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Autore: Lien    07/09/2007    5 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 10/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 10.  Colloquio Notturno

 

 

 

“Malfoy, ho un favore da chiederti” disse Tom appena vide l’aristocratico biondino attraversare la Sala Comune. Abraxas si fermò e fece un cenno ai suoi amici di avviarsi verso cena da soli, mentre si avvicinava al Prefetto.

 

“Che tipo di favore esattamente?” chiese con tono neutrale, guardandosi però intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi. Non che ce ne fosse bisogno: quando Tom Riddle voleva parlare in privato con qualcuno, la massa sembrava fare in fretta a disperdersi.

 

“C’è una persona,” rispose il moretto, guardandosi apparentemente annoiato le unghie di una mano, “che vorrebbe entrare in questa scuola. Purtroppo manca dei necessari… requisiti: documenti, per essere più specifici.”

 

Malfoy alzò un sopracciglio. “Ah si? E chi sarebbe questa persona?”

 

Tom fissò duramente gli occhi topazio dell’altro. “È una persona che mi interessa avere in questa scuola, non ti basta?” chiese, ma non era davvero una domanda.

 

Abraxas assottigliò gli occhi, ma vedendo l’espressione di sfida sul volto del moro decise che a quanto pareva sarebbe dovuto bastargli. Aveva rapporti abbastanza buoni con Riddle, ma non aveva mai perdonato il fatto che il ragazzo che teneva in pugno così tanti professori e studenti nella scuola fosse un lurido Mezzosangue.

 

“Tra tre giorni ci sarà uno dei weekend di Hogsmade e so che conosci alcune persone che saprebbero risolvere questo mio problema.” Continuò Tom quando il biondino non rispose.

 

Ma l’altro non sembrava pronto a sottomettersi così facilmente: erano Serpeverde dopo tutto.

 

“E dimmi, quale sarebbe il mio profitto in tutto questo?”

 

Riddle riprese l’aria annoiata di prima. “Malfoy, ti ho chiesto un favore. Non è dei profitti che dovresti preoccuparti, ma delle conseguenze.”

 

Il biondo si fece avanti intimidatorio. “Mi stai forse minacciando, Riddle? Non so se te lo sei dimenticato, ma sono un Malfoy e sai,” aggiunse con un ghigno, “non tutti sono abbastanza potenti o purosangue per potersi permettere di farlo.”

 

In meno di un secondo Tom gli era alla distanza di un soffio e Abraxas avrebbe giurato che i suoi occhi stessero lampeggiando di rosso. “Ascoltami bene Malfoy” sibilò il Prefetto scandendogli ogni parola sotto il naso, “a casa tua potrai anche ripararti il culo dietro le spalle della tua altezzosa famiglia del cazzo, ma qui siamo ad Hogwarts.” Gli afferrò il mento tra il pollice e l’indice. “E a Hogwarts comando io, intesi?”

 

Malfoy tremava dalla rabbia, ma non era così stupido da tentare qualcosa di avventato, conoscendo chi aveva di fronte.

 

“E poi,”continuò Tom con un ghigno, avvicinandosi fino a sussurrargli nell’orecchio, “conosco qualche piccolo aneddoto su Halloween che la tua fantastica famiglia sarebbe entusiasta di venire a sapere.”

 

Abraxas si irrigidì. “Non so di cosa tu stia parlando Riddle:”

 

Il ghigno del moro si allargò. “Oh, io penso proprio di si invece. Hai presente Margareth Rowell? Sai, quando è stesa su un letto, la lingua le si scioglie completamente.” Sussurrò. “Anche per parlare.” Aggiunse con una risatina prima di fare un passo indietro.

 

Lo sguardo di Malfoy era omicida, ma non c’era nulla che potesse fare. “Cosa vuoi che faccia esattamente?”

 

Riddle prese immediatamente un atteggiamento professionale. “Non ho tutte le informazioni in questo momento, ma posso averle per il giorno dell’uscita di Hogsmade. Tu fa solo sì di poter incontrare qualcuno che può procurarmi quello che cerco.”

