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Autore: Gageta    28/02/2013    2 recensioni
Anno 1960.
Nella poco conosciuta cittadina di Snape, Inghilterra, nasce Sophie Stones.
All’apparenza una strega come tante altre, Sophie cresce insieme alla madre, aspettando il momento in cui potrà finalmente riunirsi a suo padre e fare ciò per cui è stata preparata fin da bambina: conquistare il mondo magico.
Tra magia, amicizie, amore e battaglie Sophie continuerà ad andare avanti per la via più buia finché qualcuno non la cambierà per sempre, riuscendo a smascherare il suo oscuro segreto.
«Non vi saranno altri Smistamenti alla scuola di Hogwarts» annunciò Voldemort. «Non vi saranno più Case. Lo stemma e i colori del mio nobile antenato, Salazar Serpeverde, basteranno per tutti, non è vero, Neville Paciock?»
«Non credo che siano tutti d’ accordo con voi su questo punto». […]
Sophie avanzava verso di lui, la folla che si faceva da parte per lasciarla passare. Aveva gli occhi arrossati come di chi aveva appena pianto molto e il viso stanco di chi non dormiva da giorni. Ma era tranquilla e determinata. Alzò lo sguardo verso di lui e lo guardò, fiera.
«Forse, prima di prendere decisioni affrettate, dovreste considerare alcune cose. Non credete… padre?»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Figlia della Notte

Capitolo XI

La tana del serpente

A

 circa metà anno scolastico arrivò il problema della materie da scegliere per l’anno seguente.

Sophie, Rose e i loro amici si ritrovarono sommersi dagli opuscoli informativi. Sophie era molto indecisa: fosse stato per lei le avrebbe scelte tutte, ma sapeva che ciò era impossibile. Così aveva cominciato con lo scartare quelle che le interessavano di meno. Tra le prime, scartò subito Divinazione. «Potrebbe essere interessante…» aveva commentato Rose.

«Sinceramente non mi interessa prevedere il futuro. E poi, mi sembrano siano tutte sciocchezze».

«Cosa ne sai?» aveva insistito Rose.

«Hai mai sentito parlare di una profezia che si sia avverata? E anche se fosse, non credo di essere portata per queste cose…»

Alla fine Rose aveva scelto di frequentare Divinazione, mentre Sophie sembrava più interessata al corso di Antiche Rune.

Un giorno, mentre sedeva in Sala Comune si ritrovò a parlare per l’ennesima volta con Rabastan Lestrange. Il ragazzo, dopo le parole che Sophie gli aveva detto, era rimasto molto colpito e sembrava provare per la ragazza un rispetto che riservava solo a pochi.

Rabastan aiutò Sophie con le materie da scegliere, convincendola a non frequentare Cura delle Creature Magiche e Babbanologia. La convinse, piuttosto, a frequentare Antiche Rune e altre materie che assicurò essere interessanti per chi sapeva comprenderle e Sophie si sentì lusingata di quel complimento indiretto.

Naturalmente nella scelta delle giovani serpi contribuì anche il parere di Lily. Sophie e Severus si ritrovarono un po’ di pomeriggi in sua compagnia e insieme definirono le materie veramente importanti per loro, riuscendo infine a scegliere tutti e tre le stesse, o quasi.

Severus scelse di frequentare insieme a Lily il corso di Cura delle Creature Magiche, ma Sophie, nonostante l’insistenza della rossa, si impuntò e non volle sentire ragioni. A lei, delle creature magiche, gliene importava ben poco.

Rose, invece, si limitò a scegliere meno corsi possibile. «Così posso concentrarmi meglio su quelle che mi interessano di più e lasciare un po’ di spazio anche al Quidditch» aveva spiegato un giorno.

Dopo la partita con Grifondoro la squadra di Serpeverde si era scontrata con quella di Tassorosso e con quella di Corvonero, vincendo in entrambi i casi. Ma ciò che scottava di più a Rupert e ai componenti della squadra era la sconfitta con i Grifondoro. La Casa rosso-oro era riuscita a vincere contro tutte grazie alla straordinaria capacità di James Potter. I Serpeverde non lo avrebbero mai ammesso neanche sotto tortura ma sapevano che il ragazzo era un avversario da non sottovalutare e, secondo la logica di alcuni ragazzi molto simpatici, un problema da eliminare al più presto. L’impegno di Serpeverde per sconfiggere i grifoni, però, non impedì a questi ultimi di conquistarsi la Coppa del Quidditch di quell’anno. Rupert lasciò così il suo posto di capitano con l’augurio ai compagni di battere un giorno il temibile Potter. L’anno seguente si sarebbe liberato anche il posto di Cercatore e Rupert si raccomandò di trovarne uno all’altezza del giovane Grifondoro.

