4.
L’
ala nera e la caduta
“Lay my head, under the water
Aloud I pray, for calmer seas
And when I wake from this dream, with chains all
around me
No, I've never been, I've never been free.”
Si
ritrovò di nuovo avvolta nell’
oscurità, anche se percepì
immediatamente che c’era qualcosa di completamente differente
dall’ ultima
volta; sentiva qualcosa di pressante e fastidioso alle tempie e quando
vi passò
sopra le dita fredde si rese contro che si trattava di semplice dolore,
ritirò
le dita e il rosso di cui erano macchiate la ipnotizzò un
istante, due
polpastrelli macchiati, come occhi rossi che la fissavano.
“Di
nuovo te.”
“Già,
fatti da parte.” Una
voce femminile e sgradevole sovrastò il frastuono dovuto dal
forte vento che entrava dallo squarcio sulla fiancata dell’
aeronave.
“No.”
Le
loro voci erano sempre
più distanti e Dizzy percepì appena la morbidezza
del tappeto scuro su cui era
schiacciata la sua guancia, sentì invece che i sensi la
stavano abbandonando di
nuovo; combatté quella sensazione sgradevole con il solo
risultato di
peggiorare la situazione; quando tutto quello che sentì si
ridusse a un unico
fischio il nero uniforme che le impediva la vista si separò
trasformandosi
prima in macchie nere poi in uno sfarfallio indistinto e fin troppo
luminoso.
Ma vedeva due figure ben distinte; c’era Testament che le
dava le spalle con in
mano la stessa falce dalla lama del colore del sangue che aveva usato
per
salvarla la prima volta, che lo stesse facendo ancora? L’
altra era una figura
minuta, fasciata di abiti rossi e succinti, i capelli neri tagliati a
caschetto
e le labbra piene, tra le mani una grossa ascia da guerra.
Fece forza sulle braccia nel tentativo di sollevarsi, il peso che
solo in quel momento avvertiva sulla sua schiena la
schiacciò a terra e sembrò
avvolgerle le braccia impedendole ogni movimento, ai lati del suo campo
visivo
piume bianche e nere si muovevano insieme catturando in continuazione
il suo
sguardo.
Si sentì cadere, e si rese conto all’ improvviso
del fatto che
stavano davvero precipitando e che i due davanti a lei a malapena
riuscivano a
stare in piedi. Combatté contro quella pressione
schiacciante e riuscì a
mettersi in ginocchio giusto in tempo per vedere la ragazza correre
verso di
loro ed evitare un fendente della falce per pochissimo, abbassandosi e
passando
oltre il suo avversario, uno schizzo di sangue macchiò la
lama dell’ ascia e
vide Testament cadere sulla gamba ferita. Si ritrovò il
volto perfetto della
ragazza a pochi centimetri dal suo.
“Presa.” Le afferrò il polso e la
sollevò senza apparente sforzo
come se il peso che Dizzy sentiva sulle spalle non esistesse, infatti
questo
sembrò alleviarsi permettendole di stare in piedi e venire
trascinata. Una
forte vibrazione le scosse il corpo, poi un boato e del fumo scuro
attraversò
lo squarcio da cui si poteva vedere il terreno avvicinarsi sempre
più
velocemente.
Stavano precipitando.
L’ impatto l’ aveva fatta finire a terra e il suo
primo pensiero
fu quello di provare a rimediare in qualsiasi modo, ma quando i suoi
occhi si
posarono sugli schermi si rese conto che l’ aeronave non
avrebbe più potuto
volare con un motore fuori uso.
Si lanciò sui comandi tentando in tutti i modi di rallentare
la caduta,
lasciando però che la nave si avvicinasse a terra per un
atterraggio di
fortuna.
Sentì un lamento dietro di lei e si ricordò
all’ improvviso di
Jhonny, l’ adrenalina le aveva fatto dimenticare qualsiasi
altra cosa ma si
sentì incredibilmente felice di vedere che il suo amico si
muovesse ancora.
“Sei tutto intero?” Rispose uno sbuffo e un altro
lamento, May non
distolse lo sguardo dai comandi e dagli schermi rossi per il pericolo,
ci stava
provando, che non bastasse?