 

“Sai che avere per le mani documenti falsi è altamente illegale? Se ti scoprono, non riusciresti a tirarti fuori dai guai tanto facilmente.” Lo ammonì il biondino.

 

“Se sono fatti bene, non c’è motivo di preoccuparsi. E se saranno minimamente sotto il livello di perfezione, ti riterrò direttamente responsabile, Abraxas.”

 

Malfoy studiò attentamente il Prefetto. “Riddle, parliamoci chiaro, tu davvero non hai nessuno alle spalle che possa toglierti dai guai, potresti perdere tutto. Sicuro che per chiunque sia, ne valga la pena?”

 

Il moretto distolse lo sguardo, per la prima volta leggermente turbato. Abraxas aveva ragione, stava rischiando grosso, tutto per cosa? Harry, ecco per cosa. Qualcuno che nemmeno sapeva chi fosse, di cui certamente ancora non si fidava per niente. Ma davvero se lo sarebbe mai perdonato se avesse lasciato la faccenda andare, se non fosse mai arrivato fino a fondo?

 

“Ne vale la pena, Malfoy, e questo deve bastare. A tutti e due.”

 

 

 

 

Harry si trovava disteso a pancia in su, con l’erba che gli solleticava il volto e lo sguardo perso nella volta celeste. Non che ci fosse molto da guardare essendo inverno, e anzi, era una notte piuttosto nuvolosa, con solo poche flebili stelle che riuscivano a far arrivare la loro luce attraverso le nubi. Sedici per la precisione: inutile dire che Harry era lì da un bel po’ di tempo.

 

Ora che c’era la possibilità di tornare ad essere uno studente a Hogwarts, si era molto più rilassato per quanto riguardava la sua ricerca, non essendoci più bisogno di sfruttare al massimo le poche ore disponibili, se tanto da lì a qualche giorno sarebbe potuto liberamente entrare in biblioteca con la luce del sole. Ora che ci pensava, mentre il vento gli accarezzava la pelle e il profumo dell’erba gli riempiva le narici, non si era sentito tanto rilassato da moltissimo tempo, anche da prima di essere arrivato nel 1947.

 

Si portò una mano alla fronte a sfiorarsi la cicatrice: nel suo tempo, da quando la guerra era scoppiata a pieno regime, non aveva fatto altro che bruciare ventiquattro ore al giorno, causandogli un bel po’ di dolore quando Voldemort si sentiva particolarmente attivo. Eppure da quando era arrivato lì, nonostante la ravvicinata presenza di Tom Riddle, aveva smesso di procurargli il minimo fastidio e anzi, si era davvero accorto quanto male nell’ultimo anno gli avesse fatto solo quando aveva cessato così improvvisamente. A parte che nei suoi incubi, dove il dolore sembrava più legato ai ricordi che alla mente di Voldemort, sembrava che la vecchia ferita fosse andata in vacanza.

 

Che ora che tecnicamente la persona che gliel’aveva procurata non esisteva ancora, si fosse come spenta? Eppure in realtà non aveva proprio smesso di inviare segnali: ogni volta che aveva avuto un incontro con Riddle, aveva notato che la sua cicatrice aveva reagito alla presenza del Serpeverde, solo che al posto del dolore c’era qualcosa di diverso, più come un formicolio. Non era qualcosa di fastidioso, doveva solo farci l’abitudine.

 

E davvero avrebbe fatto meglio ad abituarcisi, visto che aveva intenzione di passare il suo soggiorno nel passato in stretto contatto con il piccolo Voldemort. Serpeverde… ma come gli era venuto in mente?

 

Per quanto l’idea gli facesse venire i brividi, più ci pensava più trovava dei validi vantaggi ad una situazione del genere: non solo avrebbe avuto tutto il tempo necessario per le sue ricerche, ma in più aveva l’occasione di osservare da vicino il suo nemico giurato numero uno, potendone così studiare punti forti e debolezze. Qualunque cosa sarebbe potuta essere decisiva per la loro vittoria.

