Don’t
leave me alone
Capitolo
1
Il Ritorno
Nulla
è più facile che illudersi,
perché
ciò che ogni uomo desidera,
crede
anche che sia vero.
Demostene
Correvo.
Correvo
a più non posso per le strade di una
Konoha appena rinata dopo la distruzione che l’aveva quasi
annientata. La folla
intorno a me sembrava non capire l’importanza del mio
passaggio. E in realtà
non ne capivo nemmeno io il significato. Sapevo solo che dovevo
muovermi. In
fretta. Cercai di farmi largo tra la gente ammassata attorno a me in un
morsa
claustrofobica.
Respiravo
affannosamente. Spingevo, correvo e
cercavo di non svenire per lo sforzo. C’ero quasi. Vedevo la
luce. Con uno
sforzo impressionante feci leva sulle gambe indolenzite e arrivai nello
spiazzo.
Fu
allora che lo vidi.
Sasuke.
In
mezzo alla folla. Circondato da ninja pronti
ad attaccare al minimo movimento. Per quanto lo ritenessi imbattibile,
sapevo
che non ce l’avrebbe fatta. Era coperto di ferite.
Sanguinava, gemeva e aveva
la vista appannata. No. Non sarebbe sopravvissuto a
quell’attacco. Cercai di
intervenire in sua difesa, ma le mie gambe non risposero ai miei
comandi. Le
guardai, frustrata, per controllare se fossero al loro posto. Ma quando
rialzai
lo sguardo, la folla era sparita. Niente ninja, niente gente intorno a
me.
Solo
io e lui.
Mi
guardò. Sbattei le palpebre. E in quel
millisecondo, lui si spostò alle mie spalle.
«Sono
tornato» mi sussurrò.
E
poi mi colpì.
Mi
svegliai di soprassalto, in un bagno di sudore. Non ricordavo nemmeno
un
istante di quello che avevo sognato. Meglio, mi dissi, sarà
stato di sicuro un
incubo. Ne avevo avuti parecchi negli ultimi tempi. Dopo la morte dei
miei
genitori, durante la guerra, la situazione era peggiorata. Ma non
ricordavo mai
quello che tormentava le mie notti.
Guardai
la sveglia a forma di rana sul mio comodino. Me l’aveva
regalata Naruto per il
mio compleanno, ma non segnava mai l’ora giusta.
Perché non la butti via?, vi
chiederete. Semplice perché è uno dei regali
più belli che abbia mai ricevuto. Non
funziona, è vero. Ma me l’ha regalata Naruto.
Quindi era un regalo speciale (e
poi era l’unico regalo che avevo ricevuto).
Guardai
fuori dalla finestra e, dall’inclinazione del sole, dovevano
essere circa le
sette. Mi feci una doccia, poi una colazione veloce. Mi vestii in
fretta e mi
diressi verso l’ospedale.
Passai
davanti alla casa di Naruto e, per un attimo, pensai di andare a fargli
visita.
No, starà sicuramente dormendo, mi dissi, tanto poi lo
vedrò a fine turno. Un
sorriso si dipinse sulle mie labbra.
Da
mesi ormai, veniva a prendermi ogni volta che finivo di lavorare
all’ospedale,
e mi riaccompagnava a casa. La prima volta aveva usato una scusa
banalissima,
del tipo: ‘fuori è buoi, e in giro potrebbero
esserci dei malintenzionati’, in
realtà sapeva che potevo difendermi da sola. La cosa
all’inizio mi irritò. Ma
poi compresi l’importanza di quel gesto. Dopo la morte dei
miei genitori, per
la prima volta non mi sentii più così sola.
E,
per ringraziarlo, davanti a casa mia, gli diedi un bacio sulla guancia.
Fu un
gesto che sorprese entrambi: lui, per la spontaneità di quel
gesto; me, per il
mio ‘coraggio’.
E
da allora si presentava costantemente all’ingresso
dell’edificio. Anche quando
finivo di lavorare alle due di notte. Era sempre lì. Era la
mia certezza. Il
mio punto di riferimento. Ciò che mi impediva di annegare
nel mio dolore. Ciò
che, nonostante tutta la morte e la distruzione che c’era
attorno –e dentro- di
me, riusciva ancora a farmi sorridere.
