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Autore: whitemushroom    02/03/2013    2 recensioni
Il Progetto Replica di Vexen non ha condotto soltanto alla nascita di Xion e di Riku Replica. Esiste una terza Replica, sconosciuta a molti, che per anni è vissuta all'ombra dell'Organizzazione: quando però questa decide di rendersi indipendente toccherà a Saix, n. VII dell'Organizzazione, andarla a riprendere. Ma questa ricerca si mescolerà ai ricordi del suo passato e porterà a galla molte verità nascoste. Chi sarà questa Replica? Perché cercarla spetta proprio al n. VII?
Questa fanfiction è stata scritta per il contest pentamestrale "La Terza Replica" indetto dal thexiiiorderforum, ed essendo stata scritta oltre un anno fa non tiene conto degli avvenimenti di KH3D
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Saix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 1: Isa

Devi occupartene tu.

Da quanto tempo il Superiore non lo mandava personalmente in missione?
Fino a qualche mese prima erano stati tredici, tredici gusci vuoti al servizio di Kingdom Hearts, spinti dall’unico desiderio che potevano permettersi il lusso di avere. Un cuore.
Adesso molti di quei gusci vuoti erano spariti, consegnati al Nulla al quale appartenevano. Di qualcuno si erano perse le tracce.
Saïx continuava a fissare quella pianura sconfinata, tinta di azzurro e viola dal bizzarro tramonto di quel mondo; pensare è una delle cose che i Nessuno facevano meglio, ed era quello che permetteva loro di occupare le ore di attesa, sostituendo quel terribile sentimento umano che era la noia.
Erano quasi cinque giorni che inseguiva la Replica. Giorni passati vagando nei mondi di mezzo, attraversando i portali d’Oscurità, ascoltando i brusii sommessi dei Nessuno di rango inferiore. Giorni di sterile attesa, di viaggio, cercando di anticipare i suoi pensieri e metterla con le spalle al muro; era stato paziente e si era trattenuto, aveva fatto accerchiare la Replica in modo che non avesse scampo.
I diari di Vexen erano stati piuttosto chiari sull'argomento:contro ogni ragionevole previsione, le Repliche potevano cedere, ribellarsi, sfuggire al controllo; prendevano decisioni autonome che potevano condurre persino al loro annientamento. Si mettevano in testa sogni di amore, amicizia, giustizia e diventavano assolutamente inutilizzabili.
Ed anche questa Replica aveva seguito lo stesso processo involutivo. Era da tempo che Saïx lo osservava, lo studiava, valutava attentamente i suoi gesti e le parole; e la sua natura di Replica si era fatta sentire, abbattendo di colpo anni di impersonale silenzio, di gesti vuoti. Le sue parole si erano riempite di idee e sogni.
Se fosse stato umano, Saïx avrebbe provato invidia per lui, per i suoi sentimenti e la gioia manifesta, che nemmeno una tunica dell’Organizzazione era servita ad annullare. Ma non lo era: e, considerata la perdita del n. XIII, iniziava a sospettare che non lo sarebbe tornato più, o almeno questa sarebbe stata la sua fine se avesse continuato a chinare la testa al Superiore.
L’averlo mandato dietro a quella Replica era stata forse l’idea più intelligente e sensata che avesse mai sentito pronunciare dalla bocca del suo capo.
L’odore della preda era nell’aria, avvolta dal gelo dei portali dell’Oscurità; spariva e riappariva, si trasportava per tutto quel mondo apparentemente a caso, perché sapeva che l’Organizzazione lo avrebbe fatto cercare e che il Superiore non accettava che qualcuno sfuggisse dalle sue grinfie. La Replica aveva paura, poteva persino immaginarsi di sentire il suo cuore pulsare nella disperata ricerca di una via di fuga; solo e senza amici, assolutamente senza più controllo, la Replica sbandava in ogni angolo di quel mondo lontano. Le Repliche potevano anche avere un cuore, ma quello giocava a loro svantaggio, nelle situazioni di pericolo come quella smettevano di agire in modo razionale e si lasciavano sopraffare dal panico. Ma nemmeno quella considerazione riusciva a levare al numero VII dell’Organizzazione la sensazione che vi fosse qualche falla nel proprio ragionamento.
La brezza si alzò, portando con sé l’odore della preda tanto attesa. Saïx abbandonò la sua postazione, scivolando verso il centro della spianata, in paziente attesa. Presto quel terreno si sarebbe coperto di sangue di esseri umani, e gli Heartless avrebbero banchettato con l’Oscurità annidata nei loro petti. E la Replica avrebbe smesso di occupare così troppo spesso i suoi pensieri.