 

Harry osservò una nuvola scoprire lentamente un sottile spicchio di luna. E poi… c’era un altro motivo. Gli costava tantissimo ammetterlo, ma Tom Riddle lo… affascinava. C’era qualcosa nella sua persona che non si poteva semplicemente ignorare, era una di quelle persone che lasciavano il segno in chiunque le incontrasse. Voleva conoscere, vedere di persona il rinomato fascino con cui legava intorno a fili sottili tutte le persone intorno a lui e le rigirava a suo piacimento.

 

Quali erano infondo i rischi? Certo, poteva finire a scoprire la sua vera identità, visto come era detto essere uno dei ragazzi più brillanti che avessero mai messo piede a Hogwarts, ma anche in quel caso, Harry dopo tre mesi sarebbe tornato comunque nel suo tempo e un semplice incantesimo di memoria avrebbe posto fine ad ogni problema. Già ora non aveva intenzione di lasciare gli anni ’40 senza aver cancellato i ricordi del loro incontro: non poteva certo avere un Voldemort che si ricordava di averlo conosciuto nella sua gioventù.

 

Tempus” sussurrò Harry e l’ora gli apparve magicamente davanti. Erano passate da poco le undici e mezza, il che voleva dire che tra poco più di sei ore avrebbe avuto una risposta dal Serpeverde.

 

“Credevo ci fossimo messi d’accordo per domani mattina. Così impaziente di vedermi?” lo apostrofò una voce da dietro le spalle. Harry si voltò di scatto mettendosi già accucciato con la bacchetta in mano, e rimase sbigottito quando vide Tom Riddle alzare gli occhi al cielo.

 

Tom Riddle aveva davvero alzato gli occhi al cielo.

 

“Oh per l’amor del cielo, metti via quella bacchetta,” continuò il moretto con tono semi esasperato e semi canzonatorio, “non mordo mica, sai.”

 

Ma Harry lo stava osservando guardingo come se temesse proprio quello, benché rimise la bacchetta in tasca e tornò a sedersi rigidamente sull’erba. Guardò Tom avvicinarsi disinvolto e rimase a fissarlo come un pesce lesso con occhi sbarrati quando lo vide accucciarsi al suo fianco e sdraiarsi comodamente sull’erba, con le braccia incrociate dietro la testa e l’espressione calma di chi non aveva una sola preoccupazione al mondo.

 

Sapeva che non si sarebbe dovuto sentire tanto sbalordito, ma semplicemente non si era aspettato un gesto cosi, così… umano da Tom Riddle. Era lì, il suo nemico giurato, la creatura di pura malvagità che aveva distrutto tante vite intorno a lui, lì sdraiato sull’erba a godersi la brezza notturna e il cielo invernale. E forse per la prima volta, osservando il ragazzo scostarsi un paio di ciocche cadutegli sul viso a causa del vento, Harry si accorse che no, quello che aveva davanti non era Voldemort: era solo Tom.

 

Vide i capelli neri che avevano perso la loro perfetta forma tra i fili d’erba, il viso allungato, gli occhi scuri, il naso dritto, la bocca disegnata ad arte e più giù, il collo sottile che si perdeva al di sotto del colletto della camicia e il corpo snello e scattante che si muoveva appena per cercare la posizione più comoda. Vide tutto questo e in tutto questo vide solo un ragazzo.

 

Harry rilassò le spalle e si lasciò cadere all’indietro sul prato di fianco alla sua nemesi, nella sua posizione precedente. Dovette solo combattere il sorrisino che gli rischiava di spuntare all’espressione sorpresa che notò sul volto del ragazzo di fianco a lui quando si girò a guardarlo.

 

Si fissarono negli occhi a lungo, entrambi non del tutto sicuri di quale improvviso cambiamento si fosse verificato tra i due, ma certi che si trattasse di un passo avanti. E senza capire esattamente cosa fosse successo, Tom si limitò ad annuire in segno di riconoscimento verso quell’inaspettata accettazione ed Harry vide improvvisamente, come per magia, quanto l’attitudine calma sfoggiata dal Serpeverde fino a poco prima non fosse altro che una maschera: perché solo ora i suoi occhi persero il velo gelido che li aveva accompagnati, la fronte si distese, i muscoli delle spalle si rilassarono e la postura assunse una forma più riposata.

