“…perchè
ci impegniamo tanto con l'amore
se poi alla fine non
dura mai”.
(Mine,
T. Swift)
Non
appena un gufo becchettò rumorosamente contro la
finestra della cucina, Sam si alzò da tavola e
andò ad aprire.
“Tesoro,
è una lettera da Hogwarts. È il gufo di
Alex e Jamie!” esclamò la donna in direzione del
marito, ma senza voltarsi.
Liberò il volatile del piccolo rotolo di pergamena e questi
volò subito dentro,
andando ad appoggiarsi sul tavolo, in mezzo alla colazione, dove Sirius
gli
diede qualche briciola di pane e gli arruffò le penne color
corteccia.
“L’ha
scritta Alex e come al solito non si è
sprecata” aggiunse ancora Sam, tornando a sedersi davanti al
marito.
“Ah
be’, lo sai com’è nostra
figlia”. Le rispose
l’uomo con un sorriso dolce.
La
moglie lesse ad alta voce le poche parole messe
in croce che la figlia aveva mandato loro, in una scrittura anche
piuttosto
frettolosa.
Ciao
mamma, ciao papà,
qui tutto bene, io e James stiamo bene. Le lezioni sono noiose come
sempre e
anche tutto il resto è noioso.
Statemi bene,
Alex.
P.S.
James vi saluta.
Sirius
ridacchiò. “Be’, è gentile
comunque”.
“Mi
chiedo però perché non ce l’abbia
mandata James,
la lettera” fece Sam aggrottando le sopracciglia.
Infatti di solito era sempre il figlio a scrivere ai genitori,
allegando i
saluti della sorella e lui almeno raccontava qualche particolare o
dettaglio in
più, riempiendo al minimo una pagina intera di pergamena.
Raramente Alex scriveva loro e non perché non gliene
importasse niente, ma
semplicemente perché si dimenticava o non ne aveva voglia.
“Sarà
stato impegnato a combinare qualche guaio”
cercò di tranquillizzarla il marito, gli occhi che gli
brillavano nel provare
ad immaginarsi gli scherzi che si inventava il figlio, traendo spunto
da quelli
che faceva lui quando aveva la sua età.
Sam,
però, gli lanciò un’occhiataccia
malevola.
“Guarda che il nostro James non è come te, sempre
a combinare casini e a far
incazzare i professori”.
“E
lasciami sognare un po’!” protestò
l’altro,
facendo sbuffare la moglie.
“Dovresti
essere contento che tuo figlio rispetti le
regole e non sia un ribelle” gli fece notare lei, alzandosi
di nuovo per
prendersi altro caffè.
“Be’,
un po’ di ribellione fa bene. E poi nemmeno tu
eri una santa”.
“No,
ma io almeno il buonsenso l’ho ritrovato”.
Sirius
divorò l’ultimo pezzo di pane tostato e
decise di non rispondere; non gli andava di litigare con Sam anche se
poi i
loro litigi finivano sempre col risolversi a letto. Anche se per
quello, non
avevano per forza bisogno di bisticciare.
“Va
be’. Le rispondi tu? Io devo andare al lavoro”
concluse infine, alzandosi pigramente dalla sedia.
“D’accordo”.
L’uomo
si rassettò un attimo i vestiti e si legò i
capelli in un piccolo codino. Erano diventati leggermente brizzolati ma
comunque avevano mantenuto il loro colore scuro e la loro morbidezza.
Nonostante avesse superato la quarantina, Sirius rimaneva sempre un
bell’uomo,
faceva ancora sospirare qualche donna che lo incrociava e pure alcune
colleghe
più giovani.
Andò
all’attaccapanni dietro la porta d’ingresso a
prendere la giacca e poi ritornò a dare un bacio alla
moglie.
“Stai
attento, mi raccomando” lo avvisò lei,
sistemandogli il colletto.
Sirius
le sorrise teneramente e le spostò una ciocca
dei capelli lunghi dietro l’orecchio.
Infine, imboccò la porta d’uscita, mentre Sam lo
seguiva con lo sguardo.