Non era stato molto difficile aggirare il Reale Esercito di Radiant Garden, nemmeno con una persona rumorosa come Lea al seguito. Il piano era stato semplice ma efficace: il suo amico, sempre più lesto di mano che di cervello, aveva borseggiato quel ricco papero miliardario che da giorni si aggirava davanti al palazzo chiedendo un’ udienza con il re. E, cosa strana, sua maestà Ansem il Saggio non gliela aveva ancora concessa.
Quello aveva iniziato a starnazzare proprio come una papera ed il Reale Esercito ( composto da sole tre guardie con un ridicolo cuore disegnato sulla divisa ) erano accorse, lasciando loro il tempo di sbucare fuori dai cespugli, oltrepassare il portone ed entrare.
“E con questi potremmo campare di gelati per i prossimi dieci anni!” fece Lea soddisfatto, mostrando i soldi appena usciti dal cappello a cilindro come fossero un trofeo “O forse potrebbero uscirne un bel paio di skateboard. Hai visto quanto è bello il nuovo modello nel negozio del signor Highwind?”
“Lea, se non vogliamo finire scaraventati fuori dal palazzo come l’ultima volta ti conviene chiudere quella bocca a ciabatta che ti ritrovi”
“Io non ho la bocca a ciabatta! E comunque non mi hai ancora detto cosa ti ci comprerai con……”
“TACI!”
Se lo trascinò dietro una colonna, appiattendosi contro il muro al suono dei passi in arrivo; le tre guardie dovevano essersi stancate di dar retta al vecchio papero ed erano rientrate. Quello più alto passò terribilmente vicino al loro nascondiglio “Per quanto tempo potremmo andare avanti? E’ solo una settimana che è scomparso e già in giro si mormora: quanto ci metterà la gente ad accorgersi che non c’è più nessun Re Ansem nel palazzo?”
Lui e Lea si guardarono, sempre più stretti uno all’altro. Che cosa stavano insinuando quei tre?
Provò a sbirciare oltre, seguendo con lo sguardo gli uomini vestiti di viola che stavano per allontanarsi nel corridoio; quello più basso, con un occhio solo, sembrava più rilassato dei suoi compagni, li precedeva di una decina di passi ed aveva stampato sulla faccia un sorriso che poteva mettere i brividi “Ragazzi, Even e Xehanort mi hanno assicurato che entro stasera avranno ultimato tutte le correzioni: l’esperimento del secolo avrà finalmente inizio!”
Esperimento?
Ora che i tre erano più fuori campo, Lea sgusciò fuori dalla colonna, allungando bene la testa per saperne di più.
Avevano messo le mani su qualcosa di DAVVERO grosso.
“E poi?” fece il terzo soldato, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
“Poi cosa, Dilan?”
“Poi…… insomma, quando avremo finito…… Come spiegheremo alla gente che il Re non c’è più?”
“Ah, tu ti preoccupi troppo!” si erano fermati, e Isa dovette spingere di nuovo Lea all’indietro, o il soldato che brandiva la lancia li avrebbe notati “Xehanort ha detto che penserà a tutto lui”
“E tu ti fidi?”
“Che fai, ti stai ritirando? Perché in caso non te ne fossi accorto è un po’ tardi per ripensarci……”
Più ascoltava quel discorso e più le cose non gli quadravano, e lesse la stessa preoccupazione negli occhi verdi di Lea. Se quello che dicevano quegli uomini era tutto vero forse avrebbero dovuto fare qualcosa di più che intrufolarsi nel palazzo reale solo per mostrare a Squall e Cloud che erano molto più audaci di loro. Dovevano avvertire tutta Radiant Garden del pericolo che correva, del complotto che probabilmente era già in moto da almeno una settimana.
Il più alto delle guardie riprese a camminare per il corridoio, una presenza granitica in quei corridoi che sembravano sempre più freddi e inospitali “Lo sappiamo tutti che è tardi per ritirarsi, Braig. Ma non è tardi abbastanza per tenere sempre gli occhi aperti. Ricordati che siamo guardie, non scienziati”
“E con questa cosa vorresti dire?”
