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Autore: Aching heart    06/04/2013    3 recensioni
"Malefica non sa nulla dell'amore, della gentilezza, della gioia di aiutare il prossimo. Sapete, a volte penso che in fondo non sia molto felice." [citazione dal film Disney "La Bella Addormentata nel Bosco"]
Carabosse è una principessa, e ha solo dieci anni quando il cavaliere Uberto ed il figlio Stefano cambiano completamente la sua vita e quella dei suoi genitori, rubando loro il trono e relegandoli sulla Montagna Proibita. Come se non bastasse, un altro tragico evento segnerà la vita della bambina, un evento che la porterà, quattordici anni dopo, a ritornare nella sua città ed intrecciare uno strano rapporto di amore/odio con Stefano. Ma le loro strade si divideranno, portando ciascuno verso il proprio destino: Stefano a diventare re, Carabosse a diventare la strega Malefica. Da lì, la nascita della principessa Aurora sarà l'inizio del conto alla rovescia per il compimento della vendetta della strega: saranno le sue forze oscure a prevalere alla fine, o quelle "benefiche" delle sette fate madrine della principessa?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrar (da narrar)
Venite con me nel mio mondo fatato per sognar (per sognar)
Non serve l'obrello, il cappottino rosso, la cartella bella per venir con me
Basta un po' di fantasia e di bontà (e di bontà)

[Introduzione "Fiabe Sonore"]

 

1.The Princess

Carabosse aspettava pazientemente l’arrivo del suo insegnante di musica. Era una bella mattina di sole ed era una sofferenza restare chiusa nel castello, ma le sue lezioni andavano seguite se voleva essere una principessa degna di questo nome. Fin da quando poteva ricordare era stata educata ad essere l’immagine della regalità, e lei si era applicata con tutta se stessa perché si sentiva una principessa.
Si guardò allo specchio ed una compita bambina di dieci anni ricambiò il suo sguardo. I lunghi capelli castani erano sciolti tranne che per due trecce che partivano dall’attaccatura dei capelli alle tempie e si legavano insieme dietro alla nuca, e intorno alle quali si intrecciava un nastro dorato che passava sulla fronte. I grandi occhi verde chiaro avevano un’espressione seria, così come la piccola bocca rosea, ed erano messi in risalto dal lungo vestito di broccato color prugna dalle maniche svasate. Sono troppo seria, pensò. Una principessa doveva essere un misto di compostezza e gaiezza, perciò alzò leggermente gli angoli della bocca accentuando l’altezza degli zigomi ed estese il timido sorriso anche agli occhi. Ora sì che era perfetta.
Quando le sue attendenti bussarono alla porta della stanza lei stava ancora sorridendo. Cercando di risultare il più cortese possibile, diede loro il permesso di entrare. Le cameriere avanzarono nella stanza e fecero un profondo inchino.
- Altezza, il vostro maestro di musica è arrivato e vi attende per la lezione, e anche Sua Maestà la Regina presenzierà in Sala da Musica.
 Carabosse apprese con gioia e stupore quella notizia. Di solito a quell’ora sua madre era impegnata a dare udienza ai sudditi che avevano problemi o avevano subito ingiustizie e ricorrevano alla bontà della Regina per avere un aiuto. La Regina, dal canto suo, era di umili origini, quindi sapeva bene quanto fosse difficile la vita fuori da palazzo e senza denaro, e si adoperava come poteva per il benessere dei suoi sudditi. Riteneva indispensabile e doveroso incontrarli ogni giorno per sapere quali problemi avessero, perciò era un evento straordinario che rinunciasse a quelle due ore di dialogo con il popolo per assistere alla lezione di musica di sua figlia. Non che non fosse una buona madre, anzi, era fin troppo presente e affettuosa per le regole di corte. Suo marito il Re Thomas non era stato cresciuto da sua madre, ma dalle governanti; le poche volte in cui l’aveva vista quando era bambino era stato durante le occasioni ufficiali, e ogni dimostrazione d’affetto era bandita. Proprio per questo loro due insieme crescevano la loro figlia quasi come in una famiglia normale, esclusi gli impegni che dei reali devono necessariamente onorare.
Carabosse era molto orgogliosa di come suonava e cantava, era definita da tutti un usignolo, ma non era mai successo che sua madre la ascoltasse, perciò si impose di dare il meglio di sé. La Regina non era ancora arrivata e lei stava pizzicando le corde dell’arpa mentre riscaldava la voce. Il suo maestro si era dato alla frenetica ricerca degli spartiti che la principessa eseguiva meglio, quando nella stanza entrarono le dame della Regina che l’annunciarono.
Tutti i presenti si alzarono in piedi mentre Sua Maestà faceva il suo ingresso nella Sala; sorrise  benevola a Carabosse, che fece una riverenza e poi avanzò verso sua madre. Lei si chinò alla sua altezza e la baciò su entrambe le guance, poi la prese per mano e la riaccompagnò al suo sgabello, ma solo quando lei si fu seduta sulla sua poltrona la principessa e gli altri presenti si accomodarono.
- Carabosse, prima che la tua lezione inizi – esordì la Regina – voglio leggerti questa lettera che è appena arrivata. E’ di tuo padre.
Mia adorata Elsa,
ti scrivo un breve messaggio per farti sapere che la nostra missione è conclusa. Abbiamo ricacciato  al confine gli  Orchi, ma invece di dichiaragli guerra ho stipulato un trattato di pace con il loro capotribù, per essere certo che un evento simile non si ripeta. Gli Orchi hanno chiesto solo di considerarci alleati, di difenderli in caso di attacco esterno e di aiutarli in tempi di difficoltà, come si impegnano a fare con noi, e credo di aver fatto una cosa giusta ad aver accettato. Ci siamo già rimessi in marcia e, agli dei piacendo, saremo di ritorno fra una settimana.
Dai un bacio per me a nostra figlia. Tuo

