Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Nikki Potter    11/03/2013    1 recensioni
"E' successo qualcosa, Sherlock".
Rimase zitto in attesa di altro. Perchè aveva un brutto presentimento? Centrava forse Moran?
"Non so come dirtelo, ma tanto se non lo faccio io presto lo saprai dai giornali..." Mycroft sospirò di nuovo. "Si tratta di John".
Non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro. Allora aveva ragione, era successo qualcosa a John...
"L'ispettore Lestrade mi ha appena chiamato dal S. Mary Hospital...John è morto, Sherlock"
___________________________________________________________________________
"Vogliamo che lei torni in Afghanistan a servire il suo paese, ovviamente sotto una falsa identità" rivelò Patterson.
"E se rifiutassi?" domandò per curiosità più che altro.
"Non credo che abbia molta scelta visto che tutti la credono morto" aggiunse Patterson.
Gli ci volle qualche secondo per comprendere appieno quelle parole prima di esplodere in un rabbioso "COSA?!"
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
S&J3 3. SCACCO MATTO A MORAN: SHERLOCK'S HEART IS BURNED

I'm about to lose my mind
You've been gone for so long
I'm running out of time
I need a doctor
Call me a doctor
I need a doctor, doctor
To bring me back to life
(Eminem - I Need A Doctor)

283 giorni. Finalmente dopo 283 giorni dalla morte di John avevano acciuffato quel bastardo proprio mentre stava per sparare al ministro degli interni rumeno.

Seguì Mycroft nella sala interrogatori della base sconosciuta dei Servizi Segreti dentro cui era rinchiuso Moran.

Mycroft, essendo un pezzo grosso del governo, era riuscito a fare in modo che Sherlock potesse vederlo da solo per qualche minuto, con lui presente ovviamente. Temeva che se lasciato da solo Sherlock avesse potuto sul serio ucciderlo.

Mycroft aprì la porta di acciaio ed entrò nella stanza non molto grande dove Moran era seduto, le manette alle mani, dietro l'unico tavolo presente nella stanza assieme ad un'altra sedia vuota posta proprio davanti a lui, su cui Sherlock si sedette con lentezza.

Notò che stranamente Moran non era per nulla sorpreso di vederlo, come se sapesse che sarebbe arrivato.

"Sherlock Holmes" ghignò Moran beffardo.

"Non sembri sorpreso di vedermi, Moran".

Moran accentuò di più il ghigno. "Non lo sono affatto, sono mesi che so che sei vivo, precisamente dai primi di maggio dello scorso anno".

Sherlock corrugò le sopracciglia poi la verità gli piombò di colpo davanti agli occhi prima che Moran dicesse tutto il resto, che passò attraverso di lui come aria, mentre lo sguardo era perso e il cervello registrava a una ad una quelle parole che erano solo la conferma della sua deduzione.

John era morto per colpa sua. Ora ne aveva la completa certezza.

"Ho riconosciuto il tuo travestimento quando tu e gli uomini di tuo fratello stavate per catturarmi a Berlino. E quando ho saputo che eri vivo ho deciso di fartela pagare, di farti soffrire come io stavo soffrendo per Jim. Così sono andato a Londra con un passaporto falso e ho sparato al tuo caro dottore. Dovevi vedere quanto sangue...anche se prima di morire il tuo soldatino mi ha beccato la spalla, ma niente di che, il proiettile è passato da parte a parte. E io mi sono gustato tutta la scena, Holmes, del tuo cucciolotto che si spegneva lentamente ed è stato...decisamente appagante" raccontò Moran sadico.

Sherlock lo afferrò per la collottola, la rabbia che gli scorreva nelle vene.

"Picchiami pure, ma niente farà tornare il tuo amico nel mondo dei vivi. Hai perso, Sherlock Holmes. E io ho mantenuto appieno la promessa di Jim, ti ho bruciato il cuore" detto questo Moran scoppiò in una risata isterica da pazzo maniaco che si interruppe solo quando Sherlock gli tirò un potente destro sul naso, rompendoglielo.

"Sei morto!" esclamò Sherlock buttandosi su di lui e iniziando a prenderlo a pugni, mentre intanto Moran non la smetteva di ridere.

Smise solo quando due uomini di Mycroft lo afferrarono per entrambe le braccia allontanandolo da quella carcassa piena di sangue che continuava nella sua risata di scherno.

Aveva notato che Mycroft comunque l'aveva lasciato sfogare per un minuto buono prima di chiamare i suoi tirapiedi e mentalmente lo ringraziò per avergli permesso di sfogare la sua furia su quell'essere immondo.

Seguì Mycroft fuori come un automa diretto a farsi medicare la mano, le cui nocche sanguinavano per i colpi che aveva sferrato con tutta la forza che possedeva.

