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Autore: kannuki    17/04/2013    2 recensioni
Ogni cura ha la sua controindicazione.
“Lo resusciti per litigarci meglio? Voi donne siete geniali.”
“Tu mi aiuti a fare questa cosa ed io ti faccio tornare vampiro."
Klaus socchiuse le palpebre e il viso si compose in uno di quei sorrisetti irritanti e accondiscendi che Bonnie detestava tanto. “Mi piacciono le streghe mercenarie. Hanno sempre un prezzo che non puoi permetterti.”
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bonnie, Bennett, Caroline, Forbes, Elena, Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Oh dei... sto per morire...”

Una vaga traccia di curiosità alterò i lineamenti distesi del vampiro. Posò il bicchiere pieno di sangue sul tavolino basso accanto al divano e smorzò un sorrisetto derisorio: aveva voluto fare l'umana e ora si beccava il ciclo mestruale.

Rebekah infilò i libri nello zainetto e allo stesso tempo digrignò i denti per i crampi. “Vado da Bonnie” annunciò con voce dolorosa. “Ha preso un altro brutto vuoto in algebra... è la seconda volta che il preside la convoca nel suo ufficio” borbottò la ragazza controllando l'interno dell'astuccio. “Ci alterniamo con Elena per darle una mano a recuperare, ma è più il tempo che passa a guardare il vuoto che a fare gli esercizi.”

Klaus spinse la lingua nella guancia e scorse il dito sul tablet, ignorandola deliberatamente. Rebekah mosse la mandibola e chiuse il quaderno con gli appunti che aveva trascritto in bella copia. “Ora che non hai più bisogno delle sue pozioni per guarire, l'interesse è svanito magicamente” sussurrò strappando un'occhiata al fratello che si limitò a guardarla senza che le emozioni trasparissero sul suo volto.

Non trovo interessante speculare sulla vita privata della strega.”

Mah... sono stata una stupida a pensare che ci fosse qualcosa fra voi” annunciò allentando il bottone dei jeans. “Le emozioni umane mi hanno dato alla testa, perdonami.”

Klaus si scansò, quando la sorella impresse un bacio derisorio sulla guancia e l'allontanò con una spallata. “Stai cercando di farmi piacere la strega?”

Ti piace già.”

Il vampiro mantenne la posizione per qualche minuto, finché Rebekah non si riversò fuori casa assieme alle sue emozioni umane, poi posò i piedi a terra e puntò le mani sulla seduta del divano. Le relazioni le divideva in semplici e complicate e le complicate, in demoralizzanti e catastrofiche. Aveva mischiato affari e sentimenti – lui che li teneva da parte per i secoli bui – e non era neppure certo di aver svolto al meglio il suo compito. Bonnie gli aveva resisto fino alla fine e questo la diceva lunga sul piacere che ne aveva ricavato. Perché?, si domandò vagamente di cattivo umore. Perché non poteva mai essere semplice?

Toc toc toc

Rebekah non dimenticava mai le chiavi... ed Elijah non aveva annunciato alcuna visita. Klaus gettò una veloce occhiata alla finestra e tutto il suo corpo fu attraversato dalla pelle d'oca, prima di spalancare la porta.

Bonnie alzò lo sguardo da un angolo invisibile e lo condusse cautamente in quello del vampiro. “Ciao...”

**Venti minuti prima**

Il giorno della fidanzata era stato eroicamente boicottato per la seconda volta. Da giorni le sembrava di vivere una vita parallela che stava per esplodere sotto i piedi. Mentiva alle amiche, a se stessa, e la maggior parte del tempo lo passava in stato confusionale. Tutto attorno a lei aveva acquisito un'altra dimensione. Tutto risuonava come se fosse vivo e le stesse mandando un messaggio che non riusciva a comprendere appieno. La tomba di Jeremy era colma di fiori. Bonnie si alzò da terra con le labbra incollate, attraversò la collina a grandi passi e si fermò sotto il salice piangente. L'agitazione le aveva impedito di lasciarsi andare, e gran parte del piacere era stato soppresso dai sensi di colpa verso Jeremy e l'onnipresente voce 'cosa penseranno le ragazze'. Perché doveva essere tutto così complicato?

**

Io... sono andata via per non dover dare spiegazioni a Rebekah...”

Balle. Mi hai scaricato. Punto.”