Ogni
volta che veniva a prendermi passeggiavamo l’uno affianco
all’altra. Qualche
volta più vicini, qualche volta più distanti. E
più passava il tempo più mi
rendevo conto che arrivavamo sempre troppo in fretta a destinazione. Ma
davanti
a casa mia avevo dati inizio a un rituale: quel bacio sulla guancia.
Ogni volta
con più affetto.
Ogni
volta più vicino alle sue labbra.
Mi
ero ripromessa che prima o poi sarei riuscita ad arrivare sempre più vicina a..
Per
poco non mi schiantai contro la porta a vetri! Nel pensare a Naruto,
ero
inciampata nel minuscolo gradino all’entrata
dell’ospedale e stavo per
spiaccicarmi contro la porta.
Che
stupida.
***
Passai
il resto della mattinata a cercare di far bene il mio lavoro. Per la
pausa
pranzo mi cambiai, avrei mangiato con Naruto. Ramen, naturalmente.
Stavo per
uscire, quando vidi Ten Ten che mi correva incontro. Sembrava agitata.
E, dopo
aver ripreso fiato, mi disse:
«Ho
incontrato Shikamaru. Devi correre all’ingresso. È
urgente.»
Non
domandai. Cominciai semplicemente a correre. Non sapevo cosa fosse
successo ma,
se Shikamaru aveva chiesto il mio aiuto, allora era grave. Da qualche
tempo
infatti i rapporti tra me e lui si erano.. raffreddati.
Tutto era cominciato quando aveva deciso di rompere con Ino. Aveva
capito di
non amarla più, e le aveva confessato che nel suo cuore
c’era un’altra. Ovviamente
tutti sapevano che si riferiva a Temari. Quella ragazza mi stava
simpatica, era
una tosta. La ammiravo e, sotto sotto, volevo anche assomigliarle un
po’.
Inutile
dire che la mia migliore amica la prese malissimo. Io un po’
me l’aspettavo. Ma
avevo preferito non mettere ‘la pulce
nell’orecchio’. Secondo me Shikamaru
aveva fatto bene a troncare quello che c’era tra loro sul
nascere. Prima che
lei si facesse troppo male. Tuttavia la sua sincerità e la
sua speranza di
rimanere amici si erano rivelati fiato sprecato.
Lei
non voleva sentire ragione. Lo considerava un traditore e, da quando
era
‘esplosa la bomba’, si era rotta
l’armonia all’interno del nostro gruppo. I
ragazzi erano tutto dalla parte di Shikamaru. E anche io, segretamente.
Ammiravo
il suo coraggio, era stato sincero. Ma l’unica cosa che
potevo fare per Ino era
consolarla il più possibile. E cercavo di convincerla a non
saltare addosso a
Temari non appena l’avrebbe vista. Non ricordo più
quante volte avevo cercato
di dirle che doveva farsene una ragione.
Smisi
di correre all’improvviso.
Doveva
farsene una ragione.
Il
ricordo di Sasuke mi colpì all’improvviso. Cercai
di allontanarlo dalla mente. Un
senso di inquietudine si impadronì di me. Stava per
succedere qualcosa. Lo
sentivo. Allontanai anche quel pensiero dalla mente. E ripresi a
correre.
In
prossimità dell’ingresso, mi resi conto che
c’era gente. Tanta gente. O meglio.
Era pieno di ninja, come se tutto l’esercito si fosse riunito
lì. Cercai di
farmi largo tra le folla di curiosi che si era radunata, cercando di
capirne di
più. Provai un senso di de-ja-vu. Cercando con lo sguardo
qualcun che potesse
spiegarmi di più, vidi poco lontano da me una zavorra di
capelli biondi.
Naruto. E poco lontano notai anche la presenza di Tsunade e Shikamaru.
Mi
avvicinai. Quando gli fui accanto, lo guardai.
«Naruto»
dissi «che succede?» Lui non mi guardò,
era teso, lo notavo dalla rigidità
della mascella. Teneva lo sguardo dritto davanti a sé,
fissava un punto
preciso.
«Guarda
tu stessa» La sua voce tradì una qualche forma di
disagio che però non riuscii
a individuare fino in fondo.
Mi
voltai. E, in mezzo allo spiazzo, lo vidi.
Sasuke.
Il
modo migliore per realizzare un sogno
è
quello di svegliarsi.
Paul Valéry
Ecco
a voi il primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e di non aver deluso
le
vostre aspettative mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Aggiornerò
il prima possibile!
Topazio:)