Arrivò così la fine dell’anno.

Tutti i ragazzi del secondo anno furono promossi all’anno seguente e Sophie fu soddisfatta del suo ottimo rendimento, soprattutto quando scoprì di essere stata una delle più brave del suo anno, affiancata naturalmente da Severus e Lily.

L’ultimo giorno, a cena, ci fu la premiazione finale della Coppa delle Case. Fu una vera soddisfazione per Sophie vedere l’espressione sconsolata di Lily che commentava con i propri compagni di squadra il punteggio di distacco presente tra le due squadre rivali.

Al loro ingresso, infatti, i Serpeverde ebbero la piacevole sorpresa di vedere gli stendardi verde-argento ornare le pareti della Sala Grande, con un soddisfatto e allegro professore Lumacorno che salutava giovialmente tutti i componenti della Casa, in particolare coloro che avevano contribuito a portare il punteggio a quel livello.

Nonostante l’ottima posizione di Grifondoro nel Quidditch, infatti, Serpeverde era comunque riuscita ad aggiudicarsi la Coppa della Case. Almeno quella, pensò Sophie, rimaneva in mano a loro.

Il giorno seguente, a colazione, vennero consegnati agli studenti del secondo anno, ovvero del futuro terzo, vari fogli: il primo conteneva il solito avviso in cui si ricordava che era vietato l’uso della magia durante le vacanze estive, e un altro dove compariva il permesso per le uscite ad Hogsmeade. Sophie dette un’occhiata veloce al primo e sorrise noncurante. Per il secondo, invece, dovette rimanere parecchi minuti in più per spiegare a Lily, con l’aiuto di Severus, che cosa fosse Hogsmeade e perché avessero bisogno di un permesso.

Alla fine arrivò il momento di partire.

Il gruppo di Serpeverde, con la sola eccezione di Lily Evans, si prese uno scompartimento del treno tutto per sé, e passò l’intero viaggio a divertirsi, tra partite di Sparaschiocco e Scacchi Magici.

Lily si ritrovò più volte a ripensare a tutti i bei momenti che aveva passato con i suoi nuovi amici e pensò che Mary e Marlene fossero solo gelose. Non c’era motivo per il quale Lily non dovesse far parte di quel gruppo: durante il corso di quell’anno si era divertita tantissimo, e neanche per un solo momento aveva pensato di avere in qualche modo sbagliato le sue scelte. Si trovava bene con i Serpeverde, e per un attimo, si ritrovò perfino a pensare per quale motivo non fosse stata smistata in quella Casa: forse avevano ragione Mary e Marlene, forse il cappello aveva sbagliato a smistarla. Ma la cosa era pressoché strana, così si strinse nelle spalle e evitò accuratamente di pensare ancora a cose del genere.

Quando il treno si fermò alla stazione di King’s Cross il tempo sembrava essere passato anche fin troppo velocemente.

Lily aiutò Sophie a prendere il baule dall’apposita ringhiera, mentre lei cercava di far rientrare nelle proprie gabbiette i due gatti: Lumos e Ophelia non avevano tardato a fare amicizia, come le loro rispettive padrone, e ora sembravano non volersi lasciare.

«, allora e venuto il momento di salutarsi…» sorrise Lily.

Sophie sorrise a sua volta, ma poco prima di rispondere, un brivido l’attraversò da capo a piedi. Lily si accorse dell’improvviso cambiamento di espressione sul volto di Sophie, e la guardò stranita. «Qualcosa non va, Sophie?» chiese.

La ragazza si guardò intorno, poi, una volta constatato che nessuno le stava ascoltando, si rivolse all’amica. «Ehm… forse è meglio se ci salutiamo qui, Lily…» e arrossì lievemente.

Lily parve un attimo sorpresa, così Sophie si spiegò: «Io… non vorrei, ma sai… i miei non vanno molto d’accordo con i Nati Babbani…»

Lily rimase un attimo impietrita: era da un sacco di mesi che Sophie non l’apostrofava così. Si era quasi dimenticata delle provenienze di Sophie.

Spostò il peso da un piede all’altro, poi annuì. «Sì, va bene, ti capisco». Le sorrise convinta. «Ci vediamo l’anno prossimo, Sophie…»

Si salutarono a vicenda, poi Sophie, con un peso in meno sul cuore, scese dal treno. Allungò subito lo sguardo, cercando di intravedere la madre in mezzo alla folla che occupava l’intera banchina del binario 9 e ¾.