Ma i due amici non riuscirono a sentire più molto altro: i tre soldati entrarono in un ascensore, e sparirono verso i piani inferiori del palazzo lasciandoli da soli. Per qualche secondo Isa si limitò a guardare il suo amico, cercando una risposta a quello strano dialogo nei suoi occhi, senza leggervi altro che una profonda preoccupazione.
“Isa, e ora cosa facciamo?”
Già, le idee doveva farsele venire lui. Per quanto Lea fosse il suo migliore amico, la sua autonomia decisionale si avvicinava allo zero dalla parte dei numeri negativi; in momenti come quelli, quando c’era davvero un problema, la sua tracotanza ed il suo comportamento spaccone andavano in pezzi come uno specchio. Ma Isa gli voleva bene anche per quello. E sapeva bene che quello era il SUO momento, doveva fare la cosa che gli riusciva meglio, prendere una decisione immediata, ragionando.
“Non possiamo andarcene ora. Se vogliamo raccontare quello che è successo qui dobbiamo saperne di più, e non basterà dire ai quattro venti di aver origliato una discussione delle guardie di palazzo”
“Intendi…… assistere a questo esperimento?”
Il suo tono di voce era quasi irriconoscibile, un sussurro reso ancora più evanescente dalla paura. Lea era trasparente come uno specchio, i suoi sentimenti poteva leggerli chiunque; Isa invece preferiva nasconderli, lasciare che tutti vedessero solo la sua espressione imbronciata.
“Sì” si limitò a rispondere “Non abbiamo studiato il perimetro e la pianta del palazzo per niente. In questi giorni mi sono fatto un’idea di dove potrebbero essere i laboratori; se mi mettessi adesso a cercarli potrei raggiungerli in tempo per stasera e trovarmi un posto riparato da cui assistere”
“Ehi!”
Lea lo tirò con insistenza per la manica “Non stai dimenticando qualcosa?”
“Sì, la videocamera che ho lasciato a casa”
“Non intendevo quello!”
Era davvero buffo a vedersi, i capelli rossi ormai del tutto fuori posto e gli occhi sgranati, le braccia e le man che si agitavano davanti a lui per dissuaderlo da quell’impresa. Vederlo con quella faccia stupita, al limite dell’offesa, meritava tutto il loro ingresso clandestino al castello. “E se ti senti male lì sotto? Non penserai andare lì dentro da solo?”
“Lo sto appena facendo, Lea” si lasciò scappare il sorrisetto più freddo che poteva “Non è colpa mia se te la stai facendo sotto!”
“Perché tu no, sbruffone?” nel bel mezzo del palazzo reale, dove forse le guardie potevano ascoltare ogni loro parola, dove sinistri scienziati avevano appena compiuto un esperimento alle spalle del loro sovrano, Lea esplose nella sua risata migliore, quella che a Isa bastava per affrontare anche le prove più dure. Si concesse un secondo sorriso. Vero, questa volta.
“Non stavi per caso pensando di andare la solo per ottenere tutta la gloria per te, vero? Perché se è così sai cosa facciamo? Sarò io ad andare per primo, non sei bravo come me ad intrufolarti……”
“Non è una cosa di cui andarne fieri, Lea……”
Nei suoi occhi si leggeva una nuova impazienza “Allora andiamo, o quelli inizieranno l’esperimento senza di noi!”
“Lea?” l’altro si era già avvicinato all’ascensore che aveva inghiottito le guardie, studiandone i comandi con gli occhi che erano tornati a risplendere “Sei davvero sicuro di non aver paura?”
“Io?”
L’ascensore si aprì senza alcun rumore.
“Non se so che ho il mio migliore amico a coprirmi le spalle! E adesso muoviti e non fare altre domande sceme!”


Un migliore amico a coprire le spalle.
Quella Replica avrebbe fatto bene ad averne uno.

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Su EFP troverete anche un'altra fanfiction intitolata "La Terza Replica" dell'autrice Lisaralin. Anche quell è stata scritta per il contest del nostro forum e vi congilio di leggerla perché merita attenzione!
  
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