Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: readingsmydrug    24/03/2013    5 recensioni
Le pagine del libro si stavano sfogliando da sole, velocissime, quasi spinte da un vento che però nella stanza non c’era.
La carta bianca cominciò ad illuminarsi sempre di più fino a che fui costretta a ridurre gli occhi in due piccole fessure per non rimanere accecata.
Poi, di colpo, tutto cessò. La luce bianca e luminosa cominciò ad affievolirsi fino a spegnersi completamente; osservai il libro appoggiato sul mio letto: era aperto sulla prima pagina.
All’inizio sembrò non dovesse succedere niente e feci quasi per riprendere a respirare a respirare regolarmente, quando sulla pagina iniziarono a comparire delle lettere in inchiostro nero scritte in corsivo elegante:
“Tu sei l‘unica.”
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 11.


“Concentrati, Angela!” ripeté per l’ennesima volta Josephine (così si chiamava la mia pseudo nonna).
Ero chiusa in quel maledetto scantinato da ore ormai e non riuscivo più a far uscire quel dannato raggio dalla mia stupida mano.
“Devi mantenere la calma. Trova la pace dentro te stessa, rilassati.” Ripeté lei calma.
Chiusi gli occhi, espirai e inspirai a fondo alzando il braccio destro la cui mano era chiusa in un pugno. Sentii l’energia pulsare nel mio avambraccio per uscire, ma quando aprii la mano essa si spense e il mio palmo si illuminò appena.
Urlai dalla frustrazione.
“Calmati, Angela!”
“Non mi calmo affatto! Non ne posso più di stare chiusa qua dentro, sono stufa!” urlai aprendo il braccio destro -mano compresa- verso il mobile contenente attrezzi e altri oggetti vecchi e logori.
Una scossa fu seguita da un forte rumore, mi girai confusa verso la direzione dalla quale proveniva e vidi il mobile completamente distrutto, tutte le cianfrusaglie al suo interno stavano rotolando, rimbalzando e scivolando lontano da esso, mezze incenerite.
“Oddio.” Sussurrai guardando stranita la mia mano ancora fumante.
Tornai a guardare Jo (l’avevo soprannominata così) che mi guardava preoccupata.
“Il tuo lato demoniaco...” Rispose debolmente.
“Che c’è? Che succede?”
“I tuoi poteri derivano dalla tua rabbia. Non dalla calma ma dal caos. Tristezza, frustrazione, nervosismo, odio. Questi sentimenti ti permettono di usare la tua magia.”
Fu come un pugno allo stomaco.
Odiavo la mia parte demoniaca, eppure ero costretta a non ignorarla se volevo sconfiggere Luke.
“Ti stai concentrando soltanto su di Luke, non è vero, Angela?” chiese Jo pronta a rimproverarmi. Pensai che era come se potesse leggere mella mia mente, poi ricordai che effettivamente poteva farlo veramente.
“Sì, perché?”
“Non è la minaccia peggiore. Lui è solamente un burattino in tutto questo.”
“Non mi importa chi è. Deve morire.” Strinsi i pugni.
“Calmati sul serio adesso. Le tue mani stanno cominciando a fumare.”
Le infilai svelta in tasca respirando a fondo.
“Devi imparare a controllarti. Non sconfiggerai mai Luke se fai tutto impulsivamente. Devi riuscire a prevedere le mosse dell’avversario. Devi essere più furba di lui. Non più forte.”
“E come faccio? Insegnamelo!”
“Non è una cosa che si apprende dopo tre ore di insegnamento, Angela.”
“Ho una settimana per salvare Frannie!” le urlai in faccia con tutta la rabbia che avevo in corpo. Sentii le mie mani scottare.
“Tieni.” Disse Jo porgendomi due guanti bianchi e soffici senza dita.
“E a che mi servono?” chiesi scocciata.
“Indossali e non rischierai di incenerire tutto quando ti arrabbi. Devi imparare a controllarti.” Disse di nuovo.
“Va bene, va bene!” mi rassegnai e li infilai: erano tremendamente morbidi e comodi. “Insegnami.”
Lei sospirò per poi rimboccarsi le maniche del cardigan. “Ci vorrà molto duro lavoro.”
“Sono pronta.”
 