 

Dov’era il mostro ora? Nella mente di Harry stava lasciando il posto ad un ragazzo dalle mille sfaccettature, un ragazzo dal passato difficile e dal futuro orribile, un ragazzo che si stava godendo il cielo sopra la testa e il vento sulla pelle, un ragazzo che…

 

‘È davvero bello.’

 

Avvampò quando si accorse di quello che aveva appena pensato e voltò il viso dall’altra parte sperando che Tom non avesse notato nulla. Ma che diavolo andava a pensare? Ok accettare il fatto che Riddle non fosse ancora diventato Voldemort, ma da lì a passare ai complimenti ce n’era di strada. Bello, tsk, andiamo…

 

Però lo è davvero, disse una vocina dentro di lui quando Harry si ritrovò di nuovo ad osservare i lineamenti perfetti di quel volto. Silente stesso non aveva detto che Riddle era famoso per affascinare le persone anche con il suo bell’aspetto? Beh, non c’era nulla di male nel voler studiare attentamente le armi del proprio avversario, no?

 

Quando vide una delle fini sopracciglia arcuarsi interrogativa si accorse di non aver smesso per un attimo di fissare l’altro ragazzo, che ora lo stava guardando piuttosto curiosamente. Harry si sentì avvampare di nuovo: ‘Non riuscirò più a guardarlo negli occhi senza arrossire.’ Pensò.

 

“Hai freddo?” chiese improvvisamente Tom rompendo il silenzio.

 

“Cosa? Freddo? No, sto bene.” Rispose Harry ancora leggermente imbarazzato. “Perché?”

 

“No, niente,” disse l’altro tornando a guardare il cielo, “mi era sembrato fossi diventato un po’ rosso.”

 

“Ehm, no, non è niente, tutto a posto.” Si schiarì maldestramente la voce, “Comunque, è vero che dovevamo vederci domani, ma già che siamo qui, tanto vale iniziare le danze, non trovi?”

 

“Danze? Ma di che stai parlando?” chiese confuso il Serpeverde.

 

Harry lo guardò come se fosse diventato improvvisamente scemo: era cresciuto in un orfanotrofio babbano, sicuramente conosceva le loro espressioni. Che la lingua fosse tanto cambiata in cinquant’anni?

 

“Lascia stare, è un detto, vuol dire mettersi al lavoro.” Spiegò Harry, senza accorgersi dello sguardo sospettoso che gli venne lanciato.

 

“D’accordo,” disse allora Tom rotolando sullo stomaco e tirando fuori la bacchetta, “Dopodomani c’è un’uscita ad Hogsmade dove ho organizzato un incontro con qualcuno che può procurarci i tuoi ‘nuovi’ documenti.” Con un colpetto di bacchetta, materializzò pergamena, piuma e calamaio, poi si voltò nuovamente verso Harry, che lo aveva osservato curioso fino ad ora.

 

“Mi serviranno comunque dei dati da poter utilizzare: nome, cognome, data e luogo di nascita, residenza, scuole frequentate, eccetera. Quindi,” continuò succhiando leggermente la punta della piuma, in un gesto che ricordava molto Rita Skeeter, “pronto per qualche domanda?”

 

Harry era rimasto piuttosto spiazzato. Come aveva fatto a non pensarci? Era logico che per dei documenti, per quanto falsi potessero essere, sarebbero serviti dei dati. Dati che lui non poteva certo fornire. Trattenne l’impulso di lasciarsi andare ad un lungo sospiro rassegnato: avrebbe dovuto inventare un sacco di balle.

 

“Ok, spara.”

 

“Eh? Sparo cosa?”

 

“Oh, per l’amor del cielo, vuol dire vai avanti.”

 

Ad Harry non piacque per niente il ghigno che si stava formando sulle labbra di Riddle.

 

“Nome?”

 

“Lo sai già, Harry.”

 

“Grazie, ma servirebbe anche il cognome. Ed Harry è davvero il tuo vero nome? Sono sorpreso.”