E per tutto il tempo in cui un medico gli attorcigliò una benda intorno alla mano ferita cercò di evitare con cura lo sguardo preoccupato del fratello, perchè entrambi sapevano già cosa sarebbe successo.

Ora che non poteva più distruggere Moran, Sherlock avrebbe dato inizio alla distruzione di se stesso.

*

"Ehi John, non sai cos'ho sentito" esordì un suo compagno di reggimento, Thomas Bradley, cecchino trentenne del Sussex.

John si mise a sedere sulla sua brandina, subito imitato da Rob, ed entrambi fissavano curiosi l'amico.

"Che è successo, Tom?"

"Ho sentito una telefonata al Generale Richards...a quanto pare i Servizi Segreti inglesi hanno catturato a Bucarest il ricercato numero uno, Sebastian Moran" rivelò Thomas tutto contento.

John si irrigidì. L'avevano catturato finalmente, il suo pseudo assassino.

"Dici sul serio?" replicò Rob.

Tom annuì. "Sì, ma non so altro, anche se ho sentito il Generale fare il nome di un certo pezzo grosso del governo che dovrebbe aver coordinato l'operazione...un certo Mycroft Holmes...è un tuo parente John?"

Mycroft...oddio, doveva respirare e continuare a sembrare perfettamente normale.

"No, però lo conosco. E' geniale quanto stronzo" disse John.

"Il Generale ha fatto anche un altro nome...mai sentito per quello che ne so...un tale Moriarty, avete idea di chi sia?" aggiunse Tom.

John impallidì di botto e gli altri due lo fissarono confusi.

"John, ti senti bene?" chiese Rob.

John gli strinse una spalla fissandolo serio. "Ho bisogno del tuo aiuto...o meglio del tuo genio informatico. Devo scoprire tutto su questa operazione, su Moran e Moriarty".

Rob annuì serio. "D'accordo...quindi tu sai chi sono..."

John fece un cenno di assenso. "Sono stati i miei due arcinemici".

Ricordò di aver detto a Sherlock all'inizio della loro conoscenza che le persone normali non avevano arcinemici. Beh la sua vicinanza con Sherlock lo aveva reso diverso dagli altri e inconsapevolmente da quel giorno in cui aveva incontrato i suoi occhi color ghiaccio anche lui, come il consulente investigativo, aveva smesso di essere normale.

La sua vita aveva smesso di essere normale, una routine che continuava a ripetersi, ma era stato un continuo susseguirsi di inseguimenti ed emozioni forti che lo avevano portato lontano dagli altri, e così nei due anni di inferno a Londra aveva compreso che non sarebbe più riuscito a omologarsi agli altri comuni mortali che non avevano niente per la testa a parte lavorare e tornare a casa alla sera.

Lui non era più uno di loro e aveva perso la sua guida.

E ora si stava affidando a due soldati normali che erano diventati suoi amici per sapere tutto quello che c'era da sapere sulla cattura di Moran e su Moriarty.

"Conta pure su noi due" disse Rob serio.

John diede una pacca sulla spalla di entrambi, grato del loro aiuto.

*

Era passata una settimana dall'arresto di Moriarty e com'era prevedibile il processo autodistruttivo era cominciato da subito.

Mycroft si passò una mano tra i capelli, davanti a lui un bicchiere di whisky, ne aveva davvero bisogno. Sherlock aveva ripreso a darci giù pesante, con eroina e se non bastava pure cocaina.

Gli sembrò di fare un salto indietro nel passato, a quando Sherlock era un teenager incompreso da tutti che si faceva di qualunque droga riuscisse a trovare.

Lui era riuscito a fare in modo che nessuno gli vendesse più quella roba e a farlo smettere puntando sul fatto che quelle sostanze rovinavano il cervello. E Sherlock per un po' l'aveva odiato, ma non gliene era mai interessato, in compenso gli aveva con ogni probabilità salvato la vita.

E ora era successo di nuovo. E stavolta la cosa era più seria, perchè sapeva che Sherlock si drogava nel tentativo di alleviare il senso di colpa che lo attanagliava e per dimenticarsi di aver perso John.

Purtroppo era ben consapevole che quando un Holmes si innamorava di qualcuno dava tutto se stesso senza mezze misure, compreso distruggersi se si perdeva l'altra persona. Grazie al cielo a lui non era mai capitato di provare qualcosa di così forte per qualcuno, e di certo in ogni caso era sempre stato di carattere più stabile rispetto a suo fratello.

Gli dispiaceva farlo ma doveva puntare su John per tirarlo fuori da quel tunnel. E con molte probabilità Sherlock gli avrebbe urlato addosso e lo avrebbe odiato di nuovo peggio di prima, ma almeno lo avrebbe salvato da se stesso.