-tre giorni dopo-
 
Ero seduta su quel maledetto banco da quindici minuti e del professore di matematica neanche l’ombra. ‘Strano, perché lui è uno di quelli che arriva sempre in anticipo, non ha mai fatto ritardo e non è neanche mai mancato.’ Pensai che sembrava una specie di alieno. Non si ammalava mai quel prof!
La vice preside entrò in stanza schiarendosi la voce e il brusio a volume decisamente troppo alto che si era formato in classe si attenuò man mano fino a spegnersi del tutto.
“Ragazzi, il professor Kart non c’è.” disse sistemandosi la collana di perle che cadeva elegante sulla sua giacca scura.
Io e Frannie ci scambiammo un’occhiata stranita. La mia migliora amica alzò subito una mano facendo cadere le ciocche ondulate e castane dalle sue spalle.
“Mi scusi! Che significa che non c’è?”
La vice preside sembrava imbarazzata alla domanda. Si aggiustò i capelli biondi e corti fin sopra le spalle con nervosismo: era in difficoltà e si vedeva. Provai a leggere nella sua mente con i miei poteri sovrannaturali ma non ci riuscii: una specie di muro che me lo impediva. C’era sotto qualcosa.
“Non c’è e basta, signorina Williams.” Rispose lei visibilmente irritata.
Frannie tornò a sedersi, perplessa. Come tutti d’altronde.
“Al suo posto ci sarà Evelyn.” Rispose lei aprendo un braccio verso la porta del’aula, che si aprì.
Entrò nella stanza una donna che aveva meno di trent’anni, alta e slanciata. Aveva un bellissimo fisico, notai subito i muscoli abbastanza scolpiti di braccia e gambe ‘una vecchia atleta agonistica?’ ipotizzai mentre la fissavo un po’ sorpresa dalla sua giovinezza.
Osservai i lineamenti del suo viso: gli zigomi alti e ben scolpiti, il mento perfetto, la pelle senza neanche una ruga; non aveva trucco ma le ciglia erano tanto lunghe e spesse che sembrava avesse il mascara.
Gli occhi erano di un colore che non riuscii subito a definire, avevano mille sfumature, ne rimasi incantata: contenevano marrone, viola e anche qualche scaglia rossa; quanto glieli invidiavo!
Un sorriso si aprì sul suo volto mentre salutava la classe con un ‘Buon giorno!’ sfoderando i suoi perfetti denti bianchi.
Ci alzammo in piedi per salutarla, lei con un cenno della mano ci fece capire che non ce n’era bisogno e ci sedemmo tutti tra rumori di sedie che strisciano sul pavimento e zaini che vengono spostati e aperti.
Un ragazzo delle ultime file si alzò in piedi “Può dirci il suo cognome?”
Lei trafficò su qualche carta fingendo di non sentire. La guardai di sottecchi. Il ragazzo ripeté la domanda e lei lo fulminò con lo sguardo, giuro che vidi un bagliore accendersi nelle sue iridi. “Mi chiamo Evelyn.” Rispose fredda mentre continuava ad appuntare cose sul registro e a sfogliare carte e documenti.
La classe calò nel silenzio più totale.
Guardai Frannie che mi fece spallucce come per dire che sembrava strana anche a lei e che non sapeva che cosa stesse succedendo, poi il suo sguardo oltrepassò i miei occhi, illuminandosi, così mi voltai verso la finestra nella direzione in cui la mia migliore amica si era incantata e vi trovai Luke appoggiato ad un albero del cortile.
Strinsi il banco forte con le mani, tanto forte, e solo quando sentii qualche scheggia saltare via da esso mi accorsi che era meglio fermare la mia forza sovrumana prima di creare dei pasticci.
Frannie doveva sapere la verità.  Non poteva continuare così, correvo il pericolo di perderla e non potevo permetterlo.
La lezione continuò tranquillamente, la professoressa sembrava la reincarnazione di Biancaneve, al quanto inquietante. Rabbrividii quando per l’ennesima volta ci sorrise.
La campanella mi salvò dal terrore che quello sguardo così intenso mi infieriva e uscimmo tutti in corridoio per dedicarci alle nostre merende. Presi Frannie per un braccio mentre stava per uscire in cortile. “Dobbiamo parlare.”
“Non adesso!” disse lei cercando di liquidarmi con due stupide parole.
Strinsi più forte il suo braccio “Sì, invece. Adesso.” Le imposi cercando di convincerla con i miei poteri psichici. Stava per cedere quando una ragazza dai capelli lunghissimi e biondo cenere mi prese strattonandomi e mi chiuse nel bagno delle ragazze assieme a lei.
Come si permetteva?! Era importante che le parlassi! Era la mia migliore amica non potevo continuare a mentirle! Chi era lei?! Cosa voleva?!
Stavo per urlarle dietro di tutto quando i capelli cominciarono a diventare sempre più corti e bianchi, iniziarono ad arricciarsi. Perse il suo fisico slanciato, la schiena cominciò ad incurvarsi e la pelle a rinsecchirsi.
“Jo!” esclamai sorpresa.
“Angela, non puoi farlo!”
“Frannie è la mia migliore amica! È in pericolo! Devo salvarla!”
“E’ solo un’umana.”
“E’ molto più di questo.” protestai pronta a farle un bellissimo monologo su quanto importante fosse la nostra amicizia. Lei però mi precedette sul tempo e mi poggiò un dito affusolato sulle labbra imponendomi di tacere.
“So che ci tieni a lei, ma la vostra amicizia non potrà durare.”
“Come?”
“Anche se tu la salvassi da Luke lei dovrebbe morire comunque.”
Quelle parole arrivarono a me come una secchiata d’acqua gelida in piena faccia.
“Tu sei immortale, Angela. Sei una creatura del Paradiso. Lei invece è un’umana. Un essere mortale e vulnerabile. Se non morirà per mano di un demone sarà perché la vecchiaia avrà il sopravvento su di lei e la vedrai crescere , sposarsi, avere figli.. Non credi che ad un certo punto si domanderà perché tu non cresci mai? E poi quando arriverà in punto di morte? La vecchiaia se la porterà via. In un certo senso Luke ti sta facendo un favore.”
Come poteva dirmi questo?
“Non potrete stare insieme per sempre, Angela. Lei morirà, tu vivrai. Indifferentemente in che modo.”
Caddi a terra in ginocchio. Ricordai in un attimo tutto quello che io e Frannie avevamo passato.
Avevamo progettato di compiere 20 anni, di andare a comprare una casa tutta nostra nella periferia di Londra, stavamo mettendo via soldi da anni e avevamo già messo su  un bel gruzzoletto.
Ricordai un giorno in particolare...