Era
stata fortunata ad aver trovato un uomo come
Sirius. Tanti anni fa non lo avrebbe mai detto, ma era veramente un
uomo
fantastico. Sempre gentile, sempre fedele, era un bravo padre e cercava
di non
far mai mancare niente ai loro figli, la trattava sempre con dolcezza
anche
quando lei aveva le sue crisi isteriche dovute alle mestruazioni, le
ripeteva
spesso che era bella anche se aveva delle profonde occhiaie o i capelli
spettinati.
Ma,
d’altronde, pure lei si era conservata bene
nonostante fossero passati parecchi anni.
E,
soprattutto, il loro amore era ancora forte,
proprio come lo era anni fa. Anzi, col tempo si era rafforzato ancora
di più.
Harry
sbuffò pesantemente quando notò quante altre
scartoffie aveva ancora da compilare.
Aveva fatto parecchi turni di notte in quelle settimane e quasi sempre
era
dovuto andare in spedizione, anche ad arrestare dei semplici ladruncoli
o dei
vandali. Il
risultato era che era
rimasto parecchio indietro con le carte.
Ogni
Auror, quando andava in missione, doveva sempre
compilare dei fogli scrivendo dove era andato, a che ora, chi ha
denunciato il
crimine, chi l’aveva commesso e cose del genere. Anche se si
trattava di cose
banali.
Per
parecchie volte non li aveva compilati così, ora
che aveva un momento libero, si trovava costretto a farlo. Erano cose
noiosissime, si trattava di semplice burocrazia, ma il capo degli Auror
lo
esigeva e a loro toccava farlo se non volevano beccarsi una strigliata.
Controllò
l’orologio constatando che erano soltanto
le dieci di mattina e allungò le gambe sotto al tavolo per
stiracchiarsi un
po’. Nel frattempo, lanciò un’occhiata a
Ron che se ne stava seduto alla
scrivania di fronte alla sua.
Il rosso, stravaccato sulla sedia, aveva appoggiato la testa allo
schienale e
tentava di far stare una matita in equilibrio sulla propria fronte.
Harry
ridacchiò.
“Stai
cercando di sviluppare qualche potere mentale
o stai imitando tuo figlio?” gli chiese divertito.
“E’
che mi annoio”. Sospirò l’altro.
“Non ho niente
da fare”.
“Perché
non mi aiuti a riempire queste carte?” gli
propose, allora, l’amico.
Ron
guardò un attimo quello che stava facendo
l’altro e rabbrividì vedendo quel plico di carte
che stringeva tra le mani.
“Preferisco
rimanere qui a fissare il soffitto”.
Harry
non gli rispose. Si alzò dalla sedia per
andare ad aprire la finestra e lasciare che un po’
d’aria fresca entrasse nella
stanza. Poi si guardò un attimo attorno. Erano in sette in
quell’ufficio ma,
grazie ad un incantesimo allargante, riuscivano a starci bene tutti
quanti,
ciascuno con la propria scrivania.
In quel momento, però, non c’era nessuno, a parte
lui e Ron.
Lanciò un’occhiata a quella disordinata e piena di
oggetti di Wilkins, a quella
pulita e ordinata di Peterson e a
quella
tutta colorata di Robbins.
Gli
venne da sorridere guardando quest’ultima. Mark
Robbins, non appena aveva visto la scrivania di quercia scura che gli
era stata
data, aveva storto il naso dicendo che era troppo cupa e triste per i
suoi
gusti.
Così,
con un colpo di bacchetta l’aveva colorata
tutta di azzurro e ci aveva disegnato strani ghirigori e scarabocchi
intrecciati che diceva essere dei simboli onirici di alcune leggende o
cose del
genere.
Gli Auror più anziani l’avevano preso in giro di
brutto per questo, lo vedevano
come uno stupido ragazzino che aveva voglia di giocare a fare
l’eroe
combattendo i malvagi, credendo di essere qualche strano personaggio di
un
libro di fantascienza.
