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Autore: Rosebud_secret    17/03/2013    9 recensioni
Rivedere la città scintillante gli provocò un dolore al petto, sordo e con il retrogusto di rabbia, ma decise di non darvi peso. Solcò le porte d'oro, senza preoccuparsi di celare il suo volto.
Lì nessuno lo conosceva, lì non era neanche mai esistito.
Avanzò a testa alta lungo le vie, beandosi del chiacchiericcio della gente che, per una volta, non lo guardava intimorita e non borbottava preghiere al suo passaggio. Era una strana sensazione. Si era sempre crogiolato nella paura che il popolo nutriva nei suoi confronti: lui era lo stregone, il serpente, il lupo; quindi quell'indifferenza gli risultava quasi piacevole, dopo un'intera vita passata ad ignorare gli insulti del prossimo. Riflettendo raggiunse la consapevolezza di esser sempre stato visto come un mostro, anche prima che i suoi veri natali venissero resi noti. E, sì, questo fece male.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Growing a King
Cambiare ogni cosa, era stato quello il suo intento.
Attraversare gli eoni del tempo, rompere i sigilli e tornare indietro, infrangendo le leggi fisiche e piegandole al proprio volere.
Impedire che Odino trovasse il se stesso bambino era stato semplice, uno scherzo, ma ora, dentro quella gelida grotta di Jotunheim non sapeva che fare. Il piccolo sé gli piangeva tra le braccia, disperato, solo ed affamato.
La prova che lui, adulto, fosse ancora lì e non fosse in qualche modo cambiato, gli confermò l'ipotesi di trovarsi non nel suo vero passato, ma in una copia dimensionale alternativa, forse, creata proprio da lui stesso.
Abbassò gli occhi verdi, guardando il volto di quello che, un domani lontano millenni, sarebbe stato lui.
Provò un moto di disgusto e repulsione. Strinse tra le mani quel piccolo corpo, frantumando le sue ossa. Il bambino pianse disperato e Loki lo scaraventò contro la nuda roccia, sfondandogli la testa e abbandonandolo nella neve. Vedere il bianco sciogliersi in un rigagnolo di caldo sangue rosso gli fece increspare le labbra in sorriso.
Non provava vergogna per quel che aveva fatto e neanche raccapriccio. Quel bambino non era niente e valeva ancora meno.
Si ripulì le mani nella neve e si rialzò, indeciso su come muoversi. Viaggiare nel tempo richiedeva cautela ed attenzione, non si poteva prendere la cosa alla leggera. Non era ancora del tutto certo di trovarsi all'interno di una realtà alternativa, ma il fatto di non essere svanito con la morte del bambino lo rassicurò. Ucciderlo era stato un gesto di istinto, non dettato dalla prudenza.
Quale che fosse la reale situazione, si concentrò nuovamente, trasportandosi nel futuro, lungo quella stessa linea temporale. Non di molto, solo qualche secolo. Viaggiò anche nello spazio, ricomparendo di fronte ai cancelli di Asgard.
Rivedere la città scintillante gli provocò un dolore al petto, sordo e con il retrogusto di rabbia, ma decise di non darvi peso. Solcò le porte d'oro, senza preoccuparsi di celare il suo volto.
Lì nessuno lo conosceva, lì non era neanche mai esistito.
Avanzò a testa alta lungo le vie, beandosi del chiacchiericcio della gente che, per una volta, non lo guardava intimorita e non borbottava preghiere al suo passaggio. Era una strana sensazione. Si era sempre crogiolato nella paura che il popolo nutriva nei suoi confronti: lui era lo stregone, il serpente, il lupo; quindi quell'indifferenza gli risultava quasi piacevole, dopo un'intera vita passata ad ignorare gli insulti del prossimo. Riflettendo raggiunse la consapevolezza di esser sempre stato visto come un mostro, anche prima che i suoi veri natali venissero resi noti. E, sì, questo fece male.
Intravide una nutrita folla di fronte all'ingresso principale della reggia e si incuriosì, avvicinandosi alla guardia.

- Che sta succedendo? -, gli chiese.