Bonnie perse le ultime tracce di sicurezza e si bloccò a metà di una sillaba. Vide distintamente le pupille del vampiro allargarsi e restringersi e sperò che funzionasse. Non voleva più essere responsabile delle proprie azioni. “Non funziona mai...”

No” mormorò lasciando correre lo sguardo sui suoi lineamenti. Era affaticata, stanca e nervosa. Aveva voglia di baciarla di nuovo. E di averla, di nuovo. “Stai cercando di dimenticarmi con tutte le tue forze...” mormorò tirandosi indietro. “E' stato tanto brutto?”

Era impazzito?! Bonnie sgranò gli occhi, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi.

Ed ora ti penti di averlo fatto” insistette abbassando la voce e solleticando i nervi logorati dalla tensione. Klaus sollevò lentamente la mano e la lasciò scivolare lungo il suo viso, strappandole un gemito supplichevole e confuso che riattivò il predatore sopito. L'afferrò, stringendola contro di se. “Sei mia, strega...”

Martedì

Tornerà, caro... tornerà...”

Klaus sollevò le spalle, infilò le mani attraverso la matassa rossa e le mosse su e giù, sentendosi un po' stupido. Le donne la prendevano male se espandevi la proprietà senza il loro permesso. “Ma non l'annoia sentirmi parlare di queste sciocchezze?”

E' sempre bene dire le cose ad alta voce. Suonano in maniera diversa...” mormorò la vecchietta finendo di sbrogliare il filo e riponendo il gomitolo nella cesta da lavoro.

Klaus s'insaccò nella poltroncina dalla fodera rovinata e lisa sui braccioli. La settimana di umanità doveva aver offuscato la sua capacità di giudizio. Doveva rivedere il proprio comportamento, quando si trattava di Bonnie. Non poteva portarsela a letto quando ne aveva voglia, quella femmina richiedeva impegno e pazienza... e non era molto certo di volerci riprovare: l'aveva spaventata e la strega era andata a fuoco. Letteralmente. La sua pelle era diventata rovente, l'aveva ustionato in tutti i punti di contatto e aveva dovuto buttare giù un bel po' di sangue per rimettersi in sesto. Avrebbe dovuto relegare l'esperienza ad una botta e via, ma poiché non riusciva a smettere di pensarci, Klaus aveva intuito che la cosa era andata ben al di la del sesso. Non si innamorava da secoli e quando accadeva finiva sempre male, pensò, strusciando i denti sul labbro inferiore che prudeva. Innamorarsi di una strega era deleterio per un vampiro della sua razza...

Un gatto spuntato da chissà dove catturò l'attenzione di Klaus che si voltò a guardarlo. Il micetto strofinò i fianchi su tutte le sedie, sulle sue gambe e saltò in braccio alla vecchia che lo scacciò garbatamente. Klaus l'afferrò per la collottola, sollevandolo a metà aria. Era una femmina e stava allattando.

Dimentico sempre le mie medicine” borbottò la vecchiarella e si alzò tremolando dalla poltroncina. Klaus rimise il gatto a terra, seguendolo in silenzio, fino al covo segreto delle creaturine miagolanti. Erano quattro, quasi tutte in perfetta salute. Il più emaciato e debole non riusciva a nutrirsi, scacciato dai fratelli. Aveva un non so che di familiare.

***

Sessanta su settantacinque. Stai migliorando.”

Bonnie sollevò la penna in segno di trionfo ed Elena picchiettò le dita sul tavolo per dare maggiore enfasi alla vittoria ed incoraggiarla, mentre Rebekah segnava il punteggio sul foglio. La sua media era sempre stata buona – non come quella di Caroline, a dir poco perfetta - ma sarebbero bastate un po' di interrogazioni per risollevarla completamente.

Ci meritiamo un frullato” dichiarò l'ex vampira mettendo da parte i fogli. “Nik è fuori e non tornerà fino a stasera... possiamo frullare tutta la frutta del mondo senza dover udire i suoi fastidiosi piagnistei sul rumore. Ehi, stiamo mettendo su peso, dobbiamo darci dentro con le lezioni di aerobica!”

Il mio peso è identico a prima” dichiarò Elena infilando la testa nel frigo. “Facciamo gli hot dog!”

