntare per tutti voi.


Quando siete tristi, pensate a come Gabriel abbia affrontato l’ira dei fratelli a testa alta, affidandosi a un piccolo cacciatore umano che per quanto fragile ha saputo aiutarlo.
Quando avete paura, pensate a come Castiel sia riuscito ad affrontare i suoi incubi peggiori.
Quando siete arrabbiati, pensate a come Balthazar sia riuscito a scavalcare l’odio di Gabriel e il risentimento di Castiel per proteggerli.
Quando siete insicuri pensate a Sam e Dean, alla loro sicurezza e al legame che li lega. Ricordate come abbiano saputo rialzarsi, spalleggiarsi a vicenda e siano riusciti ad andare avanti, seppur zoppicanti con le loro ferite.
Quando sbagliate, sappiate tornare sui vostri passi come Samael, pronto a sacrificarsi per Castiel nonostante la rabbia che l’angelo abbia provato nei suoi confronti.
Infine, quando accadono cose brutte capaci di mettervi in ginocchio, affidatevi alla vostra semplicità e alla vostra innocenza come hanno fatto Mary e Sindragon. Sappiate rialzarvi quando necessario, e sappiate rialzare coloro che cadono.
Infine, ricordate sempre che gli angeli, per quanto invisibili e incorporei, sono qui e passo dopo passo costruiscono al vostro interno un piccolo paradiso personale. Sappiate trovarlo, sappiate aiutare chi non è stato capace di farlo e allora anche voi spiegherete ali brillanti di luce pronte a innalzarsi in favore di ciò che è veramente importante.


Detto questo chiedo umilmente scusa per la mia incapacità di ringraziare individualmente coloro che mi hanno accompagnato durante questo percorso, ma… spero di ritrovarvi nella prossima storia, così come spero di non avervi deluso.
Ringrazio dunque:
sososofia Fallen angel 4 Love Sherlocked Demigod xena89  per le ultime recensioni lasciate. Vi ringrazio, ringrazio i vostri incoraggiamenti e l’energia con la quale avete lasciato ogni singolo commento insieme a tanti altri angioletti che hanno permesso l’avanzare di questa storia. Ci tengo ad aggiungere che sì, grazie a voi anche il libro che sto scrivendo sta prendendo lentamente forma e per me questo è immensamente importante perciò… grazie. Non posso aggiungere altro perché sarebbe inutile, un grazie di cuore e con le lacrime agli occhi vale ogni stupido discorso che potrei inalberare.
Grazie.


Tomi Dark Angel
  
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