 

L’occhiataccia che gli venne indirizzata avrebbe normalmente turbato la maggior parte delle persone, soprattutto quando il mittente era Harry Potter, ma Tom Riddle non era decisamente la maggior parte delle persone.

 

“Beh? Cognome?”

 

“Ehm, si, cognome… Evans!”

 

Un sottile sopracciglio si alzò dubbioso.

 

“Evans, eh? Non è un cognome molto comune nel Mondo Magico.” Rifletté ad alta voce Tom, prima di assottigliare gli occhi pericolosamente, “Sei davvero un mezzosangue allora.”

 

L’espressione di Harry diventò glaciale. “Mi sembrava di essere stato chiaro l’ultima volta” ringhiò, “non pronunciare mai quella parola in mia presenza. E comunque senti un po’ chi parla, Riddle.”

 

“E con questo cosa vorresti insinuare?” domandò Tom con tono sempre più gelido.

 

“Cos’è, hai detto a tutti i tuoi ‘amici’ serpeverde che eri un purosangue?” gli rise in faccia Harry.

 

Tom si era tirato leggermente a sedere, dimenticando pergamena e piuma sull’erba. “Per tua informazione il mio status sociale non è un segreto ma mi chiedo come tu, invece, possa esserne a conoscenza.” Rispose pronunciando ogni parola come un sibilo.

 

Non ottenne risposta e i due continuarono a fissarsi in cagnesco senza dire nulla, fino a quando Harry non voltò la testa in direzione del lago, pensando che di questo passo non avrebbero combinato davvero niente. E in più il fastidio alla cicatrice, che aveva cominciato a bruciare fastidiosamente, stava diventando insopportabile.

 

“Non lo sono, comunque.”

 

“Cosa?”

 

“Di famiglia babbana” spiegò l’ex Grifondoro. “Mia madre lo era, ma mio padre era un purosangue.”

 

Riddle non sembrava molto convinto. “Evans non è un cognome da purosangue.”

 

“Infatti era il cognome di mia madre.”

 

“Era?”

 

Harry si irrigidì, lo sguardo ancora puntato sulle acque del lago, ma la mente molto più lontana. Si stava lasciando scappare troppe informazioni e il solo pensiero di discutere la morte dei suoi genitori con il loro assassino rischiava di fargli montare nuovamente la rabbia che stava cercando di tenere sotto controllo con molti sforzi.

 

“Si, era. Anzi, erano: sono morti entrambi quando avevo un anno.”

 

Tom rimase in silenzio ad osservare il ragazzo che aveva di fronte, l’astio e il sospetto svaniti dal suo viso a quella rivelazione.

 

“Posso chiedere –?”

 

“No”, lo interruppe secco Harry, “non puoi. Non mi sembra che siano informazioni utili per i miei documenti.”

 

Anche se normalmente non avrebbe lasciato a nessuno di rivolgersi a lui in quel modo, questa volta il Serpeverde si limitò ad annuire.

 

“Allora andiamo avanti. Dovrai spiegare in qualche modo come mai non sei andato ad Hogwarts, perché se non mi sbaglio, hai l’accento inglese.”

 

Riddle stava ponendo tutte le domande con aria distaccata, ma Harry sapeva che intanto era attento ad ogni particolare di ogni singola risposta, nel tentativo di scoprire chi realmente fosse. Non che c’era molto pericolo – l’idea di viaggiatore del tempo non era proprio la prima che saltava in mente – ma doveva comunque stare molto attento.

 

“Sono vissuto con i miei zii nel Surrey fino a quando avevo dieci anni, poi ci siamo trasferiti in Australia. Anche dopo tanti anni laggiù, l’accento inglese non è mai sparito del tutto.” Spiegò, “Data di nascita? 31 luglio 19… ehm… 31, 1931.”

 

Tom lo fissò, come a cercare di distinguere quanto c’era di vero e quanto di inventato, ma non disse nulla e si limitò a scrivere ciò che gli era stato detto.

 

“Presumo tu non abbia un certificato di attestazione della scuola che hai seguito in… cos’è che hai detto? Ah, si, Australia.