Sentì Jhonny imprecare e lo vide con la coda dell’
occhio correre
verso le vetrate.
“Devo scendere.”
“Non te ne sei accorto? È quello che stiamo
facendo!”
“Dizzy è caduta!”
Il
suo corpo precipitava, come un angelo
caduto, le cui ali inservibili perché rotte, le sue erano di
pietra, pesanti
come macigni che la trascinavano verso un abisso di cui non riusciva a
vedere
il fondo, era sempre caduta, sempre più in basso ma aveva
combattuto contro
qualsiasi cosa; contro le persone e le loro parole, i loro sguardi e la
loro
paura, la stessa che provava anche lei per quel mondo e per la se
stessa che
non conosceva.
Sapeva di stare cadendo; la ragazza in
rosso in fondo era andata lì per ucciderla, no? che fosse
anche lei una
cacciatrice di taglie? Aveva comunque trovato un modo così
ironico per
ucciderla, tanto da farla sentire patetica, incapace di usare un dono
unico. Quanti
uomini almeno una volta nella vita avevano sognato di poter volare? E
lei aveva
buttato via la sua vita e delle emozioni che avrebbe potuto vivere.
No, lei non aveva buttato via nulla;
tutto quello che aveva le era stato strappato dalle mani; una famiglia,
una
vita normale, seppur difficile, un futuro. Ma non voleva rinunciare;
aveva
sempre combattuto, in qualche modo, lo avrebbe fatto anche questa volta.
Il vento che le toglieva il fiato sembrò
fermarsi, la sensazione della caduta che le annodava lo stomaco si
alleviò e
intorno a lei il blu cupo della notte si trasformò in un
nero infinito e
familiare.
Il
bene soccomberà assalito dal male.
Parole sussurrate e lievi carezze sul
suo volto. Un paio di lucenti occhi rossi illuminarono il nero;
delineando i
tratti di un volto scarnificato, avvolto da un mantello di piume
marcescenti.
Le
bestie domineranno le foreste che un tempo splendide e rigogliose
accoglievano
le anime pure.
Senza
realmente pensarci il suo animo
aveva deciso di prendere la via più semplice, qualcosa in
lei aveva combattuto
pigramente per negare quella decisione facile e indolore, ma lei aveva
chiuso
gli occhi escludendo quella voce candida. Il dolore del ghiaccio sulla
pelle,
la sofferenza di un abbraccio di un corpo gelido e privo di vita; non
voleva
più soffrire, per quello aveva lasciato che il buio
l’ avvolgesse e la tingesse
di pura oscurità.
Così,
sorridono i figli delle tenebre all'arido deserto che adesso
padroneggia il
loro mondo.
Forse
in fondo sapeva a cosa andava
incontro, ma le andava bene. Le andava bene farsi trascinare, ancora.
E
le fate schiavizzate si spengono di vita e lasciano il posto alla morte
che
imminente li frantuma come fragili bambole di porcellana.
Quando
l’ ombra dagli occhi rossi si
avvicinò lei aveva già proteso le sue braccia
pallide verso un futuro privo di
dolore.
“Sai, non è l’ atterraggio che mi
preoccupa, e non sto parlando dell’aeronave.” Si
voltò verso di lui subito dopo
averla lasciata cadere nel vuoto. “Non so neanche immaginare
ciò che potrebbe
accadere durante la caduta.” Si strinse le braccia al petto.
“Tutte quelle
emozioni, sarà disperata e temo che prenderà la
scelta sbagliata.” Poi sorrise.
E lui dimenticò il dolore della profonda
ferita alla gamba, semplicemente corse verso il cielo che sembrava
precipitare,
lasciò indietro la ragazza vestita di rosso che lo
guardò con uno sguardo quasi
divertito mentre saltava nel vuoto e volava con le ali e il corpo di un
corvo
scuro più di una notte senza luna.
Lei fece poi spallucce andando a
recuperare uno dei paracauti e mettendoselo in spalla; non si sarebbe
persa il
finale di una buona storia drammatica come quella.