Posso prenderlo, un chilo. Accendi la piastra mentre preparo le salse” disse la voragine nello stomaco di Bonnie

Vuoi entrare nell'abito del ballo o no? A proposito...” Rebekah puntò le mani sui fianchi e la guardò. “Tu con chi vieni?”

Lei doveva andarci con Jeremy, ma il pensiero del ragazzo morto era stato brutalmente sostituito da un'ossessione quotidiana e notturna che le riempiva i sogni di universi alternativi.

Rebekah si rese conto della gaffe e incrociò lo sguardo di Elena che fece a sua volta una smorfia. Le coppie erano fatte: Matt avrebbe accompagnato Caroline e i Salvatore le rispettive fidanzate.

Bonnie si rabbuiò e la distrazione la portò ad affettarsi un dito col coltello affilato del pane. “Ahia!”

Mettilo sotto l'acqua mentre prendo un cerotto” esclamò la biondina spalancando la porta della cucina. “Ciao, Nik! Ce li abbiamo, i cerotti?”

Rebekah l'aveva sbattuto fuori casa per studiare con le sue amiche e gli strani malumori che lo dominavano, avevano un effetto micidiale sulla creatività: appena posava il pennello sulla tela, l'immagine svaniva impedendogli di proseguire.

La tua busta si muove” Rebekah alzò le sopracciglia e si avvicinò di un passo. “Che hai là dentro, un animale?”

La cena.”

Ma la dispensa è piena e Bonnie sta sanguinando in cucina!”

Invogliarlo a fare qualcosa di molto stupido e molto pericoloso per la salute, non era un atteggiamento fraterno. Anche se... non si nutriva decentemente da mesi e la sola idea di affondarle i denti nel collo, gli provocava un'erezione marmorea. “Spiritosa.”

Non era una battuta” sussurrò sparendo nel bagno.

Klaus riconobbe tre battiti distinti: quello lontano della sorella intenta a frugare negli armadietti, quello tranquillo di Elena ed infine il più famigliare di tutti, che lo riempiva di eccitazione e malinconia. “Signore...” borbottò attraversando la cucina e spalancando l'anta del frigo

Elena si limitò a guardarlo con un hot dog conficcato nella forchetta e un panino spalmato di salse nell'altro. Klaus afferrò il bidone del latte e lo guardò con poca convinzione, sollevando piano lo sguardo sulla ragazza. Fissò il dito tagliato, i suoi occhi sgranati e indurì la mascella. Bonnie smise di succhiare il sangue che fuoriusciva dalla ferita e il cuore le finì in gola, turandole le orecchie. Klaus la guardò sfacciatamente: Elena gli dava le spalle, Rebekah borbottava alla ricerca della scatola del pronto soccorso, la preda tremante era lì di fronte a lui... sì sì, era una strega e con una strega c'era ben poco da scherzare... ma era la sua strega... pensò afferrandole il polso e succhiando il sangue sgorgato dalla ferita.

Bonnie arrossì e sgranò gli occhi, cercando di ritirare il braccio. Klaus gettò pigramente un'occhiata dietro di se – Elena era presa da altre faccende per prestargli attenzione – sorrise, la spinse contro il frigo e la baciò. Non avrebbe mai rischiato una reazione violenta di fronte le sue amiche, pensò invadendole la bocca ben poco gentilmente, mentre il pugno di Bonnie si abbatteva sulla sua spalla e poi si aggrappava al suo collo, arresa.

Abbiamo finito i cerotti normali. Puoi scegliere fra Donald e Daisy Duck.”

Bonnie trasalì, soffocando un gemito. Aveva le braccia dolorosamente vuote e l'odore del vampiro addosso... il vampiro che stava attraversando ora la porta della cucina con aria noncurante e una bustina di carta dal contenuto misterioso.

Nik, la tua busta piange. Hai raccolto un animale ferito?”

Non è ferito” mormorò strappando delicatamente la busta e rivelando il contenuto piagnucoloso, spelacchiato e tutt'ossa. Nel tempo di un battito di ciglia, Klaus vide la sorella mutare espressione.

Dove l'hai trovato?! Possiamo tenerlo?!” singhiozzò Rebekah facendo catapultare un'altra testa sull'apertura del sacchetto. “E' piccolissimo, è appena nato?!”

E' già traumatizzato dalla vita, cerca di non trapassargli le orecchie con i tuoi guaiti.”

Se non viene svezzato, morirà. La madre?”