 

No, non gli piaceva per niente il ghigno sulle labbra di Riddle.

 

“No, non ho nessun certificato perché non ho mai frequentato nessuna scuola. Venivo seguito a casa da insegnanti privati.”

 

Tom scribacchiò anche questo sulla pergamena, prima di rivolgersi nuovamente all’altro. “Allora mi sa che sarai costretto a fare gli esami del G.U.F.O. per sapere che corsi puoi seguire.”

 

Harry rimase un attimo confuso. “G.U.F.O.? Ma non si fanno alla fine del quinto anno? Servono solo per il sest… aspetta un attimo, in che anno sei tu?”

 

“Sesto, ovvio.” Rispose noncurante l’altro.

 

“Ma io devo fare il settimo!”

 

“Cosa? Scherzi vero? Tu, diciassette anni? Figuriamoci!”  rise Tom.

 

Harry si sentì piuttosto insultato. ‘Passa i primi undici anni della tua vita in uno sgabuzzino del sottoscala e poi vediamo un po’ chi è quello più piccolo per la sua età.’

 

“Ho diciassette anni compiuti, grazie tante. Ho pure preso la licenza di Materializzazione!”

 

Tom alzò un sopracciglio scettico. “Scusa, ma se sei nato nel ’31, come fai ad avere diciassette anni?”

 

Merda, ho sbagliato la data!

 

“Ah, ho detto ’31? Intendevo ’30, devo aver sbagliato a fare i conti.”

 

Il sopracciglio si alzò ancora di più. “I conti? Per sapere in che anno sei nato conti a ritroso gli anni?”

 

Merda!!

 

“Ehm si, sai, non ho una buona memoria.” Anche alle orecchie di Harry suonava davvero patetica come scusa.

 

“Si, certo.” Rispose Tom, con l’aria di non credere ad una sola parola. “In ogni caso che vuoi fare? Sesto o settimo?”

 

Harry ci pensò su: se fosse andato nel sesto, c’erano molti più rischi che Riddle scoprisse qualcosa, ma se avesse fatto il settimo, voleva dire che si sarebbe dovuto anche preoccupare delle lezioni e non aveva decisamente tempo per quelle.

 

“Sesto,” rispose quindi, “non sarà certo difficile dopo averlo già fatto.”

 

“Non avevi detto di aver avuto lezioni private?”

 

‘Ma perché non so starmene zitto?’

 

“Si, si, certo, ma i programmi non sono così diversi, no? E poi comunque dipenderà dai G.U.F.O., come hai detto.”

 

“Se lo dici tu…” rispose Tom con un’altra occhiata sospettosa, prima di scrivere anche l’ultima informazione.

 

“E comunque per soli tre mesi riuscirò a cavarmela.” Aggiunse Harry.

 

Il serpeverde alzò di scatto la testa. “Cosa? Perché tre mesi?”

 

“Resterò solo tre mesi.” Spiegò il Grifondoro. “Anzi, ormai due mesi e mezzo circa.”

 

“Non me l’avevi detto:” ribatté tagliente Riddle.

 

“Non me l’avevi chiesto.” Rispose Harry, sorpreso da quanto quell’informazione sembrava turbare l’altro ragazzo.

 

Tom sembrava perso nei suoi pensieri, ma dopo poco alzò di nuovo lo sguardo. “Beh, vuol dire che dovrò fare solo un po’ più in fretta, no?” Disse semplicemente, scrollando le spalle.

 

“Più in fretta?” chiese Harry confuso.

 

Il Serpeverde si esibì in un sorrisetto divertito. “Beh, se rimarrai qua solo due mesi e mezzo, non ho molto tempo, non ti pare?”

 

Harry, che stava capendo sempre di meno, aggrottò le sopraciglia, ma prima che potesse chiedere ‘Tempo per cosa?’, una forte e carica risata gli fece spalancare gli occhi. Tom Riddle era lì di fianco a lui, semisdraiato sull’erba, ancora tenendo penna e pergamena in mano e stava ridendo.

