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Autore: La sposa di Ade    15/04/2013    2 recensioni
Una ragazza che scopre di non essere quello che ha sempre creduto; una fanciulla dal cuore tenero si rivela essere un’ arma di sterminio vivente per una guerra già terminata, senza veri genitori e senza più nulla in cui credere viene protetta da un salvatore che incarna la morte. La loro sarà una profonda caduta nell’ inferno che è dentro ognuno di noi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gears'
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4.      L’ ala nera e la caduta

 
“Lay my head, under the water
Aloud I pray, for calmer seas
And when I wake from this dream, with chains all around me
No, I've never been, I've never been free.”

 
Si ritrovò di nuovo avvolta nell’ oscurità, anche se percepì immediatamente che c’era qualcosa di completamente differente dall’ ultima volta; sentiva qualcosa di pressante e fastidioso alle tempie e quando vi passò sopra le dita fredde si rese contro che si trattava di semplice dolore, ritirò le dita e il rosso di cui erano macchiate la ipnotizzò un istante, due polpastrelli macchiati, come occhi rossi che la fissavano.
“Di nuovo te.”
“Già, fatti da parte.”
Una voce femminile e sgradevole sovrastò il frastuono dovuto dal forte vento che entrava dallo squarcio sulla fiancata dell’ aeronave.
“No.”  Le loro voci erano sempre più distanti e Dizzy percepì appena la morbidezza del tappeto scuro su cui era schiacciata la sua guancia, sentì invece che i sensi la stavano abbandonando di nuovo; combatté quella sensazione sgradevole con il solo risultato di peggiorare la situazione; quando tutto quello che sentì si ridusse a un unico fischio il nero uniforme che le impediva la vista si separò trasformandosi prima in macchie nere poi in uno sfarfallio indistinto e fin troppo luminoso. Ma vedeva due figure ben distinte; c’era Testament che le dava le spalle con in mano la stessa falce dalla lama del colore del sangue che aveva usato per salvarla la prima volta, che lo stesse facendo ancora? L’ altra era una figura minuta, fasciata di abiti rossi e succinti, i capelli neri tagliati a caschetto e le labbra piene, tra le mani una grossa ascia da guerra.
Fece forza sulle braccia nel tentativo di sollevarsi, il peso che solo in quel momento avvertiva sulla sua schiena la schiacciò a terra e sembrò avvolgerle le braccia impedendole ogni movimento, ai lati del suo campo visivo piume bianche e nere si muovevano insieme catturando in continuazione il suo sguardo.
Si sentì cadere, e si rese conto all’ improvviso del fatto che stavano davvero precipitando e che i due davanti a lei a malapena riuscivano a stare in piedi. Combatté contro quella pressione schiacciante e riuscì a mettersi in ginocchio giusto in tempo per vedere la ragazza correre verso di loro ed evitare un fendente della falce per pochissimo, abbassandosi e passando oltre il suo avversario, uno schizzo di sangue macchiò la lama dell’ ascia e vide Testament cadere sulla gamba ferita. Si ritrovò il volto perfetto della ragazza a pochi centimetri dal suo.
“Presa.” Le afferrò il polso e la sollevò senza apparente sforzo come se il peso che Dizzy sentiva sulle spalle non esistesse, infatti questo sembrò alleviarsi permettendole di stare in piedi e venire trascinata. Una forte vibrazione le scosse il corpo, poi un boato e del fumo scuro attraversò lo squarcio da cui si poteva vedere il terreno avvicinarsi sempre più velocemente.
Stavano precipitando.
 