La scorse poco lontano, vicino a una colonna. Le si avvicinò e appena la madre la vide un sorriso si aprì sul suo volto. Le due donne si abbracciarono e dopo qualche convenevole Helena si avviò verso l’uscita.

Poco fuori dal binario, Sophie scorse Severus e sua madre che si allontanavano silenziosamente. Non riuscì però a vedere il volto della donna. Al contrario, riuscì a vedere i volti dei genitori di Lily Evans. Ma non poté soffermarsi molto su di essi: sua madre se ne accorse e le lanciò un’occhiata interrogativa.

 

***

Lily Evans si dondolava lentamente sull’altalena, la testa appoggiata alla catena e gli occhi che scorrevano veloci le pagine del libro di Incantesimi.

Altri libri, invece, giacevano sotto ai suoi piedi in ordine sparso, aperti sull’erba del parchetto giochi, con le pagine che ogni tanto giravano colpite da un improvviso sbuffo di vento. L’ambiente era immerso nel silenzio ozioso del pomeriggio e solo qualche uccellino solitario ne rompeva la quiete con qualche sparuto cinguettio.

Era passato quasi un mese dall’inizio delle vacanze estive, e Lily aveva finalmente deciso di iniziare a svolgere i compiti, per non dover rimanere troppo indietro con il lavoro. A breve, infatti, lei e la sua famiglia sarebbero partiti per una vacanza al mare, e Lily non aveva la minima intenzione di rimanere a fare i compiti mentre i suoi si divertivano con la sorella.

Aveva così organizzato di vedersi con Severus al parco giochi per fare un po’ di compiti insieme in tutta tranquillità. Aveva anche provato a chiedere alla sorella, ma Petunia si era categoricamente rifiutata di studiare in compagnia di “quel brutto pipistrello”.

Era ormai lì da qualche ora, e Severus era in ritardo. Lily non se ne era preoccupata più di tanto, e aveva deciso di iniziare anche senza il fidato amico.

L’aria calda del pomeriggio, però, non facilitava la concentrazione e Lily si era ritrovata a fare disegnini sui margini del libro, senza un senso logico.

Dovette aspettare almeno un’altra mezz’ora prima di sentire i passi affrettati dell’amico avvicinarsi. Severus comparve tra i cespugli, i capelli lunghi leggermente disordinati e il fiato corto per la corsa. Si fermò davanti all’altalena e si scostò i capelli dall’occhio. Lily alzò lo sguardo e lo salutò con uno dei suoi sorrisi. «Come mai questo ritardo?»

Severus si prese un attimo di tempo prima di rispondere, riprendendo fiato, poi scosse la testa, come a voler scacciare un brutto pensiero. «No… niente…»

Lily osservò l’amico con tristezza, ma non insistette per avere una risposta meno ambigua. Sapeva bene che tra i genitori del suo migliore amico non correva buon sangue, e sapeva anche che Severus si teneva sempre bene dal parlarne.

«Hai già iniziato?» chiese lui per cambiare discorso, indicando con un cenno del capo il libro aperto che Lily teneva in mano e gli altri sparsi per terra.

Lily scosse la testa «No, ho appena iniziato… Sai? Non è facile concentrarsi d’estate».

Severus sorrise e si sfilò la borsa con dentro i libri dalla spalla, lasciandola poi cadere a terra senza curarsene troppo. Poi si sedette a terra pure lui e prese il libro di incantesimi.

Cominciarono così il loro pomeriggio di studio.

Quando il sole cominciò a scendere oltre l’orizzonte Lily si lasciò cadere sull’erba e si sdraiò, osservando il cielo con serenità.

Dopo un attimo di indecisione, Severus le si avvicinò e le si sdraiò affianco.

«Hai mai pensato di volare via e andare oltre le nuvole?» esordì Lily, mentre fissava una nuvola di passaggio, pensierosa.

Severus si morse un labbro, mentre il pensiero correva alla sua famiglia, sempre che si potesse chiamare famiglia la sua. «Non so… sì?» borbottò distrattamente.

Lily sospirò. «A volte quasi invidio chi sa volare su una scopa…»

Severus diventò di colpo rosso in viso e voltò la testa per guardare l’amica in volto.