Thomas

Carabosse non era sorpresa del tono informale della lettera, perché suo padre e sua madre si erano sempre scritti – e parlati – così. Era sorpresa, invece, e un po’ intimorita, della scelta di suo padre di stipulare un accordo con il capo degli Orchi. Quelle creature non erano note per essere pacifiche e leali, tutt’altro, e la principessa aveva sentito storie su di loro che le avevano fatto accapponare la pelle. Tuttavia era lieta che suo padre stesse tornando a casa e questo pensiero occupò la sua mente per tutta la durata della lezione e per il resto della settimana.

***

Lo squillo allegro delle trombe annunciò alla folla che si era riunita al castello l’arrivo del Re, evento per il quale in tutto il regno era festa grande.
La Regina e la principessa occupavano i loro rispettivi posti nella Sala del Trono, attorniate dal loro seguito e dalla moltitudine di persone che era impaziente di festeggiare lo scampato pericolo e il ritorno del loro sovrano.
Sua Maestà Elsa indossava un ricco abito di broccato blu con ricami in fili d’argento e perle e portava i gioielli in oro bianco e diamanti che aveva in occasione del suo matrimonio; i lunghi capelli biondi erano raccolti in cerchi molteplici di trecce sulla nuca ed erano sovrastati da una corona elaborata dalla quale partiva un lungo velo bianco-argenteo che scendeva in punte asimmetriche sulla schiena. Carabosse invece indossava un abito dorato con in vita una cintura arancione chiaro tempestata di ambra, portava i capelli completamente sciolti e una coroncina dorata con un piccolo pendente di topazio sulla fronte le cingeva la testa.
Il grande portone in quercia della Sala del Trono si spalancò e i trombettieri schierati in due file suonarono una fanfara. Re Thomas avanzò fiero e sorridente verso sua moglie e sua figlia che si alzarono insieme. Il Re era un uomo di circa trent’anni, con i capelli fra il biondo scuro e il castano chiaro e gli occhi azzurri – gli occhi verdi della bambina erano stati ereditati dalla madre. Portava un’armatura lucente e un mantello rosso vermiglio e dal fianco pendeva il fodero elaborato di una spada dal quale spuntava un’elsa dorata, e d’oro era la pesante corona tempestata di gemme che portava sul capo.
Quando giunse davanti alla Regina e alla principessa, queste si inchinarono finché, subito dopo, il Re fece cenno di rialzarsi per baciare sua moglie e poi prendere in braccio Carabosse e farla girare fino a farle quasi prendere il volo.
Carabosse rideva allegramente: adorava il suo papà e solo lui sapeva renderla così felice. E anche il popolo lo era. Aveva vissuto, durante il regno dei genitori del Re Thomas, un periodo di ristrettezze e miseria a causa dell’estrema avidità dei sovrani, mentre ora vivevano nel benessere e in un clima di serenità e amore, trasmesso anche dal modo del tutto nuovo in cui la famiglia reale si comportava e si faceva vedere.
Dopo averle salutate, Re Thomas si rivolse alla folla e tenne un appassionato discorso sulla missione compiuta, ma quando raccontò del trattato di pace stipulato con le tribù degli Orchi un mormorio stupito si levò dalla folla.
- Sappiamo cosa state pensando, nostri diletti sudditi. – continuò il Re – Gli Orchi non sono noti per essere pacifici e ligi alle regole, ma riteniamo che un trattato di pace sia migliore di una dichiarazione di guerra per il nostro regno, e abbiamo ragione di credere che gli Orchi abbiano interesse nel rispettare l’accordo che abbiamo stipulato. Questo accordo prevede solamente aiuto reciproco in termini economici e bellici in caso di difficoltà e state pur certi che nel caso in cui i nostri alleati dovessero rompere il patto o esigere più di quanto accordato, non esiteremmo a ritirarci dall’alleanza e muovere loro guerra.
 Queste parole furono accolte da un fragoroso applauso al quale il Re rispose con caldi sorrisi. Dopo qualche minuto alzò le mani e ritornò la quiete, così che potesse finire il discorso.
- Ma ora, nostri cari sudditi, è tempo di festeggiare.
Un nuovo applauso si levò dalla folla.