L’ impatto l’ aveva fatta finire a terra e il suo primo pensiero fu quello di provare a rimediare in qualsiasi modo, ma quando i suoi occhi si posarono sugli schermi si rese conto che l’ aeronave non avrebbe più potuto volare con un motore fuori uso.
Si lanciò sui comandi tentando in tutti i modi di rallentare la caduta, lasciando però che la nave si avvicinasse a terra per un atterraggio di fortuna.
Sentì un lamento dietro di lei e si ricordò all’ improvviso di Jhonny, l’ adrenalina le aveva fatto dimenticare qualsiasi altra cosa ma si sentì incredibilmente felice di vedere che il suo amico si muovesse ancora.
“Sei tutto intero?” Rispose uno sbuffo e un altro lamento, May non distolse lo sguardo dai comandi e dagli schermi rossi per il pericolo, ci stava provando, che non bastasse?
Sentì Jhonny imprecare e lo vide con la coda dell’ occhio correre verso le vetrate.
“Devo scendere.”
“Non te ne sei accorto? È quello che stiamo facendo!”
“Dizzy è caduta!”

 
 
Il suo corpo precipitava, come un angelo caduto, le cui ali inservibili perché rotte, le sue erano di pietra, pesanti come macigni che la trascinavano verso un abisso di cui non riusciva a vedere il fondo, era sempre caduta, sempre più in basso ma aveva combattuto contro qualsiasi cosa; contro le persone e le loro parole, i loro sguardi e la loro paura, la stessa che provava anche lei per quel mondo e per la se stessa che non conosceva.

Sapeva di stare cadendo; la ragazza in rosso in fondo era andata lì per ucciderla, no? che fosse anche lei una cacciatrice di taglie? Aveva comunque trovato un modo così ironico per ucciderla, tanto da farla sentire patetica, incapace di usare un dono unico. Quanti uomini almeno una volta nella vita avevano sognato di poter volare? E lei aveva buttato via la sua vita e delle emozioni che avrebbe potuto vivere.

No, lei non aveva buttato via nulla; tutto quello che aveva le era stato strappato dalle mani; una famiglia, una vita normale, seppur difficile, un futuro. Ma non voleva rinunciare; aveva sempre combattuto, in qualche modo, lo avrebbe fatto anche questa volta.

Il vento che le toglieva il fiato sembrò fermarsi, la sensazione della caduta che le annodava lo stomaco si alleviò e intorno a lei il blu cupo della notte si trasformò in un nero infinito e familiare.

Il bene soccomberà assalito dal male.

Parole sussurrate e lievi carezze sul suo volto. Un paio di lucenti occhi rossi illuminarono il nero; delineando i tratti di un volto scarnificato, avvolto da un mantello di piume marcescenti.

Le bestie domineranno le foreste che un tempo splendide e rigogliose accoglievano le anime pure.

Senza realmente pensarci il suo animo aveva deciso di prendere la via più semplice, qualcosa in lei aveva combattuto pigramente per negare quella decisione facile e indolore, ma lei aveva chiuso gli occhi escludendo quella voce candida. Il dolore del ghiaccio sulla pelle, la sofferenza di un abbraccio di un corpo gelido e privo di vita; non voleva più soffrire, per quello aveva lasciato che il buio l’ avvolgesse e la tingesse di pura oscurità.

Così, sorridono i figli delle tenebre all'arido deserto che adesso padroneggia il loro mondo.

Forse in fondo sapeva a cosa andava incontro, ma le andava bene. Le andava bene farsi trascinare, ancora.

E le fate schiavizzate si spengono di vita e lasciano il posto alla morte che imminente li frantuma come fragili bambole di porcellana.

Quando l’ ombra dagli occhi rossi si avvicinò lei aveva già proteso le sue braccia pallide verso un futuro privo di dolore.

 

“Sai, non è l’ atterraggio che mi preoccupa, e non sto parlando dell’aeronave.” Si voltò verso di lui subito dopo averla lasciata cadere nel vuoto. “Non so neanche immaginare ciò che potrebbe accadere durante la caduta.” Si strinse le braccia al petto. “Tutte quelle emozioni, sarà disperata e temo che prenderà la scelta sbagliata.” Poi sorrise.

E lui dimenticò il dolore della profonda ferita alla gamba, semplicemente corse verso il cielo che sembrava precipitare, lasciò indietro la ragazza vestita di rosso che lo guardò con uno sguardo quasi divertito mentre saltava nel vuoto e volava con le ali e il corpo di un corvo scuro più di una notte senza luna.

Lei fece poi spallucce andando a recuperare uno dei paracauti e mettendoselo in spalla; non si sarebbe persa il finale di una buona storia drammatica come quella.