Lily non parve però accorgersi dell’improvvisa agitazione dell’amico, e sorrise al cielo. «Darei qualsiasi cosa per saper volare su una scopa. Ti immagini Sev? Vedere il mondo dall’alto, volare insieme agli uccelli, l’aria fresca sferzarti il volto…»

«Non mi piace il Quidditch…».

Lily scoppiò a ridere e si voltò anche lei a guardare l’amico negli occhi «Non stavo parlando del Quidditch Sev… è solo che è l’unico modo che conosco per poter volare, salire su una scopa volante. Conosci un modo diverso?»

Severus arrossì ancora un poco per la risata di Lily, poi scosse la testa. «Non mi sono mai interessato all’argomento…» si scusò.

Lily si strinse nelle spalle e tornò a guardare il cielo. Rimasero sdraiati sull’erba ancora un po’ poi a Lily venne un’idea. «Credi che Rose me lo farebbe fare un giretto sulla sua scopa?» chiese.

Severus sbuffò «Non lo so Lily. Ma se glielo chiedi probabilmente sì».

«E a Sophie? credi che a lei piaccia volare?»

«Ne dubito. Sophie è interessata ad altre cose…»

«Già…» concordò la rossa. «Come è possibile che due ragazze diverse come noi possano aver fatto amicizia così, Sev

«Te lo avevo detto che sarebbe stata un’ottima amica. Alla fin fine avete molto in comune, no?».

Lily inclinò leggermente la testa da un lato. «Dici? Non mi sembra…»

Severus si tirò su a sedere e guardò Lily dall’alto. «, vi piace ad entrambe lo studio e…» si bloccò. In effetti, oggettivamente, le due ragazze non avevano molto in comune. Forse era solo lui che le considerava quasi uguali. Avrebbe potuto dire che erano entrambe ottime amiche, simpatiche, che non si soffermavano alla prima impressione di una persona ma sapevano andare oltre; nello specifico, che entrambe preferivano la sua intelligenza al suo aspetto fisico. Severus sapeva di non essere una grande bellezza: anzi, odiava quel suo naso adunco e i suoi capelli unti. Però stranamente con le due amiche non si era mai dovuto preoccupare di ciò.

«Vedi? In comune abbiamo solo la passione per lo studio, niente di più…» disse Lily, non accorgendosi dell’imbarazzo dell’amico. «A volte ho l’impressione che Sophie ci nasconda qualcosa… non pensi?»

Severus si riscosse dai suoi pensieri e soppesò le parole dell’amica. «E cosa dovrebbe mai nasconderci?»

«Bo, non so… ha sempre quell’aria un po’ strana, quasi oscura… Anzi, ora che ci penso non la vedo quasi mai sorridere».

Un pensiero assurdo passò per la testa di Severus. Neanche lui sorrideva quasi mai, e questo era dovuto al fatto che i suoi genitori non andavano d’accordo, lo aveva sempre saputo. Che Sophie fosse nella sua stessa situazione? Forse anche lei non aveva avuto un’infanzia molto felice.

Quando espose i suoi pensieri a Lily, la ragazza si morse un labbro, pensierosa. «Potrebbe anche darsi… in effetti non sappiamo quasi niente sulla sua famiglia».

Severus sospirò. «Bè… tra i Purosangue ci sono delle voci…»

Lily storse leggermente il naso a quella parola, ma continuò a guardare l’amico in attesa che continuasse.

Severus vide la curiosità colorare il volto dell’amica e si sistemò più comodamente per raccontarle ciò che sapeva. «Ho sentito che la famiglia Stones era una famiglia Purosangue tra le più importanti, quasi al pari dei Lestrange. Però un giorno è successo qualcosa di terribile» fece una pausa, aspettando la reazione di Lily che non tardò ad arrivare.

«Terribile? In che senso?» chiese infatti Lily, mentre si metteva anche lei a sedere e fissava Severus con crescente curiosità.

«… un giorno gli Stones sono stati trovati morti sotto le macerie della villa di famiglia. Si dice che sia stata un’esplosione a causare il crollo della casa. Penso fossero i nonni di Sophie…».

Lily spalancò la bocca stupita.

«Solo sua mamma si è salvata» proseguì Severus. «Poi non so più niente, se non che ora Sophie abita a Snape con sua madre».

«E suo padre?» chiese Lily, mentre gli occhi le si velavano di tristezza per l’amica.

«Non lo so. Hai presente quanto Sophie sia restia nel parlarne, no?».

«Lily!» un urlo spezzò la tranquillità che si era venuta a creare.

La ragazza rossa si voltò verso colei che l’aveva chiamata.

