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Autore: SoleStelle    25/03/2013    2 recensioni
40 capitoli di cui un Prologo e un Epilogo (corti).
Basata su una storia vera.. ma con l'aggiunta di un pizzico di fantasia (molta).
Non sono bravissima con le introduzioni, si sa, ma ci provo comunque.. anche questa volta.
L'amore non sempre è semplice e quando si ha soli 15 anni non lo è per niente..
Cosa succede quando le cose di complicano e niente va come dovrebbe andare?
Quali sono le conseguenze che si pagheranno in un futuro (più o meno lontano)?
Dal testo:
[...] Non riuscivo a credere che nonostante tutto continuasse a non fidarsi di me.
Era come rivivere tutto da capo.. tutto quello che era successo appena tre anni prima stava succedendo ancora.
Mi buttai sul letto e mi coprii il viso con il cuscino. Era un incubo..
Un brutto incubo.
Mi sarei svegliata presto e sarebbe tornato tutto alla normalità..
Ne ero certa. [...]

Buona Lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Non parlai più con Stefano per quella giornata e ne fui felice.
Non avevo tempo per degli amici.
Il mio mondo non era compatibile con serate in discoteca o a mangiare fuori.
Lo era stato, fino ai quindici anni. Poi tutto era precipitato.
L’unico lato negativo è che ora stava precipitando ancora di più.
Se tutto fosse finito sarei potuta tornare a uscire come facevo un tempo, ma non sarebbe mai successo.
Non volevo che tutto finisse e, se sarebbe andata male, non avrei comunque ripreso a uscire. Sarei rimasta chiusa in me stessa ad elaborare il mio dolore..
Corsi a casa ma non mangiai, presi solo un cambio di vestiti e uscii. Mi diressi in ospedale, come sempre, e la raggiunsi.
Non è giusto, non lei..
Quanto mi faceva male vederla ridotta in quelle condizioni.
“Veronica”. Mi sentii chiamare e mi voltai.
“buongiorno” dissi, salutando l’infermiera. “come sta?” chiesi rivoltandomi verso di lei.
“è peggiorata ulteriormente” ammise, dispiaciuta. Mi morsi le labbra annuendo automaticamente. “prima è passato anche suo padre” dissi.
“mio padre?” chiesi, incredula. Annuì contenta.
“mi ha detto di salutarla e mi ha chiesto di chiederle se potrebbe venire quando c’è anche lei per vederla” disse.
“assolutamente no.. cioè si” dissi confusa. “può venire quando vuole” conclusi.
“sarò lieta di riferirglielo” disse sorridendo. Andò via e io rimasi a fissarla..
È peggiorata ulteriormente..
Sospirai.
Avevo ricevuto un’educazione cattolica e credevo in Dio, ma in momenti come quello mi chiedevo dove fosse finito.
Un paio di giorni prima avevo incontrato un prete in quelli stessi corridoi. Ripensai alla nostra conversazione..
 
mi appoggiai al muro e mi lasciai cadere in terra..
Perché tutto quello doveva succedere a lei? Non era giusto..
“ha fede?” chiese un prete che passava di li. Annuii. “allora preghi, Dio veglia sempre su di noi”.
“lo credevo anche io” dissi. “ora, invece, mi chiedo dove sia e perché sta permettendo che accada tutto questo”.
“evidentemente crede che lei sia una ragazza forte, lui mette alla prova solo chi sa che potrà farcela.. abbia fede”

 
Bazzecole!
Dio, in quel momento, era andato a farsi un giro e non si degnava di aiutare noi, miseri, comuni mortali.
Lei non ce l’avrebbe fatta.. lo sapevamo tutti.
I medici erano stati chiari: le rimaneva poco. Le sue condizioni peggioravano di ora in ora e oramai niente sarebbe riuscito a salvarla.
Mi lasciai sfuggire una lacrima poi chiesi di poter entrare e andare da lei.
Acconsentirono a patto che, come di routine, mi lavassi viso e mani con sapone sterile e indossassi camice, cuffietta e guanti.
Seguii l’infermiera in uno stanzino che avevo già visto altre mille volte nell’ultimo periodo e mi lavai con il loro sapone, monodose. Mi asciugai con le loro salviettine sterili e misi quei ridicoli indumenti.
Ci avevo fatto l’abitudine a conciarmi così.
Era l’unico modo per starle accanto, ogni agente esterno avrebbe intaccato il suo, già debole, equilibrio.
Entrai e, districandomi tra i mille tubi che aveva attaccati, le strinsi la mano nella mia.
Rimani qui con me..
Ti prego, resisti..
Avrei voluto accarezzarle il viso ma non lo feci, era troppo rischioso. Uno di quei tubicini avrebbe potuto staccarsi, inarcarsi o rompersi.
Rimasi con lei fino a quando potei, poi tornai a casa.
Era già notte..
Mi buttai a perso morto sul divano e guardai il grande orologio sul muro.
Mezzanotte passata..
Ero rimasta con lei più del solito, solitamente il sonno si impadroniva di me molto prima.
Mi raggomitolai assumendo, quasi, una posizione fetale.
Mi mancava.. mi mancava da morire, eppure non era li con me.
Non era li a richiamare la mia attenzione, non era li a correre da una stanza all’altra, non era li a dormire, esausta, sulla poltrona. Era in quella stanza d’ospedale.. da sola..
Era la mia fonte di preoccupazione più grande..
Volevo che tutto si risolvesse nel migliore dei modi.. e ci speravo con tutta me stessa, nonostante i medici mi avessero sconsigliato di farlo..
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
eccovi un altro capitolo.. spero che vi sia piaciuto..
So che non si capisce ancora molto ma presto capirete tutto.. o quasi.
   
 
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