Era una giornata d’Agosto come tutte le altre.
La porta-finestra era spalancata e faceva entrare un po’ di aria fresca per raffreddare la stanza che si stava trasformando in una sottospecie di forno. Le tende bianche semi trasparenti svolazzavano libere in balia del venticello che entrava in camera.
Io e Frannie eravamo stese sul letto e cercavamo disperatamente di fare i compiti di matematica per l’anno dopo ma senza grandi risultati.
Si stese a pancia all’aria incrociando le braccia dietro la nuca. Indossava una canottiera verde scuro e degli shorts bianchi che le stavano veramente bene, i capelli erano raccolti in una treccia curata e le stavano appoggiati su una spalla.
Mi misi seduta sulle ginocchia mentre fissavo i miei jeans corti e chiari che quasi non si vedevano per colpa della mia larga maglia bianca, una spalla era lasciata libera mentre il venticello faceva sventolare la sua stoffa imitando il movimento delle tende. I miei capelli biondi erano raccolti in una coda alta dalla quale cadeva qualche ciuffo.
“Sai...” disse lei pensierosa “...quando avrai dei figli pretendo che mi chiamino ‘Zia Frannie’.”
Risi.
“Guarda che sono seria!” disse lei alzando la testa verso di me e spostando lo sguardo dal soffitto bianco di camera mia. “Suona anche bene! Zia Frannie!” sorrisi dolcemente.
“Lo faranno, te lo prometto.”
“Croce sul cuore?”
Risi di nuovo perché mi ricordò i patti che facevamo da bambine, sembravano così infantili... eppure erano profondi e importanti.
Segnai una croce sul mio cuore, proprio sopra la cicatrice a forma di sole “Croce sul cuore.” Le feci eco.