«Tunia! Che ci fai qui?»

«Come cosa ci faccio qui? È tardi e non sei ancora tornata. La cena è pronta!» spiegò Petunia, mentre con una smorfia posava gli occhi su Severus.

Lily sembrò improvvisamente accorgersi che il sole era quasi del tutto tramontato. Scattò in piedi e raccolse tutte le sue cose sparse intorno a lei. Quando ebbe sistemato tutto alla bell’e meglio salutò Severus e si avviò con la sorella verso casa sua.

Severus, del suo canto, raccolse le sue cose in tutta calma e poi si avviò verso Spinner’s End con passo felpato, mentre il discorso di poco prima continuava a ronzargli in testa.

 

***

Sophie camminava, cercando di mantenere il passo con l’uomo che la precedeva.

Vedeva come da molto lontano la figura magra e slanciata del padre, mentre avanzavano nella semioscurità della foresta.

Solo poche ore prima si trovava a studiare nella sua stanza a casa Stones, distesa comodamente sul letto. Poi Helena aveva bussato e lei era stata costretta a interrompere lo studio. Ma quando sua madre le aveva detto che suo padre voleva vederla Sophie era scattata subito su. Era da più di un anno che non lo vedeva ed era curiosa di sapere che cosa voleva da lei.

La curiosità l’aveva accompagnata per tutto il tempo fino a quel momento e ora non stava più nella pelle.

Tom Riddle si fermò qualche minuto dopo, in una piccola radura circondata da bassi arbusti. Sophie si fermò a pochi passi di distanza, in attesa di un qualche suo ordine.

Non dovette aspettare molto. L’uomo inspirò a fondo l’aria fresca della foresta, poi si chinò nell’erba. «Vieni qui Sophie…» disse.

Sophie avanzò piano fino a raggiungerlo e gli si sedette di fronte. Riddle alzò lo sguardo verso di lei e le regalò un sorriso enigmatico mentre Sophie si limitò a fissarlo negli occhi, anche se non poté ignorare il brivido che le percorse la schiena.

«Come è andato quest’anno, Sophie?» chiese con la sua voce calma e suadente.

Sophie annuì e abbassò leggermente lo sguardo. «Bene, padre…».

Riddle fu infastidito da quel gesto. Alzò una mano e la portò al mento della ragazza, costringendola a guardarlo nuovamente negli occhi.

Sophie rabbrividì al tocco del padre, ma non poté opporsi, e dovette puntare lo sguardo dentro quello cremisi dell’uomo. In un attimo ne fu totalmente avvolta e i ricordi di quegli ultimi mesi le sfrecciarono davanti agli occhi. Rivide Severus, Rose, Avery, Mulciber e i luoghi di Hogwarts che aveva frequentato, come la biblioteca, la Sala Grande e la sua Sala Comune. Riddle si soffermò un po’ di più sul volto di Albus Silente, durante uno dei suoi discorsi a cena, e in un attimo di libertà Sophie vide un sorriso di scherno colorare il volto del padre.

Sophie si ritrovò la mente sondata in lungo e in largo e rivide perfino uno dei suoi tanti discorsi con Rabastan Lestrange.

Quando Tom Riddle ebbe finito lasciò andare il mento della ragazza, che rilassò i muscoli, prima leggermente tesi, e si sistemò meglio sull’erba.

«Chi era quella ragazza dai capelli rossi? E il ragazzo con cui parlavi in Sala Comune? Era il giovane Lestrange?» la interrogò.

Sophie parve leggermente infastidita dal sondaggio del padre, ma si costrinse ad obbedire e a rispondergli. «Era… Lily Evans, padre, una Nata Babbana…».

Voldemort fece una smorfia di disgusto a quelle parole, così Sophie si affrettò a continuare. «È una Grifondoro, si stava per sedere al nostro tavolo di studio, e le ho detto di andarsene…» mentì prontamente. Per nessun motivo l’uomo doveva venire a sapere che aveva passato quasi tutti i suoi pomeriggi in compagnia di Lily.

Riddle sembrò rincuorarsi dalla risposta della ragazza, e non si preoccupò di accertarsi se stesse dicendo la verità o meno.

«E… il ragazzo è Rabastan Lestrange, sì…» continuò Sophie.

«Uhm… lo stiamo aspettando… dovrebbe unirsi a noi, sai?»

Sophie annuì. «Lo so, padre…»

Tom fissò un attimo la ragazza, poi sorrise ancora.