L'armigere lo scrutò con attenzione, esaminando l'armatura che l'altro indossava, il suo elmo cornuto e l'alabarda che stringeva in mano. - Il divino Odino sta cercando un nuovo precettore per il principe Thor. Da dove venite? -.

Loki sorrise, - Dal Nord, amico mio, dal Nord. -.

- Siete un mago? -, gli occhi della guardia si fecero attenti e sospettosi.

- Qualcosa del genere, sì. ma soprattutto sono uno studioso. Ditemi, è ancora possibile prendere parte alle convocazioni per l'impiego?  L'inverno è ormai prossimo e non mi dispiacerebbe affatto passarlo al riparo, per una volta. -.

Quella era davvero un'occasione inaspettata che non si sarebbe lasciato sfuggire. Aveva già ideato diversi piani per avvicinarsi alla famiglia reale, ma erano tutti di indice probabilistico insoddisfacente.

- Consegnate la vostra arma all'ingresso, comunicate il vostro nome allo scrivano e mettetevi in coda con gli altri. -, rispose la guardia.

- Vi ringrazio infinitamente. -.

Loki chinò il capo con deferenza e fece come gli era stato indicato.
Esaminò gli altri uomini: erano tutti anziani, i classici parrucconi che a Thor non erano mai piaciuti. Conoscendo il fratello (che, stando ai suoi calcoli, doveva essere appena più che adolescente) e ben conscio della sua scarsa propensione allo studio, si disse che, se si fosse dimostrato affabile a sufficienza, quel posto sarebbe stato suo.
A quel punto si sarebbe insediato a corte, si sarebbe fatto degli alleati. Solo a quel punto avrebbe ucciso Odino, il giovane Thor, persino Frigga e si sarebbe preso il regno che gli spettava di diritto. Un piano semplice, quasi elementare.
Quando fu il suo turno due guardie lo scortarono sino al salone del trono. L'interno del palazzo era uguale a come lo ricordava, nulla sembrava esser mutato a causa del suo viaggio temporale.

-Loki, dalle Terre del Nord.-, lo introdusse la guardia.

Tolto l'elmo, lo strinse sotto braccio, si inginocchiò ai piedi di Odino e rimase in silenzio, seguendo il protocollo: solo il re poteva parlare per primo.

Il Padre di tutti gli dei si alzò e scese i gradini che li separavano. - Siete giovane. Loki e poi? -, lo interrogò.

- Loki e basta, mio signore. -.

- Nessun patronimico? -.

- Sono orfano, non ho mai avuto modo di conoscere i miei veri genitori e coloro che mi hanno cresciuto preferisco dimenticarli. -.

Odino incrociò le braccia al petto. - Non ci si può fidare di un uomo senza storia. -

- Il fatto che non abbia genitori non significa che non abbia una storia! -, Thor sgusciò fuori dalla tenda dietro cui si era nascosto e, suo malgrado, Loki si ritrovò a sorridere.

Era giovane, il dio del tuono, poco più di un ragazzo adolescente, benché avesse già diversi secoli alle spalle. Non portava ancora la barba e i lunghi capelli biondi gli conferivano un aspetto vagamente femmineo. L'ultima reminiscenza di una fanciullezza prossima a scorparire nel corpo di un uomo.
Avanzò verso il padre, sfrontato com'era solito conoscerlo, ma c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, qualcosa che Loki non riuscì a decifrare.

- Voglio questo. -, sentenziò il ragazzino.

- Non mi pare che tu abbia ricevuto il permesso di presenziare a questi incontri, figlio. -, ribatté Odino con severità.

Il giovane sorrise. - Allora, forse, ricordate male. Voglio questo, vi dico, o giuro sul mio onore che il prossimo precettore sarà fuori dalla porta ancor prima di entrarci. -.

Loki inarcò un sopracciglio, incuriosito e divertito. Il Thor che conosceva non era mai stato particolarmente diplomatico nella sua vita, ma mai si sarebbe sognato neanche da lontano di minacciare Odino.
Vista la situazione, temette il peggio, ma, contro ogni previsione, il re tornò a sedersi. - Ho la tua parola che gli permetterai di insegnarti qualcosa? -.