 

I denti perfetti facevano capolino nel loro candore tra le labbra distese, gli zigomi sollevati nella risata, facevano sì che gli occhi lucidi si socchiudessero leggermente, mentre un leggero rossore si spargeva sulle gote, illuminando il viso solitamente pallido. Il suono poi non era nulla di simile alla bassa risata da tenore di Ron, o a quella aperta di Hermione, o alle risatine stridule e squillanti di Lavanda e Calì: era un suono ricco e vivace, ed Harry non riusciva a credere che tutto questo potesse provenire da Tom Riddle. Sembrava una persona completamente diversa.

 

“Scusa” disse il ragazzo riprendendo fiato, “è che, avevi una faccia così buffa.” Spiegò, un lieve sorriso non ancora spento sul viso mentre tornava ad osservare il foglio davanti a sé.

 

“Penso che così possa bastare.” Disse infine ripiegando la pergamena e facendo sparire piuma e calamaio. Harry dovette scuotere la testa un paio di volte per schiarirsi i pensieri. Ma che gli prendeva? Si chiedeva, mentre Riddle si alzava da terra e si spazzolava noncurante i vestiti per togliere i fili d’erba.

 

“Ci rivediamo stesso posto e stessa ora quando avrò tutto pronto” aggiunse Tom prima fermarsi a guardare l’altro con uno sguardo che Harry non riuscì bene a decifrare. “O magari anche prima.”

 

Ma prima che il Grifondoro potesse chiedere spiegazioni sull’ultima parte, il Prefetto si era già incamminato verso il castello.

 

 

 

 

 

 

A.N.: aaah, la bellezza degli aggiornamenti puntuali! XD Non ho nulla di particolare da dire, a parte che ho aggiornato il mio profilo (creato sarebbe la parola migliore, visto che non ce n’era uno =_=).

La storia continua… bla bla bla… Harry e Tom si sono incontrati di nuovo… bla bla bla… ma l’avete letto, no? Quindi che parlo a fare? XD

Aspetto solo i vostri commenti! ^^

 

 

RISPOSTE:

 

Zafirya: eheh, se ne vedranno delle belle con quei due a stretto contatto, stanne certa! Poi per quanto riguarda Orion, è un personaggio che ho potuto sfruttare perché sappiamo molto sulla madre di Sirius da quell’orribile ritratto, ma sul padre? Ho voluto credere che forse c’era un incentivo in più che spinse Sirius a voltare le spalle alla propria famiglia… che non fossero tutti davvero dalla parte del male?

 

tom13: grazie, spero di sapermelo tenere  :P

 

Ginny W: ne sono felice, spero ti sia piaciuto anche questo cap!

 

kagchan: grazie mille!^^ Come vedi ora sono tornata ad aggiornare come prima, quindi non temere!

 

Michy90: e io sono contenta di aver reso contenta qualcuno XD Ora finalmente le riflessioni uno sull’altro danno i primi frutti e Tom ha trovato la scusa migliore per spillare informazioni XD Mi è piaciuto tingere un po’ di contrasto tra il modo in cui Tom tratta alcune persone (vedi Abraxas) e come tratta Harry e… beh, si vedrà più avanti ;). Ti è piaciuta la parte sui disegni? Devo dire che ero un po’ dubbiosa, all’inizio mi sembrava un po’ come una di quegli inutili particolari che creano solo dell’OOC nei personaggi, ma era un buon modo per introdurre Harry a Orion, quindi…

E ci conto che ci sarai a recensire! ;)

 

Selene_90: Ma figurati! Non preoccuparti, sapessi quante cose da recensire manco io! XD

Beh, Tom non sarà purosangue, ma i metodi li trova comunque: è un Serpeverde dopo tutto ;). Harry alcune caratteristiche delle serpi le ha sempre avute, ma non in pochi si accorgeranno che ha le caratteristiche di entrambe le case!

 

gokychan: eheh, creiamo un esercito di Tom/Harry e invadiamo il mondo della fandom! Bwhuhwuhuauhahaha! No, sul serio: più siamo, meglio è! ;)

  
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