Sophie si morse un labbro e deglutì. Era pazzesco il modo con cui riusciva ad affascinarla, anzi, con cui riusciva ad affascinare tutti: perfino i Mangiamorte al suo cospetto non riuscivano a distogliere lo sguardo dal suo, ed erano costretti a lasciar scorrere i propri ricordi davanti all’uomo, senza possibilità di ribellarsi.

A Sophie accadeva la stessa cosa ogni volta che lo incontrava e ogni volta sapeva di non poter far niente per nascondere anche le cose che le premevano di più. E alla fine lui veniva sempre a sapere tutto. Sophie era quasi certa che un giorno sarebbe stata come lui.

«Bene» sospirò l’uomo. «E ora cominciamo…»

Sophie sembrò risvegliarsi improvvisamente. Finalmente la sua curiosità sarebbe stata saziata.

Voldemort si guardò un attimo intorno, poi emise dalle labbra un lungo suono sibilante.

Sophie ne rimase attratta, mentre il suono sembrava entrarle in testa e un brivido freddo la attraversava da capo a piedi.

Da un arbusto vicino provenne un sibilo simile, e la testa di un serpente fece capolino, per poi avvicinarsi e trascinarsi dietro tutto il suo viscido corpo. Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare, Sophie non fece nessun verso schifato o di ribrezzo, ma anzi, rimase immobile a fissare l’immenso serpente avvicinarsi, con sorpresa.

L’animale si avvicinò all’uomo strisciando e arrivatogli vicino alzò il capo, fermandosi ad un niente dal suo viso.

Tom Riddle alzò una mano e accarezzò le testa dell’animale, sibilando altre parole in serpentese.

Sophie rimase immobile, mentre il serpente, a un suono del padrone, si voltava verso di lei e strisciava lentamente, avvicinandosi.

«Ti presento una delle tue nuove amiche Sophie…» sibilò Tom Riddle. Osservò divertito la sua espressione esterrefatta, mentre Sophie osservava il serpente con il cuore che le batteva a mille. Ad un gesto di incoraggiamento del padre, Sophie alzò una mano tremante e accarezzò il capo squamoso dell’animale, prima con titubanza, poi con maggiore sicurezza.

Ad un altro sibilo dell’uomo il serpente si staccò dal tocco della ragazza e le strisciò attorno, formando un anello sull’erba e bloccandola.

«Quest’estate imparerai a parlare serpentese, Sophie…» disse Voldemort con il sorriso sulle labbra. «Solo noi possiamo farlo, sai?».

Sophie annuì affascinata, mentre continuava a osservare il serpente, che ora aveva appoggiato la testa su una delle sue ginocchia e sibilava obbediente.

«Mi prometti che ti impegnerai a impararlo?» chiese l’uomo.

Sophie alzò lo sguardo verso suo padre e dopo un attimo di esitazione annuì.

Voldemort sorrise e guardò la ragazza trionfante: tutto procedeva secondo i suoi piani.

 

Angolo autrice:

Buonasera a tutti e bentornati ad un nuovo capitolo.

Allora? Come vi è sembrato? Il titolo non mi convince molto, per questo credo che se me ne verrà in mente uno migliore lo cambierò.

Abbiamo il piacere di assistere ad un primo dialogo tra Voldemort e Sophie. Devo confessare una cosa: non sono sicura di averlo reso bene. Anche perché già è difficile scrivere di Tom Riddle, se poi ci aggiungiamo che qui sta parlando con sua figlia…

Per questo stavo pensando di aggiungere alla storia l’avvertimento OOC (con due o, se non sbaglio). Non so, ma mi sembra che sia meglio così. Voglio dire, il personaggio della Rowling non avrebbe mai e poi mai potuto avere una figlia, così come ci è stato descritto. Però, insomma, mi sembra un OOC veramente lieve. Non so, voi cosa ne pensate?

Passando ad altro. In teoria ci sarebbe dovuta essere anche un’altra scena, ma il capitolo sarebbe diventato ancora più lungo di quanto non lo è già, così ho deciso di metterla nel prossimo.

Per quanto riguarda il dialogo tra Lily e Sev, tenetelo a mente ;)

Bene, non mi sembra di aver nient’altro da dire.

Naturalmente ringrazio chi ha recensito e tutti i preferiti/seguiti/ricordati. Mi fa piacere vedere che state aumentando ;)

Non so quando arriverà il prossimo capitolo, ma non dovrei impiegarci molto a scriverlo. Quindi, mi permetto di salutarvi con un “a presto” :D

Gageta98

   
 
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