Il ragazzo scrollò le spalle con non curanza. - C'è questa possibilità, se saprà meritarlo. -.

- Lasciaci. -.

Thor uscì dalla stanza e qualcosa disse a Loki che le cose non sarebbero andate esattamente lisce come aveva pianificato. Deglutì, guardando Odino.

- Alloggerete nel castello, vicino alle stanze di mio figlio e i vostri compiti saranno molteplici. Dovrete, per prima cosa, educarlo e con questo intendo: educarlo nel vero senso del termine. Thor non rispetta nessuno, non sa comportarsi ed è totalmente ignaro dell'elementare concetto di disciplina. Questo è il motivo per cui i precettori non mantengono il loro incarico per più di una stagione, qui alla reggia. -

Loki pensò un: "confortante", ma, ovviamente lo tenne per sé.

- Sarà vostro compito anche controllarlo e assicurarvi che non si faccia del male. -.

"Sempre meglio...", fu il pensiero di Loki, vedendo allontanarsi la prospettiva di un insediamento senza intoppi in quell'Asgard alternativa. Sospirò, chiedendosi perché il destino ce l'avesse tanto con lui, ma non seppe rispondersi.
Ascoltò le infinite raccomandazioni di Odino con lo stesso spirito di quando le aveva ascoltate da adolescente: "Loki, tu che sei assennato, insegna un po' di buon senso a Thor! Loki, perché non sei venuto a riferirmi che Thor voleva e bla bla bla bla!".
Al termine del discorso si rialzò e prese commiato. La sua alabarda gli venne riconsegnata e, in silenzio, si fece condurre alle stanze di Thor.

Appena vi mise piede provò un senso di smarrimento: erano vuote, del tutto impersonali. Non v'era traccia della collezione di armi che il fratello che conosceva aveva messo a punto sin dalla prima infanzia, né poteva vedere le mappe militari (unica cosa che Thor era in grado di leggere senza problemi).
C'era solo il ragazzo, seduto alla finestra con aria annoiata.
Si schiarì la voce per palesare la propria presenza e tramutò l'alabarda in un bastone da passaggio.
Questo risvegliò un poco l'attenzione dell'apatico Thor.

- Sei un mago? -.

- Sì, principe. -, Loki chinò il capo, mentre l'antica rabbia tornava a prendere il sopravvento sulla sorpresa di quelle discrepanze temporali.

- Ah, niente principe e se mi dai del voi sappi che mi girerò a vedere se c'è qualcun altro. -.

- E quindi come devo chiamarti? Fischiando come si fa con i cani? -.

Il ragazzo gli scoccò un'occhiata divertita. - Sei sempre così irriverente? -.

- Faccio del mio peggio. Un po' come te, a quanto mi è parso di capire. -, Loki si sedette sulla scrivania, completamente sgombra e continuò a tenerlo sott'occhio.

- Puoi chiamarmi "Thor", è il mio nome, genio. -.

Il dio dell'inganno si sentì quasi schiaffeggiato da quella mancanza di rispetto. Corrugò le sopracciglia, confuso. - Molto bene, Thor. Vuoi illustrarmi il percorso che ha seguito il tuo ultimo precettore? -, domandò.

Thor si avvicinò alla porta, - No. -, rispose, poi uscì, chiudendosi l'uscio alle spalle.

Loki rimase impietrito e, sotto sotto, divertito da quella situazione assurda.
Possibile che un Thor cresciuto senza di lui, fosse destinato ad essere un così irrimediabile..? Non gli veniva neanche un termine per definirlo, ma dovette riconoscere che, forse, lo trovava persino più simpatico.



N.d.A.: Ok, oggi avevo voglia di scrivere una Thorki, quindi ho fatto un sondaggino su FB per avere delle colonne sonore. L'idea per questa mi è venuta dalla canzone Dark Shines dei Muse, consigliatami da Lara. Come? Perché? Non lo chiedete a me, non lo so XD.
Che dire? Non sono convintissima del risultato, spero solo di avervi incuriositi, come sempre ogni commento, critica, lista della spesa, messaggio alieno da decodificare ecc. è ben accetto ^^.
Un bacione,
Ros.
   
 
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