Cadde ancora a terra, sbattendo con
forza la testa quando l’ aeronave toccò il suolo;
le vetrate si creparono e fu
quasi certa di aver sentito un altro boato provenire dall’
esterno. Ora l’
unica sulla nave era lei; aveva visto Jhonny afferrare uno dei
paracaduti e
precipitarsi fuori e non dubitava affatto che Testament se ne fosse
rimasto lì
ad aspettare che l’ aeronave atterrasse, anche se quello non
poteva essere
definito un atterraggio.
Mi mise in piedi su gambe malferme e con
passo barcollante raggiunse lo squarcio sulla fiancata della nave; il
freddo
vento invernale la fece rabbrividire e per un attimo riuscì
a cancellare la
puzza di bruciato, stringendosi in un abbraccio uscì nella
notte invernale.
La neve gemeva sotto i suoi stivali e il
vento urlava, portandole l’odore del sangue. Altra adrenalina
la invase e il
gelo sparì sostituito dal bruciore della fatica della corsa.
Quando le sentì, ancora prima di
vederle, le lame che si incontrarono la fecero sobbalzare e
riuscì a mettere a
fuoco l’ immagine che si presentava davanti a lei; Testament
le dava le spalle
con la falce in orizzontale per evitare che la spessa lama di una
grossa ascia
lo tagliasse a metà, quello che trovò strano fu
l’ ammasso informe di piume e
macchie d’ ombra dietro di lui che sembrava tentare di
mettersi in piedi.
La ragazza vestita di rosso non riusciva
a ad avvicinarsi di più né a fare un qualsiasi
movimento che potesse portarla
in vantaggio visto che la lama della falce era puntata verso di lei.
Non sapeva cosa fare, anche perché
dubitava di poter fare davvero qualcosa di utile, ma rimase scioccata
quando
finalmente l’ammasso nero di ombre sembrò mettersi
in piedi e nella parte più
alta vide il viso di Dizzy venire inghiottito dall’
oscurità e quest’ ultima
prendere le sembianze di un teschio dai lucenti occhi rossi. Il suo
corpo era
scomparso sostituito da una tunica di piume scure e macchiate, mani
scheletriche stringevano un grosso e spesso arco, dalle decorazioni
rosse sul
legno nero. Lo vide mettersi in posizione tirare la corda e inclinare
la testa,
mentre una freccia affusolata si creava in quello spazio.
Quando scoccò la freccia davanti a sé fu
sorpresa di vedere entrambi accorgersene e scansarsi in tempo, o quasi,
perche
sia Testament che la ragazza in rosso vennero feriti. Lui si
voltò e sul suo
volto passò la sorpresa, poi la rabbia appena prima di
venire distratto dall’
arrivo di Jhonny.
In quel momento la creatura d’ombra che
non era più Dizzy urlò di rabbia trasformando
l’ arco in un grosso spadone a
due mani.
“Vattene!” Nel sentire Testament urlare
si bloccò, catturato dalla furia nei suoi occhi cremisi. Ma
la persona che si
mise a correre non fu Jhonny, bensì la ragazza vestita di
rosso, lasciò anche
cadere nella neve la sua arma prima di correre tra gli alberi congelati.
May era terrorizzata; ora i suoi occhi
erano catturati dalle escrescenze che si facevano sempre più
grosse sulla
schiena dell’ Ombra, grosse ali nere si delinearono nel
bianco che la
circondava. Poi, veloce come acqua che scorre su un a roccia,
seguì i passi
della ragazza vestita di rosso passando accanto a Testament il cui
sguardo era
un qualcosa di assolutamente insolito per lui; sembrava una persona
disperata,
una di quelle che si rende conto di aver fatto qualcosa di
imperdonabile.
Rimase fermo nella neve macchiata di
sangue a fissare il punto in cui erano scomparse, poi si riscosse
seguendo
Jhonny, che aveva deciso di rendersi utile, di correre dietro a loro
due.
“Ti ho detto di andartene!” Quando lo
raggiunse però non si fermò, ma passò
semplicemente oltre.
“Cosa sta succedendo?”
“Se non la fermo in qualche modo quel
mostro prosciugherà la vita di Dizzy.”