Mi coprii il volto con le mani mentre scoppiavo in un pianto disperato e realizzavo che non avrei potuto mantenere la promessa.
“Croce sul cuore.” Ripetei a me stessa fra i singhiozzi.
Sentivo lo stomaco contorcersi. Quelle parole erano così taglienti. Mi sentivo come se l’avessi già persa.
Perché mi avevano mandato sulla terra? Li odiavo per questo. Ora ero costretta ad affrontare la realtà. Dovevo abbandonare la mia migliore amica.
Pensai al sorriso sul suo volto mentre stese sull’erba verde di una collina decidevamo il nostro futuro, parlando della casa in periferia.
Per questo l’inglese era la nostra lingua preferita: dovevamo impararlo bene se volevamo andare in Inghilterra.
I singhiozzi divennero sempre più forti. Mi si formò un enorme groppo alla gola mentre la mia faccia era completamente ricoperta di lacrime, mi veniva da vomitare.
“Coraggio, alzati. Gli angeli non devono farsi abbindolare dai sentimenti degli umani.” Rispose irritata Josephine.
Mi morsi un labbro fermando i singhiozzi.
“Frannie sarà anche una semplice umana...” dissi alzandomi in piedi traballando un po’. “Ma è la mia migliore amica.” Continuai asciugandomi le lacrime. “E’ la cosa migliore che mi sia capitata, forse anche migliore di Harold e io non la lascerò morire per colpa di uno stupido demone come Luke. Sei un arcangelo! Vivi in Paradiso, come puoi permettere che una creatura innocente venga uccisa in questo modo?!” sbraitai mentre sentivo i guanti bloccare il flusso di energia che pulsava per uscire dai miei palmi.
“Frannie non è importante in questa missione. Non è nessuno. Dovrà morire per forza, il suo destino è segnato. Mi dispiace per la vostra amicizia, Angela.”
“Non sei poi tanto diversa da Luke, allora.” Sibilai a denti stretti.
“Attenta a quello che dici ragazzina.”
“Salverò Frannie, con o senza il tuo consenso.”
“Andresti incontro alla morte.”
“Non mi importa!”
“A me sì! Devi decidere da che parte schierarti per determinare l’esito della...”
“Pensi che non lo sappia?!” sentii i guanti cominciare a sgretolarsi sotto le mie mani, li stavo incenerendo. “Perché non combattete la vostra guerra da soli invece di usare ME come arma?” sbraitai completamente accecata dalla rabbia.
“Angela... I tuoi occhi... Sono rossi.”
“Zitta!” urlai mentre alzavo un braccio verso di lei.
Josephine mi afferrò il polso e lo girò verso l’alto proprio mentre un raggio di magia usciva dal mio palmo andando ad annerire il soffitto del bagno. Lo avrebbe sfondato se non fosse stato per i guanti che ne attenuarono la sua forza.
“Sei solo una stupida ragazzina impertinente. Ti pentirai di questo affronto!”
Disse lei tornando a prendere le sembianze di una ragazza e uscendo furiosa dal bagno.
Fantastico, mi ero fatta un altro nemico.
‘Complimenti, Angela! Ottimo lavoro!’























BUONSALVE c:
Macciaooo bellezze :3 come state? :3
Uhmmm... Sono una merda lo so, ho postato in ritardo çwç mi potrete mai perdonare? Il punto è che ero molto indecisa se postare o meno questo capitolo perchè non mi piaceva affatto e poi avevo mille altri impegni e non sono riuscita a postare :c
Sono molto curiosa di sapere la vostra opinione su questo capitolo.... Frannie è in pericolo di morte e ora Josephine è molto arrabbiata con Angela, che succederà ora? Dovrà combattere con una persona in più oppure questa perdita di un'alleanza non cambierà più di tanto gli avvenimenti?
Secondo voi di che opinione è Harold? Anche lui la pensa come Jo? Frannie merita davvero di morire per mano di Luke?
:3
Ci terrei a sapere se vi è piaciuta la parte del flash back, io mi sono commossa scrivendola, vi ha suscitato qualche emozione? Va bene anche se vi è venuto da andare a vomitare, è comunque un'emozione çwç
Lasciatemi una recensione :33 e ancora scusa per il ritardo :cc
Un bacione <3
#peace

  
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