Ma alla fine si erano dovuti ricredere: nonostante la sua
età, Mark aveva
dimostrato di essere un grande combattente e soprattutto leale e
coraggioso.
Harry era andato spesso in missione con lui e doveva ammettere che
andavano
piuttosto d’accordo.
In poco tempo era riuscito a guadagnarsi il rispetto di tutti e avevano
smesso
di prenderlo in giro. Non che lui si fosse mai lamentato per questo,
sapeva
rispondere a tono. Era uno che non si lasciava piegare da niente. Era
sempre
allegro e ottimista.
Ora, però, girava voce che fosse gay perché
qualcuno l’aveva visto in giro in
atteggiamenti molto intimi con un ragazzo.
Personalmente
ad Harry non importava nulla e nemmeno
alla maggioranza dei loro colleghi.
“Ehi,
stasera per caso sei libero?” gli chiese ad un
tratto Ron, distraendolo dai suoi pensieri.
“No,
devo stare a casa con Ginny e aiutarla con i
bambini, soprattutto col piccolo James. Lei non riesce a stare dietro
sia a lui
che ad Albus”.
“Capito.
Be’, peccato, volevo uscire un po’, sai,
come ai vecchi tempi”.
Harry
gli sorrise dispiaciuto. “Però anche tu
dovresti stare con Hermione. Anche voi avete avuto un bambino da
poco”.
I
due amici, infatti, avevano avuto un figlio nello
stesso anno, la figlia di Ron ed Hermione, però, era nata
qualche mese prima
rispetto al secondo genito di Harry e Ginny.
Nessuno si sarebbe dimenticato la faccia di Ron quando si era ritrovato
quella
piccola creaturina fra le braccia, era diventato tutto rosso,
più dei suoi
capelli. Ma stravedeva per lei, era il suo tesoro,
com’è giusto che ogni figlia
lo sia per il proprio padre.
“E’
che Hermione è
diventata ancora più isterica da quando abbiamo avuto
Rosie”. Si lamentò il
ragazzo.
MILLY’S
SPACE
Quanto
ci ho messo ad aggiornare questa storia?? Lo so,
non ditemelo… non ci sono punizioni degne per me. E il bello
è che ce l’avevo
anche pronto.
Va be’, dai, meglio tardi che mai ^^
Così,
eccomi qua, dopo qualche disastroso giro in
macchina (non ho investito nessuno per fortuna), tutta per voi ^^ che
ne dite
di questo capitolo? Non succede granché, ma volevo inserire
anche qualche scena
dei nostri vecchi eroi.
Vi
specifico solo alcune piccole note: non ho idea se gli
Auror debbano compilare qualche carta dopo ogni missione, quindi questa
è una
mia invenzione, così come gli Auror che vengono citati, sono
personaggi che
appartengono a me e non è detto che rimangano solo delle
comparse, almeno non
tutti ^^.
Detto
questo vi saluto ma voi lasciatemi qualche
recensione, anche per minacciarmi di morte per questo prolungato
ritardo oppure
per dirmi che la storia vi fa schifo, non c’è
problema ^^
E
non dimenticatevi di fare una visitina nella mia pagina
facebook
(http://www.facebook.com/),
dove
spero di riuscire a mettere presto delle foto dei personaggi.
Un
bacione,
M.
PUFFOLA_LILY:
ehi, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto : ) per
quanto
riguarda Alex, be’, scoprirai presto che è una
ragazza un po’ particolare, ha
delle idee sulla vita tutte sue. E anche sull’amore ^^ Un
bacione, Milly.
FEDE15498:
eh, neanche qui succede niente di eclatante, ma diciamo che questa
storia non è
incentrata su guerre o cose simili. O meglio, di guerre ce ne saranno,
ma di
tutt’altro tipo. Sì, James e Nico sono Otaku,
diciamo che i miei amici mi
stanno influenzando parecchio e inserisco manga ovunque, anche se a me
non
piacciono ^^ Alex è una ragazza un po’
particolare, lo vedrai e Hagrid, è
Hagrid, lo adoro anche io ^^ Spero di risentirti, un bacione. Milly.