 

Cadde ancora a terra, sbattendo con forza la testa quando l’ aeronave toccò il suolo; le vetrate si creparono e fu quasi certa di aver sentito un altro boato provenire dall’ esterno. Ora l’ unica sulla nave era lei; aveva visto Jhonny afferrare uno dei paracaduti e precipitarsi fuori e non dubitava affatto che Testament se ne fosse rimasto lì ad aspettare che l’ aeronave atterrasse, anche se quello non poteva essere definito un atterraggio.

Mi mise in piedi su gambe malferme e con passo barcollante raggiunse lo squarcio sulla fiancata della nave; il freddo vento invernale la fece rabbrividire e per un attimo riuscì a cancellare la puzza di bruciato, stringendosi in un abbraccio uscì nella notte invernale.

La neve gemeva sotto i suoi stivali e il vento urlava, portandole l’odore del sangue. Altra adrenalina la invase e il gelo sparì sostituito dal bruciore della fatica della corsa.

Quando le sentì, ancora prima di vederle, le lame che si incontrarono la fecero sobbalzare e riuscì a mettere a fuoco l’ immagine che si presentava davanti a lei; Testament le dava le spalle con la falce in orizzontale per evitare che la spessa lama di una grossa ascia lo tagliasse a metà, quello che trovò strano fu l’ ammasso informe di piume e macchie d’ ombra dietro di lui che sembrava tentare di mettersi in piedi.

La ragazza vestita di rosso non riusciva a ad avvicinarsi di più né a fare un qualsiasi movimento che potesse portarla in vantaggio visto che la lama della falce era puntata verso di lei.

Non sapeva cosa fare, anche perché dubitava di poter fare davvero qualcosa di utile, ma rimase scioccata quando finalmente l’ammasso nero di ombre sembrò mettersi in piedi e nella parte più alta vide il viso di Dizzy venire inghiottito dall’ oscurità e quest’ ultima prendere le sembianze di un teschio dai lucenti occhi rossi. Il suo corpo era scomparso sostituito da una tunica di piume scure e macchiate, mani scheletriche stringevano un grosso e spesso arco, dalle decorazioni rosse sul legno nero. Lo vide mettersi in posizione tirare la corda e inclinare la testa, mentre una freccia affusolata si creava in quello spazio.

Quando scoccò la freccia davanti a sé fu sorpresa di vedere entrambi accorgersene e scansarsi in tempo, o quasi, perche sia Testament che la ragazza in rosso vennero feriti. Lui si voltò e sul suo volto passò la sorpresa, poi la rabbia appena prima di venire distratto dall’ arrivo di Jhonny.

In quel momento la creatura d’ombra che non era più Dizzy urlò di rabbia trasformando l’ arco in un grosso spadone a due mani.

“Vattene!” Nel sentire Testament urlare si bloccò, catturato dalla furia nei suoi occhi cremisi. Ma la persona che si mise a correre non fu Jhonny, bensì la ragazza vestita di rosso, lasciò anche cadere nella neve la sua arma prima di correre tra gli alberi congelati.

May era terrorizzata; ora i suoi occhi erano catturati dalle escrescenze che si facevano sempre più grosse sulla schiena dell’ Ombra, grosse ali nere si delinearono nel bianco che la circondava. Poi, veloce come acqua che scorre su un a roccia, seguì i passi della ragazza vestita di rosso passando accanto a Testament il cui sguardo era un qualcosa di assolutamente insolito per lui; sembrava una persona disperata, una di quelle che si rende conto di aver fatto qualcosa di imperdonabile.

Rimase fermo nella neve macchiata di sangue a fissare il punto in cui erano scomparse, poi si riscosse seguendo Jhonny, che aveva deciso di rendersi utile, di correre dietro a loro due.

“Ti ho detto di andartene!” Quando lo raggiunse però non si fermò, ma passò semplicemente oltre.

“Cosa sta succedendo?”

“Se non la fermo in qualche modo quel mostro prosciugherà la vita di Dizzy.”

 

  
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