Decise che doveva finire immediatamente quella situazione e si alzò con risolutezza avviandosi verso la stanza di Sherlock, non curandosi di non avere indosso la giacca e di avere slacciato un bottone del panciotto.

Nemmeno lui sembrava se stesso. Ma del resto la sua vita era basata sul difendere il suo paese e preoccuparsi costantemente di Sherlock.

Si slacciò il primo bottone della camicia bianca e poi, dopo aver preso un respiro profondo, aprì la porta senza nemmeno bussare. L'immagine che vide lo fece tornare al passato.

Sherlock seduto per terra con le gambe raccolte, nell'angolo della stanza, una manica della camicia grigia arrotolata fin sopra il gomito da cui riusciva a vedere i segni delle iniezioni, lo sguardo fisso nel vuoto e il viso mortalmente pallido.

Aveva giurato a se stesso che non sarebbe più successo e invece...anche lui aveva fallito.

I suoi uomini non erano riusciti a proteggere John e questo era il risultato, suo fratello più morto che vivo e più fatto che mai.

"Sherlock".

Suo fratello alzò finalmente gli occhi verso di lui, segno che non era del tutto fuori. "Va via Mycroft".

"Sai perfettamente che non lo farò" replicò ovvio. "Devi smetterla con le droghe".

"Non puoi dirmi cosa fare della mia vita" ribatté Sherlock aggressivo.

"No di certo, ma John non sarebbe affatto contento" disse diretto con l'intento di scuoterlo.

"Tu non sai niente di John!" esclamò Sherlock alzandosi in piedi.

"Ha lottato per farti smettere di fumare anche solo le sigarette. In questo momento sarebbe molto deluso di vederti così" replicò Mycroft duro.

Credeva che Sherlock gli avrebbe sul serio tirato un pugno, ma aveva comunque corso quel rischio. Invece lo spiazzò completamente iniziando a piangere e abbracciandolo per forse la prima volta in tutta la vita.

Rimase per un attimo rigido per la sorpresa prima di appoggiare delicatamente le mani sulla sua schiena con goffaggine. Non era minimamente abituato a gesti di quel tipo.

"Mi manca, Mycroft" proruppe Sherlock con voce tremendamente roca tra i singhiozzi.

Non gli disse che sapeva come si sentiva, perchè non era vero, non ne aveva la minima idea, e lo sapevano entrambi. Disse solo l'ovvio.

"Lo so. Ma devi essere forte, per lui. Devi renderlo orgoglioso di te" mormorò triste.

Sentì Sherlock tirare su col naso e stringerlo più forte. "Per John".

"Per John" ripeté Mycroft.

Nel cuore sollievo, perchè sapeva di averlo salvato un'altra volta. Anzi, era stato di nuovo John a salvarlo da se stesso.

*

Stava disubbidendo alle regole ma al momento a nessuno di loro tre importava più di tanto.

Lui doveva sapere tutto, o sarebbe andato fuori di testa.

Perchè Richards aveva nominato Moriarty? Era quella la domanda che lo tormentava da più di una settimana e non ce la faceva davvero più.

Inizialmente Rob aveva cercato qualcosa su internet ma non aveva trovato nulla, doveva essere stata proprio un'operazione top secret. John non ne aveva avuto il minimo dubbio, se dietro c'era Mycroft poi di sicuro era stata una cosa segretissima.

Per scoprire qualcosa Rob sarebbe dovuto entrare nel laptop di Mycroft e la scarsa connessione aveva reso la cosa ancora più difficile di quanto già non fosse. Era notte fonda quando Rob disse a lui e Tom di avercela fatta con un tanto di "Quel Mycroft è proprio un osso duro".

Non ne aveva dubbi, era il fratello di Sherlock, altrettanto geniale, per cui già immaginava gli ostacoli che il suo amico aveva dovuto superare.

Tuttavia non riuscì a trattenere un ghigno di soddisfazione quando comparve sul notebook di Rob la schermata del laptop di Mycroft. Ovviamente la bandiera inglese come sfondo, decisamente scontato.

"Vediamo che cosa ha combinato di recente col pc" Rob schiacciò una serie di testi e poi apparve come una lista con le ultime operazione attuate da Mycroft.

Rimase stupito nel riconoscere i nomi di due pillole di antidepressivi. Mycroft depresso non ce lo vedeva proprio. Li aveva ordinati due giorni prima a nome di un certo Jeremiah Johnson, nome chiaramente fasullo.

"Questo è il rapporto sulla cattura di Moran, sei pronto Johnnie?" Rob indugiò con la freccia sopra quel link che sperava avrebbe risposto a parte delle sue domande.