***

Carabosse adorava quel genere di banchetto. Nell’enorme giardino del castello erano state allestite enormi tavolate lunghe e strette, messe una dopo l’altra in modo da coprire tutto il perimetro del giardino, mentre al centro i musici suonavano e gli ospiti danzavano.
I tavoli erano colmi di ogni genere di prelibatezza ed erano stati allestiti dei gazebo per proteggere i commensali – nonché i cibi – dall’intenso calore di quella mattina di Primavera, e dappertutto c’erano brocche colme di bevande ghiacciate, in contrapposizione alle pietanze calde.
Ovunque sventolava il vessillo della casa reale: un arcolaio d’oro su campo rosso. Era stato il Re Thomas a cambiarlo, nel giorno del suo matrimonio. Quello era stato un evento memorabile: i festeggiamenti erano durati dieci giorni e ogni singolo abitante del regno vi aveva preso parte.
Questa volta non era diverso: fra gli invitati non si vedevano solo nobili e ricchi, ma anche gente comune, povera, che non sapeva come comportarsi in quelle occasioni e si avventava su tutto con voracità. Chi non era riuscito ad arrivare al castello per il banchetto festeggiava nelle proprie città, nelle quali erano stati distribuiti gratuitamente viveri ed altri generi di prima necessità. Non ce n’era più bisogno come un tempo, comunque. Da quando il Re Thomas e la Regina Elsa erano saliti al trono avevano provveduto meglio che potevano a che le condizioni disastrose in cui versava la maggior parte dei sudditi fossero migliorate. La povertà era stata quasi del tutto estinta, le condizioni di vita erano decisamente migliorate e persino la scuola era diventata pubblica, e questa era una grande novità davvero. Per fare ciò si era necessariamente dovuto togliere qualche privilegio ai nobili, e non tutti erano stati contenti di queste riforme.
Fra questi, c’era un giovane cavaliere di nome Uberto, ma era ben lungi dal dichiararlo. Negli ultimi tempi si era molto avvicinato al Re, ma sapeva di non essersi ancora guadagnato la sua fiducia e di non potersi permettere di contrariarlo in qualunque maniera. Tuttavia non poteva fare a meno di guardare con disgusto lo spettacolo che aveva davanti agli occhi: accattoni, straccioni, mendicanti che si abbuffavano di tutto ciò che era commestibile, di fianco a nobili come lui. Il Re stesso era un esempio di quell’indecenza, poiché aveva sposato la figlia di un mugnaio, e la bambina che era nata da quel matrimonio sedeva di fianco a suo padre in veste da principessa. Un giorno sarebbe diventata Regina, quella bambina dal sangue sporco che ai tempi del precedente Re non sarebbe stata neanche riconosciuta!
Per non parlare poi dell’ultima trovata del sovrano: il trattato di pace con gli Orchi. Quando, sul campo di battaglia, aveva sentito dire quella notizia , non sapeva se fosse impazzito lui o chi gliel’aveva riferita, e invece era vera. Il Re aveva perfino invitato alcuni ambasciatori Orchi nel Regno, e ora sedevano accanto al Re e alla Regina a prendere parte ad un banchetto che con i loro rozzi palati non sarebbero stati neanche in grado di apprezzare. Di fronte a loro, nella cerchia più stretta del Re, c’era lui, Uberto, insieme a suo figlio, che non era ancora stato presentato ai sovrani.
Solo dopo tre portate il momento delle presentazioni venne. Tutti cercavano di muoversi quanto più potevano, per cercare di digerire e di sgranchirsi le gambe. Il Re, la Regina e la principessa non facevano eccezione: stavano passeggiando affiancati per il giardino mentre intorno a loro cortigiani e nobili gareggiavano per avvicinarli e per poter parlare con loro. I più si complimentavano col Re per essere riuscito a trovare una situazione così pacifica, complimenti falsi come le loro espressioni di finta cortesia.
Finalmente Uberto si trovò davanti ai sovrani.
- Vostre Maestà – esordì inchinandosi.
- Messer Uberto, alzatevi, alzatevi – disse il re. Sebbene non avesse la sua fiducia, Uberto era un valoroso cavaliere e in più di un’occasione l’aveva visto combattere con notevole talento, perciò Re Thomas era convinto che meritasse almeno il suo rispetto e un buon posto a corte.
- E’ un piacere parlare con voi, messere – disse a sua volta la Regina con cortesia, nonostante quel cavaliere non le andasse a genio.
- Il piacere è mio, Altezza. La vostra bellezza illumina i presenti come neanche il sole riesce a fare.
- Voi mi lusingate. Ditemi, di grazia, è vostro figlio questo bambino?
- Sì, Vostra Maestà. Vi presento mio figlio Stefano. Ha tredici anni e ha già iniziato l’addestramento per diventare cavaliere.
Stefano si fece avanti e si inchinò. Mentre si rialzava puntò negli occhi Carabosse, e lei ebbe subito paura di quegli occhi verdi, ben più accesi dei suoi. Il ragazzino si rivolse subito ai sovrani con parole di rispetto, ma non disse nulla alla principessa e a lei fu subito chiaro il perché: la disprezzava. Non sapeva dire il motivo, ma Carabosse gliel’aveva letto negli occhi e nei modi altezzosi e arroganti, così come aveva sempre visto nello sguardo di Uberto disgusto e ambiguità. La principessa avrebbe voluto rimpicciolire fino a scomparire, ma poi si impose di darsi un contegno e di dimostrare a quel ragazzino impertinente chi comandava. Fino a prova contraria era lei la principessa, e nessuno tranne suo padre e sua madre poteva farla sentire inferiore. Perciò alzò il mento e rivolse a Stefano e a suo padre uno sguardo fiero e superbo che mandò subito in bestia il cavaliere, anche se non lo diede a vedere.
Odiava leccare i piedi a chi reputava inferiore a lui, e per di più quella stupida mocciosa osava sfidarlo così! Non poteva dire niente, ma dentro di sé giurò che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui si sarebbe fatto insultare in quel modo dalla principessa o da un membro qualsiasi della sua famiglia. 