L'ho trovato in strada. Se sai cosa fare... fallo, donna” mormorò ad Elena imbottendo il panino, mentre le ragazze uggiolavano alla vista del gattino. Era frustrata, pensò sentendo la fronte trapassata da uno sguardo oscuro, colpevolizzante ed eccitato.

Bonnie spiò le amiche intente a progettare rifugi per micetti abbandonati e ingoiò il labbro inferiore, uscendo di corsa dalla cucina.

Mh. Perché la cosa lo preoccupava, invece di fargli piacere?!

Mercoledì

Sta piangendo di nuovo. Ma che ha, è malato?”

Forse era solo triste. Klaus lo toccò cautamente con un dito. Aveva gli occhi ancora chiusi, sarebbe bastato una pressione troppo forte per ucciderlo. Il battito del suo cuore era un martellio continuo e non faceva che piangere. “Vieni costantemente nutrito e coccolato, che hai da lamentarti? Nella mia lunghissima vita ho ricevuto meno di un terzo delle attenzioni che hai avuto tu in una settimana.”

Rebekah allontanò il libro e il quaderno da se e si inginocchiò sulla scatola da scarpe che fungeva da nido per il micetto, tirandola via da sotto il muso del fratello. “Ha fame, dagli da mangiare.”

Te lo dice l'istinto femminile?”

No, lo dice l'orologio. Deve mangiare continuamente, hai sentito il veterinario. Scalda il latte e prendi il biberon. Torno a studiare, ho un compito in classe domani.”

Si ostinava a fare l'umana e poi si arrabbiava se doveva sostenere gli esami. Klaus caricò la scatola fra le braccia e la portò in cucina. Non era il primo animale che accudivano ma era di certo il più complicato. La lagnetta cessò, mentre poppava dal mini biberon bianco che Rebekah aveva comprato al negozio di animali. L'animale era intelligente e decideva da solo quando nutrirsi. Klaus lo guardò, un po' affascinato. L'istinto gli diceva di fare quel che era più giusto per la sua vita, non vagava come lui in una notte senza stelle. L'avrebbe cresciuto e poi gli avrebbe reso la libertà... ma non gatto non era come un cane, pensò quando il gattino decise di averne abbastanza e si raggomitolò in un angolo a dormire. Un gatto non potevi dominarlo e non ti garantiva fedeltà assoluta, pensò rasserenato da una strana tranquillità.

Nik, esco un attimo. Ho preso il libro di matematica di Bonnie, starà impazzendo a cercarlo dappertutto...”

Glielo porto io” mormorò, laconico. Gettò un'occhiata apprensiva al gattino e una molto minacciosa alla sorella. “Voglio trovarlo vivo, al mio ritorno.”

***

Il cosmo aveva smesso di parlare dopo averle inviato l'ingiunzione di arrendersi. L'aveva abbandonata a se stessa, non trovava più il libro di matematica e aveva anche le allucinazioni: la piantina di salvia non aveva quell'aspetto sano, la mattina precedente... o forse sì? Bonnie la guardò dubbiosa. Forse era stato il concime. O l'acqua depurata dalla verbena. Il giardino sembrava migliorare a vista d'occhio, com'era possibile...

Rebekah ti invia questo assieme alle sue scuse.”

Bonnie sentì il cuore muoversi dolorosamente nel petto, quando alzò lo sguardo dal terreno coltivato dietro la propria abitazione. Sospirò, priva di speranze di uscire dal vortice che l'aveva rapita. “E le tue scuse?”

Klaus sorrise, inclinando la testa. “O-oh... la strega è arrabbiata...”

Sei impazzito? Di fronte alle mie amiche?!” esclamò perdendo la pazienza e la lucidità. “Non puoi comportarti così...”

Posso fare tutto quel che mi pare e piace, Bonnie” sussurrò arrivandole sotto il naso e facendola indietreggiare. “Io ti voglio.”

Devo ustionarti un'altra volta?!” soffiò con voce strozzata e tutti i muscoli del corpo irrigiditi.

Klaus fece un passo indietro. Non per paura della sua magia, no... pensò con un enorme sorrise che arrivò agli occhi, velandoli di amarezza. “Tale e uguale a Caroline” mormorò osservando la reazione immediata: Bonnie sbiancò e si appoggiò al muro dell'abitazione con un tonfo che risuonò nei polmoni.

  
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