Sentì su di sè lo sguardo di Rob e Tom e annuì convinto.

Rob cliccò e davanti a loro comparve un documento ufficiale con tanto di simbolo della nazione in testa.

Lesse in modo febbrile, ma il documento non diceva nient'altro che non sapesse già, tranne che erano riusciti a catturare Moran perchè avevano scoperto la sua intenzione di abbattere il ministro degli interni rumeno.

"C'è anche il link di un video, probabilmente un'intervista rilasciata senza giornalisti e inviata a tutti i programmi di cronaca...ormai è una cosa molto usata negli affari di governo" spiegò Rob.

Poi cliccò e davanti a loro comparve Mycroft Holmes seduto dietro una scrivania, perfettamente tranquillo e impeccabile nell'abbigliamento.

"Parlo a nome del nostro governo quando dico che siamo felici di aver finalmente preso il criminale numero uno che minacciava lo stato. Come molti di voi sanno Moran non è solo reo di crimini perpetuati in Afghanistan, ma è anche accusato di aver ucciso come sicario numerosi personaggi di spicco, l'ultimo meno di un anno fa e proprio nel centro di Londra, il dottor John Watson. Lo conoscevo personalmente in quanto intimo amico e coinquilino di mio fratello, Sherlock Holmes, e sono felice di poter dire che la sua morte, con la cattura di Moran, è stata in qualche modo vendicata".

John ascoltava rapito le parole di Mycroft che rimanevano impresse nel suo cervello. Notò un ghigno di trionfo comparirgli sul viso e il suo cuore batté più velocemente.

"Con la sua testimonianza posso anche dire che sì, James Moriarty esisteva davvero e che Moran era il suo braccio destro. Lo stesso Moran ci ha confermato di aver visto morire Moriarty sul tetto del San Bartholomew's Hospital la mattina del suicidio di mio fratello, dopo essersi sparato in bocca, e di aver portato via lui stesso il corpo prima che altri lo trovassero. Ci ha rivelato anche tutto il piano che ha portato al suicidio di mio fratello. Non posso negare che mio fratello fosse particolarmente eccentrico e sociopatico, però quel giorno non si è buttato perchè si era finto un genio, ma perchè era stato ricattato da Moriarty. Se non l'avesse fatto tutti i suoi migliori amici sarebbero morti, ognuno di loro aveva qualcuno pronto a sparargli se Sherlock non si fosse buttato. Lo stesso Moran ci ha rivelato di avere l'arma puntata contro John Watson e di non aver premuto il grilletto solo dopo aver visto il cadavere di mio fratello. Comunque chi ha conosciuto realmente mio fratello e sapeva quanto fosse davvero geniale, non ha mai dubitato per un secondo che fosse un bugiardo. Primo fra tutti il suo migliore amico John Watson, che ha da sempre sostenuto che se Sherlock aveva fatto quello che aveva fatto di sicuro era per un buon motivo. E aveva ragione. Bene, non ho altro da dire".

Il video terminò e solo allora John si rese conto di avere il viso bagnato di lacrime. Sherlock era morto per salvare lui, e probabilmente anche Lestrade e Mrs Hudson. Lo sapeva, aveva da sempre saputo di centrare in qualche modo con la sua decisione di buttarsi. E l'amarezza per la sua morte si attenuò leggermente alla consapevolezza che finalmente l'immagine di Sherlock era stata ripulita da tutto il fango che per tutto quel tempo gli era stato gettato addosso.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere le facce di Anderson e Donovan, i due idioti che per primi, per invidia, avevano accusato Sherlock di crimini che non aveva mai commesso e di essere un impostore.

"Sherlock Holmes...è quello Sherlock, vero?" domandò Rob confuso ed esitante.

John annuì asciugandosi le guance con i palmi delle mani.

"Quindi tu sei John Watson" dedusse Tom.

John annuì di nuovo, sapeva che tanto non avrebbero detto nulla a nessuno. "Sono stato inserito in un programma di protezione dopo che Moran mi ha sparato e quasi fatto fuori. Tutti credono che io sia morto".

"Cavolo!" commentò Rob stupito.

"Ehm...John mi dispiace per il tuo amico Sherlock" disse Tom incerto.

John gli sorrise. "Lo so, ma almeno ora so che ha avuto giustizia e che può riposare in pace".

Sentì le pacche sulle spalle di entrambi e il peso sul suo cuore diminuì lentamente alla consapevolezza che ora tutti sapevano che Sherlock Holmes era stato per davvero un genio e un grand'uomo.


ANGOLO AUTRICE

Ringrazio tutti i lettori e soprattutto norwamnesio che ha recensito: sono contenta che la ff ti piaccia :)

Un bacio a tutti
Nikki Potter
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Nikki Potter