*Angolo Autrice*
Salve
a tutti! E' la prima volta che pubblico qualcosa nella sezione "storie originali", ma in realtà questa è una reinterpretazione della fiaba della Bella Addormentata, quindi è una specie di fan-fiction. Come avrete letto, questa reinterpretazione si concentrerà di più sulla figura di Malefica, prendendo in esame la sua storia e su quello che potrebbe averla indotta ad odiare Aurora. La storia si dividerà quindi in due parti: la prima, sulla storia di Malefica, la seconda, sulla fiaba vera e propria, conosciuta da tutti. Farò una specie di remake fra la storia originale, la versione Disney e quella delle Fiabe Sonore, che sono state una parte importante della mia infanzia e che adoro tutt'ora. L'idea mi è venuta soprattutto guardando il telefilm Once Upon A Time, da cui ho preso parzialmente ispirazione per il titolo, in cui le fiabe vengono riconsiderate, insieme alle figure antagoniste. E' quello che farò anche io, ma in un modo un po' diverso (anche perchè OUAT non ci ha ancora presentato la sua versione della storia della Bella Addormentata, ma forse possiamo sperare nella terza stagione).
Bene, per quanto riguarda questo capitolo, so che è un po' noioso, ma è un capitolo di presentazione quindi non potevo fare altrimenti. Carabosse, avrete capito, è Malefica da piccola, e Uberto non è quello del cartone Disney, tranquilli.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriositi. Ci vediamo!
P.S. All'inizio del capitolo doveva esserci anche la citazione presa dal film della Disney che ho messo nell'introduzione della storia, ma non so per quale motivo EFP non me la dà. Voi comunque considerate anche quella come citazione, ok? Perché vedrete, ci starà benissimo.
   
 
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